Non mi uccidere Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Fri, 15 Jul 2022 10:29:07 +0000 it-IT hourly 1 Rocco Fasano: sento la rivoluzione sulla pelle https://www.fabriqueducinema.it/magazine/cover/rocco-fasano-sento-la-rivoluzione-sulla-pelle/ https://www.fabriqueducinema.it/magazine/cover/rocco-fasano-sento-la-rivoluzione-sulla-pelle/#respond Thu, 14 Apr 2022 19:21:33 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=17071 Strano a dirsi, ma chi esordisce oggi ha almeno tre vantaggi: ruoli, piattaforme e social. Uno chiama l’altro, e sono tutti figli della stessa epoca: quella in cui può finalmente esistere un personaggio teen omosessuale e bipolare come Niccolò Fares (Skam Italia). Se quel ruolo e quell’interpretazione, poi, fanno anche innamorare il pubblico, e se […]

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Strano a dirsi, ma chi esordisce oggi ha almeno tre vantaggi: ruoli, piattaforme e social. Uno chiama l’altro, e sono tutti figli della stessa epoca: quella in cui può finalmente esistere un personaggio teen omosessuale e bipolare come Niccolò Fares (Skam Italia). Se quel ruolo e quell’interpretazione, poi, fanno anche innamorare il pubblico, e se hai davvero talento, allora la cassa di risonanza è enorme: in un attimo hai oltre 200mila followers che si aspettano qualcosa da te, come artista e come essere umano. Rocco Fasano, 29 anni, è il frutto di quest’epoca. Esponente di una mascolinità onesta e di una generazione che affida al cinema e alla serialità il potere del futuro: è a lui che Fabrique du Cinéma dedica la copertina del nuovo numero.

«Sappi che sono davvero emozionato, perché Fabrique lo conosco da almeno sette anni, ai tempi in cui iniziavo a muovermi in questo lavoro. Molti amici mi hanno introdotto a questa rivista e sono cresciuto avendola sempre presente, come riferimento di un magazine con una forte spinta indipendente e con lo sguardo rivolto alle novità di questo Paese. Quindi ora mi state dicendo che mi annoverate tra i nuovi volti dello spettacolo italiano?».

Ebbene sì, e a me sembra quasi ovvia la tua presenza qui. Secondo te quand’è che si crea un nuovo volto nell’immaginario collettivo, e cosa ti ha portato ad esserlo?

Me lo sono chiesto, e molto è da attribuire a Skam Italia. È stato uno spartiacque e non solo per me. Siamo riusciti a fare una serie nuova con un linguaggio nuovo, che affrontasse tematiche attuali parlando onestamente ai giovani e dei giovani. Skam Italia è nato come un esperimento sociale, fortemente e orgogliosamente europeo, inizialmente fondato solo sul passaparola.

Basta guardare le ultime edizioni di Sanremo per capire che un nuovo volto si posiziona laddove al pubblico manca un elemento di identificazione e c’è un vuoto da riempire. Rocco-persona e Niccolò-personaggio che vuoti hanno colmato?

Mi azzardo a fare un’ipotesi: forse le mie performance rientrano in un filone di scelte che appartengono un po’ allo stesso mondo. Nel caso di Niccolò è stata una delle prime rappresentazioni a rifiutare la mascolinità tossica. Ma parliamo sempre di personaggi maschili pronti a non insabbiare, nascondere e demonizzare la propria vulnerabilità. Quelli sono fardelli culturali che ci portiamo dietro dal secolo scorso. Ecco, un personaggio come Niccolò riconosce la propria fragilità, la studia e ne trae forza. E io, da performer, ho fatto lo stesso processo su di me. Ci credi che è stata una gioia?

Ci credo sì. Non a caso i giovani si identificano molto in te: merito del tuo attivismo, dell’aspetto un po’ androgino, dei ruoli?
Non ne ho una percezione chiara, ma so che vorrei essere una figura propositiva che non ha paura di esprimersi né a livello artistico né come essere umano. Per me questo mestiere è una fede da prendere di pancia. Questa è la generazione del turning point, parliamo di realtà che loro vivono tutti i giorni. Penso subito a Euphoria, che per me è l’esempio di serie tv perfetta. Si rivolge ai giovani in maniera accattivante e brillante, con proprietà di linguaggio e cognizione di causa. Ma nel nostro paese mancava qualcosa del genere.

