riff Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Thu, 25 Nov 2021 09:52:32 +0000 it-IT hourly 1 La santa piccola, un film capace di osare, apre la 20a edizione del Riff https://www.fabriqueducinema.it/festival/la-santa-piccola-un-film-capace-di-osare-apre-la-20a-edizione-del-riff/ Sat, 20 Nov 2021 13:32:08 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=16407 Erotismo, bellezza, sacro e profano: questi gli ingredienti principali de La santa piccola, il film d’apertura della 20a edizione del Riff–Rome Independent Film Festival. L’opera prima di Silvia Brunelli, tratta dall’omonimo romanzo di Vincenzo Restivo, ci porta a Napoli, in un rione soleggiato dove tutti si conoscono. I protagonisti sono Mario (Vincenzo Antonucci) e Lino […]

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Erotismo, bellezza, sacro e profano: questi gli ingredienti principali de La santa piccola, il film d’apertura della 20a edizione del RiffRome Independent Film Festival. L’opera prima di Silvia Brunelli, tratta dall’omonimo romanzo di Vincenzo Restivo, ci porta a Napoli, in un rione soleggiato dove tutti si conoscono. I protagonisti sono Mario (Vincenzo Antonucci) e Lino (Francesco Pellegrino), due amici inseparabili le cui giornate sono intrappolate nella routine. Tutto però è destinato a cambiare quando Annaluce (Sophia Guastaferro) la sorellina di Lino, inizia a fare miracoli diventando la santa protettrice del rione. Per i due ragazzi si apre un mondo nuovo che li porterà a prendere percorsi diversi, fino a mettere in repentaglio la cosa più importante: la loro amicizia.

La santa piccola, vincitore della Biennale College veneziana, è l’opera scelta per aprire la rassegna diretta da Fabrizio Ferrari, che quest’anno presenta 95 opere tra lungometraggi, documentari e corti da Italia, Germania, Polonia, Repubblica Ceca, Spagna, Portogallo, Brasile, Argentina, Cile, Usa, Canada, Burkina Faso, Libano. Tra queste, 21 anteprime mondiali, 9 anteprime europee, 45 anteprime italiane.

Nella conferenza stampa che si è tenuta al rinnovato Cinema Troisi, Silvia Brunelli, accompagnata dalla co-sceneggiatrice Francesca Scanu, ha detto emozionata: «Per me è doppiamente simbolico trovarmi qui, al Cinema Troisi. È la prima proiezione dopo Venezia e avere l’opportunità di debuttare a Roma in questa sala storica è una grande gioia. Io sono trasteverina e questa era la sala dove passavo i pomeriggi con mia nonna a vedere i cartoni animati».

Come nasce l’approccio all’erotismo del film, che invece ultimamente è sempre più è “bandito” dal nostro cinema?

SB: Attraverso il sesso ho voluto raccontare l’arco di trasformazione dei due protagonisti, seguendone l’emotività e lo sviluppo. Ho voluto mostrare integralmente i loro corpi perché volevo mettermi alla prova, sapevo che era il mio primo lungometraggio e se non avessi trovato il coraggio di osare ora non lo avrei più fatto.

Qual è il suo rapporto con Napoli?

SB: Questo film non avrebbe potuto essere ambientato in nessun’altra città perché il folklore, l’umanità e il sentire religioso che lo pervadono sono interamente napoletani. Durante la pandemia avevamo proposto per ragioni di comodità di girare qui a Roma, alla Garbatella, ma ci siamo subito resi conti che la storia non funzionava. Amo Napoli, è una città piena di contrasti e conflitti.

In definitiva, che cosa prova Lino per Mario?

Francesca Scanu: Questa domanda ha messo in crisi anche noi per tutto il processo di scrittura. Raccontiamo un momento di transizione nella vita di questi due ragazzi e pensiamo che non sia fondamentale dare una risposta chiara al fatto se Lino sia o non sia omosessuale. Lino si sta ancora scoprendo o molto più semplicemente vive la sua sessualità in modo più libero e disinibito. Abbiamo lasciato Lino avvolto in questo velo di ambiguità.

