Pixar Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Wed, 01 Sep 2021 13:51:46 +0000 it-IT hourly 1 Saverio Raimondo: con “Luca” inizio una nuova carriera al cinema https://www.fabriqueducinema.it/cinema/interviste/saverio-raimondo/ Wed, 16 Jun 2021 14:50:25 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=15690 Il 18 giugno arriva sulla piattaforma Disney+ Luca, il nuovo film Pixar con cui Saverio Raimondo arriva invece al cinema. Dopo la satira, la televisione, la radio e dopo Netflix, il comico presta infatti la voce a Ercole Visconti, il cattivo della prima storia ambientata in Italia della celebre casa d’animazione. Inoltre il 22 giugno […]

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Il 18 giugno arriva sulla piattaforma Disney+ Luca, il nuovo film Pixar con cui Saverio Raimondo arriva invece al cinema. Dopo la satira, la televisione, la radio e dopo Netflix, il comico presta infatti la voce a Ercole Visconti, il cattivo della prima storia ambientata in Italia della celebre casa d’animazione. Inoltre il 22 giugno Saverio Raimondo riceverà  il Premio Cinema e Parole all’11esima edizione del Figari Film Fest, kermesse tradizionalmente dedicata ai corti cinematografici e al mercato audiovisivo, in programma a Olbia dal 19 al 24 giugno.

«Luca racconta un’estate di crescita, esattamente ciò che è stata per me l’estate scorsa da un punto di vista professionale» afferma Raimondo parlando della sua esperienza, un’esperienza che ben presto alimenterà i suoi spettacoli di stand-up comedy, ma che nel frattempo ha raccontato in quest’intervista.

Il 18 giugno esce Luca, al quale hai partecipato prestando la voce a Ercole Visconti, il cattivo della storia. Come sei stato coinvolto nel progetto?

Sono stato contattato direttamente dalla Disney Pixar, un anno fa circa, nell’agosto del 2020. Volevano farmi un provino proprio per Ercole Visconti, il personaggio che alla fine ho interpretato. Questo perché il regista, Enrico Casarosa, dopo avermi sentito ne Il satiro parlante, il mio spettacolo di stand-up comedy su Netflix, ha pensato potessi essere la voce giusta per lui. E si è rivelato essere così.

Parlami del tuo personaggio.

Ercole Visconti è il bullo del paese. Un prevaricatore, ma anche un cialtrone in verità, sicuramente molto vanitoso. È un cattivo, ma come molti cattivi è anche divertente, perché è ridicolo. Per certi aspetti mi ha ricordato il Geometra Calboni, l’antagonista di Fantozzi, e infatti è una reference che ho condiviso con Casarosa. Date le somiglianze che avevo riscontrato tra i due mi sono anche un po’ ispirato a lui per dare la voce a Ercole Visconti.  

Nonostante tu abbia già lavorato esclusivamente con la voce in radio, l’esperienza del doppiaggio è ben diversa. Come l’hai affrontata?

Con grande curiosità, proprio perché era la prima volta per me. Tra l’altro è stata una duplice esperienza, perché ho dovuto doppiarmi sia in italiano che dare la voce al personaggio nella versione originale. E se mentre mi doppiavo in italiano avevo davanti agli occhi il film, quando ho recitato nell’originale invece, il film ancora non c’era. Questo perché prima arriva la voce e poi le immagini, infatti le animazioni vengono fatte a posteriori, proprio sulla voce. Ho quindi dovuto tirare fuori il personaggio da dentro. In questo ovviamente le indicazioni del regista sono state necessarie per potermi muovere al buio.

Questa è la tua prima esperienza con il cinema. Vorresti continuare in quest’ambito?

Io sono sempre stato un cinefilo, infatti mi iscrissi al DAMS proprio perché il mio interesse per lo spettacolo era prevalentemente cinematografico, tanto che sono laureato in Analisi del film. Poi il talento comico ha preso il sopravvento e già a diciotto anni ho cominciato a lavorare in televisione. Alla fine mi sono concentrato sulla comicità e sulle possibilità televisive, radiofoniche, live. Ma adesso è arrivato il momento di approfondire quelle cinematografiche. Luca è la mia prima esperienza ma non sarà l’unica: ho preso parte ad altri progetti che presto vedranno la luce. Mi piacerebbe continuare sia per la mia antica passione, ma anche perché il mio personaggio comico è cresciuto e vorrei esplorarlo anche dal punto di vista cinematografico.

