Nanni Moretti Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Wed, 19 Jul 2023 13:09:18 +0000 it-IT hourly 1 Il sol dell’avvenire. Il Moretti che aspettavamo da tanto https://www.fabriqueducinema.it/cinema/nuove-uscite/il-sol-dellavvenire-il-moretti-che-aspettavamo-da-tanto/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/nuove-uscite/il-sol-dellavvenire-il-moretti-che-aspettavamo-da-tanto/#respond Thu, 20 Apr 2023 13:28:32 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=18399 Dopo la prova opaca di Tre piani torna da protagonista Nanni Moretti. Dalle prime immagini Il sol dell’avvenire trasmetteva già buone sensazioni, ma alla visione si rivela come una folgorante rinascita. Il suo alter ego è Giovanni, regista autoriale e navigato, che tanto gli somiglia, alle prese con il suo set ambientato nel quartiere Quarticciolo […]

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Dopo la prova opaca di Tre piani torna da protagonista Nanni Moretti. Dalle prime immagini Il sol dell’avvenire trasmetteva già buone sensazioni, ma alla visione si rivela come una folgorante rinascita. Il suo alter ego è Giovanni, regista autoriale e navigato, che tanto gli somiglia, alle prese con il suo set ambientato nel quartiere Quarticciolo di una Roma del ’56, dove il Partito Comunista raccordava parti importanti della vita e del lavoro delle persone.

Moretti escogita un intreccio di metacinema tra la Roma borghese attuale, popolata di personaggi assortiti, ognuno con la sua piccola fragilità, ognuno con la sua stortura, e il quartiere popolare di quasi settant’anni fa. Da psicoterapeuti che rispondono al telefono durante le sedute a produttori francesi dalla doppia vita; da registi ciecamente dediti a una compiaciuta violenza filmica fino ad attrici impuntate sull’improvvisare oltre il copione. Queste e tante altre le piccole e grandi rigidità e tic Moretti ce li fotografa nella sua nuova galleria con una lucidità giocosa e pedante a fasi alterne.

Il regista si prende cura dello spettatore con lezioni di cinema e sogni politici rivolti al passato togliattiano, ma profondamente attinenti alle tante svolte che hanno portato a oggi. Ma ipotizza pure un Quarticciolo ancora senza luce negli anni Cinquanta, e magari qualcuno potrebbe prendersela per la licenza, più che poetica, cinematografica. Resta il fatto che Moretti mostra a modo suo l’impegno politico attraverso il grande schermo con Silvio Orlando e Barbora Bobulova, segretario di sezione del PCI lui, sua moglie sarta tesserata e militante lei. Grazie a loro, la comunità artistica di un circo ungherese fuggito dalle repressioni sovietiche troverà il sostegno del PCI e del quartiere. Barbora e Silvio sono gli attori che seguono Giovanni, anche se i sabot della prima saranno motivo di reprimende morettiane da consegnare all’immaginario dei fan. 

Tanto autocitazionismo negli stilemi, inevitabile per un grande vecchio – lo fa anche Spielberg nel suo ultimo lavoro – ma anche tanto puro morettismo che inevitabilmente dividerà. Ma la costruzione del pastiche è così complessa e ricca di stratificazioni che potrebbe coinvolgere anche ben oltre il pubblico degli aficionados. Certo, Cannes arriva tra un mese, e l’affermazione sulla Croisette dov’è in concorso, spingerebbe Il sol dell’avvenire ulteriormente. 01 Distribution intanto scommette impegnandoci ben 500 sale.

