ORFANI Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Wed, 10 May 2017 08:04:11 +0000 it-IT hourly 1 Roberto Recchioni, il cavaliere oscuro https://www.fabriqueducinema.it/magazine/arts/roberto-recchioni-il-cavaliere-oscuro/ https://www.fabriqueducinema.it/magazine/arts/roberto-recchioni-il-cavaliere-oscuro/#respond Thu, 02 Jul 2015 14:09:26 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=1672 Roberto Recchioni è un autore, sceneggiatore, fumettista e oggi una sorta di produttore che scova altri artisti, gli scava dentro l’anima creativa e tira fuori quanto di più bello possano dire. Lui forse non se n’è accorto, ma insieme a Leo Ortolani, Gipi e Zerocalcare, è uno dei quattro giganti del fumetto attuale. Nella sede […]

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Roberto Recchioni è un autore, sceneggiatore, fumettista e oggi una sorta di produttore che scova altri artisti, gli scava dentro l’anima creativa e tira fuori quanto di più bello possano dire.

Lui forse non se n’è accorto, ma insieme a Leo Ortolani, Gipi e Zerocalcare, è uno dei quattro giganti del fumetto attuale.

Nella sede di Uno Studio in Rosso, il luogo che ha creato insieme ad altri sette sceneggiatori e fumettisti, Roberto ha la sua postazione al centro della sala e, al fianco della sua statuetta di The Dark Knight, a cui chiede spesso consiglio, controlla le sorti dello studio ma anche del futuro del fumetto italiano.

È un cavaliere a sua volta perché sta contribuendo ad arginare l’erosione di cultura in Italia. L’edicola e le librerie hanno vissuto un periodo di crisi profonda. La rivoluzione che sta vivendo il fumetto però sta arrestando questa crisi e la nuova generazione di fumettisti sta costringendo a suon di vendite le librerie ad aprire un reparto comics.

Recchioni è uno degli artefici di questo cambio di rotta. Emblematico quello che è successo da quando è diventato il responsabile editoriale di Dylan Dog, l’indagatore dell’incubo creato da Tiziano Sclavi. È il secondo fumetto più venduto in Italia, ma nel momento in cui gli è stato chiesto di diventarne il curatore soffriva di una forte emorragia di lettori che andava arrestata.

Roberto: Tiziano ha fatto il mio nome, io ci ho pensato molto perché la mole di lavoro e la responsabilità erano enormi, bisognava prendersi grossi rischi e fare scelte complicate. Ma sapevo di essere la persona giusta, perché non ho nessuno spirito di sopravvivenza. Se mi affidi una sfida rischiosa tendo ad accettarla perché non temo il fallimento, il fallimento ci può stare.

È stato un lavoro molto faticoso in cui Recchioni ha dovuto innanzitutto, il primo anno, gestire e recuperare una serie di storie che erano già in magazzino. Mentre la seconda fase è stata molto ambiziosa, perché la sfida era rilanciare il personaggio agli occhi di lettori affezionati ma sempre in diminuzione. La sua capacità di rimanere fedele pur cambiando tutto è stato il segreto.

R: I suoi primi successori hanno tentato di codificarlo, ma l’hanno fermato nel tempo. Ora, per me Dylan non è un personaggio fermo, tradire Dylan non è dargli un cellulare, semmai mettere il personaggio in una condizione di non azione. Quindi riportare Dylan in uno stato sempre mutevole per me è nel pieno rispetto del personaggio. Il lettore nostalgico, che dire… la nostalgia non si può vincere del tutto.

In realtà la battaglia è stata vinta. Oggi la perdita dei lettori è stata arrestata e la Bonelli sta iniziando ad acquistarne di nuovi.

Tra i segreti anche quello di portare nelle storie la più stretta attualità. Così come Roberto fece da sceneggiatore per l’albo Mater Morbi, uscito nel gennaio 2010 ma scritto nel pieno caso Englaro.

R: Tiziano guardava la realtà e la raccontava attraverso i suoi occhi e la veicolava attraverso Dylan Dog. È quello che ho chiesto di fare a tutti gli sceneggiatori. Non tutti i mesi ci riusciremo, qualche volta ci sarà la storia di alleggerimento, però lo scopo è quello. Scrivere storie che risultino significative, se no è niente.