SB: Mario è un personaggio che non agisce in termini di direzione e movimento ma solo internamente ed emotivamente. Lino, invece, non si ferma mai, deve colmare le sue difficoltà emotive ed è per questo che forse neanche si accorge che Mario inizia a guardarlo in un altro modo. Lino è contemporaneo perché è estremamente fluido, ricerca solo qualcuno che non lo faccia sentire abbandonato ma amato.

 

 

 

 

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Il documentario non ha più codici https://www.fabriqueducinema.it/magazine/documentario/il-nuovo-documentario-non-ha-piu-codici/ https://www.fabriqueducinema.it/magazine/documentario/il-nuovo-documentario-non-ha-piu-codici/#respond Mon, 25 May 2015 15:43:12 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=1507 Con “L’uomo pietra” ha vinto il premio per il miglior corto italiano al Riff: Luca Scivoletto è uno dei nuovi autori di documentari più apprezzati. Simone Isola lo ha intervistato per noi. Come altri suoi colleghi, Luca ha affiancato alla formazione teorica di tipo universitario una precoce pratica cinematografica e l’impegno nelle associazioni giovanili di categoria. Un […]

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Con “L’uomo pietra” ha vinto il premio per il miglior corto italiano al Riff: Luca Scivoletto è uno dei nuovi autori di documentari più apprezzati. Simone Isola lo ha intervistato per noi.

Come altri suoi colleghi, Luca ha affiancato alla formazione teorica di tipo universitario una precoce pratica cinematografica e l’impegno nelle associazioni giovanili di categoria. Un percorso rivelatore di una grande passione per il “cinema del reale”, non inteso come genere chiuso ma come uno sguardo aperto a una visione del mondo sempre più sfaccettata.

Luca. Ho iniziato al liceo, girando brevi video con amici e compagni di studio. In questi casi gli ambiti artistici e produttivi si fondono perché c’è dietro un’unica passione: l’idea trova piena soddisfazione quando trovi la strada per risolvere i problemi pratici che ne impediscono il compimento. Una formazione che si è intrecciata agli studi universitari di Lettere. Costituire nel 2008 con altri giovani professionisti la società PinUp è stata la diretta evoluzione del mio percorso, lo strumento per confrontarsi direttamente col mercato.

Simone. Considero il tuo A Nord Est uno dei tentativi più riusciti di sviluppare un documentario di tipo antropologico nel nostro paese. Com’è nata l’idea del film, dato che non provieni da quelle zone d’Italia?

Luca. Ho condiviso il progetto con Milo Adami, socio fondatore di PinUp; ci conosciamo da tempo e abbiamo avuto da sempre il pallino per l’indagine antropologica e geografica, specie delle periferie. Milo nel 2007 viveva a Venezia, e sono andato qualche weekend a trovarlo. Spinti dalla curiosità abbiamo colto l’occasione per perlustrare il territorio, quella città diffusa che è l’entroterra veneto, restando scioccati e al tempo stesso affascinati dalle caratteristiche contraddittorie di quei luoghi. Ci siamo subito interrogati su come rappresentarli in un film senza scegliere le strade della denuncia sociale o del documentario d’inchiesta, riflettendo in modo ironico, cercando una forma esteticamente valida. Il film è stato in parte girato durante il lungo lavoro di ricerca, durato un anno e mezzo. È strano a dirsi, ma dopo mesi passati tra i capannoni abbandonati e i centri commerciali della Statale 11 Padana Superiore, è scattato una sorta d’affetto verso quel paesaggio, come quando ci si lega al “cattivo” di un film. Abbiamo guardato al Nord Est con un’ironia non snobistica, con uno sguardo rispettoso, consapevoli della possibilità di riscatto insita anche nelle storture di quel territorio.

Simone. Quale l’iter produttivo del progetto? Avete seguito precisi riferimenti artistici?

Luca. Avevamo alcuni riferimenti fotografici, come gli scatti di Viaggio in Italia di Ghirri, il lavoro poetico di Andrea Zanzotto, i primissimi film di Wenders, ma anche Il passaggio della linea di Pietro Marcello, secondo me un’opera-chiave per il cinema italiano, che ha proposto con forza l’idea del documentario come racconto per immagini, inchiesta visiva e non giornalistica. Non abbiamo ricevuto alcun finanziamento pubblico, statale o locale. A livello produttivo siamo stati sostenuti da PinUp, il cui obiettivo è proprio quello di realizzare prodotti di ogni tipo (spot, video aziendali), per poi reinvestire in progetti artistici indipendenti. Ciò ha permesso di realizzare anche il mio progetto produttivamente più solido, Con quella faccia da straniera. Il viaggio di Maria Occhipinti.

