Dopo Un rovescio (2014) e La strada vecchia (2018), Spera Teresa (2019) è il suo terzo cortometraggio.
Nel 2019 esce anche il suo primo documentario per il cinema, Noci sonanti. Il film è in concorso al Biografilm – International celebration of lives, dove vince il premio Hera – Nuovi talenti, per la miglior opera prima.
Tra i luoghi che ho frequentato, quello in cui abito è forse il più lontano dai centri principali del fare cinema. Così quando lavoro faccio poco riferimento alle tendenze e molto al rapporto con la realtà che mi circonda. La provincia delle aree interne ormai è questione di reduci. Spesso mi trovo a indagare situazioni in cui qualcuno incontra (o si scontra con) le omologazioni della società di massa. Tanto chi resiste, quanto chi aderisce, lo fa spesso in modo sghembo e non allineato. Ne deriva un disadattamento che oggi risuona in tante anonime province dei paesi occidentali.
Spera Teresa, che si è aggiudicato la vittoria al TFF, sembra collocarsi a metà tra la fiction e il documentario sociale.
L’ho scritto in mezza giornata nell’immediato post-sisma, tra un trasloco e l’altro. Al centro del corto c’è un personaggio, Teresa, costruito sulla sua ottima interprete: Rebecca Liberati. L’altro ingrediente è un nuovo quartiere della mia città, nato tra un magazzino di fallimenti e uno dei più grandi villaggi container in Italia. Avevo iniziato a giocare col mockumentary per promuovere il festival Borgofuturo. In Spera Teresa ho ripreso quel linguaggio con maggiore studio e progettazione, cercando però di mantenere l’energia grezza che può veicolare.
(ringraziamo Stefania Covella)
* Scaduto il termine, il corto integrale è sostituito dal trailer.