Saverio Raimondo doppiatore in Luca
Saverio Raimondo è la voce del cattivo in “Luca”, Ercole Visconti.

Tu ti occupi principalmente di satira politica. Secondo te a che punto è il genere in Italia?

Sicuramente prima della pandemia si era affacciata finalmente in Italia una scena comica nuova, una vera e propria new wave, che aveva nella stand-up comedy il suo sbocco principale. La pandemia è stata poi una botta d’arresto per molti, senz’altro per lo spettacolo dal vivo. Ritengo però che attualmente la satira in Italia non stia né molto meglio né molto peggio che in altri paesi. Credo sia evidente a tutti che la satira politica non basti a fare critica alla società, perché molti degli aspetti sociali sono extra politici. La satira dunque dovrebbe esercitarsi su altri aspetti, però in Italia si è abituati a fare battute sui politici e meno su altro. Ma anche noi stiamo cominciando ad accorgerci che dell’altro c’è e ci stiamo attrezzando.

La Disney è stata più volte al centro di polemiche legate al politically correct, argomento che riguarda spesso anche l’ambito della comedy e in particolar modo proprio la satira, dietro la quale a volte ci si nasconde. Qual è la tua posizione in merito?

Innanzitutto penso che ormai il politicamente corretto non riguardi più solo i film o la satira, ma davvero qualunque aspetto della vita. Questo rischia di trasformarlo in qualcosa di banale però, perché quando riconsideri tutto non riconsideri nulla in realtà. La satira certo non deve essere una foglia di fico dietro la quale nascondere qualunque eccesso, perché anche se prevede l’eccesso, lo fa quando è motivato da un uso artistico ed espressivo. L’eccesso insomma non dovrebbe essere usato come giustificazione. È il motivo per il quale ho sempre ritenuto che le battute online, ad esempio su Twitter, non possano essere considerate satira. Perché qualunque battuta, a maggior ragione quella satirica, ha bisogno di un contesto che le dia un senso. Dunque una battuta su internet, dove il contesto non esiste, non potrà mai essere una battuta satirica.

A breve riprenderai a calcare i palchi con i tuoi spettacoli. Questo è un buon momento per la stand-up comedy in Italia. A cosa pensi sia dovuto?

Penso che sia dovuto principalmente al fatto che da molto tempo mancava, dal punto di vista comico, una novità. I comici erano uguali tra loro e facevano cose vecchie, mentre nel frattempo c’era un pubblico più giovane che grazie a internet cominciava ad avere riferimenti anche internazionali. La stand-up si è trovata quindi a dover andare incontro a un nuovo gusto, se vuoi anche un po’ più interessato alla sfera personale. D’altronde la stand-up comedy fa ironia sulle persone a cominciare dal comico stesso, è un genere egocentrico e narcisista, perché il comico mettendosi alla berlina si mette in mostra. E anche se rischia di essere una comicità un po’ ombelicale a volte, quando il comico attraverso sé riesce a raccontare gli altri, ecco che fa il salto e diventa grande intrattenimento.

La stand-up comedy ha giocato un ruolo importante nel tuo arrivo al cinema, dal momento che sei stato contattato dopo Il satiro parlante. Invece quanto pensi che il lavoro fatto per il film influenzerà i tuoi futuri spettacoli?

Io sono abituato ad elaborare le mie esperienze e a raccontarle durante i miei spettacoli: quando mi sono esibito in Arabia Saudita poi ne ho tratto un pezzo, la mia esibizione per il Papa è diventata a sua volta materiale per i miei spettacoli, lo stesso è successo quando mi sono esibito a Porta a porta e ho incontrato Bruno Vespa. Quindi sono certo che negli spettacoli che porterò in giro quest’estate comincerò a raccontare la mia esperienza con la Pixar, ovviamente privilegiando gli aspetti più buffi a discapito della parte gratificante, che però debbo ammettere è stata quella predominante.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Riprenderò a collaborare con Caterpillar su Radio 2. Massimo Cirri si prende una meritata vacanza estiva e lo sostituirò al fianco di Sara Zambotti. Poi in autunno vedrà la luce un mio podcast. È un progetto al quale lavoro da un anno, una cosa nuova sia per me, sia all’interno del panorama podcast. Non anticipo molto, ma credo che sarà piuttosto divertente da ascoltare…

