Venezia 73 Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Mon, 21 Jun 2021 17:28:23 +0000 it-IT hourly 1 Il mondo capovolto di “Era ieri”, il corto di Valentina Pedicini https://www.fabriqueducinema.it/magazine/documentario/il-mondo-capovolto-di-era-ieri-cortometraggio-di-valentina-pedicini/ https://www.fabriqueducinema.it/magazine/documentario/il-mondo-capovolto-di-era-ieri-cortometraggio-di-valentina-pedicini/#respond Sun, 30 Oct 2016 17:02:14 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=3732 Un giorno, alla fine dell’estate, qualcosa si spezza, l’oggi diventa ieri, e noi dobbiamo farci forza per scoprire quello che verrà. Il mondo dell’infanzia, istintivo, senza sovrastrutture e senza necessità di dover(si) definire diventa il mondo dell’adolescenza, molto più complicato e cerebrale. Un mondo capovolto, quello dove si muovono i tre protagonisti di Era ieri, […]

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Un giorno, alla fine dell’estate, qualcosa si spezza, l’oggi diventa ieri, e noi dobbiamo farci forza per scoprire quello che verrà. Il mondo dell’infanzia, istintivo, senza sovrastrutture e senza necessità di dover(si) definire diventa il mondo dell’adolescenza, molto più complicato e cerebrale.

Un mondo capovolto, quello dove si muovono i tre protagonisti di Era ieri, cortometraggio di Valentina Pedicini, presentato alla 31esima Settimana Internazionale della Critica nel corso della scorsa Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, ora in giro per i festival internazionali, e che passerà su Studio Universal (canale di Mediaset Premium) domani alle 20.40.

Valentina Pedicini, già apprezzata regista di documentari che raccontano di personaggi alla ricerca dello spazio per la loro femminilità (perché la femminilità che si discosta da quella definita dal patriarcato ha bisogno di essere rivendicata) e del loro destino, ci racconta di Giorgia (Giò) e Matteo, corpi diversi, stesso ruolo sociale, i capi di una banda di ragazzini pugliesi che si rincorrono sulla spiaggia e giocano con la serietà con cui si fanno le cose da adulti, che fanno tana libera tutti per poi scambiarsi una pistola.

«Una banda di delinquenti» come li definisce Paola, una ragazza arrivata su quella spiaggia da chissà dove per rovesciare il loro mondo.

Un coming of age di 15 minuti che ci racconta con pochissimi gesti la scelta di una bambina tra la fratellanza e il desiderio, la scelta di un’identità, la scelta di gettarsi in acqua e uscirne trasformata, di attraversare quel limite che separa l’infanzia dall’adolescenza, il nostro ieri dal nostro domani.

Un giorno, alla fine dell’estate, su una spiaggia, arriva l’amore e nessuno farci niente perché, come dice la stessa autrice «da grandi non si ama più come si ama quando si hanno tredici anni: forse di più, forse meglio. Ma mai più nello stesso modo».

Con immagini impeccabili e molto potenti, la regista lascia tutte le sue riflessioni al silenzio, al rumore del vento e agli sguardi dei giovani attori non professionisti che quei luoghi e quel mondo se lo portano veramente addosso e raccontano bene tutti i temi, tutta la sofferenza e tutta la realtà che esce con forza anche da questa breve prima opera di finzione. Poetico e surreale come un cielo di fine estate, quello che ci ricorda che il tempo dei giochi è finito e bisogna tornare a essere grandi, Era ieri ci riporta a un giorno qualunque del nostro passato, su una spiaggia vuota, quando guardando il mare abbiamo capito che era arrivato il momento di scegliere.

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Venezia73: Vincono il fluviale Diaz, Emma Stone e Tom Ford https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/venezia73-vincono-il-fluviale-diaz-emma-stone-e-tom-ford/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/venezia73-vincono-il-fluviale-diaz-emma-stone-e-tom-ford/#respond Sun, 11 Sep 2016 09:06:09 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=3556 Assegnati i premi del 73esimo festival del cinema di Venezia: Leone d’Oro per il miglior film a The Woman Who Left (quasi 4 ore) del regista filippino Lav Diaz, un autore finora mai uscito nelle sale italiane: sarà la volta buona? La Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile, come ampiamente pronosticato, è andata a Oscar […]

