Vittorio Storaro Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Fri, 16 Mar 2018 08:07:32 +0000 it-IT hourly 1 Al via Microsalon 2018, con novità tecnologiche e incontri https://www.fabriqueducinema.it/magazine/macro/al-via-microsalon-2018-novita-tecnologiche-incontri/ https://www.fabriqueducinema.it/magazine/macro/al-via-microsalon-2018-novita-tecnologiche-incontri/#respond Fri, 16 Mar 2018 08:07:32 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=9972 Venerdì 16 e sabato 18 marzo torna a Roma il Microsalon, la più importante vetrina italiana di nuove tecnologie per il mondo del cineaudiovisivo, con le proposte più innovative e performanti per la produzione cinematografica e televisiva. Con oltre 2000 mq di spazio espositivo, la manifestazione, a ingresso libero, è indirizzata ai professionisti del settore, agli […]

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Venerdì 16 e sabato 18 marzo torna a Roma il Microsalon, la più importante vetrina italiana di nuove tecnologie per il mondo del cineaudiovisivo, con le proposte più innovative e performanti per la produzione cinematografica e televisiva.

MicrosalonCon oltre 2000 mq di spazio espositivo, la manifestazione, a ingresso libero, è indirizzata ai professionisti del settore, agli amanti della tecnologia ma anche a un pubblico semplicemente interessato dal “dietro le quinte” della produzione cinematografica.

Organizzato dall’AIC (Autori Italiani Cinematografia), il Microsalon giunge alla sua sesta edizione e ritorna nel luogo magico che ha contraddistinto gli anni del successo internazionale del cinema italiano, Cinecittà.

Al teatro 10 di Cinecittà i visitatori potranno ammirare le ultime macchine da presa digitali, le nuovissime tecnologie nel campo dell’illuminazione e della post produzione cinematografica.

MicrosalonInoltre sono molti gli appuntamenti in cartellone fra laboratori, workshop e masterclass dei più autorevoli direttori della fotografia italiana.

Domani sabato 17 marzo si alterneranno sul palco i direttori della fotografia:

Luciano Tovoli (Titus, Suspiria, Bianca)

Vittorio Storaro (Café Society, L’ultimo imperatore, Apocalypse Now)

Gianfilippo Corticelli (Napoli velata, Tommaso, Saturno contro)

Davide Manca (Il cacciatore – la serie, Il contagio, Piuma).

 

Il programma dettagliato e le informazioni su Microsalon Italia

Cinecittà Studios, Via Tuscolana, 1055 Roma – ingresso gratuito

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I fotografi di scena, ladri di immagini https://www.fabriqueducinema.it/focus/fotografi-scena-ladri-immagini/ https://www.fabriqueducinema.it/focus/fotografi-scena-ladri-immagini/#respond Sun, 08 Oct 2017 13:13:26 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=9452 Un satellite che orbita nel circo immenso del cinema, che osserva dal suo angolo solitario quell’instancabile affaccendarsi di persone in movimento e ne restituisce un’immagine indelebile. Così Francesca Fago ci descrive il fotografo di scena, una figura chiamata a muoversi in punta di piedi nel caleidoscopico universo del set cinematografico. Un ruolo nato per promuovere […]

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Un satellite che orbita nel circo immenso del cinema, che osserva dal suo angolo solitario quell’instancabile affaccendarsi di persone in movimento e ne restituisce un’immagine indelebile. Così Francesca Fago ci descrive il fotografo di scena, una figura chiamata a muoversi in punta di piedi nel caleidoscopico universo del set cinematografico.

Un ruolo nato per promuovere i film attraverso la produzione e la diffusione delle foto di lavorazione destinate alle attività di stampa, dai manifesti ai reportage commissionati dai magazine, a cui si aggiunge il repertorio fotografico delle scene relative a tutte le inquadrature nella maniera più fedele possibile all’originale, mantenendo gli stessi parametri focali.