 

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“Mila”: una bambina contro la guerra https://www.fabriqueducinema.it/magazine/visual-effects/mila-bambina-la-guerra/ https://www.fabriqueducinema.it/magazine/visual-effects/mila-bambina-la-guerra/#respond Tue, 03 Oct 2017 07:13:11 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=9424 Chiudete gli occhi: immaginate di essere un bambino. Immaginate di vivere la guerra attraverso gli occhi di qualcuno che non comprende davvero quello che sta accadendo, qualcuno che – se possibile – è ancora più in balia degli eventi di un adulto. Qualcuno in grado di adattarsi a tutte le situazioni, pur terrorizzato. Ecco, Cinzia […]

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Chiudete gli occhi: immaginate di essere un bambino. Immaginate di vivere la guerra attraverso gli occhi di qualcuno che non comprende davvero quello che sta accadendo, qualcuno che – se possibile – è ancora più in balia degli eventi di un adulto. Qualcuno in grado di adattarsi a tutte le situazioni, pur terrorizzato.

Ecco, Cinzia Angelini ha fatto esattamente questo: ripescando memorie e ricordi di famiglia, ha provato a costruire una storia che vada oltre principesse e favole romantiche. Mila, il cortometraggio che prende il nome dalla sua protagonista, racconta la storia di una bambina del 1943, durante il bombardamento che ha flagellato Trento nella Seconda Guerra Mondiale. Per farlo, ha scelto un mezzo non convenzionale: l’animazione.

Cinzia ci racconta di aver sempre amato l’animazione; è cresciuta con gli anime e se dovesse farsi un tatuaggio sarebbe Jeeg Robot. L’animazione giapponese è quella di fruizione quotidiana, spesso, quando si è piccoli – chi non ricorda i pomeriggi dopo pranzo passati ad aspettare i cartoni? – e il passo dagli anime ai lungometraggi del Sol Levante è breve. Miyazaki è l’idolo indiscusso di molti appassionati, non esclusa Cinzia, che tuttavia ha sempre guardato anche alla Disney per la tecnica ineccepibile. Il suo percorso di formazione è nato proprio grazie a questa passione e alla sua bravura nel disegno: grafica di giorno, scuola di animazione di sera. Erano gli anni ’90, il ruggente Rinascimento Disney, e l’animazione era in grande fermento. Cinzia ha subito capito, tuttavia, che l’Italia le stava troppo stretta e che il desiderio di lavorare a lungometraggi era troppo forte per non seguirlo.

E così ha fatto: da Londra in Amblimation, confluito poi nella DreamWorks di Spielberg, Katzenberg e Geffen, a imparare da James Baxter; da Balto al Principe d’Egitto, passando per El Dorado, Spirit, Sinbad. La storia di Cinzia segue i personaggi dei suoi schizzi e la sua voglia di migliorarsi sempre. Quando nel 1995 la Pixar fece uscire Toy Story, l’industria dell’animazione cambiò per sempre: ogni studio si è rivolto alla computer graphics e ha iniziato a formare i propri animatori tradizionali alla realizzazione in 3D. Cinzia si è voluta sperimentare anche in questo campo, prima di passare a Sony (per Spiderman 2 nel reparto visual effects e Open Season) e a Disney, in cui ha cambiato nuovamente: dai disegni al reparto “storie”, dalla matita all’immaginazione. Nel 2006, la Disney ha acquistato la Pixar di Lasseter, che ha iniziato immediatamente a dettar legge e ristrutturare l’ambiente. Workshop, corsi d’animazione, tutto ciò che poteva servire per migliorarsi ancora.

Ed è proprio qua che nasce l’idea di Mila, che da subito ha catturato l’attenzione di molti: in una settimana, Cinzia aveva già raccolto cento volontari disposti e volenterosi di rendere Mila una realtà. Col passare del tempo, il team ha raggiunto quota 350 volontari e 35 paesi per animare 12 minuti di film in CGI e 2minuti di end credits in grafica 2D. Un risultato strabiliante per un progetto d’animazione, che si è aiutato anche con una fruttuosa fundraising su Indiegogo.