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Assegnati i premi del 73esimo festival del cinema di Venezia: Leone d’Oro per il miglior film a The Woman Who Left (quasi 4 ore) del regista filippino Lav Diaz, un autore finora mai uscito nelle sale italiane: sarà la volta buona? La Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile, come ampiamente pronosticato, è andata a Oscar Martínez, l’attore di El Ciudadano Ilustre; quella per la miglior interpretazione femminile assegnata a Emma Stone, attrice sempre in crescendo, per La La Land. Gran premio della giuria a Nocturnal Animals seconda pellicola di Tom Ford, dopo l’apprezzatissimo A single Man. Unica consolazione degli italiani per un palmarès molto avaro con loro, la vittoria nella sezione Orizzonti di Liberami di Federica Di Giacomo.

I premi principali del festival del cinema di Venezia

Leone d’Oro per il miglior film: The Woman Who Left di Lav Diaz
Gran premio della giuria: Nocturnal Animals di Tom Ford
Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile: Emma Stone per La La Land
Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile: Oscar Martínez per El Ciudadano Ilustre
Miglior sceneggiatura: Noah Oppenheim per Jackie di Pablo Larrain
Premio speciale della giuria: The Bad Batch di Ama Lily Amirpour
Premio Marcello Mastroianni: Paul Beer, attrice di Frantz
Premio Leone del futuro per la miglior opera prima: The Last of Us di Ala Eddine Slim
Miglior film della sezione Orizzonti: Liberami di Federica Di Giacomo
Leone d’Argento per la miglior regia (a due film): Amat Escalante per La region salvajee Andrei Konchalovsky per Paradise

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Venezia73: “Tommaso”, la commedia intelligente di Kim Rossi Stuart https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/venezia73-tommaso-la-commedia-intelligente-di-kim-rossi-stuart/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/venezia73-tommaso-la-commedia-intelligente-di-kim-rossi-stuart/#respond Fri, 09 Sep 2016 08:00:25 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=3552 Il secondo lungometraggio da regista, Kim Rossi Stuart lo presenta nel Fuori Concorso, poche ore prima dell’uscita in sala. Tommaso, il protagonista, è, per esplicita ammissione del regista, lo stesso personaggio che nel precedente Anche libero va bene veniva abbandonato dalla madre ancora bambino. Questo, come il precedente, è in larga misura un film autobiografico, […]

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Il secondo lungometraggio da regista, Kim Rossi Stuart lo presenta nel Fuori Concorso, poche ore prima dell’uscita in sala. Tommaso, il protagonista, è, per esplicita ammissione del regista, lo stesso personaggio che nel precedente Anche libero va bene veniva abbandonato dalla madre ancora bambino. Questo, come il precedente, è in larga misura un film autobiografico, anche se più che al fedele ricalco delle vicende personali, Rossi Stuart mira a una vasta e generale messa in scena della propria vicenda psicologica ed esistenziale.

Tommaso, quarantenne borghese, attore in perenne conflitto con gli altri, con se stesso, con il mondo e più di tutti con la madre, affronta un’esplorazione delle sue fragilità e dell’eredità ricevuta dalla tormentosa relazione con i genitori. Il terreno d’elezione per questo percorso di consapevolezza è naturalmente il rapporto con l’altro sesso.

L’incipit e l’epilogo scelgono due luoghi tipicamente morettiani come la seduta psicanalitica – virata in parodia – e la spiaggia – anch’essa come teatro delle gesta erotiche del protagonista giocate in chiave grottesca. Il film si costruisce poi per scene autonome imperniate tutte sui dialoghi e una collezione di microazioni comiche che nel complesso fanno pensare a certa commedia sofisticata francese degli anni Settanta e Ottanta. Tommaso però di bello ha una compattezza stilistica, una coerenza di registro e di colore emotivo che ne fanno un oggetto originale e in sé compiuto, una commedia intelligente che senza incastrarsi in giochi cervellotici riesce a produrre riso ristoratore dalla rara leggerezza.

Rossi Stuart racconta con autentica autoironia per nulla compiaciuta le disavventure romantiche di un borghese quarantenne, perso nel garbuglio della propria storia emotiva: un piccolo diario catartico delle proprie manie, idiosincrasie, dei sogni e degli incubi che apre per il film, direttamente e senza falsi pudori, la via del racconto ombelicale, percorrendone però alcuni dei tratti più fecondi, evitandone gorghi e crepacci grazie a un approccio onesto e scanzonato. Così le sedute con lo pseudo-psicoterapeuta diventano un refrain goliardico e macchiettistico, il tema onirico – di solito facilmente eletto luogo dell’elucubrazione più cerebrale – serve qui a dare spessore emotivo e definizione di registro alla macchina narrativa, mentre lo script e la regia impregnano tutto il film di una fresca dimensione ludica.

