Vincenzo Alfieri Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Fri, 05 Nov 2021 09:29:40 +0000 it-IT hourly 1 Ai confini del male, la svolta thriller di Vincenzo Alfieri https://www.fabriqueducinema.it/cinema/nuove-uscite/ai-confini-del-male-la-svolta-thriller-di-vincenzo-alfieri/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/nuove-uscite/ai-confini-del-male-la-svolta-thriller-di-vincenzo-alfieri/#respond Thu, 04 Nov 2021 11:36:53 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=16331 In uno sperduto paese al limite del bosco due giovani sono scomparsi. Indagano i carabinieri Meda, un uomo sconfitto dalla vita, e Rio, il Capitano inflessibile e rigoroso. Ai confini del male è il terzo film di Vincenzo Alfieri, i protagonisti sono due pezzi da novanta come Massimo Popolizio e Edoardo Pesce. Abbiamo fatto una […]

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In uno sperduto paese al limite del bosco due giovani sono scomparsi. Indagano i carabinieri Meda, un uomo sconfitto dalla vita, e Rio, il Capitano inflessibile e rigoroso. Ai confini del male è il terzo film di Vincenzo Alfieri, i protagonisti sono due pezzi da novanta come Massimo Popolizio e Edoardo Pesce. Abbiamo fatto una chiacchierata con Vincenzo Alfieri per entrare nel vivo delle atmosfere thriller del film, prodotto da Italian International Film – Gruppo Lucisano, Vision Distribution e Sky (dov’è appena uscito possibile vederlo).

Quando hai capito che volevi fare un thriller?

In realtà non lo avevo capito. Non parto mai né da attori prestabiliti né da un genere. Spesso sono le idee che vengono da me. In questo caso, dopo Gli uomini d’oro (2019) avevo voglia di esplorare in modo più approfondito il legame padre-figlio. Poi è successo che la produttrice mi ha proposto di leggere Il confine di Giorgio Glaviano, dove veniva raccontato di questo legame. Il libro appunto è un thriller, un genere che amo, e quindi ho pensato “Sarebbe bello affrontare il tema del legame padre-figlio attraverso il thriller” ed è così che è nato il film.

Ai confini del male ha tutte le carte per interessare anche il pubblico internazionale: quali sono stati i tuoi riferimenti visivi?

Quando ti muovi dentro un genere specifico devi studiarti tutto quello che è stato fatto prima per capire cosa fare e cosa non fare. In Italia ci sono i film di Donato Carrisi, prima di lui mi viene in mente La ragazza del lago di Andrea Molaioli (2006). E prima ancora, fra i “classici”, mi sono ispirato a Un borghese piccolo piccolo (1977) e Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970). Riguardo al cinema USA, sicuramente c’è moltissimo di True Detective: non è un vero e proprio omaggio, la serie ormai è qualcosa che fa parte della mia vita, l’avrò vista almeno dieci volte… Il rapporto tra i due protagonisti, due poliziotti pieni di debolezze e incongruenze, mi ha sempre affascinato, e ho in qualche modo cercato di ricreare questa dinamica.

Massimo Popolizio e Edoardo Pesce sono bravissimi a rendere questo legame. Com’è stato dirigerli?

Grandioso, perché quando chiedi a un attore di fare qualcosa di inusuale rispetto alla sua carriera, insieme avete la possibilità di esplorare. Inoltre ho visto come, attraverso di loro, i personaggi prendevano forma e vita durante le riprese. La capacità di un regista è anche quella di riconoscere all’attore il fatto che sa vivere e capire il personaggio meglio di lui, una volta che veste quei panni. Edoardo Pesce è molto istintivo, quindi durante ogni ciak inventava alcune cose e proponeva idee, con Massimo Popolizio, invece, è stato tutto studiato prima perché parlavamo di ogni minimo dettaglio dalla camminata del sergente Rio a come avrebbe guardato e parlato. Due approcci molti diversi ma stimolanti allo stesso modo.