Simone. Cosa ti ha affascinato della figura di Maria Occhipinti?

Luca. Avevo letto i suoi libri, da cui emerge chiaramente una personalità forte, unica. Mi ha colpito la sua intransigenza, la capacità di lotta, l’innato senso di giustizia e di libertà. Per capirlo basta ripercorrere le esperienze di Maria sin dagli anni Quaranta a Ragusa, quando si sdraia sull’asfalto per bloccare camion militari pieni di reclute in partenza per la guerra. Tutta la sua vita è stata all’insegna dell’anticonformismo: ha sfidato i pregiudizi, affrontato il confino e il carcere, decisa poi a crescere da sola sua figlia in giro per il mondo. Il film nasce come un documentario storico-biografico, con l’impiego dei classici strumenti del genere (interviste, repertorio, voce narrante). Avevo una forte esigenza di comunicare in modo chiaro il senso profondo della sua figura, e quindi le scelte di regia sono state improntate a semplicità e chiarezza. Più ti incammini verso precisi territori di genere, e più interessante è percepire come le esperienze non codificate incidano sul tuo lavoro. I generi non sono un limite, esistono proprio perché un autore può ricostruirli e riscriverli. Certo, non è un’impresa semplice, ma è sempre a questo che ho cercato di ricondurre il mio lavoro, sia nel documentario che nella finzione.

Simone. Il “cinema del reale” si configura ormai come un luogo aperto dove le immagini vengono sottoposte a una serie di continue domande.

Luca. Ne L’uomo pietra, un mockumentary che ho appena terminato, ho cercato di fare proprio questo: portare l’esperienza del documentario nei territori più lontani dal documentario stesso. Girare documentari è stata per me quasi una necessità: i miei primi cortometraggi sono stati valorizzati in molti festival, potevo dunque investire subito il mio tempo su un film di finzione. Sentivo però l’esigenza di lavorare su qualcosa di più vasto, ma che non richiedesse necessariamente la presenza della “macchina cinema”. Il documentario è una sfida continua nei confronti della realtà, una sfida che ti obbliga ad acquisire una velocità di adattamento che resta fondamentale quando si torna alla finzione. La dimensione del documentario è più simile a quella del lungometraggio, dove hai bisogno di un quadro più ampio dei limiti e delle risorse a disposizione.

Simone. Puoi anticiparci qualcosa de Il pallone di Achille, il tuo esordio “fiction” in preparazione?

Luca. Durante questi anni di “dedizione” al cinema documentario ho aspettato con calma che prendesse forma il progetto giusto per il mio primo lungometraggio di finzione. Una volta individuata la storia da raccontare, anche grazie al confronto con il mio amico e socio Giorgio J.J. Bartolomucci, è arrivato l’interesse della società di produzione Cinemaundici a sviluppare la sceneggiatura, che ho scritto insieme a Eleonora Cimpanelli e Marta Pallagrosi, e di cui sono contentissimo. Non posso raccontare molto sul film, se non che si tratta di una commedia dai toni e dall’ambientazione piuttosto inusuali, che cerca di rileggere con ironia un episodio oscuro della storia europea recente e dove è in ballo l’incontro/scontro tra identità diverse. È un progetto costruito fin dall’inizio per avere un respiro produttivo internazionale e un pubblico europeo; mi piace sottolinearlo perché sia io che la produttrice Olivia Musini facciamo parte della generazione che per prima si è misurata in modo costante con i propri coetanei europei, e credo che oggi sia necessario proiettarsi in quel contesto artisticamente e produttivamente, cercando non solo un pubblico più largo, ma anche codici espressivi meno stagnanti e più innovativi.