Ma ogni scatto racconta anche lo stile, la personale visione delle cose che i fotografi di scena ci offrono, muovendosi silenziosi e facendosi invisibili soprattutto nei momenti di maggiore tensione e drammaticità che si generano sul set.

E tutto ciò che accade nel backstage? Sono ancora i fotografi di scena a raccontarcelo, attraverso immagini catturate dal mondo che sta dietro la macchina da presa, e che resterebbe altrimenti segreto e inaccessibile al pubblico. E poi, non ultimo per importanza, c’è l’aspetto romantico del ricordo. Perché tutti vogliono una foto: gli artisti, la troupe, il regista, gli spettatori!

FRANCESCA FAGO

fotografo di scena, immagine di Francesca FagoIl cinema era nel mio destino fin dall’infanzia, perché provengo da una famiglia che lavorava in questo settore, e fa parte da sempre della mia educazione. All’università ho scelto di studiare antropologia per seguire l’interesse che ho sempre nutrito nei confronti dell’uomo, ma percepivo come un limite l’assenza di un aspetto pratico che completasse la mia ricerca. Quasi come in un film, un viaggio in India con macchina fotografica alla mano, mi ha indicato la strada: al ritorno mi sono iscritta allo IED a cui sono seguiti due Master, uno in Fotogiornalismo presso l’Agenzia Contrasto di Milano e uno in Street Photography presso il London College of Communication a Londra.

La prima opportunità nel mondo del cinema è arrivata con il film Caravaggio, in cui ho avuto la fortuna di lavorare accanto al grande maestro Vittorio Storaro. Il lavoro del fotografo di scena è cambiato molto nel passaggio dalla pellicola al digitale, ma restano i due aspetti che più lo caratterizzano: chi svolge questo mestiere deve essere insieme onnipresente e invisibile, “rubare” le stesse immagini catturate dalla macchina da presa utili per le attività di stampa e cogliere i momenti del backstage per testimoniare il doppio mondo del cinema, tutto questo sentendosi ripetere continuamente “spòstati”!

L’aspetto che amo maggiormente di questo mestiere è la follia che unisce il lavoro di tante persone, che collaborano con grande fatica per creare qualcosa di immateriale come un film, e poter testimoniare con le immagini l’importanza di ogni singola persona per il risultato finale.

EMANUELA SCARPA

fotografi di scena, immagine di Emanuela Scarpa

Sono sempre stata ossessionata dalla fotografia, studiavo da autodidatta l’importanza della luce anche attraverso più scatti di uno stesso soggetto in diverse ore del giorno. Sono approdata a questo mestiere quasi per caso: dopo un corso di reportage e tecniche di stampa, ho scoperto l’Associazione Fotografi di Scena (oggi ahimè non più esistente) tramite il laboratorio dove sviluppavo le pellicole. Così ho avuto la fortuna di poter accedere ai set come tirocinante. Ho capito presto che in questo mestiere è fondamentale la conquista dello spazio: il fotografo di scena opera come un osservatore isolato che agisce in apparente libertà ma che deve muoversi in silenzio come un felino e trovarsi pronto a catturare il momento giusto, quasi già ad attenderlo in anticipo.

Il nostro ruolo è quello di un piccolo reporter: io, ad esempio, leggo sempre la sceneggiatura per avere un’idea delle immagini che cerco di creare prima nella mia testa. Il set per me è come una grande giostra in cui poter scegliere di raccontare mille storie con altrettante sfumature. L’intento è sintetizzare, attraverso le immagini, l’equilibrio perfetto dell’“ecosistema cinema”, un mondo in bilico tra magia e follia. Le parole più belle rivolte al nostro mestiere le ha dette un regista importante una volta alla premiazione del CliCiak di Cesena (Festival Nazionale Fotografi di Scena), affermando che lui spesso osserva come si muove e da dove inquadra una scena il fotografo per poterne talvolta prendere suggerimento. Questa per noi è la più grande conquista: la fiducia verso una visione comune.