Ai confini del male
Edoardo Pesce in “Ai confini del male”.

La scena della lotta finale dove la telecamera riprende dall’alto i due protagonisti è molto intensa…

Sì, perché penso che se avessi chiuso con la classica scena di azione avrebbe perso forza l’intero film. Invece Ai confini del male parla di due uomini, due padri, due amici-nemici, perciò dal mio punto di vista è sempre stato quello il finale: due persone a nudo, per terra, che distrutte cercano di uccidersi come possono, ma riconoscendosi l’uno nell’altro. La scena in sé non significa “Io ti voglio uccidere” ma “Io ti devo uccidere”.

Quanto ha influito la pandemia sulla realizzazione e sulla scelta delle location?

La mia idea era girare il film da un’altra parte. Un po’ per la pandemia, un po’ per questioni di budget ho chiesto di farlo nel Lazio ed è stata una sfida perché il Lazio non aveva, dal mio punto di vista, quello che stavo cercando. Non potevo girare in un paesino preciso perché non avrebbe avuto quelle atmosfere che io ricercavo. Quindi abbiamo fatto un patchwork di luoghi e ringrazio lo scenografo Ettore Guerrieri insieme al direttore della fotografia, Davide Manca, che hanno fatto un lavoro eccezionale per dare a questo “non luogo” che abbiamo costruito una struttura davvero reale. Ci tenevo ad avere un film che avesse un rapporto con l’acqua e con gli specchi, perché credo che l’immagine che vediamo riflessa nello specchio o nell’acqua in realtà non sia la nostra, ma un’altra versione di te. È così è per tutti i personaggi.

Il finale lascia intendere un possibile seguito: hai già un’idea di film o serie sulla storia di cane pazzo?

Io sono contrario ai sequel, ma se lo faranno sarò contento per chi lo farà [sorride].

 

 

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To Lino with love https://www.fabriqueducinema.it/magazine/cover/to-lino-with-love/ https://www.fabriqueducinema.it/magazine/cover/to-lino-with-love/#respond Fri, 07 Jul 2017 07:14:05 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=8909 Ha preso botte nei vicoli di Napoli insieme a Vincenzo Alfieri, è stato diretto da Woody Allen e ha prestato il volto a tantissime fiction nostrane. Lino Guanciale si racconta tra grande schermo, televisione e palcoscenico. Non si risparmia, ripercorrendo le tappe che ne hanno fatto uno dei volti più noti al pubblico televisivo e […]

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Ha preso botte nei vicoli di Napoli insieme a Vincenzo Alfieri, è stato diretto da Woody Allen e ha prestato il volto a tantissime fiction nostrane. Lino Guanciale si racconta tra grande schermo, televisione e palcoscenico.

Non si risparmia, ripercorrendo le tappe che ne hanno fatto uno dei volti più noti al pubblico televisivo e ora anche a quello cinematografico. Lino Guanciale ricorda che fin da adolescente, in quel di Avezzano, era un grande cinefilo: «I primi film che ricordo di aver visto sono La carica dei 101 e La voce della luna di Fellini. Ero il più giovane abbonato alle sale d’essai della mia città. Vale a dire, l’unico sotto i 50 anni!». Ben presto arrivia il richiamo del teatro: «Ma tendevo a stare alla larga dal palcoscenico, perché intuivo che calcare le scene avrebbe potuto sconvolgermi la vita. E fu esattamente quello che accadde quando, alle superiori, frequentai un laboratorio teatrale. Ero convinto che avrei fatto il medico, avevo anche superato il test d’ingresso, ma, il giorno prima di iscrivermi alla facoltà, ho detto ai miei che avevo cambiato idea».

[questionIcon]È stato allora che hai iniziato a conoscere il teatro da vicino?