Ma perché trattare proprio un argomento “scomodo” come la Guerra? «Ho voluto parlare dell’esperienza d’infanzia di mia madre, che mi ha raccontato che durante i bombardamenti le capitava di bloccarsi, completamente. Sono sempre stata molto sensibile all’argomento, anche quando è scoppiata la guerra nella ex Jugoslavia. Mi era rimasta l’idea di come si sente un bambino che non ha mai assistito a qualcosa di simile. E l’idea di parlarne è piaciuta a tutti». Cinzia, con Mila, ha voluto mettere in pratica una delle sue convinzioni: è possibile avvicinare le diversità culturali attraverso la magia dell’animazione.

Attualmente, Mila è più o meno al 70% dell’animazione; il prossimo passo sarà la vetrina del View Conference (Torino, dal 23 al 27 ottobre 2017), in cui verrà mostrata una prima sequenza del cortometraggio ad apertura della conferenza. Il desiderio di Cinzia è di far conoscere il suo progetto a quanta più gente possibile, così da poter anche sensibilizzare la gente al problema dei bambini nelle guerre e, perché no, trasformare la storia di Mila in qualcos’altro. Co-produttori sono Pixel Cartoons e Ibiscus Media in associazione con Unicef Italia, che sostiene il progetto. Anche Trentino Film Commission e Fondazione Cassa Rurale di Trento hanno dato il loro sostegno e View Conference, diventata recentemente sponsor, organizzerà una cena di raccolta fondi durante i giorni del festival. Il team di Mila è sempre alla ricerca di qualcuno che creda in questa storia. Del resto, come dice Cinzia, «se fosse un film con un altro soggetto, non avrebbe mosso mezzo mondo. Penso che gli artisti siano persone sensibili e spesso sono in grossi studi a lavorare a film bellissimi; quando arrivano a casa, tendono a voler dedicare il loro tempo a qualcosa che abbia significati più profondi. Credo che molte volte siano più avanti rispetto ai producer, che tendono a dare al pubblico quello che vogliono. Fare troppo business sulle storie li fa soffrire».

Tenete d’occhio sia Mila sia Cinzia Angelini, che è piena di progetti: oltre ai workshop che terrà a View Conference, sarà il 25 novembre a Trento e il 3 febbraio in Colorado per due TEDx. Ci svela inoltre che sta presentando un suo film ambientato a Venezia in vari studi e che Film Roman le ha chiesto di scrivere una storia su Malala con il sostegno del Malala Fund, dato che il fondatore Phil Roman ha visto il trailer di Mila e l’ha adorato. «Volevano una regista donna».

Insomma, non vediamo l’ora di vedere il lavoro di Cinzia e di tutto il team dietro Mila, che comprende anche la Haydn Orchestra di Bolzano, che a novembre registrerà pro bono la colonna sonora del cortometraggio. Non c’è che dire, la storia di Mila ha colpito davvero tutti. Noi compresi.

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Maratona Oscar #Preview 4: I corti https://www.fabriqueducinema.it/festival/dal-mondo-festival/maratona-oscar-preview-4-i-corti/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/dal-mondo-festival/maratona-oscar-preview-4-i-corti/#respond Fri, 26 Feb 2016 15:14:50 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=2795 Negli Stati Uniti, forse più che da noi, i cortometraggi sono una fucina di nuovi talenti che ogni tanto riescono ad approdare anche agli Oscar. Uno degli esempi più eclatanti è quello di Luxo Jr., la lampada della Pixar protagonista di un cortometraggio del 1986 diretto da quello che sarebbe diventato il guru John Lasseter. […]

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Negli Stati Uniti, forse più che da noi, i cortometraggi sono una fucina di nuovi talenti che ogni tanto riescono ad approdare anche agli Oscar. Uno degli esempi più eclatanti è quello di Luxo Jr., la lampada della Pixar protagonista di un cortometraggio del 1986 diretto da quello che sarebbe diventato il guru John Lasseter. Steve Jobs aveva appena comprato la società dalla Lucas Film e il corto fu un modo per dimostrare al mondo di cosa poteva essere capace. Divenne il primo cortometraggio di animazione in 3D a ricevere una nomination, il resto della storia lo conosciamo bene.