Dirigersi da soli è forse una delle prove più difficili per un regista attore, e in effetti Kim Rossi Stuart non riesce sempre ad azzeccare il tono. E anche se alcuni dei trucchi che servono a rendere più concreta la dimensione soggettiva del racconto (per esempio le proiezioni mentali del protagonista che trasformano la realtà davanti ai suoi occhi) sono forse tra i più evidenti elementi dissonanti in un impianto per il resto ben congegnato, e anche se il progetto narrativo riesce meglio nella macrostruttura e nelle singole scene di quanto non faccia nell’articolazione delle parti, Tommaso resta una delle visioni più soddisfacenti tra i titoli italiani presentati a Venezia 73, e un brillante esempio di come anche in Italia esista la possibilità di produrre film medi appetibili per il grande pubblico che facciano ridere “di testa” senza per questo costringere lo spettatore ad alcuna esperienza intellettualmente punitiva.

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Venezia73: tiepidi “Questi giorni” di Giuseppe Piccioni https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/venezia73-tiepidi-questi-giorni-di-giuseppe-piccioni/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/venezia73-tiepidi-questi-giorni-di-giuseppe-piccioni/#respond Fri, 09 Sep 2016 07:42:28 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=3548 Quanto grande cinema si è concentrato sui riti di passaggio. I momenti topici in cui la vita prende un’accelerata improvvisa, in cui si cambia, si cresce, si perde l’innocenza. Giuseppe Piccioni torna a Venezia, accolto nel concorso principale, mettendo in scena proprio una svolta, un punto di non ritorno per le sue giovani protagoniste. Questi […]

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Quanto grande cinema si è concentrato sui riti di passaggio. I momenti topici in cui la vita prende un’accelerata improvvisa, in cui si cambia, si cresce, si perde l’innocenza. Giuseppe Piccioni torna a Venezia, accolto nel concorso principale, mettendo in scena proprio una svolta, un punto di non ritorno per le sue giovani protagoniste. Questi giorni è una storia tutta al femminile: quattro giovani amiche (Marta Gastini, Caterina Le Caselle, Laura Adriani, Maria Roveran) intraprendono un viaggio a Belgrado, dove una di loro ha un’occasione di lavoro, portando con loro i problemi più o meno grandi del loro stato di sospensione tra adolescenza ed età adulta.

Ultimo degli italiani in corsa per il Leone d’Oro, Questi giorni è un film che utilizza gli schemi ben noti del road movie e della commedia generazionale per portare il racconto su un livello maggiormente drammatico. Sono dolorosi i riti di passaggio, pesanti i passi che le protagoniste stanno per compiere mentre la sceneggiatura si spinge a toccare temi impegnativi come la maternità, la malattia, l’omosessualità, il confronto difficile con i padri e le madri.

Un’ambizione, quella del regista marchigiano, premiata dal comitato di selezione con il ritorno nel concorso principale quindici anni dopo Luce dei miei occhi – che valse a Luigi Lo Cascio e Sandra Ceccarelli la Coppa Volpi per la miglior interpretazione. Un’ambizione che però alla prova dei fatti appare non adeguatamente sostenuta dalla sceneggiatura (scritta dal regista con Pierpaolo Pirone e Chiara Ridolfi), che manca di approfondire adeguatamente tutti i personaggi. Buona la prova del cast, a partire dalle giovani protagoniste ma senza dimenticare le figure adulte di contorno interpretate da Filippo Timi, Margherita Buy e Sergio Rubini.

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Venezia73: Il coraggio della leggerezza https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/venezia73-il-coraggio-della-leggerezza/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/venezia73-il-coraggio-della-leggerezza/#respond Tue, 06 Sep 2016 13:48:18 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=3515 “Piuma” di Roan Johnson, la prima volta per il regista pisano nel concorso principale al Lido. Serve coraggio per fare un figlio, di questi tempi. Ancora più ce ne vuole a farlo a diciotto anni. I protagonisti di Piuma, il film di Roan Johnson presentato in concorso a Venezia, sono giovani e, apparentemente, sconsiderati. Avranno un […]

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“Piuma” di Roan Johnson, la prima volta per il regista pisano nel concorso principale al Lido.