Recchioni è onnipresente. Lui dice spesso che il fumetto, la letteratura e il cinema sono tre linguaggi ben distinti ma dietro c’è sempre la stessa cosa, scrivere. E lui scrive. Stanno arrivando tre romanzi per la Mondadori, il primo in uscita a ottobre. È in pre-produzione il primo lungometraggio di cui è autore. La sua serie Orfani, di cui sta preparando la quarta stagione oltre alle edizioni deluxe per la Bao Publishing, è pronta per diventare una serie tv. Praticamente ogni mese esce una novità a fumetti con la sua firma, da Battaglia ai prossimi I maestri dell’orrore, o come l’ultima nata The 4 Hoods, la prima serie per ragazzi della Sergio Bonelli Editore.

R: Il bello della scrittura è che la declini e la trovi dietro ogni forma di espressione. Il mio ambito è il fumetto e rimarrò sempre nei fumetti. Poi mi permetto esperienze in altri media, l’importante è pensare che questi linguaggi si parlino. Se domani Orfani diventerà una serie televisiva è perché è stata pensata per avere anche un tipo di sfruttamento in quel senso.

P: Hai la percezione di come il mondo ti osservi?

R: Di solito mi insultano… Mi piacerebbe essere ricordato in una maniera rilevante. Non riesco a pensare ad altro se non che il gesto che faccio deve essere significativo. Deve “riverberare”. Il dinamismo è il cardine del mio stato d’essere. Combattere le critiche è semplice, basta continuare a seppellirle di fatti.

Forse chi guarderà a questo periodo tra decenni si accorgerà che si è trattato di uno dei momenti di svolta nella cultura italiana. Roberto Recchioni ha già segnato il nostro tempo. Ha spazzato via il terrore di vivere in una stagione culturale vuota e lo ha fatto insieme alla generazione degli autori che oggi parla e soprattutto scrive costantemente, ricordando che dietro a quei “pupazzi” ci sono esseri umani.

P: Il tuo primo ricordo legato al fumetto?

R: Molti ricordi, ma uno in particolare riguarda Topolino: quando l’ho visto per la prima volta ho chiesto a mia madre come facevano a farlo e lei mi rispose “con gli stampini”. Ecco, mi sono detto subito, da grande voglio fare gli stampini.

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Mauro Uzzeo: un esploratore al centro del racconto https://www.fabriqueducinema.it/magazine/arts/mauro-uzzeo-un-esploratore-al-centro-del-racconto/ https://www.fabriqueducinema.it/magazine/arts/mauro-uzzeo-un-esploratore-al-centro-del-racconto/#respond Tue, 10 Mar 2015 15:40:37 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=1076 Normalmente s’inizia a scrivere piccoli racconti per poi passare a storie più articolate. Da un’idea per uno spot si giunge a un concept per un videoclip. Un fatto per strada che un giorno ti colpisce diventa un articolo, ma poi pensi a come girare una serie di documentari. Si parte da un cortometraggio pensando di […]

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Normalmente s’inizia a scrivere piccoli racconti per poi passare a storie più articolate. Da un’idea per uno spot si giunge a un concept per un videoclip. Un fatto per strada che un giorno ti colpisce diventa un articolo, ma poi pensi a come girare una serie di documentari. Si parte da un cortometraggio pensando di raggiungere un film. Mauro Uzzeo scrive tutto.

Lui è l’evoluzione del vecchio narratore nei villaggi che sedeva accanto al fuoco e raccontava viaggi, storie realmente accadute o inventate. Poteva impiegarci una manciata di minuti o tutta la notte. Raccontare, ecco. Uzzeo è un esploratore della narrativa e a seconda della storia che gli si presenta trova il giusto linguaggio: «Chi vuole raccontare deve per forza variare e differenziare la sua proposta di scrittura, deve imparare tutti i mestieri che ruotano intorno all’idea di racconto».  Un giorno sei corto, un altro sei spot, sei videoclip o sei fumetto, un giorno sei lungometraggio. Certo devi esserne capace, e Mauro lo dimostra a ogni lavoro.