Tra i nomi noti che negli anni hanno vinto questo riconoscimento ci sono l’attore e regista Jeff Goldblum (Il grande freddo, Jurassic Park, La mosca), lo sceneggiatore danese Anders Thomas Jensen (autore poi del lungo Le mele di Adamo) e andando un po’ più indietro nel tempo il francese Jacques Cousteau. Restando nell’animazione, invece, diversi sono anche gli italiani che sono saliti sul tappeto rosso entrando dalla porta “corta”, per così dire, come Bruno Bozzetto (nel 1991 con Cavallette), o Emanuele Luzzati (nel 1974 con Pulcinella). Questa categoria non prevede infatti limiti di lingua o nazionalità, ma richiede la vincita di un certo di numero di premi in festival internazionali riconosciuti o una vera e propria uscita al cinema nell’area di Los Angeles.

Quest’anno nella categoria dei migliori corti live action abbiamo innanzitutto una coproduzione tra Francia, Germania e Palestina intitolata Ave Maria, che vede una famiglia di israeliani costretti a chiedere aiuto a un gruppo di suore cattoliche quando la loro macchina li lascia a piedi nella West Bank. Scenari di guerra anche in Shok, film kosovaro sul conflitto degli anni ’90, e in Day One, con un’interprete dell’esercito americano a cui durante il primo giorno di lavoro viene affidato il figlio di un costruttore di bombe nemico. Infine Everthing Will Be Alright del tedesco Patrick Vollrath e l’irlandese Stutterer di Benjamin Cleary.

Tra i corti di animazione troviamo invece il film in computer grafica Bear Story di Gabriel Osorio, prima nomination in questa categoria per il Cile che, insieme a Il bambino che scoprì il mondo, è un attestato della crescente importanza dell’America Latina in questo settore. La Pixar ritorna dopo qualche anno di assenza dai corti con Sanjay’s Super Team, il breve film distribuito nelle sale insieme a Il viaggio di ArlCosmoso, mentre molto favorito sembra essere World Of Tomorrow di Don Hertzfeldt, già Gran Premio della giuria al Sundance. Prologue è l’opera del veterano Richard Williams, mentre il russo We Can’t Live Without Cosmos ha dalla sua il Premio della giuria al festival di Annecy.

Per il corto documentario intanto è interessante notare come due dei titoli candidati siano già disponibili su Netflix mentre gli altri tre saranno trasmessi dall’emittente HBO, il che dimostra un’attenzione verso il genere, anche in forma breve, che non trova uguali in Italia.

Cominciamo parlando di Body Team 12, i cui produttori esecutivi sono niente meno che l’attrice Olivia Wilde e il co-fondatore di Microsoft, Paul Allen. Il documentario è incentrato sull’epidemia di Ebola in Liberia, in particolare sulle squadre incaricate di raccogliere i corpi e si distingue non solo per il coraggio dei protagonisti ma anche di quello della troupe nell’esporsi a un possibile contatto con la malattia.

Chau, Beyond The Lines è il racconto delle conseguenze dell’Agente Arancio, il defoliante usato dalle truppe americane nella guerra del Vietnam, che tuttora oggi causa gravissime malformazioni nella popolazione locale e nei bambini, a volte trattati come attrazioni turistiche per le loro deformità. È stato girato nell’arco di otto anni dagli americani Courtney Marsh and Jerry Franck.

Ancora Vietnam in Last Day Of Freedom, che narra l’ultimo giorno di vita di un reduce della guerra nel Sud Est asiatico, resosi colpevole dell’omicidio di un’anziana mentre era ancora in preda al trauma post-bellico. In realtà si tratta di un ibrido che usa l’animazione per gestire meglio la drammaticità del racconto, lasciato alle parole del fratello del condannato; la regia è di Dee Hibbert-Jones e Nomi Talisman.

A Girl In The River: The Price Of Forgiveness diretto da Sharmeen Obaid-Chinoy, tratta della violenza domestica sulle donne in Pakistan, mentre come chiaro dal titolo Claude Lanzmann: Spectres Of Shoah ripercorre la tragedia dell’Olocausto ma attraverso la lente del cinema. O più di preciso la lente di Lanzmann, che al tema dedicò un’opera della durata di 10 ore.