Ed è una scommessa anche per i produttori. Nel ruolo della moglie produttrice di Giovanni abbiamo una Margherita Buy schiacciata dallo sguardo iperuranico del marito regista. E grazie a lei, Moretti, insieme alle sceneggiatrici Francesca Marciano, Federica Pontremoli e Valia Santella, ci schiude le vie alternative, professionali e non, di una donna giunta al capolinea del proprio matrimonio. La fotografia di Michele D’Attanasio esplode meglio che in Tre piani per lscelta del colore. Splendidi poi nella loro leggerezza musicale gli intermezzi sognanti ed estemporanei con Blu Yoshimi e Michele Eburnea, in un’epoca a metà strada tra il ’56 e il nostro 2023. Certo anche Moretti, come tanti registi italiani, non molla il vizietto della cantatina corale in macchina. Ma è con i suoi ben noti cliché che torna in sala un Nanni profondamente autoironico e giocoso, proprio passando attraverso la sua stessa pedanteria. Come il grande soliloquio sul set di un giovane regista assetato di sangue, al quale metterà i bastoni tra le ruote. Scena surreale, ma al tempo stesso lezione di cinema altissima quanto tragicomica perché disseziona il concetto di violenza estetizzata. Una sequenza della quale si parlerà certamente in futuro.

il sol dell'avvenire
Silvio Orlando e Barbora Bobulova,

Il sol dell’avvenire si scopre come il lavoro più complesso e multiforme di Moretti. Quindi giù con stilettate folgoranti al mercato delle piattaforme streaming; lo sguardo sensibile contro pregiudizi sull’omosessualità; la riflessione sull’accettazione di coppie etero con età molto distanti; le co-distribuzioni internazionali “strada facendo” necessarie alla sopravvivenza di un set; il musical come punteggiatura estetica; dire qualcosa di sinistra attraverso il cambiamento sociale a prescindere dalle bandiere rosse; la sostituzione della vespa coi monopattini elettrici; l’egocentrismo pervicace dei vecchi, registi e non; l’impiego di grandi attori europei come Mathieu Amalric, Jerzy Stuhr, Zsolt Anger; e alcune curiose preveggenze. Una è il pericoloso orso fuggito dal circo, sembra scritto apposta pensando al triste caso JJ4. Invece il film è stato girato l’anno scorso, in estate, e con la sua vitalità fa centro perché fa ridere e commuovere.

 

 

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Santiago, Italia. Una lezione di storia, accoglienza e integrazione https://www.fabriqueducinema.it/cinema/nuove-uscite/santiago-italia-una-lezione-di-storia-accoglienza-e-integrazione/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/nuove-uscite/santiago-italia-una-lezione-di-storia-accoglienza-e-integrazione/#respond Thu, 06 Dec 2018 15:17:14 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=11944 Dimenticati i fumi di sconfitte girotondine, abbassata la guardia di un partito che non dice più nulla di sinistra da troppo, chiusi i dolorosi conti materni, e previste in stile Nostradamus le inimmaginabili vicissitudini di un caimano da una parte, e di un pontefice dall’altra, Nanni Moretti ha scelto il Cile. Getta sempre nella curiosità […]

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Dimenticati i fumi di sconfitte girotondine, abbassata la guardia di un partito che non dice più nulla di sinistra da troppo, chiusi i dolorosi conti materni, e previste in stile Nostradamus le inimmaginabili vicissitudini di un caimano da una parte, e di un pontefice dall’altra, Nanni Moretti ha scelto il Cile. Getta sempre nella curiosità più vibrante l’alba di un suo nuovo lavoro. Così, dopo la presentazione al Festival di Torino e il riconoscimento come Film della Critica da parte del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – SNCCI, dal 6 dicembre il suo film è al cinema. S’intitola Santiago, Italia questo documentario che sulla carta poteva prospettarsi tra il momentaneo buen retiro cinematografico e la fuga antropologica di un intellettuale che deluso dal suo paese se ne va a pensare per un po’ fuori dai confini. Un po’ come quei mariti che fumano in balcone, al freddo, escogitando silenziosamente, tra scottanti interrogativi, una soluzione ai problemi di casa.

Non è un politico Moretti, ma il suo cinema è politico eccome, e stavolta più che mai. A Santiago incontra uomini e donne che vissero il colpo di stato cileno nel 1973. Dopo il rovesciamento di Allende per mano dei militari guidati da Pinochet molti cileni fuggirono scavalcando il muro dell’ambasciata italiana. Fu lì che centinaia di richiedenti asilo vennero accolti. Molti furono poi ospitati dall’Italia, difesi e sostenuti dai governi dell’epoca s’integrarono nel nostro paese. Qualcuno è tornato a casa, altri sono rimasti, cileni diventati anche un po’ italiani. Con figli naturalmente italiani seppur di radici cilene, ma i ricordi di quelle settimane ancora indelebili nella memoria.