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Al Riff vincono l’Europa dell’est e la provincia italiana https://www.fabriqueducinema.it/festival/dal-mondo-festival/al-riff-vincono-leuropa-dellest-e-la-provincia-italiana/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/dal-mondo-festival/al-riff-vincono-leuropa-dellest-e-la-provincia-italiana/#respond Sat, 16 May 2015 15:14:11 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=1435 Grande successo di pubblico per la 14esima edizione del Rome Independent Film Festival, che ha visto in programmazione, presso il The Space Cinema Moderno ed il Nuovo Cinema Aquila di Roma, più di 120 opere in concorso – tra lungometraggi, cortometraggi e documentari – provenienti da oltre 40 Paesi. I RIFF Awards, il cui valore ammonta a un totale di circa 50.000 […]

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Grande successo di pubblico per la 14esima edizione del Rome Independent Film Festival, che ha visto in programmazione, presso il The Space Cinema Moderno ed il Nuovo Cinema Aquila di Roma, più di 120 opere in concorso – tra lungometraggi, cortometraggi e documentari – provenienti da oltre 40 Paesi.

RIFF Awards, il cui valore ammonta a un totale di circa 50.000 Euro, sono stati assegnati nel corso della serata di premiazione alla presenza, come ospite d’onore, della grande attrice Caroline Goodall (Cliffhanger, Schindler’s List, Nymphomaniac) alle seguenti opere:

 Miglior Lungometraggio Internazionale

 **Ex-aequo:

“Fair Play” di Andrea Sedlackova (Czech Rep/Slovakia/Germany)

“Kebab & Horoscope” di Grzegorz Jaroszuk (Poland)

 Miglior Lungometraggio Italiano:

“La mezza stagione” di Danilo Caputo (Italy/Romania/Greece)

 Premio speciale all’attrice di “The Elevator” Caroline Goodall

Miglior Film Documentario Internazionale:

Vincitore: “The land of many palaces” di Adam Smith & Song Ting (UK/China)

**Menzione speciale a “Return to Homs” di Talal Derki (Syria)

Miglior Film Documentario Italiano:

Vincitore: “Gente dei bagni” diStefania Bona & Francesca Scalisi

**Menzione speciale a “Altamente” di Gianni De Blasi

**Segnalazione per “Il segreto di Otello” di Francesco Ranieri Martinotti, per il racconto divertito di un pezzo della storia del cinema italiano che oggi non c’è più.

Miglior Documentario Corto:

Vincitore: “My dad’s a rocker” di Zuxin Hou (USA / China)

Miglior Cortometraggio Internazionale:

Vincitore: “Invisible spaces” di Dea Kulumbegashvili (Georgia)

**Menzione speciale a “Discipline” diChristophe M. Saber (Switzerland)

Miglior Cortometraggio Italiano:

Vincitore: “L’uomo pietra” di Luca Scivoletto

**Menzione speciale a “Child K” di Roberto De Feo & Vito Palumbo

**Menzione speciale a “Due piedi sinistri” di Isabella Salvetti

Miglior Cortometraggio Studenti

Vincitore: “Paris on the water” di Hadas Ayalon (Israel)

**Menzione speciale a “How I didn’t become a piano player” di Tommaso Pitta (UK)

Miglior Cortometraggio d’Animazione

Vincitore: “The Old Tree” di Farnoosh Abedi (Iran)

I RIFF Awards 2015 sono stati assegnati dalla Giuria Internazionale del Festival, composta da Louis Siciliano musicista e compositore, vincitore nel 2005 del Nastro d’Argento, da Philippe Antonello,fotografo di scena che ha lavorato con i migliori registi italiani come Gabriele Salvatores, Pupi Avati e Nanni Moretti, e internazionali come Mel Gibson, per “The Passion”, e “Wes Anderson”; da Ines Vasiljevic produttrice di molti film tra i quali “La nave dolce”, “La ritirata” e “Con il fiato sospeso”, dall’attrice e produttrice indiana Vishakha Singh, dal documentarista Antonio Pezzuto, dall’attrice giapponese Jun Ichikawa, da Fabio Mancini responsabile dello slot di documentari DOC3 di Raitre e collaboratore alla scrittura del programma Storie Maledette e dal regista Gianfranco Pannone.