[answerIcon] Sì, all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica di Roma. Ho capito che la casa dell’attore è il teatro, è lì che ci si mette a nudo attraverso il contatto diretto con il pubblico. Si corrono più rischi, bisogna percorrere strade più difficili, e per il passaggio al cinema e alla TV è necessario imparare a calibrare il rapporto con la macchina da presa. Ancora oggi sono un teatro-dipendente: se non faccio almeno a un reading a settimana sto male. Essere diretto da Gigi Proietti in Romeo e Giulietta, quando ero completamente acerbo, è stato il modo migliore per cominciare a rompere il ghiaccio. Lavorare poi con Luca Ronconi e Claudio Longhi mi ha aiutato a capire come costruire un rapporto tra il teatro e lo spettatore. Entrambi puntavano molto sulla formazione del pubblico con laboratori e lezioni nelle scuole. E non posso non ricordare l’incontro con Edoardo Sanguineti, uno dei miei maestri in assoluto.

[questionIcon]Hai recitato anche nel Fontamara di Michele Placido.

[answerIcon]Con Michele Placido ci si diverte da morire, è un vero vulcano. E gli devo moltissimo perché dopo aver interpretato il suo spettacolo ho avuto l’occasione di prendere parte al suo film Vallanzasca e di incontrare attori visti, prima d’allora, solo sullo schermo. Sul set è nata una bellissima amicizia con Kim Rossi Stuart: riesce creare sinergia con chi ha attorno. Anche altri personaggi noti sono umili come lui: Toni Servillo, Andrea Molaioli… Mi ha sorpreso positivamente accorgermi che, nel nostro ambiente, si tende più alla solidarietà che alla competizione. Dopotutto è un periodo critico per tutti: diciamo che, con buon senso, seguiamo la regola del “damose una mano”.

[questionIcon]Cosa ti è rimasto, invece, delle esperienze cinematografiche?

[answerIcon]Grazie a To Rome with Love ho osservato come gli attori americani si avvicinano al set. Sono straordinariamente umili e non me l’aspettavo. Guardare un maestro come Woody Allen all’opera è stato impagabile: ha un’impostazione teatrale, lascia liberi gli attori e lavora tanto di montaggio. Peccato che ho avuto l’impressione che avesse più voglia di fare il turista per Roma e gustarsi una cacio e pepe, più che puntare alla riuscita del film. Tutto il contrario per Meraviglioso Boccaccio. I fratelli Taviani erano molto presi dal progetto e ascoltarli battibeccarsi, sempre in maniera fruttuosa, è stato uno spasso. Il film aveva ottimi presupposti, ma una certa tendenza all’autoreferenzialità forse ha penalizzato il risultato.

[questionIcon]Arriviamo, infine, ai Peggiori.

[answerIcon]Il copione di Vincenzo era travolgente, ha strameritato la candidatura ai Nastri d’Argento. Il buon esito del film è un ottimo segnale per il cinema italiano, indice di una grandissima vitalità e di un momento favorevole per tornare a produrre lavori di genere. Eravamo maestri in questo, e dovrebbero tornare a costituire l’ossatura del nostro sistema. I produttori fanno bene a credere nel ritorno del genere: è lì il futuro.

Girare tutto in sole cinque settimane non è stata una passeggiata. Mi sono cimentato con un registro che non avevo mai toccato né in cinema né in TV, solo in teatro. In televisione, però, la mia funzione era far ridere facendo l’antipatico. Ne I peggiori si fa leva su tutt’altro. La sfida maggiore è stata godersi il personaggio senza perdere di vista l’obiettivo di base: coniugare la comicità con l’action. È una parodia del genere superhero in cui la macchina ironica funziona con grande coerenza e credibilità. Il film che mi ha aiutato di più per prepararmi è stato I soliti ignoti, che, parodiando i canoni del noir e del crime dell’epoca, giocava allo stesso modo la carte dell’ironia.

