Paolo Genovese Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Fri, 14 Apr 2017 09:55:37 +0000 it-IT hourly 1 Tutti i talent(i) di Cortinametraggio https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/tutti-i-talenti-di-cortinametraggio/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/tutti-i-talenti-di-cortinametraggio/#respond Mon, 27 Mar 2017 17:13:07 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=4388 Ambiente Vip, atmosfera casual a Cortina, dove sabato 25 marzo si è concluso il festival diretto da Maddalena Mayneri L’arrivo a Cortinametraggio è stato scioccante. Colpa delle impegnative curve di montagna, che davano un senso alle parole dell’autista: “Cortina non sarebbe altrettanto bella, se fosse facilmente raggiungibile”. E infatti una volta arrivati, l’impressione è di […]

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Ambiente Vip, atmosfera casual a Cortina, dove sabato 25 marzo si è concluso il festival diretto da Maddalena Mayneri

L’arrivo a Cortinametraggio è stato scioccante. Colpa delle impegnative curve di montagna, che davano un senso alle parole dell’autista: “Cortina non sarebbe altrettanto bella, se fosse facilmente raggiungibile”. E infatti una volta arrivati, l’impressione è di essere atterrati su un altro pianeta. Non a caso, allora, il nuovo slogan di Cortinametraggio, scelto online, è stato “inCORTI ravvicinati del terzo tipo”. L’Hotel Savoia, cinque stelle ai piedi del paese, quartier generale di Cortinametraggio, potrebbe incutere soggezione per colpa della sua aria vip. Così come i negozi del paese, appositamente nati per far fronte a una clientela esclusiva. Eppure, dopo le prime diffidenze – o dovremo dire pregiudizi? – l’atmosfera che si respira è più che mai casual. Questa è la forza di Cortinametraggio, un festival che accoglie allo stesso modo i talent (senza i) del cinema italiano e i talenti (con la i) emergenti.

Quest’anno Cortinametraggio ha compiuto vent’anni e dimostra di essere entrato nella sua maturità. La sezione principale Corticomedy, curata da Vincenzo Scuccimarra, ha presentato 15 cortometraggi italiani diretti da registi emergenti, espressione di vari generi e tipologia produttiva (dalla sperimentazione alle grandi troupe). La sezione Videoclip, presente per la prima volta, curata da Cosimo Alemà ha selezionato venti “cortometraggi musicali” italiani. La sezione Webserie con tre proposte di visione, per poi concludere con gli Eventi Speciali che hanno ospitato corti, film a episodi e opere legati al mondo del cortometraggio.

Tra un pranzo, una partita di curling, un vernissage e una tavola rotonda, fino alle proiezioni serali al Cinema Eden, la missione di Cortinametraggio è apparsa chiara. È la condivisione, in cui talent e talenti possono confrontarsi e crescere insieme. In sala, ospiti come Paolo Genovese e Maria Grazia Cucinotta o giurati come Alessandro Preziosi e Gabriella Pession, guardano cortometraggi e videoclip in concorso, condividendo con i giovani autori le proprie impressioni a tavola. Mentre Tea Falco, Claudia Potenza, Michela Andreozzi, Chiara Mastalli e Luigi Lo Cascio concedono interviste, accanto al capannello dei giornalisti è possibile vedere ragazzi intenti a montare e realizzare video per il web o per il loro profilo social.

Max Vado e Michela Andreozzi

Un vero luogo di incontro, quindi, che fa proprio di questa atmosfera casual, in un luogo vip, la sua forza. Una forza che ha offerto a talent e talenti la possibilità di incontrare produttori. Una forza che ha concluso la sua settimana con la presenza di Lino Banfi e Eleonora Giorgi (premiati dal Sindacato Critici SNCCI con il Nastro d’Argento) che hanno raccontato aneddoti della stagione degli anni ’70 e ’80. Una forza che dal 20 al 26 marzo ha snocciolato cortometraggi, videoclip e webserie che guardano al futuro.

Un futuro che, permetteteci il momento autoreferenziale, stiamo studiando e precedendo anche noi di Fabrique du Cinéma, che di Cortinametraggio siamo media partner. In qualità di carta stampata del nuovo cinema italiano, sono i talenti in concorso a interessarci di più, e evidentemente abbiamo fatto bene il nostro lavoro. Il vincitore della sezione Corticomedy, infatti, è stato Buffet di Santa De Santis e Alessandro D’Ambrosio, di cui avevamo già parlato sulle nostre pagine, così come il vincitore della migliore webserie  Unisex di Francesca Marino.

Paolo Genovese

E già che ci siamo, ci fa piacere segnalare il lavoro svolto da Giovanni Battista Origo per La notte del professore (vincitore per la miglior regia, miglior attore a Riccardo De Filippis e premio del pubblico), la ricerca visiva e musicale di Luca Lepone per Amira (miglior colonna sonora e premio giuria junior), l’anima noir di Marcello Di Noto in Pazzo & Bella (menzione speciale e miglior attrice a Valeria Scalera), la sliding comedy di Francesco Giuseppe Fasano con Scotoma (premio Luxury) e la famiglia raccontata da Alessandro Sampaoli in Al posto suo (migliori dialoghi e premio RAI Cinema Channel).

Gabriella Pession

Davvero notevoli i videoclip scelti da Cosimo Alemà, che ha saputo creare una perfetta panoramica di stili e scuole di pensiero sulla messa in scena della musica italiana. Affascinante il lavoro fatto a Petra (Giordania) da Martina Pastore per Wily Wily di Ghali (menzione speciale), il bianco e nero colorato creato da Edoardo Carlo Bolli per il video Fuck Tomorrow di Rkomy aka The Night Skinny (miglior videoclip premio Hausbrandt), la spontaneità di Daniele Magliulo per Elefanti di Gomma (miglior videoclip premio Augustus Color).