Tra i prestigiosi ospiti intervenuti durante la settimana del Festival ricordiamo, tra gli altri, Citto Maselli,Edoardo Leo, Angelo Orlando, Alessandro Haber, Valentina Carnelutti, Nicoletta Romanoff, Marco Bonini, Luca Lionello, Agnese Nano, Carmen Giardina.

Il RIFF, diretto da Fabrizio Ferrari, con il sostegno dell’Assessorato alla Cultura e Turismo di Roma, il contributo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – DGC e il contributo dell’Assessorato alla Cultura e Politiche Giovanili della Regione Lazio, registra ogni anno crescenti apprezzamenti, di pubblico e critica, per la qualità delle opere selezionate.

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Torna il Riff, con più di 100 film https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/torna-il-riff-vocazione-festival/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/torna-il-riff-vocazione-festival/#respond Thu, 23 Apr 2015 16:40:59 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=1314 Saranno l’opera prima di Tommaso Agnese “Mi chiamo Maya” con Valeria Solarino e Carlotta Nobili e il film greco di Syllas Tzoumerkas sulla crisi economica “A Blast” gli opening film della 14esima edizione del Rome Independent Film Festival (RIFF), che avrà luogo dall’ 8 al 14 maggio 2015 nella doppia location del The Space Cinema […]

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Saranno l’opera prima di Tommaso Agnese Mi chiamo Maya” con Valeria Solarino e Carlotta Nobili e il film greco di Syllas Tzoumerkas sulla crisi economicaA Blast” gli opening film della 14esima edizione del Rome Independent Film Festival (RIFF), che avrà luogo dall’ 8 al 14 maggio 2015 nella doppia location del The Space Cinema Moderno di Roma e del Nuovo Cinema Aquila.

Tra le novità di questa edizione, dove saranno protagonisti più di cento tra film e documentari “indipendenti”, con numerose anteprime italiane ed europee, segnaliamo la sezione fuori concorso delle sette opere vincitrici dei Teddy Awards 2014-2015, premio cinematografico internazionale per film con tematiche LGBT, presentato da una giuria indipendente come premio ufficiale del Festival di Berlino (Berlinale). Il Teddy Award è un premio di carattere sociale assegnato a film e persone che trattano temi “queer” per promuovere tolleranza, accettazione, solidarietà e uguaglianza.

Nel corso del Festival, diretto da Fabrizio Ferrari, verrà dato ampio spazio ai lungometraggi italiani. Fra i titoli selezionati segnaliamo, tra gli altri, La mezza stagione di Danilo Caputo, vincitore del premio internazionale “Mattador” come migliore sceneggiatura; Crushed Lives – il sesso dopo i figli di Alessandro Colizzi con, tra gli altri, Walter Leonardi e Nicoletta Romanoff, un film sul sesso prima, durante e dopo i figli; Figli di Maam, sul Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz, per la regia di

Paolo Consorti, con Franco Nero, Luca Lionello e Alessandro Haber, l’opera prima The Elevator di Massimo Coglitore, film italiano interpretato da attori stranieri, tra i quali Caroline Goodall (Emilie Schindler in Schindler’s List) e Burt Young (nomination agli Oscar per Rocky); la commedia poetica italo-spagnola Rocco tiene tu nombre del registra salernitano Angelo Orlando, conosciuto al grande pubblico per aver lavorato con alcuni dei più grandi registi del cinema italiano come Federico Fellini, Massimo Troisi, Mario Monicelli.

Tra i film “fuoriconfine” segnaliamo il candidato della Repubblica Ceca agli Oscar per la sezione miglior film straniero, Fair play della regista ceca Andrea Sedláčková; il francese Cruel di Eric Cherrière, thriller che racconta la storia di un glaciale assassino; il film greco A Blast di Syllas Tzoumerkas incentrato sul personaggio di Maria, donna in fuga da una vita scontata e monotona in una Grecia schiacciata dal peso della crisi; Kebab and Horoscope primo lungometraggio del regista e sceneggiatore polacco Grzegorz Jaroszuk; Luna di Dave McKean, celebre illustratore di graphic novels e concept artist per diversi film come Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, che ha inoltre prodotto l’immagine lanciata dalla Sony PlayStation e lavorato per film come Blade, Alien Resurrection e Sleepy Hollow.

