Summertime Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Fri, 14 Apr 2023 12:42:32 +0000 it-IT hourly 1 Andrea Lattanzi: ogni tanto bisogna dare da mangiare ai demoni https://www.fabriqueducinema.it/focus/andrea-lattanzi-ogni-tanto-bisogna-dare-da-mangiare-ai-demoni/ https://www.fabriqueducinema.it/focus/andrea-lattanzi-ogni-tanto-bisogna-dare-da-mangiare-ai-demoni/#respond Tue, 28 Mar 2023 08:12:44 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=18327 Andrea Lattanzi ci piace, e tanto. In scena ha l’istinto dell’animale sciolto, ma anche il paracadute sempre pronto: ha studiato molto, e questo gli evita lo schianto. La sua filmografia merita già attenzione: il premiatissimo Manuel di Dario Albertini, tre stagioni di Summertime su Netflix, La svolta di Riccardo Antonaroli, Grazie ragazzi di Riccardo Milani […]

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Andrea Lattanzi ci piace, e tanto. In scena ha l’istinto dell’animale sciolto, ma anche il paracadute sempre pronto: ha studiato molto, e questo gli evita lo schianto. La sua filmografia merita già attenzione: il premiatissimo Manuel di Dario Albertini, tre stagioni di Summertime su Netflix, La svolta di Riccardo Antonaroli, Grazie ragazzi di Riccardo Milani e tutto quello che – siamo sicuri – verrà, a partire dai due progetti in lavorazione (Io e il Secco di Gianluca Santoni e l’opera prima di Maria Tilli). Durante la chiacchierata ci ritroviamo a citare Marinelli e Germano, in particolare “quella scena” devastante in un film di Luchetti. Allora azzardo e faccio una scommessa: il suo destino è quello. Ha il talento naturale di far vibrare una battuta con un gesto, e quand’è così c’è poco da aggiungere.

Sei reduce da un altro viaggio a New York, dove tutto è iniziato.

È stato stranissimo tornare lì. Ci ho vissuto un anno e mezzo, avevo vent’anni ed era poco prima di girare Manuel. Ho fatto un tour nostalgia.

Quando l’hai lasciata avevi vent’anni, com’eri messo?

Male. Ero messo male [ride ndr]. Non c’avevo più una lira, ho dormito per strada. Chiamare mia madre non era fattibile, si sarebbe preoccupata.

Mi sembra di parlare con Patti Smith e Robert Mapplethorpe, questa tua New York randagia e pericolosa.

Guarda che sono finito in situazioni che, se sono vivo, è solo per miracolo. È stato bellissimo e traumatizzante. La verità è che ci ero andato per entrare all’Actors Studios, ma passavo lì fuori e non avevo il coraggio di entrare, mi metteva ansia e poi chissà che mi sognavo. Fatto sta che dopo un anno e mezzo ho trovato su Facebook un concorso RB Casting con Carlo Verdone, Lina Wertmuller e Daniele Luchetti in giuria. Bisognava portare un monologo in romanesco. Lì mi sono caricato, sono andato con la convinzione di voler vincere.

E se questo fosse un film, la prima svolta sarebbe il momento in cui tu dici a Verdone: «Però a me non me devi ferma’». Racconta.

Succede che su mille provinati, il ragazzo che si esibisce prima di me porta il mio stesso monologo. Assurdo. Carlo Verdone lo blocca dopo pochi secondi, perché aveva fatto pietà. Io capisco che non è aria e faccio per andarmene, invece mi sento chiamare: «Andrea Lattanzi». Mi blocco, mi giro, butto la borsa per terra e arrivo davanti a Verdone: «Guarda, ti porto lo stesso monologo di quel ragazzo». Lui allarga le braccia: «No, pure te!». E lì mi viene quella faccia da culo di dirgli: «Sì, però a me me lo devi fa’ fini’». Lui mi fulmina per qualche secondo, poi si infila le cuffie: «Ok. Quando vuoi tu». Faccio tutto, riprendo la borsa e poi esco in lacrime.

Stacco: ti chiamano, sei tra i dieci finalisti, e da lì parte tutto.