Ritornando alla figura del narratore accanto al fuoco, la necessità di chi racconta è di avere un pubblico che ti ascolta. Il pubblico è vario e varia deve essere la scrittura. Chi raccontava storie, prima, aveva solo la voce per interpretare i personaggi, per incutere paura, timore, gioia. Oggi gli strumenti sono tanti, si può lavorare con attori, disegnatori, grafici. Anche il pubblico è cambiato, ma è sempre disposto a prestare attenzione a una storia, che sia un videogioco, un film o un fumetto.

Mauro scrive sin da piccolissimo, da ragazzino portava le prime storie a fumetto dal giornalaio vicino a casa e con un accordo degno dei più geniali distributori, riusciva a vendere quei pezzi unici a millelire. La svolta è avvenuta seguendo un corso di sceneggiatura tenuto da Lorenzo Bartoli: un workshop in una fumetteria, frequentato tra gli altri anche da Roberto Recchioni. Tre ore a settimana per capire cosa c’è dietro i fumetti. Bartoli donava il segreto di come si scrive un fumetto, come si costruisce, la scansione delle vignette, il glossario, la didascalia, la descrizione dell’inquadratura, il linguaggio. Gli strumenti di viaggio per un narratore pronto a tutto. Nelle sceneggiature dei fumetti si fa quello che nel cinema fanno lo sceneggiatore, il regista, il location manager, lo scenografo, il casting director.

Da allora ha pubblicato di tutto, dall’horror alle storie romantiche, ai supereroi, al porno: «Per un periodo ho scritto su “Blu”, un periodico erotico, ma avevo 17 anni e non potevo comprare la rivista su cui scrivevo. Assurdo!». Per la Sergio Bonelli Editore ora scrive su Dylan Dog e sta preparando una serie di volumi speciali, autoconclusivi, dal titolo Le storie.

La sua ricerca narrativa è in continua evoluzione: all’inizio i racconti erano di completa evasione, ora invece i personaggi sono espressione dei suoi interrogativi e vivono le sue stesse difficoltà. Nel numero di Dylan Dog che sta preparando si domanda ad esempio quanto il concetto di verità in epoca social stia perdendo di significato e come rispondere al fenomeno delle bufale su un mezzo come internet, nato come controinformazione: «Oggi mi preme spiegare quanto sia contraddittorio cercare un unico punto di vista per raccontare le cose».

Di Orfani, la serie creata da Roberto Recchioni ed Emiliano Mammucari per la Bonelli, è uscita la seconda stagione. Un fumetto nuovo per l’Italia, una saga strutturata come una serie tv. Mauro è stato letteralmente arruolato da Recchioni per intervenire nella seconda stagione. La prima era riconducibile alla fantascienza del tipo fanteria dello spazio. Le caratteristiche di Uzzeo, scrittore del suo tempo, lo legano con naturalezza più al secondo progetto, dove le atmosfere raccontano un viaggio disperato in un mondo condannato e senza scampo. Il personaggio di Ringo s’incontra con un uomo che ha aperto un campo medico in una zona di battaglia e accoglie persone di entrambe gli schieramenti: «Tutta la storia è una riflessione sul compromesso, fino a dove ci si può spingere per non perdere la tua dignità o la tua umanità. Quest’uomo rimane anonimo ma è la trasposizione di Gino Strada, fondatore di Emergency».

Mauro è passato anche per l’animazione. Ha lavorato, tra le tante cose, per gli spot della CocaCola, dell’acqua Lete, per i video dei Tiromancino, dei Subsonica, di Jovanotti. Ha collaborato alle Winx e ai I gladiatori di Roma per la Rainbow di Iginio Straffi. Continua a scrivere di tutto, sono pronte una serie di sceneggiature per il cinema e per i cartoni, tra cui il progetto Bum Bum di Maurizio Forestieri.

«Non sceglierò mai una forma sola di racconto, tra dieci anni voglio ancora raccontare, qualsiasi forma prenderà la scrittura. Scrivere è prima di tutto un’esplorazione all’interno del mezzo in cui mi sto esprimendo e di me stesso».

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