Paolo Perinelli Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Thu, 11 May 2017 17:08:52 +0000 it-IT hourly 1 “Senza Distanza” a New York: il cinema italiano col fuso orario https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/senza-distanza-a-new-york-il-cinema-italiano-col-fuso-orario/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/senza-distanza-a-new-york-il-cinema-italiano-col-fuso-orario/#respond Tue, 24 May 2016 06:43:02 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=3204 New York mi ha fatto amare il cinema, e il cinema mi ha fatto amare New York: la città che più ha contribuito a formare il mio immaginario cinematografico è diventata, rendendomi felicissimo, il luogo che ha ospitato l’anteprima mondiale del mio primo lungometraggio, Senza distanza. Il film racconta di un bed & breakfast in […]

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New York mi ha fatto amare il cinema, e il cinema mi ha fatto amare New York: la città che più ha contribuito a formare il mio immaginario cinematografico è diventata, rendendomi felicissimo, il luogo che ha ospitato l’anteprima mondiale del mio primo lungometraggio, Senza distanza.

Il film racconta di un bed & breakfast in cui si pratica un corso preparatorio per relazioni a distanza. Due coppie (Marco Cassini/Lucrezia Guidone, Giovanni Anzaldo/Giulia Rupi) formate da individui che non riescono ad accettare l’idea di separarsi e vivere da soli in punti distanti nel mondo, si ritrovano in questo strano luogo dove devono mettersi alla prova, proprio perché tra di loro legati da una fortissima dipendenza affettiva, che è quanto di meno sano ci sia per una relazione. La situazione, poi, si complicherà ulteriormente a causa dei gestori del b&b (Elena Arvigo e Paolo Perinelli).

Per ora non svelo altro, però voglio precisare che il titolo inglese che ho dato al film è Time Zone Inn, cioè “la locanda del fuso orario”, ed è in un certo senso ironico che la sua prima proiezione assoluta sia avvenuta proprio in un luogo in cui si vive sei ore in anticipo rispetto al Paese dove il film è stato concepito, l’Italia. Senza distanza è stato infatti proiettato durante la settima edizione del New York City Independent Film Festival, che si tiene nel cuore di Manhattan, a due passi da Broadway.
Ho vissuto intensamente l’esperienza del festival, l’atmosfera di scambio culturale che si respirava, la partecipazione attiva del pubblico e degli addetti ai lavori, arrivati da tutto il mondo. Si è ricreata, all’interno di quell’ambiente, la stessa situazione metaforica del mio film, in cui ogni camera del b&b rappresenta una stanza del mondo.

Autori di ogni nazionalità hanno avuto modo di dialogare e scambiare tra di loro pareri e modi di pensare. Il festival è riuscito a creare un senso di comunità tra i filmmaker, e questo è importantissimo, perché il pericolo più grande per un autore indipendente, nell’attuale mondo artistico, è quello di restare isolato, di convincersi di essere l’unico folle ad aver rischiato e a essere estraneo rispetto a un mondo produttivo più grande, più consueto o più giusto. Questa è un’idea profondamente sbagliata. Non ha senso, e credo che non l’abbia mai avuto, che il cinema indipendente debba essere ghettizzato, in quanto sta diventando esso stesso la cinematografia “ufficiale” del futuro. Le nuove storie sono tutte qui, in questo mondo parallelo, dei festival di cinema – indipendente e non – di tutto il mondo ed è assurdo che scorrano di fianco all’universo produttivo dei grandi budget, anzi, bisognerebbe mescolarle insieme alle realtà più solide delle varie major. Dico questo perché sono convinto che l’attenzione durante la visione di un film dovrebbe essere indirizzata non verso la sua impalcatura produttiva ma nei confronti della storia che è narrata. Ci interessa? Ci racconta qualcosa sulla vita? È ben girata?

Ci sono gemme nascoste in tutto il mondo, piccoli gioielli indipendenti sparsi per il globo nei circuiti festivalieri. L’occhio dei distributori dovrebbe rivolgersi con più attenzione a queste realtà e scoprirebbe delle storie spesso e volentieri più sincere e originali di quelle che provengono dell’industria cinematografica dominante. E il dato di fatto più inconfutabile è che ormai un film girato con 20mila euro, uno girato con 2003-timessquare0 e uno girato con 2 milioni non sono più distinguibili – se ben girati, ovviamente – né dal punto di vista tecnico né da quello delle performance attoriali. L’evolversi dell’ormai nota tecnologia digitale e la spontanea passione dei cineasti indipendenti fanno sì che si creino dei prodotti di altissima qualità.

Ho assistito personalmente, durante il festival, alla prova effettiva di quello che ho appena detto. Ho visto dei film eccellenti, spesso scritti, diretti e prodotti, come nel mio caso dagli stessi registi, che ho avuto la grande fortuna di conoscere. Voglio ricordare tra i tanti, l’emozionante documentario Waiting di Cristian Piazza (regista italiano che da sedici anni vive nella Grande Mela), storia di tre italiani a New York che lottano per la loro felicità. O il cortometraggio La Tumba di Maru Morón Iglesias, regista venezuelana che ha raccontato co
n struggente sincerità le violenze nelle prigioni del suo Paese. E voglio ricordare anche l’appassionante mediometraggio documentario Antonio, lindo Antonio di Ana Maria Gomes, racconto della ricerca di un uomo, emigrato in Brasile, che da cinquant’anni non torna più nella sua terra natale, il Portogallo.