Sì, poi Dario Albertini vede il monologo incriminato su YouTube e mi chiama per il provino di Manuel.

L’amore per il cinema – hai raccontato – è nato per distrarti da certi demoni che ti porti dentro.

Ti dico una cosa: a me dà fastidio chi gioca su questa cosa, “io vengo dalla strada”. Chi viene veramente dalla strada non ci vuole più torna’. Io l’asfalto l’ho mangiato e non voglio stare qui a sfoggiarlo, anzi, me ne vergogno. Non ne parlo, perché ho fatto cose di cui non vado fiero. Quando dico che questo lavoro mi ha salvato la vita è vero, ma io ho studiato per farlo, era una passione. Però per tornare alla tua domanda: bisogna dargli da mangiare, ogni tanto, a ’sti demoni.

Sì, ma mentre il mondo brucia noi stiamo qui a parlare di cinema: voglio dire, perché fai l’attore?

Perché è una cosa che amo, e mi distrae da quello che accade intorno, dai disastri e dalla miseria. Ne soffro, ma anche qui mi dissocio dal metterlo sui social e partecipare alla fiera dell’ipocrisia. Da una parte pure quando recito mi tornano fuori i mostri, anche perché non sono uno stinco di santo. Vado tuttora in terapia, ogni tanto dico che dipende da questo mestiere, ma non è vero. Ci vado perché ho fatto un sacco di cazzate in vita mia. Ci sono state grandi mancanze che mi hanno lasciato dei traumi.

Manuel è il film che ti ha cambiato la vita. Hai detto che sei nato con il cinema d’autore ed è lì che vuoi tornare.

Io ho sempre voluto fare cinema d’autore, non avrei mai scelto di fare nessun altro tipo di progetto. Sono incazzato perché in Italia diciamo che non c’è più la cultura della sala, ma se tu un film come Manuel lo distribuissi nello stesso numero di copie che concedi ai film mainstream o americani, magari qualcosa cambierebbe, no?

Non c’è niente che ti pesa fare?

Mi pesa quando non trovo sensibilità sul set, quando manca tatto verso gli attori. Se lo fai notare, magari ti rispondono con l’esempio dell’America, “quell’attore però si è buttato in una vasca a meno venti gradi”. E certo, chissà in che condizioni di lavoro l’hanno messo per farlo, lì ci sono i soldi e le cose si fanno in grande. Ma io non vado a mori’ a meno venti gradi per i cazzi tuoi. Se non amassi così tanto questo lavoro, certe volte me ne andrei.

Quanto conta questa tua faccia in questa tua carriera? A Roma non ti definiremmo un bello canonico, ma uno che tira.

Io nel dubbio cerco sempre di fare bella figura ai provini. Germano o Marinelli per me sono bellissimi. Di essere un Ken non mi importa, non mi sono mai detto allo specchio: “Ammazza Andre’, quanto sei bello”. Il concetto di bellezza al cinema andrebbe davvero sdoganato, soprattutto per le attrici. Conosco colleghe bravissime che farebbero numeri rispetto ad altre che sono ora in circolazione. Però ci sono pure i belli e bravi, eh, non è che mo’ dobbiamo essere tutti intriganti.

Cover Fabrique: non ti chiedo cosa sogni, ma dove pensi di poter arrivare.

Ho tanta fame di questo lavoro e ho appena iniziato. Ho le idee chiare, quando vado a dormire me le proietto tutte in testa. Mi avevano preso per due progetti esteri importanti, ma ho dovuto rifiutare perché stavo girando altro. Il fatto che abbiano già bussato mi fa pensare che capiterà ancora. Non mi interessa andare fuori dall’Italia per avere successo, è che voglio vedere come fanno il cinema dall’altra parte. Qui, invece, sogno di lavorare con i più grandi registi che abbiamo