Borderline e omosessuale in Skam, in Non mi uccidere (su Netflix) porti in scena una metafora “supernatural” della manipolazione maschile e dell’annichilimento giovanile. E sei un attivista antifascista in Hotel Portofino su Sky, in mezzo a un cast internazionale. La senti giusto un po’ di responsabilità?

Eh… [ride]. È vero quello che dici su Non mi uccidere, lì incarno un esempio negativo: è una favola nera che si concentra sull’affrancamento della figura femminile da una serie di figure nocive. Per molti versi il film mostra la liberazione di donne che non accettano di farsi sottomettere. Gli uomini che orbitano attorno sono presenze-zavorre che provano a manipolarle. In qualche modo le tematiche sono sempre quelle, no?

Siete stati la prima generazione di attori a doversi confrontare anche con i social. Senti la responsabilità di sfruttarli per il bene del progetto?
Bella domanda, anche perché oggi non c’è un libro delle regole. Credo sia imprescindibile, da lì passa la promozione del progetto ma anche un approccio culturale. Il paradigma sociale è cambiato: come lo ignori un fatto del genere? Se diventi un personaggio devi per forza barcamenarti. Non mi dispiace avere un dialogo con chi mi segue, lasciare una traccia virtuale del mio percorso. Rimango prudente, però: mi spaventa l’idea che si finisca ad aver paura di rivolgere la parola a un ragazzo o a una ragazza.

Siete tanti, siete amici tra voi, uniti ma in rappresentanza di identità diverse. Stai attraversando una piccola rivoluzione?

Io devo dire, senza esagerare, che sulla pelle un po’ la sento questa rivoluzione. Sono anni turbolenti, ma possiamo fare la differenza. Con i media e come singoli. Se ci esprimiamo davvero e se facciamo tutto quello che vogliamo fare, senza paura, noi possiamo realizzare un cambiamento anche con l’intrattenimento.

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Fotografa Roberta Krasnig, Assistenti Sonia Pagavino, Elisa Mallamaci; Stylist Stefania Sciortino, Assistente Giulia Laface; Capelli Adriano Cocciarelli@Harumi; Makeup Ilaria Di Lauro; Abiti: Diesel, Gucci; Prodotti per capelli: Body e Sun Schwarzkopf Professional; Location: Studio 21 – Roma

 

 

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Warner Bros. Italia, Pier Paolo Luciani executive director ci racconta tutte le novità https://www.fabriqueducinema.it/focus/warner-italia/ Tue, 13 Apr 2021 08:32:46 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=15426 Pier Paolo Luciani, Executive Director Local Productions, ci racconta cosa si prospetta nel futuro di Warner Bros. Italia tra potenzialità commerciali, sale cinematografiche e HBO Max. È tra le case di produzione e di distribuzione più famose al mondo, grazie ai suoi film e alle sue serie di successo. La Warner Bros., però, ricopre un […]

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Pier Paolo Luciani, Executive Director Local Productions, ci racconta cosa si prospetta nel futuro di Warner Bros. Italia tra potenzialità commerciali, sale cinematografiche e HBO Max.

È tra le case di produzione e di distribuzione più famose al mondo, grazie ai suoi film e alle sue serie di successo. La Warner Bros., però, ricopre un ruolo fondamentale anche all’interno dell’industria cinematografica più specificatamente italiana, per merito di prodotti sempre attenti al mercato nazionale e, di conseguenza, al pubblico che ne fa parte. E mentre grandi novità sembrano prospettarsi all’orizzonte – HBO Max vi dice qualcosa? –, Fabrique ha avuto il piacere di intervistare Pier Paolo Luciani, Executive Director Local Productions di Warner Bros. Italia, e di scoprire qualche segreto del mondo Warner. 

Il vostro catalogo cinematografico ha sempre avuto un occhio di riguardo per le produzioni italiane: da film d’autore come La dea fortuna di Ferzan Ozpetek a opere giovani con I peggiori di Vincenzo Alfieri, a scommesse (vinte) come Me contro te a hits del box office come Poveri ma ricchi. Quali caratteristiche distintive deve avere un film prodotto da Warner?