Serve coraggio per fare un figlio, di questi tempi. Ancora più ce ne vuole a farlo a diciotto anni. I protagonisti di Piuma, il film di Roan Johnson presentato in concorso a Venezia, sono giovani e, apparentemente, sconsiderati. Avranno un bambino e nove mesi di tempo per decidere che ne sarà della loro vita, e di quella del figlio che arriva troppo presto. Per Roan Johnson e i suoi cosceneggiatori Ottavia Madeddu, Carlotta Massimi e Davide Lantieri, serve un’incosciente leggerezza per superare il dubbio e la paura di fronte a un passo così importante. Una storia che il regista ha rivelato di aver voluto raccontare proprio per dare una risposta a domande che lui stesso si è fatto più volte.

Ferro e Cate (Luigi Fedele e Blu Yoshimi) hanno a che fare con la maturità, una lunga estate che dovrebbe essere indimenticabile, i problemi di genitori la cui imperfezione pervade le loro vite. Un rapporto forte, genuino li unisce, hanno bisogno l’una dell’altra e solo insieme possono affrontare il coraggio di crescere un bambino. Li vediamo imparare ad andare per la loro strada forti della loro leggerezza.

Il film di Johnson ha il pregio di assomigliare ai suoi protagonisti, di accompagnarli senza giudicarli, con affetto e comprensione, con un’empatia preziosa esaltata da una scrittura brillante, che senza nascondere le difficoltà cerca costantemente una strada per trovare il sorriso, e la forza di smussare gli angoli, alleggerire le responsabilità. C’era il rischio di parlare per tesi, di forzare la strada cercando il film “generazionale”, rincorrere un “noi” indifferenziato che avrebbe finito per irritare, invece Piuma diverte con la freschezza dei suoi protagonisti. Ottimi infatti gli esordi Luigi Fedele e Blu Yoshimi, alle prese con la difficoltà di un film che si regge sulle loro giovani spalle e con una regia che confermando l’amore di Johnson per il piano sequenza richiedeva grande capacità interpretative.

La leggerezza non è sempre un pregio, nel cinema come nella vita, ma Piuma la rivendica in maniera programmatica, ne fa quasi uno slogan e l’operazione diverte e convince, e permetterà al pubblico di affezionarsi a questa piccola storia, grande come tutte le storie sanno essere, quando pervase dalla genuinità di sentimento.

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Venezia73: “Spira Mirabilis”, l’immortalità è per pochi https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/venezia73-spira-mirabilis-limmortalita-e-per-pochi/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/venezia73-spira-mirabilis-limmortalita-e-per-pochi/#respond Tue, 06 Sep 2016 09:54:55 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=3511 “Spira Mirabilis” è il primo film italiano presentato in concorso a Venezia 73 – gli altri sono Piuma di Roan Johnson e Questi giorni di Giuseppe Piccioni – sesto lavoro della coppia di milanesi Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, un documentario sperimentale ed estremo che ha obbligato la frenetica Mostra del Cinema a fermarsi.  Fra […]

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“Spira Mirabilis” è il primo film italiano presentato in concorso a Venezia 73 – gli altri sono Piuma di Roan Johnson e Questi giorni di Giuseppe Piccioni – sesto lavoro della coppia di milanesi Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, un documentario sperimentale ed estremo che ha obbligato la frenetica Mostra del Cinema a fermarsi.  Fra le star da red carpet, le feste, i convegni, e le interminabili code sotto al sole, solo l’immortalità poteva fermare il tempo serrato del Lido.

Non tutti però hanno accettato la sfida: sospendere qualsiasi altra attività per 121 minuti non è una cosa da poco, in un momento dove il cinema più che mai si trova costretto a utilizzare qualsiasi mezzo e trucco per riportare le persone in sala. Spira Mirabilis è un film che addirittura le persone dalla sala le ha fatte scappare, ma nel fuggi-fuggi sia di pubblico che di stampa, chi ha avuto l’intuizione e la curiosità di restare ha applaudito per sei minuti consecutivi – che non sono affatto pochi.