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Amanda Campana, “la piccola del set” è cresciuta https://www.fabriqueducinema.it/magazine/cover/amanda-campana-intervista/ https://www.fabriqueducinema.it/magazine/cover/amanda-campana-intervista/#respond Tue, 03 Aug 2021 14:42:36 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=15908 Giovane, talentuosa e, come lei stessa si definisce, fieramente femminista: Amanda Campana, classe 1997, non è solo una delle giovani attrici più lanciate del momento, ma sa cosa vuole e non ha paura di mettersi in gioco per ottenerlo. Dopo essere stata scoperta da Yvonne D’Abbraccio, che le ha assegnato una borsa di studio nella […]

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Giovane, talentuosa e, come lei stessa si definisce, fieramente femminista: Amanda Campana, classe 1997, non è solo una delle giovani attrici più lanciate del momento, ma sa cosa vuole e non ha paura di mettersi in gioco per ottenerlo. Dopo essere stata scoperta da Yvonne D’Abbraccio, che le ha assegnato una borsa di studio nella propria scuola, ha esordito come attrice in una delle più note produzioni italiane firmate Netflix e da quel momento non si è più fermata. Ma è stata proprio Sofia, la solare e allegra adolescente che interpreta in Summertime, a permetterle di capirsi meglio, non solo come attrice: «Nel corso delle due stagioni, Sofia è cresciuta con me: entrambe siamo diventate più consapevoli, trovando anche il coraggio di guardarci dentro, di capire cosa vogliamo davvero nella vita e di fare di tutto per ottenerlo. Nella seconda stagione, uscita su Netflix a giugno, mi sono sentita ancor più vicina a lei. Proprio come Sofia, ho fatto i conti che le mie paure e i miei dubbi, imparando ad affrontarli a testa alta».

Sofia è stato anche il tuo primo personaggio. Come ti sei trovata a esordire su Netflix?

È difficile spiegarlo: io non mi sono resa conto di essere sul set di una serie Netflix. Ho iniziato per caso, non era nei miei programmi fare l’attrice: ho fatto il liceo artistico, poi la truccatrice e la modella, fino a quando ho avuto l’occasione di entrare in Accademia e ho deciso di accettare la sfida. Quando sono stata presa per Summertime non avevo esperienza alle spalle, quindi non ho sentito che quel set fosse diverso da altri. La presa di coscienza l’ho avuta solo dopo, quando la serie è uscita, e vendendomi ho pensato: sono davvero su Netflix!

Netflix o meno, quello è stato il tuo primo set. Come lo hai vissuto?

La prima volta che ho messo piede sul set non avevo scene da interpretare: ero andata solo per farmi un’idea su ciò che avrei dovuto affrontare. Non ti nego che all’inizio ero piuttosto inquieta. Ho cominciato a pensare che quando sarebbe toccato a me l’ansia mi avrebbe mangiata viva e che non sarei stata capace di proferire parola. Quando sono tornata per le mie scene, invece, mi sono resa conto che le mie paure erano infondate: mi sono sentita molto a mio agio davanti alla macchina da presa, grazie alla sintonia che si era creata con il regista e la produzione. Anche gli altri membri del cast sono stati fantastici: ci trovavamo tutti catapultati in una realtà bellissima, ma per molti di noi totalmente nuova.

C’è un particolare evento che ricordi con piacere?

Ci sono tanti aneddoti che porto del cuore, sia del set della prima stagione, sia della seconda, quando ormai i rapporti tra me e gli altri membri del cast si erano fatti più stretti. È difficile scegliere un singolo ricordo, ma forse ti direi la scena dell’abbraccio tra me e Andrea Lattanzi nel corso delle ultime puntate della prima stagione. È stato un momento molto reale, un abbraccio vero e sincero, perché con il tempo io e lui siamo diventati quasi fratello e sorella. In quell’abbraccio non c’erano solo Sofia e Dario, ma anche Amanda e Andrea.

Dopo Summertime è arrivato il successo. Come lo hai vissuto?

Molto serenamente. La mia vita non è realmente cambiata: faccio sempre le stesse cose, vedo i miei amici e passo il tempo con la mia famiglia. Ho qualche follower in più su Instagram, cosa che mi rende molto felice, perché amo le persone e adoro confrontarmi con gli altri. In particolare, la cosa che mi fa molto piacere è che, se prima di fare l’attrice ero seguita principalmente da ragazzi invece che da ragazze, ora è il contrario: mi considero una femminista e credo sia bellissimo vedere ragazze che supportano altre ragazze.