La Warner Bros. Italia ha una lunga tradizione alle spalle: negli ultimi 20 anni abbiamo prodotto circa 70 film italiani, per un totale di oltre 200 milioni di euro di box office. Nel momento in cui cerchiamo o sviluppiamo un lungometraggio, facciamo attenzione che sia un prodotto o un’idea con un potenziale commerciale e che possa incontrare il gradimento del pubblico. Tendiamo a non focalizzarci su un singolo genere o tema, ma a lavorare su un ventaglio di produzioni eterogenee con diversi target di riferimento. Grazie a un lavoro di profilazione degli utenti e di data maintenance, vagliamo sia progetti pensati a priori per il cinema, sia operazioni più particolari che crediamo possano diventare theatrical.

Accanto alla produzione cinematografica, la serialità gioca un ruolo sempre più importante nel mercato audiovisivo. Quali sono invece le politiche di Warner Italia? La serialità entrerà a far regolarmente parte delle vostre logiche produttive?

Noi stiamo lavorando a dei progetti che possono avere un potenziale di serialità anche in vista delle novità che si prospettano nel nostro futuro. WarnerMedia ha lanciato negli Stati Uniti una nuova piattaforma over-the-top, HBO Max, che sbarcherà anche in Europa. Al momento non abbiamo una data certa, ma crediamo sia importante lavorare su idee che possano, in prospettiva, servire questa nuova realtà. Tra Warner e HBO Max ci sarà osmosi, è importante essere pronti.

Warner film La scuola cattolica
“La scuola cattolica”, tratto dal romanzo di Edoardo Albinati.

Con l’avvento del Covid, l’assetto distributivo delle pellicole è stato totalmente sconvolto. Quanto la pandemia ha intaccato il vostro lavoro? Come credete che l’industria possa affrontare al meglio questa pandemia e le sue conseguenze?

La pandemia ha portato uno stravolgimento delle abitudini dello spettatore: con la chiusura delle sale cinematografiche, ci siamo tutti abituati a una fruizione domestica del film. Personalmente credo però nella centralità e nell’importanza della sala cinematografica che ha sempre dimostrato di essere un perno della nostra socialità; nonostante abbia infatti subito negli anni attacchi da nuovi supporti, nuove modalità di fruizione e da nuovi media, l’esperienza della sala è sempre rimasta vitale, spesso uscendone addirittura rafforzata. Pensare che il mercato post-Covid sarà uguale a quello che conoscevamo prima della pandemia non è certo plausibile ma questo non esclude che i diversi consumi di prodotto potranno e dovranno coesistere in modo integrato: la sala avrà sempre un ruolo di prim’ordine ma dovrà imparare a convivere con altre forme di sfruttamento. Questa sarà la vera sfida che anche noi produttori e distributori dovremo affrontare: dovremo essere capaci di intercettare i nuovi gusti degli spettatori e di invogliarli ad andare in sala, con storie diverse e sempre di alta qualità. Dovremo ragionare e valutare sempre più sulla base delle potenzialità theatrical di un prodotto.

E proprio parlando di futuro: cosa prevede nel suo futuro Warner Bros. Italia?

Al momento stiamo sviluppando e producendo molto. Dal 21 aprile sarà disponibile in digitale Non mi uccidere di Andrea De Sica, che unisce elementi da horror gotico con una linea più romance e teen. Tra i progetti già girati, ti posso citare La scuola cattolica, tratto dal romanzo di Albinati vincitore del premio Strega. È un film a cui teniamo molto, diretto da Stefano Mordini, che vanta nel cast grandissimi attori come Valeria Golino, Riccardo Scamarcio e Jasmine Trinca, ma anche giovani leve come Benedetta Porcaroli e Giulio Pranno. Abbiamo poi pronto il secondo capitolo dei Me contro te: il primo film ha incassato quasi 10 milioni di euro. C’è poi Sulle Nuvole, storia d’amore a suon di musica, firmata da Tommaso Paradiso. In partenza, abbiamo invece il remake della commedia francese Tanguy e il nuovo film di Emanuele Crialese con Penelope Cruz, ma è ancora presto per parlarne…

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