Nella ricca selezione dei documentari 2015, un’interessante novità è l’apertura di una sezione dedicata ai ‘documentari brevi’, che affianca le consuete sezioni dei doc italiani e stranieri, accogliendo opere come Haiyan Aftermath, di Lorenzo Moscia, un reportage sull’uragano Haiyan, che ha colpito le Filippine nel 2013, Socotra: The Hidden Land, di Carles Cardelús, sulla remota isola di Socotra e The Bookshop, di David Gordon e Anna Byrne, su un singolare negozio inglese di libri usati. Nella sezione internazionale, primo piano sull’attualità con, fra gli altri, Born in Gaza, di Hernán Zin, storie di bambini cresciuti a Gaza, e Return To Homs, del siriano Talal Derki, storia di due giovani attivisti pacifisti che decidono di impugnare le armi contro il regime di Assad; anche nella sezione italiana si parla di Siria con Young Syrian Lenses, di Ruben Lagattolla e Filippo Biagianti, su alcuni ragazzi che lavorano nei network informativi ad Aleppo, ma anche di discriminazione, con Non so perché ti odio: tentata indagine sull’omofobia ed i suoi motivi, di Filippo Soldi, analisi sulle possibili cause dell’omofobia, e di dispersione scolastica nel Sud Italia, con Quando non suona la campana, di Lorenzo Giroffi. Spazio anche ad arte e spettacolo, con Burlesque. Storia di donne, di Lorenza Fruci, Il fattore umano, di Matteo Alemanno e Francesco Rossi, un profilo biografico del grande fotografo Tano D’Amico, Il segreto di Otello, di Francesco Ranieri Martinotti, sull’antica trattoria romana di Otello, punto d’incontro di artisti come Pasolini, Fellini, Antonioni, Visconti, Scola e Monicelli.

Luca Argentero, Eugenia Costantini, Alessandro Haber, Gianfelice Imparato, Sandra Milo, Elisabetta Pellini, Edoardo Sala, Andrea Simonetti e Alberto Rubini, padre del noto regista Sergio saranno alcuni degli attori protagonisti dei 20 cortometraggi italiani in concorso al Riff, con un particolare e affettuoso saluto a Monica Scattini, scomparsa prematuramente lo scorso febbraio, che con Love Sharing segna il suo esordio alla regia.

La giuria internazionale sarà composta da Louis Siciliano musicista e compositore, vincitore nel 2005 del Nastro d’Argento, da Philippe Antonello, fotografo di scena che ha lavorato con i migliori registi italiani come Gabriele Salvatores, Pupi Avati e Nanni Moretti, e internazionali come Mel Gibson, per The Passion, e Wes Anderson; da Ines Vasiljevic produttrice di molti film tra i quali La nave dolce, La ritirata e Con il fiato sospeso, dall’attrice indiana Vishakha Singh, dal documentarista Antonio Pezzuto, dall’attrice giapponese Jun Ichikawa, da Fabio Mancini responsabile dello slot di documentari DOC3 di Raitre e collaboratore alla scrittura del programma Storie Maledette e dal regista Gianfranco Pannone.

Al termine del Festival saranno assegnati i RIFF Awards per un valore di oltre 50.000 euro.

Roma, 8 – 15 maggio 2015

The Space Cinema Moderno 
Nuovo Cinema Aquila

www.riff.it 

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Premio Fabrique du Cinéma al Riff https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/premio-fabrique-du-cinema-al-riff/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/premio-fabrique-du-cinema-al-riff/#respond Wed, 08 May 2013 18:13:53 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=479 Fabrique, da tempo partner del Riff, ha istituito un Premio al Soggetto della Miglior Sceneggiatura per lungometraggio e/o cortometraggio. Vincitore dell’edizione 2013 Massimo De Angelis con “L’invito”, la cui sinossi è pubblicata sul numero 2 del magazine. www.riff.it

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Fabrique, da tempo partner del Riff, ha istituito un Premio al Soggetto della Miglior Sceneggiatura per lungometraggio e/o cortometraggio. Vincitore dell’edizione 2013 Massimo De Angelis con “L’invito”, la cui sinossi è pubblicata sul numero 2 del magazine.

www.riff.it

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