Accanto alla serialità, hai esordito anche nel cinema.

Sì, poche settimane fa è uscito Bastardi a mano armata, che ha rappresentato per me una grande esperienza, perché mi ha permesso di lavorare con grandissimi attori del cinema italiano. Prima delle riprese ero terrorizzata, avevo paura di sentirmi fuori luogo, perché ero la piccola del set: ero la più piccola di età, la più piccola di aspetto, ma anche quella con la carriera più breve alle spalle. Mi sentivo minuscola! Però, quando ho iniziato a girare, mi sono resa conto di essere circondata da persone meravigliose a cui non interessava il fatto che fossi poco più che esordiente. Mi sono sentita subito parte di qualcosa di magnifico.

Bastardi a mano armata ti ha portato anche a confrontarti con un personaggio molto diverso da quello a cui ci ha abituato in Summertime.

Certo, da un punto di vista recitativo è stata una sfida: se Sofia è l’estate e il sole, Fiore è più cupa e particolare. Non è stata una figura facile da creare, ma sono contenta di averla potuta interpretare, perché mi ha permesso di mettermi in gioco. Avevo voglia di fare qualcosa di diversissimo dal passato, anche per provare a me stessa di essere capace di uscire dai miei confini. E nel momento in cui ho accettato questa sfida, la mia competitività ha avuto la meglio, e ho dato il massimo!

E nel futuro cosa si prospetta?

Uscirà un film di cui non posso dire nulla, che ho girato in realtà ancora prima di Bastardi a mano armata. Oltre a questo, ho concluso qualche mese fa le riprese de Il mostro della cripta, un horror ambientato a Bobbio negli anni Ottanta… Mi sono divertita come una matta a girarlo! È stato un set fantastico, anche se molto complicato a causa della pandemia. Dovevamo girarlo tutto in inverno, ma per colpa del lockdown ci siamo dovuti interrompere, ricominciando poi in primavera inoltrata, bloccandoci nuovamente in estate e ricominciando ancora in autunno. Aggiungici poi che le riprese per un periodo coincidevano con Summertime: alternavo i costumi da bagno con i giubbotti invernali. Non è stato facile, soprattutto quando giravo entrambe le cose contemporaneamente, ma mi ha reso molto felice: andavo a dormire esausta, ma con il sorriso.

Cosa consigli a chi vuole intraprendere questa carriera?

Non è facile rispondere. Se io tornassi indietro non saprei che consiglio dare nemmeno a me stessa! Credo che un aspirante attore o attrice debba semplicemente fare quello che si sente, avere pazienza e non demordere. Poi, non bisogna dimenticare l’importanza di essere professionali: si parla tanto di talento e creatività, che sono cose ovviamente fondamentali, però a volte si perde di vista la professionalità. Per quanto sia un lavoro bellissimo e particolare, recitare è comunque un lavoro: sul set, bisogna sì ridere e scherzare, ma è fondamentale anche avere rispetto di tutto e di tutti.

E sognando, cosa vorresti fare?

Io amo mettermi alla prova, quindi vorrei provare a confrontarmi con figure totalmente distanti da me: con i personaggi che ho interpretato in passato ho sempre avuto qualcosa in comune. Vorrei interpretare un cattivo, un antagonista! Poi, ti dirò la verità, durante la quarantena mi sono sparata una maratona di cinecomics e ho pensato a quanto sarebbe bello interpretare una supereroina Marvel. So che è un mondo distante da me, e io sono una persona con i piedi per terra, ma nella vita mai dire mai, non credi?

fotografa ROBERTA KRASNIG
assistenti fotografa LAURA AURIZZI ELISA MALLAMACI
stylist STEFANIA SCIORTINO
sandali CASADEI
occhiali da sole SAFILO
collant EMILIO CAVALLINI
capelli ADRIANO COCCIARELLI @ HARUMI / GIADA UDOVISI @ HARUMI
prodotti per capelli BODY E SUN SCHWARZKOPF PROFESSIONAL
trucco ILARIA DI LAURO @ IDLMAKEUP
location NUOVO CINEMA AQUILA