[questionIcon]E adesso, quali nuovi impegni ti aspettano?

[answerIcon]Sono nel cast di La casa di famiglia con Libero de Rienzo, Matilde Gioli e Nicoletta Romanoff. La regia è di Augusto Fornari, attore alla sua prima esperienza dietro la cinepresa. E poi, arriveranno i sequel di varie fiction: L’allieva, La porta rossa. A dicembre sarò al Teatro Argentina di Roma con Ragazzi di vita di Pasolini. Una mole di lavoro che mi preoccupa ma, come sempre, al tempo stesso mi stimola.

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“I peggiori”: la via italiana al mainstream di qualità https://www.fabriqueducinema.it/cinema/recensioni/peggiori-la-via-italiana-al-mainstream-qualita/ Wed, 24 May 2017 14:49:00 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=8600 In questi anni in cui riuscire a intercettare un pubblico di massa appare sempre più duro per il cinema, il successo di cassetta di ogni film italiano è sempre accolto con attenzione raddoppiata. La necessità di analizzare i motivi per cui un film intercetta una fetta vasta di pubblico è vitale. Lasciare che titoli come […]

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In questi anni in cui riuscire a intercettare un pubblico di massa appare sempre più duro per il cinema, il successo di cassetta di ogni film italiano è sempre accolto con attenzione raddoppiata. La necessità di analizzare i motivi per cui un film intercetta una fetta vasta di pubblico è vitale.

Lino Guanciale e Vincenzo Alfieri nel film "I peggiori"Lasciare che titoli come Smetto quando voglio, Veloce come il vento, Lo chiamavano Jeeg Robot restino casi isolati sarebbe una colossale zappa sui piedi per tutta l’industria cinematografica nazionale. Quello che oggi è necessario, vitale, trovare è una nuova via italiana al mainstream di qualità.

I peggiori, opera prima di Vincenzo Alfieri, ha il vantaggio relativo di arrivare dopo queste opere apripista e insieme la responsabilità di tenere aperta questa via ancora stretta e tortuosa. Prodotto da Warner con Fulvio e Federica Lucisano, il film racconta la storia di due fratelli trentenni (lo stesso Alfieri e Lino Guanciale) trasferitisi a Napoli da Roma dopo che la madre ha provocato un crack finanziario e si è data latitante, costretti a sbarcare il lunario per mantenere l’affidamento della sorellina tredicenne. Di fronte alla difficoltà di farsi pagare il lavoro onesto tentano un furto che finisce per aprirgli un’inattesa fonte di guadagno: soprannominati i “demolitori” vengono ingaggiati per riparare torti smascherando ladri e truffatori mettendo in rete le loro gesta.

Lino Guanciale e Vincenzo Alfieri nel film "I peggiori"Sono molti i rimandi e le suggestioni che legano questo film a quelli citati precedentemente. A livello tematico c’è la meritoria voglia di raccontare una generazione in seria difficoltà nell’assicurarsi un tenore di vita simile a quello di chi li ha preceduti.

C’è poi il fondamentale lavoro sul genere con un’attenzione alle suggestioni che vengono da oltreoceano: i cinecomics sono forse il genere di riferimento mondiale in questo momento e i protagonisti de I peggiori sono “eroi” per niente “super”, imperfetti e divertenti, inadatti al contesto, costantemente escoriati e tumefatti dalle loro stesse imprese. L’eroe mascherato senza superpoteri è un topos che scende dalle guglie di Gotham City e si è già sciolto nel comico in una graphic novel come Kick-Ass, che è certamente uno dei primi punti di riferimento che vengono in mente di fronte a I peggiori.