 

Scava nei passati Moretti. Fa parlare muratori, registi, artigiani, giornalisti, medici, operai. Uomini e donne che sopravvissero alla rivoluzione grazie all’ambasciata. Uomini e donne che furono torturati durante la detenzione ad opera del nascente regime. Poche ed essenziali immagini di repertorio, un lavoro asciutto basato sulla parola e sulle facce spreme il succo di ogni esperienza in un puzzle che si compone ordinatamente intorno a un momento storico cruciale per la Guerra Fredda e per il sentire di sinistra nel nostro paese. Molte furono infatti le manifestazioni italiane a sostegno dei cileni attaccati da Pinochet.

Parzialità e imparzialità dell’autore, i giorni della prigionia e gli inattesi apostrofi d’autoironia su alcuni racconti di tortura. Elementi come questi rendono prezioso il documento girato da Moretti: l’umanità lacerata si rialza, torna a vivere, guarisce, ricorda, soffre il passato ma lo tampona con l’ironia che il futuro, anzi il presente le ha regalato. Sono brevi momenti di magia cinematografica il naturale mescolarsi di lacrime e sorrisi. Soprattutto trattandosi di un documentario. Ma a parte la formalità dell’opera qui è il contenuto che fa la differenza. Attraverso il racconto di un evento lontano 45 anni in un paese dall’altra parte del mondo, più attuali e calzanti che mai, spuntano come due garofani in autostrada accoglienza e integrazione. Uno schiaffo tanto forte quanto silenzioso a quanti chiudono alla diversità e al sostegno di una società multietnica in nome di una precedenza italica che sa giusto di social, patria e paccottiglia.

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Io sono un autarchico: inconfondibile Nanni https://www.fabriqueducinema.it/magazine/opera-prima/io-sono-un-autarchico-inconfondibile-nanni/ https://www.fabriqueducinema.it/magazine/opera-prima/io-sono-un-autarchico-inconfondibile-nanni/#respond Fri, 06 Apr 2018 08:44:28 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=10003 Nanni Moretti nasce nel 1953 e vive da sempre nel quartiere romano Monteverde Vecchio, comincia a fare cinema vendendo la sua collezione di francobolli in cambio di una cinepresa Super 8. Io sono un autarchico esce nel 1976 ed è il suo primo lungometraggio, Moretti lo gira tutto a Roma: impiega tre mesi e tre milioni […]

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Nanni Moretti nasce nel 1953 e vive da sempre nel quartiere romano Monteverde Vecchio, comincia a fare cinema vendendo la sua collezione di francobolli in cambio di una cinepresa Super 8. Io sono un autarchico esce nel 1976 ed è il suo primo lungometraggio, Moretti lo gira tutto a Roma: impiega tre mesi e tre milioni e settecentomila lire, reclutando parenti e amici. In questa commedia appare per la prima volta il personaggio di Michele Apicella (il cognome è quello della madre di Moretti), il suo alter ego. Il ventitreenne regista romano realizza una prima prova un po’ grezza, con camera fissa e sequenze scarne, ma comunque convincente.

L’esordio di Nanni Moretti, sia come regista che come attore, avviene in un luogo di culto per tutti i cinefili romani degli anni ’70: il Filmstudio, a Trastevere. Moretti si presentava tutti i giorni al cineclub con le bobine sotto il braccio e, ogni sera, le smontava e se le riportava a casa. Presente a tutte le proiezioni, il giovane regista accoglieva gli spettatori con sorrisi e calorose strette di mano, fermandosi sempre ad ascoltare i commenti a caldo del pubblico. Mossa promozionale o meno, diede il via a un inarrestabile passaparola nell’ambiente culturale, portando alla ristampa della pellicola in 16 mm per la distribuzione nazionale. Il film arrivò così a Parigi e a Berlino, suscitando l’interesse di vari giornalisti e critici, compreso Alberto Moravia.