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Coco Rebecca Edogamhe. Endless Summer https://www.fabriqueducinema.it/magazine/cover/coco-rebecca-edogamhe-endless-summer/ https://www.fabriqueducinema.it/magazine/cover/coco-rebecca-edogamhe-endless-summer/#respond Tue, 08 Sep 2020 08:53:49 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=14323 È una delle attrici di punta di Netflix ma, a soli 19 anni, Coco Rebecca Edogamhe è anche un nuovo modello a cui ispirarsi per molte adolescenti. E non solo. Volto fresco, capelli sbarazzini e tante idee chiare: Coco Rebecca Edogamhe è la giovane protagonista di Summertime (qui il trailer), serie Netflix che ha fatto […]

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È una delle attrici di punta di Netflix ma, a soli 19 anni, Coco Rebecca Edogamhe è anche un nuovo modello a cui ispirarsi per molte adolescenti. E non solo.

Volto fresco, capelli sbarazzini e tante idee chiare: Coco Rebecca Edogamhe è la giovane protagonista di Summertime (qui il trailer), serie Netflix che ha fatto impazzire i giovani di tutto il mondo, raccontando i primi batticuori, le delusioni e la vita quotidiana di un gruppo di adolescenti di Cesenatico, sul soleggiato lungomare dell’Emilia-Romagna. Il successo è stato immediato, tanto che la seconda stagione è nel pieno delle riprese, ma Coco mantiene saldamente i piedi per terra, pur essendo diventata in poco tempo un nuovo modello per molte adolescenti e non solo: «Io sono bolognese, mia madre è italiana e mio padre nigeriano: sono molto felice di essere riuscita a portare sullo schermo una realtà multiculturale che spesso non è rappresentata in Italia. Sono cresciuta non avendo una figura di riferimento in televisione o al cinema, non trovavo personaggi che avessero le mie caratteristiche estetiche o le mie origini. Spero che Summer aiuti i ragazzi e le ragazze di origine straniera a trovare qualcuno di più vicino a loro, in cui rivedersi e immedesimarsi».

foto ROBERTA KRASNIG
abiti GUCCI
in collaborazione con OTHER

Come hai iniziato?

Il mondo del cinema mi ha interessato fin da bambina e quando si è presentata l’occasione per un ruolo in Summertime ho deciso di non lasciarmela sfuggire. Avevano organizzato dei provini a Bologna e, anche su consiglio di una mia amica, ho deciso di provare. Dopo un paio di settimane mi hanno ricontattata e ho cominciato a fare diversi provini a Roma… All’inizio non lo dissi quasi a nessuno, soprattutto a scuola, perché non sapevo come sarebbero andate le cose. Poi, un giorno, mia madre mi ha detto che mi avevano scelta, addirittura come protagonista! Se ci ripenso, ancora oggi mi sembra incredibile.

Hai esordito nel ruolo di Summer, protagonista di Summertime: come hai preparato questo personaggio?

In realtà, io e Summer siamo molto simili. Il fatto di dover interpretare una persona non diversa da me da un lato mi ha aiutato, ma dall’altro non è stato sempre facile, perché mi ha costretto ad analizzare me stessa e soprattutto parti del mio carattere che non conoscevo pienamente. Certo, tra noi due ci sono anche delle differenze: al contrario di Summer, io amo l’estate, adoro andare alle feste e passo quasi tutto il mio tempo libero con gli amici. Anche il modo di rapportarsi con la sorella è diverso: io e Alicia, mia sorella sia sullo schermo che nella vita, siamo molto più unite e in sincronia rispetto a Summer e Blue.

Come è stato trovarsi la sorellina più piccola al lavoro?

Molto bello! Io e lei abbiamo un bellissimo rapporto e per me è stata un punto di riferimento in una realtà che era del tutto nuova. A fine giornata ci potevamo confrontare e capire dove migliorare: professionalmente e umanamente è stato molto utile. Comunque, lavorare con tutto il cast è stato fantastico: chi aveva già esperienza mi ha sostenuto moltissimo, aiutandomi a combattere le mie insicurezze. Soprattutto le due settimane di prove che hanno preceduto l’inizio delle riprese sono state fondamentali per me: ho avuto modo di conoscere i miei colleghi e ho capito che tutti condividevamo le stesse emozioni e le stesse paure.