Lino Guanciale nel film "I peggiori"Il principale punto di forza del film è nella messa in scena. Avvalendosi della fotografia di Davide Manca e collaborando al montaggio con Consuelo Catucci, Vincenzo Alfieri mostra una maturità registica sorprendente alzando con coraggio il ritmo della narrazione: una macchina da presa sempre in movimento; grandissima cura nella costruzione delle scene d’azione, soprattutto quelle di lotta insieme impattanti e realistiche; una Napoli algida, lontana dagli stereotipi, fitta di grattacieli; un montaggio frenetico e frammentato; un’ottima direzione degli attori anche con figure che si portavano dietro una storia di interpretazioni sempre uguali (Biagio Izzo, Francesco Paolantoni).

I peggiori è un film italiano perfettamente in sintonia con la contemporaneità, anche se questo non significa che il film sia al riparo da oscurità – la sceneggiatura sceglie di passare leggera pur smuovendo tematiche spinose come la voglia di “onestà” che attraversa la nostra società e politica o le dinamiche che governano la popolarità su web. Ora la palla passa al pubblico. Nella risposta che darà il botteghino scopriremo se questa nuova via è stata ulteriormente allargata.

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In anteprima il trailer de “I peggiori”, travolgente esordio di Vincenzo Alfieri https://www.fabriqueducinema.it/cinema/trailer/in-anteprima-il-trailer-de-i-peggiori-opera-prima-di-vincenzo-alfieri/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/trailer/in-anteprima-il-trailer-de-i-peggiori-opera-prima-di-vincenzo-alfieri/#respond Mon, 03 Apr 2017 12:43:28 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=4434 Lo avevano annunciato a novembre 2016 Federica e Fulvio Lucisano, comunicando che erano partite le riprese di un film che avrebbe fatto parlare di sé, con una troupe tutta giovane e  grintosa. Così, a distanza di pochi mesi, non possiamo che dar loro ragione: la società dei successi cinematografici ha prodotto (almeno a giudicare per ora […]

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Lo avevano annunciato a novembre 2016 Federica e Fulvio Lucisano, comunicando che erano partite le riprese di un film che avrebbe fatto parlare di sé, con una troupe tutta giovane e  grintosa.

Così, a distanza di pochi mesi, non possiamo che dar loro ragione: la società dei successi cinematografici ha prodotto (almeno a giudicare per ora dal trailer) un film nuovo, diverso, una commedia action dall’immaginario visivo d’impatto che strizza l’occhio ai cinecomics d’oltreoceano.
È l’opera prima di Vincenzo Alfieri, che si presenta con una colonna sonora potente, accompagnata da risate e botte da orbi in una Napoli un po’ Gotham un po’ New York, ma lontana anni luce da Gomorra.
Aspettiamo il giudizio finale il 29 aprile al Comicon di Napoli, certo per ora siamo di parte – il direttore della fotografia è il nostro direttore artistico Davide Manca -, ma aspettiamo la prima, sempre pronti a smentirci…

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A Caterina Shulha il premio Fabrique al Formia Film Festival https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/a-caterina-shula-il-premio-fabrique-al-formia-film-festival/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/a-caterina-shula-il-premio-fabrique-al-formia-film-festival/#respond Wed, 04 May 2016 08:05:19 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=3072 È la giovane attrice di origine bielorussa, fra poco sul grande schermo nel prossimo film di Ivano De Matteo, a vincere il premio Fabrique come rivelazione dell’anno al festival guidato da Daniele Urciuolo. Dieci le proiezioni in concorso di opere prime e seconde di giovani registi indipendenti, selezionate dalla giuria d’eccellenza composta dall’attore e regista […]

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È la giovane attrice di origine bielorussa, fra poco sul grande schermo nel prossimo film di Ivano De Matteo, a vincere il premio Fabrique come rivelazione dell’anno al festival guidato da Daniele Urciuolo.

Dieci le proiezioni in concorso di opere prime e seconde di giovani registi indipendenti, selezionate dalla giuria d’eccellenza composta dall’attore e regista Adelmo Togliani, presidente di giuria anche per questa seconda edizione, dall’attrice Lucianna De Falco, dall’autrice, attrice e regista Cristina Puccinelli, dal regista e sceneggiatore Daniele Di Biasio, dal produttore Antonio Giampaolo e dal costumista e scenografo Roberto Conforti.