Il film è, prima di tutto, un’operazione di coraggio, da ogni punto di vista: dalla realizzazione, alla produzione, fino alla distribuzione – in sala dal 22 settembre in 20 copie con I Wonder Pictures – passando per la collocazione in concorso a Venezia, cosa che ha meravigliato un po’ tutti. Ma come s’intuisce anche dal titolo, è proprio di meraviglia che il film parla, la meraviglia di fronte alla potenza che l’uomo sperimenta quando accetta e soprattutto supera i propri limiti.

Spira Mirabilis è un affresco astratto, ermetico, estremo perché esageratamente imperscrutabile, “una sinfonia visiva, un inno alla parte migliore degli uomini, un omaggio alla ricerca e alla tensione verso l’immortalità”: attraverso cinque storie ambientate nei diversi angoli del mondo che richiamano gli elementi naturali, si ha l’ambizione di mettere in scena l’immortalità. C’è la terra delle statue del Duomo di Milano sottoposte a un continuo restauro; l’aria degli affascinanti strumenti musicali creati da una coppia svizzera con una pazienza e una dedizione che commuove; il fuoco di una tribù di nativi americani lakota che lotta ogni giorno per la resistenza; l’etere della voce di Marina Vlady che narra l’Immortale di Borges; e infine, ed è la parte più riuscita, c’è l’acqua, nella storia di un bizzarro e visionario scienziato che dedica le sue giornate allo studio di una “medusetta” immortale, che si rigenera all’infinito in un magnetico e incantevole processo di rinascita.

I due autori non sono interessati ai grandi numeri, questo è evidente, sono consapevoli, in modo forse un po’ presuntuoso, che la loro opera sia per pochi “eletti”, ma la sfida che lanciano non è rivolta solo al pubblico, ma all’intero sistema cinematografico. Qui non ci sono star, non c’è un pitch forte, niente dialoghi ben fatti. C’è però qualcosa di più profondo che si percepisce nel silenzio, nei minuti di osservazione della minuscola medusa che si trasfigura, nella musica terapeutica di un tamburo in metallo, in due ore in cui viene richiesto uno sforzo maggiore allo spettatore, che in modo consapevole e attento deve scegliere di dedicare il suo tempo a un’opera inaccessibile a un occhio distratto e di passaggio.

Spira Mirabilis ci ricorda che l’uomo, in qualunque parte del mondo si trovi, nutre il profondo desiderio di lasciare la traccia del suo passaggio e di affrontare con dignità e originalità il suo più grande limite, la morte.

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Fabrique e Save the Children insieme a Venezia per ricordare il dramma dei profughi siriani https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/fabrique-e-save-the-children-insieme-a-venezia-per-sensibilizzare-lopinione-pubblica-sul-dramma-dei-profughi-siriani/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/fabrique-e-save-the-children-insieme-a-venezia-per-sensibilizzare-lopinione-pubblica-sul-dramma-dei-profughi-siriani/#respond Sat, 03 Sep 2016 15:49:08 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=3484 Protagoniste le attrici Valentina Lodovini, giurata della sezione Orizzonti, e Cristiana dell’Anna, che ieri, in occasione dell’evento di presentazione del numero 15 della rivista, ha letto la testimonianza di una mamma siriana “prigioniera” da mesi sull’isola di Lesbo con i suoi bambini, in attesa di una possibilità di futuro. “Poter leggere la parole di una donna siriana […]

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Protagoniste le attrici Valentina Lodovini, giurata della sezione Orizzonti, e Cristiana dell’Anna, che ieri, in occasione dell’evento di presentazione del numero 15 della rivista, ha letto la testimonianza di una mamma siriana “prigioniera” da mesi sull’isola di Lesbo con i suoi bambini, in attesa di una possibilità di futuro.

“Poter leggere la parole di una donna siriana sopravvissuta, che è riuscita a salvare la figlia, capire cosa ha passato, aiuta a vedere meglio la realtà. A capirla. È un contributo minimo il mio, ma necessario perché creandosi empatia, si apre la strada all’aiuto reciproco”, ha commentato Cristiana.

A un anno dalla drammatica scomparsa del piccolo Alan (Aylan) Kurdi, il bimbo profugo siriano di 2 anni che fu trovato senza vita su una spiaggia turca dopo aver tentato con la sua famiglia di raggiungere l’isola di Kos in Grecia, un’immagine che scosse l’opinione pubblica mondiale, il Mar Mediterraneo continua ad inghiottire migliaia di bambini, donne e uomini in fuga da guerre, violenze o povertà.