Cosa hai provato a lavorare per la prima volta sul set?

Il primo giorno ero agitatissima, letteralmente nel panico! Non avevo idea di cosa aspettarmi: vedevo tutti che correvano, macchinari ovunque e non capivo bene come dovessi comportarmi. Dopo aver girato la prima scena, però, mi sono sentita soddisfatta e ho capito che dovevo solo lasciarmi andare… Ora non vorrei più smettere di recitare!

Come è cambiata la tua vita dopo questa serie?

Non mi sarei mai aspettata un successo simile! Summertime è arrivata su Netflix durante il lockdown, quindi in un primo momento non ho avuto modo di confrontarmi con l’esterno. Però, grazie ai social, mi sono resa conto che la serie è stata vista e apprezzata. Non ti nego che la mia vita un po’ sia cambiata, perché ho conquistato più notorietà rispetto a prima, ma la mia quotidianità è sempre la stessa: non mi sento diversa e non faccio cose diverse nel mio tempo libero.

Cosa consiglieresti a un aspirante attore che vuole seguire le tue orme?

Non smettere mai di credere nei propri sogni. Bisogna naturalmente mantenere i piedi per terra e non avere troppe aspettative, ma è necessario crederci davvero e provarci con dedizione. Un giovane attore deve tenersi informato su tutto ciò che lo circonda, deve fare provini e cogliere ogni opportunità gli capiti. È anche importantissimo sentirsi a proprio agio con se stessi: è una frase che spesso si dice ma è di vitale importanza, perché quando si sta bene, si trasmettono cose positive anche a chi ti guarda. La professione dell’attore non deve essere concepita come una strada impossibile, ma come una meta che si può raggiungere.

Cosa si prospetta nel tuo futuro?

Al momento sto girando la seconda stagione di Summertime, che uscirà prossimamente su Netflix. Sicuramente la mia intenzione è continuare a recitare: mi piacerebbe studiare e affinare le mie capacità, così da avere delle basi solide. Allo stesso tempo, continuo a coltivare i miei hobby, come la danza e la pittura, e non mi dispiacerebbe riuscire a portarli a un livello superiore. Sono una ragazza molto aperta, quindi non mi precludo nessuna esperienza o possibilità.

E se potessi sognare, invece?

Mi piacerebbe prendere parte a un film ambientato negli anni Settanta, magari interpretando un ruolo femminile forte e di spessore, anche ispirato a una figura realmente esistita. Mi piacciono molto i personaggi interpretati da Viola Davis, un’attrice che trovo molto brava, oltre che un modello a cui ispirarsi. Inoltre, se posso davvero sognare in grande, mi piacerebbe lavorare con Will Smith: credo sia un attore molto sensibile, capace di trasmettere positività. Non mi dispiacerebbe avere qualche consiglio da lui, prima o poi!

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Netflix parla italiano https://www.fabriqueducinema.it/focus/netflix-parla-italiano/ https://www.fabriqueducinema.it/focus/netflix-parla-italiano/#respond Fri, 17 Jul 2020 07:20:50 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=14237 Numeri record nel trimestre aprile-giugno per Netflix, con 10 milioni di nuovi abbonati nel mondo e un fatturato di 6,15 miliardi di dollari, crescita dovuta soprattutto al lockdown nel primo periodo. Torniamo a parlare di e con Netflix a cinque anni dal suo ingresso nel mercato italiano: in questi anni la forza e l’importanza del colosso […]

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Numeri record nel trimestre aprile-giugno per Netflix, con 10 milioni di nuovi abbonati nel mondo e un fatturato di 6,15 miliardi di dollari, crescita dovuta soprattutto al lockdown nel primo periodo. Torniamo a parlare di e con Netflix a cinque anni dal suo ingresso nel mercato italiano: in questi anni la forza e l’importanza del colosso dello streaming è enormemente cresciuta.  