LORIS ZAMBELLI

fotografi di scena, immagine di Loris Zambelli

Sono arrivato a questo mestiere attraverso una serie di coincidenze, quasi per caso. Partito dal centro di formazione professionale in fotografia Riccardo Bauer, sono approdato in un’agenzia fotografica che lavorava con il mondo dello spettacolo e ho avuto modo di iniziare attraverso una lunga gavetta come assistente dei fotografi di scena. Il nostro lavoro consiste nel realizzare tutto il materiale statico che riguarda la produzione di un film: dalla locandina alle foto del retro copertina dei DVD, a tutto il contenuto visivo destinato a stampa e promozione. Il fotografo documenta tutta la lavorazione di un film attraverso le attività che si svolgono sul set. O, meglio, dovrebbe.

Una delle difficoltà del mestiere, infatti, ha portato oggi a un suo notevole ridimensionamento in termini di presenza sulla scena a causa delle riduzioni dei budget. Nonostante sia diventato quasi un lavoro “a giornata”, richiesto soprattutto per le scene più importanti, questo ruolo mantiene un fascino immutato perché offre la possibilità di entrare letteralmente dentro il film, di far parte di un mondo parallelo di cui non si è più soltanto spettatori. Motivo di gratificazione è anche il riscontro quasi immediato del proprio operato da parte di regista e produzione, oltre alla condivisione costante con tante persone che lavorano per uno stesso obiettivo. Dopo quindici anni, per me è ancora emozionante come il primo giorno e vivo questo mestiere come un vero e proprio privilegio.

ANDREA PIRRELLO

fotografi di scena, Andrea Pirrello

La mia formazione tecnica in ambito fotografico non è del tutto lineare. Come fotografo sono fondamentalmente autodidatta, ma ho studiato cinema all’università, ho fatto la gavetta nel reparto di fotografia e studiato direzione della fotografia in Spagna. Ho alternato per molto tempo il lavoro sul set con il reportage fotografico in ambiti lontani da quelli cinematografici, fino a quando mi è stato chiesto, per caso, di occuparmi delle foto di scena di un film.

Non credo esistano segreti particolari o caratteristiche che differenziano la foto di scena da altri lavori fotografici: è molto soggettivo, più una questione di sensibilità. Credo che sia importante trovare sintonia col progetto, con quella che potrebbe essere l’atmosfera della storia. Sembra scontato ma non lo è, vista anche la velocità del set contemporaneo.

La cosa difficile è riuscire realizzare quelle immagini che non si troveranno nel film, ma che fanno parte della storia e non sono sostituibili con i fotogrammi: questo è il valore aggiunto di un mestiere in cui la soddisfazione è qualcosa di complicato. Viene molto dopo. Quando si può vedere il percorso delle immagini col film.

 

 

 

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Festival di Berlino – I talenti del futuro, anche dall’Italia https://www.fabriqueducinema.it/festival/dal-mondo-festival/festival-di-berlino-i-talenti-del-futuro-anche-dallitalia/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/dal-mondo-festival/festival-di-berlino-i-talenti-del-futuro-anche-dallitalia/#respond Fri, 17 Feb 2017 12:04:33 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=4191 Se la Berlinale dei volti noti e celebrati continua in questi giorni a raccontarsi attraverso il concorso e le altre sezioni, c’è una schiera di 250 talenti provenienti da tutto il mondo che nel Festival trovano un modo per farsi ulteriormente conoscere. E condividere le proprie storie. Il progetto è quello del Berlinale Talents, una […]

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Se la Berlinale dei volti noti e celebrati continua in questi giorni a raccontarsi attraverso il concorso e le altre sezioni, c’è una schiera di 250 talenti provenienti da tutto il mondo che nel Festival trovano un modo per farsi ulteriormente conoscere. E condividere le proprie storie.