Io sono un autarchicoMoretti, con il suo film autoprodotto, fotografa la sua generazione e realizza così una pellicola indipendente destinata a diventare un cult. La storia è tutta nel rapporto tra Michele, la moglie Silvia e il figlio Andrea. I due coniugi sono in crisi: Silvia ha ventidue anni e si sente oppressa nel ruolo di moglie e madre, non si ricorda neanche perché si è sposata e per questo va via di casa. Mentre Michele, antipatico e asociale, gioca a fare l’uomo indipendente e fuori dagli schemi – ma con l’assegno mensile del padre – partecipando allo spettacolo di teatro sperimentale dell’amico Fabio.

Io sono un autarchico mette in scena personaggi pieni di aspettative e ideali ma destinati a fallire, incastrati in una società che si sta lentamente disgregando mentre cambia troppo in fretta. In questo film si intravedono già tanti temi che si svilupperanno poi nel cinema morettiano: lo smarrimento, il disincanto politico e la ricerca dell’autenticità del linguaggio, l’aspra critica alla superficialità dei sentimenti, ma anche la controcultura, il teatro e alcuni feticci come i dolci, la pallanuoto, le scarpe, la musica e i dialoghi al telefono.

Quando si parla di Io sono un autarchico, non si può evitare di citare un paio di polemiche. All’interno del film sono frequenti i riferimenti, non sempre positivi, al cinema italiano: in una famosa scena, Michele schernisce con la bava alla bocca Pasqualino Settebellezze e la cattedra di cinema assegnata in America alla regista Lina Wertmüller, cosa che creerà non poca acredine tra i due.

Io sono un autarchico
Andreas Solaro/AFP/Getty Images

L’altra disputa riguarda il caso del “Rizzoli”: nel 1977 Io sono un autarchico fu candidato alla sesta edizione del Premio Angelo Rizzoli, riservato ai giovani autori italiani. La giuria del concorso era composta da varie personalità del cinema, tra le quali Alberto Sordi. I giurati avevano la facoltà di rinunciare al voto anonimo e motivare pubblicamente la propria preferenza, Sordi fu tra quelli che si rifiutarono di parlare in pubblico. Alla quarta votazione il film di Nanni Moretti era in vantaggio ma, in un momento di stallo, un giurato palese e uno anonimo modificarono il proprio voto: vinse così Un cuore semplice di Giorgio Ferrara. Si dice che il giovane Moretti gridò una parolaccia e andò via dalla premiazione, in lacrime. Alberto Sordi, nonostante le smentite, venne identificato come il giurato anonimo e la polemica raggiunse il suo culmine nella celebre battuta di Ecce Bombo:

Rossi e neri sono tutti uguali? Ma che, siamo in un film di Alberto Sordi? Sì, bravo, bravo… Te lo meriti Alberto Sordi!

Nanni Moretti comunque si rifece vincendo il Premio Angelo Rizzoli l’anno successivo proprio con Ecce Bombo, il suo secondo lungometraggio, che avrebbe dovuto chiamarsi Sono stanco delle uova al tegamino… ma questa è un’altra storia.

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Remo Remotti, il ladro di marmellata https://www.fabriqueducinema.it/magazine/documentario/remo-remotti-ladro-marmellata/ https://www.fabriqueducinema.it/magazine/documentario/remo-remotti-ladro-marmellata/#respond Fri, 23 Feb 2018 10:06:51 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=9926 Preparatevi a sgranare gli occhi, perché Ho rubato la marmellata non è un semplice documentario biografico. È il racconto appassionato e irriverente del percorso di un uomo che amava la vita e ne assaporava avidamente ogni attimo, con coraggio e entusiasmo. «Quando un artista non c’è più – racconta Federica, figlia di Remo e produttrice […]

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Preparatevi a sgranare gli occhi, perché Ho rubato la marmellata non è un semplice documentario biografico. È il racconto appassionato e irriverente del percorso di un uomo che amava la vita e ne assaporava avidamente ogni attimo, con coraggio e entusiasmo.