Sono tanti i progetti che legano la piattaforma streaming al nostro paese, anche grazie agli accordi con RAI e Mediaset. Felipe Tewes, direttore delle serie originali che sta per passare il testimone a Tinny Andreatta, ha risposto alle nostre domande. 

Rispetto al 2015, quando abbiamo intervistato Joris Evans riguardo all’approdo di Netflix in Italia, sono passati cinque anni e sono successe tante cose. Ora Netflix è una realtà produttiva a tutti gli effetti anche in Italia, con un largo bacino di utenti. A oggi, quali sono gli obiettivi raggiunti nel nostro Paese e le scommesse ancora da vincere?

Sin dal nostro arrivo, siamo stati accolti con calore ed entusiasmo sia dai consumatori che dalla comunità creativa italiana. L’Italia ha una ricca tradizione cinematografica ed è piena di talenti straordinari e di storie da raccontare: il nostro obiettivo è stato fin da subito quello di lavorare insieme alla comunità creativa italiana e trovare storie uniche e veramente locali che potessero essere amate dal nostro pubblico italiano e internazionale. Show come Suburra e Baby hanno dimostrato che le storie italiane sono apprezzate nel mondo e sono capaci di trovare fan al di là dei confini nazionali. Il nostro intento è quello di continuare a coltivare e rafforzare le nostre relazioni con il pubblico italiano, che è sempre più numeroso, e con l’ecosistema creativo italiano, con cui intendiamo lavorare sempre più a stretto contatto, sviluppando con loro progetti “made in Italy” ambiziosi, prendendo dei rischi creativi, tentando generi nuovi e puntando sia su voci conosciute e affermate ma anche su voci nuove e che non hanno mai avuto la possibilità di farsi sentire. 

Soffermiamoci su prodotti italiani targati Netflix, come Baby e più di recente Curon e Summertime. Puntate su un target di pubblico molto giovane, teenager, è questo il vostro target in Italia

Il nostro pubblico è molto diversificato perché diversificati sono i contenuti che ama guardare. Con i contenuti originali italiani intendiamo creare una varietà di proposte che raccontino storie che possano piacere ed essere amate dal nostro pubblico e nel quale si possano riconoscere. Più show abbiamo, più possiamo allargare la varietà delle storie che raccontiamo. 

La scelta invece di trattare il fantasy con Luna nera non era affatto scontata, dato che per l’Italia si tratta di un genere tradizionalmente molto difficile. Possiamo dunque dire che ciò risponda a una logica di distribuzione internazionale del prodotto, per la quale l’obiettivo principale non è tanto l’Italia ma il mondo?

Il nostro obiettivo generale è quello di portare storie italiane al pubblico italiano e internazionale ‒ tutte le nostre serie originali sono distribuite in 190 paesi ‒. Con Luna nera, la nostra prima intenzione era quella di realizzare qualcosa che potesse risuonare con il pubblico italiano in un modo nuovo, proprio perché il genere di questo serie è qualcosa di mai fatto prima, soprattutto considerando il punto di vista da cui è raccontato. 

Come magazine rivolto in particolare ai giovani filmmaker, a Fabrique piacerebbe avere qualche dettaglio su quali sono i vostri criteri d’accesso e come funziona tecnicamente una produzione Netflix. Innanzitutto, qual è il criterio che vi guida nella scelta dei progetti da produrre? Che tipo di idee state cercando in questo momento? 

Il primo e più importante elemento per noi quando scegliamo i progetti è trovare una visione chiara che nasce da una voce appassionata. Abbracciamo molti tipi di contenuti, e il loro tratto comune è che al centro c’è un creatore o un talento che sono profondamente appassionati della storia che vogliono raccontare e hanno una chiara visione dell’approccio creativo. In questo momento, stiamo espandendo i generi e i tipi di storie che vogliamo raccontare, e questo ci permette anche di continuare a imparare e conoscere meglio le storie italiane il nostro pubblico ama guardare. Lavoriamo inoltre a stretto contatto con il team che segue i film per assicurarci di abbracciare una vasta gamma di progetti che diano vita a una slate complementare e varia nel suo insieme. 

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