A Brando De Sica è stato assegnato il premio miglior regia e miglior cortometraggio per l’opera Non senza di me, Black Comedy di Luigi Pane ha vinto il premio miglior sceneggiatura e all’attrice protagonista Antonia Liskova è stato assegnato il premio migliore attrice; il premio miglior fotografia ha visto un ex equo per Il lato oscuro di Vincenzo Alfieri e L’uomo che tornò bambino di Mattia Riccio; Il lato oscuro ha vinto anche il premio miglior produzione. Menzione speciale, infine, per la produzione di Gemma di maggio di Simone Fazio.

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Torna Mike in “Forse sono io 2” https://www.fabriqueducinema.it/serie/recensioni-tv-serie-tv/torna-mike-in-forse-sono-io-2/ https://www.fabriqueducinema.it/serie/recensioni-tv-serie-tv/torna-mike-in-forse-sono-io-2/#respond Wed, 02 Mar 2016 17:18:05 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=2829 Dopo il successo della prima serie, andata in onda in prima serata anche su MTV Italia, prende il via oggi sul web Forse sono io 2. Sette nuove puntate visibili sia su YouTube che sul sito ufficiale della serie (www.forsesonoio.it). Regista, ideatore e protagonista della serie Vincenzo Alfieri nei panni Michele Miele, meglio conosciuto come Mike, un giovane attore che […]

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Dopo il successo della prima serie, andata in onda in prima serata anche su MTV Italia, prende il via oggi sul web Forse sono io 2. Sette nuove puntate visibili sia su YouTube che sul sito ufficiale della serie (www.forsesonoio.it).

Regista, ideatore e protagonista della serie Vincenzo Alfieri nei panni Michele Miele, meglio conosciuto come Mike, un giovane attore che si barcamena tra un provino e l’altro in cerca della grande occasione e che, nel frattempo, si trova a fare i conti con la sua disastrosa vita sentimentale, che lo porta a incontrare sempre ragazze sui generis.

Forse sono io 2 prende una piega più noir e surreale, pur mantenendo sempre il taglio comedy e irriverente che ha sancito il successo del primo capitolo. In questa seconda serie il già complicato rapporto uomo/donna toccherà il suo punto più estremo, costringendo Mike a imparare una lezione fondamentale: mai ferire una donna. Perché, se ferisci una donna, le conseguenze potrebbero essere terribili… Mike si troverà, infatti, alle prese con un’oscura maledizione che lo porterà anche a credere di essere diventato pazzo. Ad aiutarlo in questo difficile momento, un eccentrico psicologo interpretato da Gianmarco Tognazzinew entry nella serie. Gianmarco Tognazzi e Vincenzo Alfieri_43

Ritroviamo nel cast di questa seconda serie Marco Cassini, Giulio Pampiglione, Valentina Izumì, Marco Gandolfi Vannini ed Elena Cucci. Tra le new entry, oltre a Tognazzi, Stella Egitto, Andrea Cocco, Josafat Vagni, Samuele Sbrighi, Beatrice Arnera e con la partecipazione di Sara Zanier e di Anna Pettinelli.

Spiega Vincenzo Alfieri: «L’ispirazione al personaggio di Mike mi è arrivata guardando la mia generazione, posso dire che racchiude molte fragilità e molti punti di forza della maggior parte dei trentenni che conosco. Se sono riuscito a realizzare Forse sono io, è perché credo fortemente nel gruppo. Ho voluto dar voce a un insieme di professionalità che, a mio avviso, hanno creato un piccolo gioiello».

Sulla pagina Facebook di FORSE SONO IO contenuti inediti, clip in anteprima e pillole di backstage.

 

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