Quasi 1 su 3 dei più di 272.300 migranti che hanno raggiunto l’Europa via mare nel 2016 è un bambino, e più di 3.000 persone nello stesso periodo hanno perso la vita nei naufragi avvenuti nel Mediterraneo centrale e nell’Egeo, tra loro centinaia di mamme e bambini anche piccolissimi, e adolescenti fuggiti da soli dai loro paesi in cerca dell’unico futuro possibile per loro.

Save the Children vuole ricordare con forza che tutti i bambini, costretti come Aylan ad abbandonare le loro case e tutto ciò che hanno di più prezioso per affrontare ogni giorno viaggi pericolosi alla disperata ricerca di un posto sicuro dove poter crescere, devono essere protetti e accolti ad ogni costo, e lancia l’iniziativa virale di sensibilizzazione sui social media #IoStoConAylan.

Per partecipare alla mobilitazione sui social media, si può condividere la foto simbolica dell’iniziativa utilizzando l’hashtag#IoStoConAylan e citando Save the Children come mention su:

instagram  savethechildrenitalia
facebook   @savethechildrenitalia
twitter      @SaveChildrenIT

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Venezia ’73: assegnato il Premio Lizzani 2016 https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/venezia-73-assegnato-il-premio-lizzani-2016/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/venezia-73-assegnato-il-premio-lizzani-2016/#respond Thu, 01 Sep 2016 13:40:06 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=3480 L’Associazione Nazionale Autori Cinematografici, con la giuria composta da Francesco Ranieri Martinotti, Presidente ANAC e da Flaminia e Francesco Lizzani, ha attribuito il Premio Lizzani 2016 a Sino Accursio Caracappa, di Sciacca, comune in provincia di Agrigento, per la sua coraggiosa e dinamica attività di esercente svolta nella sua città e sul territorio limitrofo. Intitolato al […]

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L’Associazione Nazionale Autori Cinematografici, con la giuria composta da Francesco Ranieri Martinotti, Presidente ANAC e da Flaminia e Francesco Lizzani, ha attribuito il Premio Lizzani 2016 a Sino Accursio Caracappa, di Sciacca, comune in provincia di Agrigento, per la sua coraggiosa e dinamica attività di esercente svolta nella sua città e sul territorio limitrofo.

Intitolato al grande regista scomparso nel 2013, già Direttore della Mostra del Cinema di Venezia e presidente dell’ANAC, il premio che da quest’anno è entrato a far parte dei premi collaterali della Mostra, vuole riaffermare la centralità della visione sul grande schermo e assegnare un riconoscimento al lavoro degli esercenti che operano nel difficile contesto italiano.

Il vincitore

Impegnato in numerose attività per la formazione del giovane pubblico e per la diffusione del cinema di qualità, Sino Caracappa è promotore e direttore artistico dello Sciacca Film Fest e del festival Letterando in Fest, iniziative che si aggiungono alla gestione del Cinema Campidoglio che programma prevalentemente cinema d’essai e in particolare rassegne di cinema indipendente, documentari, opere prime e cortometraggi. Di particolare interesse la rassegna dedicata al cinema arabo organizzata con i Consolati di Tunisia, Marocco e Algeria e il festival Altre Identità dedicato al disagio e all’handicap. Nel 2008 Caracappa si è dedicato alla riqualificazione del complesso monumentale del convento di Badia Grande trasformandolo in un centro culturale con tre sale di cinema, un’arena giardino, una mediateca e un caffè letterario.

Il vincitore adotta un film italiano della 73a Mostra

Nella formula di quest’anno il vincitore del premio sceglierà, tra i film italiani presenti alla Mostra, quello che adotterà e che in seguito sosterrà con un’adeguata programmazione nella sua sala. Il film potrà inoltre contare sulla particolare attenzione da parte della Roma Lazio Film Commission per la circuitazione all’interno della Regione Lazio.

La cerimonia di premiazione si svolgerà il 9 settembre alle ore 12:00 all’Hotel Excelsior (Lido di Venezia). Contestualmente sarà presentato un brano del documentario di Michele Rho Mexico! Un cinema alla riscossadedicato ad Antonio Sancassani, vincitore del Premio Lizzani 2015.

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