Guardando questi film mi sono emozionato e non ho pensato, applicando un’etichetta, “questi sono prodotti indipendenti”. No. Ho pensato che fossero dei buoni film, punto. Ed è lo stesso pensiero che mi è stato ri
volto da più persone tra il pubblico dopo che Senza distanza è stato proiettato, persone che hanno espresso amore per l’opera e curiosità riguardo alle tematiche affrontate, sorprendendosi, a posteriori, del fatto che si trattasse di un’opera prima.

Quando sono uscito dalla sala, dopo la proiezione, mi sono trovato tra i grattacieli di Midtown, a pochi metri dai più importanti teatri del mondo, e ho riflettuto su quanto il cinema ancora una volta si fosse dimostrato universale, nel riuscire a parlare la nostra lingua e al contempo le altre lì presenti, volando oltre l’oceano Atlantico. E poi ho rivolto un ultimo pensiero al mio Paese, l’Italia, sempre un po’ sorniona e distratta, a volte cinematograficamente tendente ad arrotolarsi su se stessa. E ho immaginato un giorno in cui i vari fusi orari del cinema possano incontrarsi tutti insieme, senza pregiudizi produttivi, accomunati solo dall’immortale passione per il racconto.

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Fabrique per la prima volta a teatro con “Il professionista” https://www.fabriqueducinema.it/magazine/teatro/fabrique-per-la-prima-volta-a-teatro-con-il-professionista/ https://www.fabriqueducinema.it/magazine/teatro/fabrique-per-la-prima-volta-a-teatro-con-il-professionista/#respond Mon, 09 May 2016 14:09:04 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=3096 L’1 giugno Fabrique presenta il suo primo spettacolo teatrale al Teatro Sala Umberto: “Il professionista”, scritto e diretto da Tommaso Agnese, una dark-comedy che fonde cinema, televisione e teatro creando un mix vincente tra giovani emergenti e figure di grande esperienza. Tra gli interpreti, il protagonista Maurizio Tesei, visto di recente in Lo chiamavano Jeeg […]

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L’1 giugno Fabrique presenta il suo primo spettacolo teatrale al Teatro Sala Umberto: Il professionista”, scritto e diretto da Tommaso Agnese, una dark-comedy che fonde cinema, televisione e teatro creando un mix vincente tra giovani emergenti e figure di grande esperienza.

Tra gli interpreti, il protagonista Maurizio Tesei, visto di recente in Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti, al suo fianco Marco Rossetti, protagonista di Squadra Mobile e la cantante e attrice Mimosa Campironi, conosciuta a teatro per il Romeo e Giulietta di Gigi Proietti e per il film Pecore in Erba di Alberto Caviglia.

Accanto a loro dei grandissimi nomi di teatro, cinema e TV come Luigi Di Fiore, che in televisione abbiamo visto da poco in 1992 e in Baciato dal sole, e che in teatro ha lavorato fra gli altri con Vittorio Gassman, Giorgio Strehler, Anna Strasberg. E poi Antonino Iuorio, che ha recitato con alcuni fra i più grandi registi cinematografici e teatrali da Fellini, Alberto Sordi, Marco Risi, Steno, Lucchetti, Veronesi, Terry Gilliam a Ronconi, Martone e Malosti. Senza dimenticare Paolo Perinelli, attore teatrale e cinematografico di grande esperienza e Nicolas Paccaloni giovane talento emergente.

L’autore del testo, Tommaso Agnese, regista e sceneggiatore di cinema e tv, ha portato in scena con successo lo spettacolo teatrale SDC-Soldi, Denaro, Contanti nel 2014 e tutti gli spettacoli degli eventi del primo anno di vita di Fabrique du Cinéma, mentre nel cinema ha da poco esordito con la sua opera prima Mi chiamo Maya, prodotta da MagdaFilm e RAI Cinema.

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LA STORIA

Aron è un sicario di professione, freddo e spietato, che lavora per una famiglia mafiosa. In crisi profonda per il proprio lavoro, si rifugia spesso nell’alcol. Una sera in un locale incontra la giovane cantante Juliet, di cui s’innamora perdutamente. Il loro sembra essere un amore travolgente che sradica le fragilità di Aron, portandolo a pensare alla possibilità di un futuro lontano dalla violenza. Quando inspiegabilmente Juliet scompare dalla sua vita, lasciandogli solamente una lettera di addio, Aron decide di riprendere la pistola e ricominciare la sua professione, non senza dubbi e grandi difficoltà. Proprio nel bel mezzo di una missione dall’esito fallimentare, pieno d’incertezze e preoccupazioni, incontrerà nuovamente Juliet, ma ormai nulla sarà più come prima.

1 GIUGNO 2016 

Teatro SALA UMBERTO – Via della Mercede, 50, Roma

PROGRAMMA DELLA SERATA

 Ore 19.00: INAUGURAZIONE MOSTRE FOTOGRAFICHE: “INTERAZIONI” di Giulia Gensini e “LA FAME DI ALICE” di Valeria Trasatti 

Dalle 21.00: SPETTACOLO TEATRALE “IL PROFESSIONISTA”

Ore 22.30: DJ SET con DJ Rico

 

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