Ma oltre ai premiati c’è di più e sono davvero tanti i talent che terremo d’occhio e continueremo a seguire. Registi ma anche attori, come Maria Roveran (premiata come talento emergente) che abbiamo beccato a farsi i selfie con Fabrique, perché dispiaciuta di non essere alla nostra festa a Roma. E alla fine di una settimana piena di mondanità e talento, nottate a cantare con Joe Victor, Calcutta e Tommaso Paradiso (TheGiornalisti) siamo tornati a casa stanchi e felici. Con un unico rimpianto. Perché di quello che ci aspettavamo, abbiamo trovato tutto… mancava solo la neve. Ma siamo certi che l’anno prossimo Maddalena Mayneri ci farà trovare anche quella. Ne è capace.

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“Perfetti sconosciuti”: metti, una sera a cena https://www.fabriqueducinema.it/cinema/recensioni/perfetti-sconosciuti-metti-una-sera-a-cena/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/recensioni/perfetti-sconosciuti-metti-una-sera-a-cena/#respond Tue, 16 Feb 2016 08:33:29 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=2700 I film ambientati in una sola location sono perfetti per tirar fuori dai personaggi le sfumature caratteriali meno prevedibili. Sono sufficienti una cena e un gruppo di personalità differenti e ben definite che nel lasso di tempo limitato di una serata entrano in conflitto a causa dello spazio ristretto in cui si trovano e di […]

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I film ambientati in una sola location sono perfetti per tirar fuori dai personaggi le sfumature caratteriali meno prevedibili. Sono sufficienti una cena e un gruppo di personalità differenti e ben definite che nel lasso di tempo limitato di una serata entrano in conflitto a causa dello spazio ristretto in cui si trovano e di un pretesto come, in questo caso, un gioco basato sulla sincerità: tutti decidono di mostrare, infatti, da un certo momento in poi, il contenuto dei propri telefoni cellulari. Chiamate, messaggi, email. Quel che è privato viene svelato. Non ci sono più segreti, e il film così ci mostra senza freni e senza timidezza per la sua intera durata ogni possibile conseguenza derivante dalla sospensione della sfera privata.

La forza di Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese sta nell’utilizzare al meglio il potere del cinema di rendere parlato il pensiero per mezzo di una sceneggiatura che non si vergogna di scavare a fondo. La nascita di vari equivoci provoca difatti reazioni che mostrano i lati oscuri dei caratteri, la polvere celata sotto il tappeto della coscienza. Una volta frantumato l’involucro del comune buon senso, l’immondizia accantonata è pronta a incendiarsi attraverso dialoghi feroci e intelligentemente scritti, pronunciati da attori a loro agio proprio perché liberi di incattivirsi laddove necessario. È la scrittura, ancor prima della regia, che quindi aiuta un cast ben assortito come questo (con le vette raggiunte dal trio Giallini – Mastandrea – Battiston) a scaldarsi e dominare la scena.


Nel frattempo, fuori dalla casa in cui i commensali litigano, è in corso un’eclissi lunare, metafora di una minaccia incombente così come il passaggio di una cometa lo era nell’indipendente Coherence (altro caso di film su una cena che prende una piega imprevedibile), o l’imminente impatto del pianeta Melancholia nell’omonima e più nota opera di Von Trier. Sembra che certi film ambientati soprattutto in interni, nel momento in cui si aprono all’esterno, abbiano bisogno di guardare a qualcosa di incredibilmente distante eppure angosciante come l’universo per raffigurare paure inconsce. E nel nostro caso il lato oscuro della luna sta a rappresentare il più grande terrore, il più grande tabù, che è quasi sempre lo stesso nel cinema e nell’arte in generale: il tradimento. La paura che il vincolo dell’esclusività possa rompersi, per via di quel delitto che risiede nel desiderare qualcun altro al di fuori del sistema-coppia.

Quest’angoscia la avvertiamo anche noi spettatori, che ci riconosciamo nei brevi e intensi scambi di sguardi tra i protagonisti, colti dai numerosi cambi di inquadratura con cui Genovese interviene registicamente, anche se è pur vero che qualche stacco in meno ci avrebbe fatto godere maggiormente della contemporaneità delle risposte emotive di ciascun personaggio. Il regista tuttavia preferisce la sottolineatura, con singoli (primi) piani d’ascolto che per fortuna non sfociano mai nella didascalia.
Anche la musica ha il compito di sottilineare, ma se fosse stata completamente assente non ne avremmo sentito più di tanto la mancanza, così come non ne sentiamo in altri film di “tavolate” come Il fascino discreto della borghesia, per citare un esempio eccellente.

Va detto però che c’è il preciso intento da parte di Genovese di movimentare dall’interno l’impostazione teatrale della narrazione mediante gli strumenti resi disponibili dal cinema come, oltre al commento musicale e al montaggio, alcune lievissime ma frequenti carrellate presenti in situazioni in cui non sarebbe stato un problema lasciare la macchina da presa fissa su un treppiedi. Al di là di questo, in ogni modo, il risultato è efficace, pungente e l’amaro che lascia in bocca ci ricorda quello assaggiato su vecchie terrazze scoliane.

E chissà se è un caso che il film si chiuda con la visione di un palazzo in Piazzale delle Belle Arti che appariva proprio in quel film del 1980, che portava via con sé tutta la vecchia commedia all’italiana, la quale però a quanto pare continua a pulsare, pronta a esplodere con buoni risultati come è successo stavolta, nel cuore di ogni italiano, di ogni perfetto sconosciuto.

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