Il progetto è quello del Berlinale Talents, una sorta di campus artistico a 360°, scandito da incontri, workshop, condivisioni, promozioni, insomma una vetrina, all’interno e parallelo al Festival, capace di farci scoprire il lato nascosto ed espresso di molti professionisti.

È il caso di Piernicola Di Muro, appassionato quarantenne romano, da dieci anni film composer per cinema e televisione, diventato anche music producer, che tra 5000 domande è uno dei pochi italiani in questo ambito ad essere stato scelto.

Quando parliamo, in un ristorante vicino a Potsdamer Platz, la sorpresa emerge subito riguardo ai suoi inizi, partiti grazie al Premio Oscar Vittorio Storaro: «Dal 1995 al 2000 ho studiato cinema all’Accademia Internazionale per le Arti e Scienze dell’Immagine dell’Aquila, ero lì per specializzarmi in fotografia cinematografica, fu proprio in quell’occasione che incontrai Storaro. Mi ha allevato e cresciuto, tanto che a un certo punto mi scelse per lavorare con lui fuori dall’ambito accademico, durò 6-7 anni. Ero nel camera department, tante collaborazioni, anche all’estero, ricordo il set a Praga di una serie come Dune, o su pellicole come L’esorcista – La Genesi, Mirka con Gerard Depardieu e Vanessa Redgrave. L’esperienza è stata cruciale, me ne rendo conto forse più oggi, anche se all’epoca decisi che volevo cambiare pagina e dedicarmi ad altro. Le colonne sonore appunto».

Da quel momento per Di Muro l’elaborazione creativa sul suono diventa così l’occupazione principale, una passione non solo focalizzata sulla composizione, ma che lo ha portato a confrontarsi, da autodidatta, a perfezionarsi in mixing e registrazioni. Da qualche anno infatti, uno dei progetti a cui tiene maggiormente, BeWider, lanciato nel 2013, lo ha difatti proiettato anche in una diversa orbita strumentale e di ricerca.

Ma è il binomio di musica e immagini che continua a scandire il ritmo del suo lavoro, anche pensando ai suoi riferimenti. « Il film che mi ha cambiato è stato Incontri ravvicinati del terzo tipo di Spielberg, la musica di John Williams interagisce su tutto. Negli ultimi vent’anni penso che però uno dei personaggi maggiormente rivoluzionari sia stato Hans Zimmer, senza dubbio, ha saputo concepire opere straordinarie, la sua sound signature è unica, lui come anche Alexandre Desplat, Clint Mansell, ascoltando nomi nuovi e provenienti da altri ambienti, da Ólafur Arnalds a Nils Frahm. Bisogna distinguere bene però quello che faccio io, da chi opera invece solo come musicista. Cambia naturalmente la grammatica che usi, ecco perché il background di lavoro sulle immagini si è rivelato utilissimo, conosci il montaggio, i tempi, la recitazione, e su quello puoi esprimerti, insieme ai registi, trovando il percorso sonoro giusto. Amo mischiare le librerie virtuali, le funzionalità, senza perdere i suoni veri, i violoncelli, la tecnologia deve fondersi con la performance vera».

«Desidero crescere con gli autori e andare avanti insieme – prosegue di Muro – penso a Lamberto Sanfelice, con il quale realizzai la colonna sonora di Cloro. Ora sono occupato dalla seconda stagione di una serie TV, È arrivata la felicità, e poi c’è una scommessa a cui tengo particolarmente, Echo, un cortometraggio realizzato da un regista e animator spagnolo Victor Perez. È qualcosa di sperimentale, costruito con la tecnologia motion control usata per Gravity, lui lavora negli effetti visivi, ha doti di compositing molto avanzate, la cosa interessante è che tra poco mi sposterò negli Stati Uniti, alla Skywalker Sound fondata da George Lucas, proprio per ultimare il lavoro».

 

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