Miglior cortometraggio

Ave Maria

Day One

Everything Will Be OK

Shok

Stutterer

Miglior cortometraggio d’animazione

Bear Story

Prologue

Sanjay’s Super Team

We Can’t Live without Cosmos

World of Tomorrow

 Miglior corto documentario

Body Team 12

Chan, beyond the Lines

Claude Lanzmann: Spectres of the Shoah

A Girl in the River: The Price of Forgiveness

Last Day of Freedom

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“Cerchiamo sempre di fare qualcosa che non si sia visto prima” https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/cerchiamo-sempre-di-fare-qualcosa-che-non-si-sia-visto-prima/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/cerchiamo-sempre-di-fare-qualcosa-che-non-si-sia-visto-prima/#respond Sun, 18 Oct 2015 15:10:49 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=2081 Kelsey Mann ha svelato i segreti della prossima animazione targata Pixar, mostrando, ancora una volta, la capacità di questo team da Oscar di mettersi continuamente in gioco. “Cosa sarebbe accaduto se..?” Questa è la domanda da cui parte sempre il lavoro di ricerca del team Pixar per dare il via ad una nuova avventura animata. A svelarcelo […]

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Kelsey Mann ha svelato i segreti della prossima animazione targata Pixar, mostrando, ancora una volta, la capacità di questo team da Oscar di mettersi continuamente in gioco.

“Cosa sarebbe accaduto se..?” Questa è la domanda da cui parte sempre il lavoro di ricerca del team Pixar per dare il via ad una nuova avventura animata. A svelarcelo è Kelsey Mann, story supervisor già coinvolto in altri lungometraggi come Toy Story 3 – La grande fuga, arrivato alla Festa di Roma per presentare le prime immagini della nuova animazione Il viaggio di Arlo, che sarà in sala dal 25 novembre.

Trenta minuti, in tutto, grazie ai quali viene dissolto qualsiasi timore su un eventuale confronto con il tanto, e giustamente, acclamato Inside Out. Il prossimo lungometraggio firmato dalla Pixar, non dovrebbe pagare in nessun modo lo scotto del successo indiscusso del suo predecessore, visto che, seguendo le direttive artistiche dell’azienda, sposta l’attenzione su uno stile e una narrazione completamente diversa. “Ogni volta che affrontiamo un nuovo progetto cerchiamo sempre di fare qualche cosa che non si sia visto prima – spiega Mann – in questo caso tutto ha preso forma da un interrogativo. Cosa sarebbe successo se, invece di essere estinti da un asteroide, i dinosauri avessero continuato a vivere tanto da formare una società civile? Partiti da questo presupposto, abbiamo percorso tutte le strade narrative possibili, anche le più ardite. Abbiamo perfino creato delle scene in cui queste creature enormi guidavano delle macchine. Alla fine, però, ci sono sembrate eccessive e non le abbiamo inserite”.

La vera novità di questo film, la cui gestazione è durata cinque anni e ha visto un cambio al timone con il regista Peter Sohn, è nascosta nel cuore della vicenda e nella natura dei suoi protagonisti. Pur riproponendo il classico viaggio di iniziazione e crescita di un giovane personaggio accompagnato dal suo cucciolo, prova a cambiare le carte in tavola con un inaspettato scambio di ruoli.  A vestire, infatti, i panni del protagonista adolescente lontano da casa è proprio un dinosauro erbivoro, affiancato da un cane, ossia un piccolo umano selvaggio. Il tutto inserito nella polverosa e monumentale ambientazione del cinema di frontiera.

Ma quali sono state le sfide maggiori ? “Fin dall’inizio volevamo fare un film con pochissimi dialoghi. Solitamente, quando si crea un prodotto per famiglie si cede alla tentazione di riempirlo di parole inutili e di troppi personaggi. Noi, invece, volevamo che fosse più quieto. Questo, però, aumenta notevolmente le difficoltà in scrittura perché non hai nulla dietro cui nasconderti. L’unica cosa da fare, in questo caso, è cercare la verità per rendere il tutto condivisibile e credibile concentrandosi sulla natura dei personaggi”. E per ottenere questo effetto il team Pixar conosce un metodo infallibile. “Bisogna uscire e sperimentare le emozioni – conclude Mann – ad esempio. Sentirci microscopici di fronte all’immensità di una montagna e condividere i nostri timori”.

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