«Quando un artista non c’è più – racconta Federica, figlia di Remo e produttrice – non è facile per la sua famiglia continuare a trasmetterne lo spirito. Io ci sto provando. Non ce l’avrei fatta senza il fondamentale contributo dei registi Gioia Magrini e Roberto Meddi. Erano vecchi amici di mio padre, e sono cineasti specializzati in biografie. Sono stati molto attenti a rispettare con professionalità e affetto la figura Remotti. Avevano a che fare con una tematica delicata e piena di contenuti e hanno capito cosa togliere e cosa aggiungere. Sarebbe stato bello avere materiale più recente, ma questo ostacolo si è trasformato un grande punto di forza. Il nostro obiettivo era raccontare un uomo che ha vissuto più vite».

Remo RemottiNel film, presentato al Festival Italia Doc del MAXXI, sfilano i ricordi di un personaggio eclettico e sopra le righe, accanto alle testimonianze dello scrittore Michele Serra, del critico d’arte Gianluca Marziani, del drammaturgo e regista Giampiero Solari, dell’attore e regista Massimiliano Bruno, della moglie di Remotti, Luisa Pistoia, e della figlia Federica.

«Sono onorata che il mio nome, come produttrice, appaia a fianco di quello dell’Istituto Luce, della Regione Lazio e di SkyArte ‒ continua Federica ‒ grazie ai materiali d’archivio dell’Istituto Luce riprende vita l’atmosfera degli avvenimenti vissuti nel corso dell’esperienza professionale e non di mio padre. Ho fatto il possibile per creare, con i registi, un forte nesso nella storia; di raccontare non solo con gli occhi di chi ha conosciuto direttamente Remo Remotti. Il supporto di personaggi del mondo dello spettacolo ci ha aiutato a realizzare un collante sia a livello affettivo che di ricerca».

Remo RemottiNei filmati, Remotti narra della sua infanzia a Roma, durante il fascismo, fino ad arrivare alla scoperta della pittura, della scultura, dell’arte; della sua esperienza a Berlino, con le rivolte studentesche; del suo mestiere di attore, in teatro e poi al cinema, con registi come Marco Bellocchio, Nanni Moretti, Francis Ford Coppola.

«Era affamato di vita, uno spirito libero che non si poneva mai dei limiti. Questo è il messaggio che arriva forte e chiaro anche a chi ha visto il documentario senza sapere chi fosse. Dopo le proiezioni sono stata contattata da moltissimi che, pur non conoscendo Remotti, mi hanno ringraziato. Hanno percepito il desiderio, da parte di mio padre, di stimolare costantemente la mente con energia e curiosità e di sperimentare, sempre. C’è chi mi ha raccontato di aver trovato la determinazione per iscriversi in palestra o il desiderio di comprare un libro… Chi invece lo conosceva da vicino mi ha confessato di aver scoperto, con sorpresa, qualcosa in più».

Remo RemottiImpossibile, dunque, non sentirsi incuriositi e spiazzati man mano che si va avanti con la visione di questo contraddittorio inno alla creatività e alla libertà. «Non posso fare a meno di commuovermi ogni volta, nonostante abbia perso il conto di quante volte lo ho visto. Tuttavia è una commozione gioiosa, forte, positiva. Sentirmi circondata da una valanga di affetto, anche di persone sconosciute, mi rende felice. Naturalmente non ci fermeremo qui; il 21 giugno, in occasione del terzo anniversario della scomparsa di Remo Remotti, il documentario andrà in onda su SkyArte e questo è un regalo incredibile. Organizzeremo nuove proiezioni ed è prevista l’uscita in DVD. Inoltre, per far vedere concretamente ciò che nel documentario si respira, organizzeremo delle mostre. Dopo quella sui fumetti dello scorso anno al Macro e quella di due anni fa, sulle opere dipinte, alla Galleria De Crescenzo & Viesti, sarà presto la volta di collage e arti visive. L’artista continua a vivere se lo fa la sua arte, e questa è la mia missione».

 

 

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Nanni Moretti e Edoardo Leo presentano MoliseCinema https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/nanni-moretti-e-edoardo-leo-presentano-molisecinema/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/nanni-moretti-e-edoardo-leo-presentano-molisecinema/#respond Fri, 31 Jul 2015 08:58:52 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=1780 Si svolgerà dal 4 al 9 agosto a Casacalenda (Campobasso) la XIII edizione di MoliseCinema con un’anteprima d’eccezione  il 2 agosto che vedrà Nanni Moretti ospite della serata per incontrare il pubblico del festival, che quest’anno gli dedica un omaggio, e presentare Mia madre. Quest’anno il Festival ha un programma molto denso di corti, documentari e […]

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Si svolgerà dal 4 al 9 agosto a Casacalenda (Campobasso) la XIII edizione di MoliseCinema con un’anteprima d’eccezione  il 2 agosto che vedrà Nanni Moretti ospite della serata per incontrare il pubblico del festival, che quest’anno gli dedica un omaggio, e presentare Mia madre. Quest’anno il Festival ha un programma molto denso di corti, documentari e lungometraggi, eventi, con la presenza di registi, attori, scrittori e protagonisti del mondo del cinema e della cultura.

L’evento d’apertura vedrà come protagonista Edoardo Leo, che oltre a presentare Noi e la Giulia, andrà in scena con il reading musicale “Ti racconto una storia…letture semiserie e tragicomiche “.

Tra i cortometraggi del concorso internazionale (Paesi in corto), sono presenti numerose anteprime italiane e internazionali provenienti da tutto il mondo. E una presenza speciale è quella di Vishakha Singh, giovane attrice indiana di successo, che parteciperà alla giuria dei corti internazionali e porterà in Molise un pizzico di Bollywood.

Nella sezione italiana (Percorsi) saranno presentati tra gli altri, Varicella per la regia di Fulvio Risuleo, Love sharing di Monica Scattini, Child K di Roberto de Feo e Vito Palumbo, L’attesa del maggio di Simone Massi. Per il concorso documentari (Frontiere): La compagna solitudine di Davide Vigore, HabitatNote personali, di Emiliano Dante, Napolislam diErnesto Pagano, LocalEuropa. Musica Valida per l’Espatrio, di Francesco Cordio, SmoKingsdi Michele Fornasero e Uomini proibiti, Angelita Fiore.

Per le opere prime e seconde (Paesi in lungo), con premio assegnato dal pubblico, verranno presentati 6 film che saranno accompagnati al festival da alcuni dei protagonisti. Banana, di Andrea Jublin, accompagnato dai giovani attori Marco Todisco e Beatrice Proietti. Cloro,che sarà accompagnato dall’interprete Andrea Vergoni e con la presenza della protagonistaSara Serraiocco alla conferenza stampa. Fin qui tutto bene, di Roan Johnson sarà introdotto da Guglielmo Favilla e Melissa Anna Bartolini. La prima volta di mia figlia, di Riccardo Rossi, sarà presentato dallo stesso regista. La terra dei santi di Fernando Muraca verrà accompagnato dal regista e da Daniela Marra. Infine, Vergine giurata di Laura Bispuri, con Alba Rohrwacher, sarà presentato dalla co-protagonista Flonja Kodheli.

Ci saranno inoltre Stefano Fresi, Giulio Manfredonia, Rosaria Russo, Marco Puccioni.

La tredicesima edizione di Molise Cinema dedicherà, inoltre, un omaggio a Pierpaolo Pasolini nel 40° anniversario della sua morte con la proiezione di alcuni dei suoi celebri film: Il vangelo secondo Matteo, Mamma Roma, Comizi d’amore, Uccellacci e uccellini, Il fiore delle mille e una notte. In programma anche Pasolini di Abel Ferrara.

La retrospettiva su Pasolini  sarà accompagnata da una mostra fotografica dal titolo Pasolini sul Set a cura di Antonella Felicioni e proposta al Festival dal CSC  – Cinteteca Nazionale, da quest’anno partner del Festival. Nella mostra, la straordinaria energia di Pasolini, la sua passione civile e la profondità della sua arte, la sua relazione con i luoghi, gli attori, la macchina da presa traspaiono da foto di set e fotogrammi che lo ritraggono sia in veste di regista che in veste di attore, in film suoi e di altri maestri del cinema italiano. Per citare alcuni titoli e alcuni fotografi: Mamma Roma (1962), scatti di Divo Cavicchioli; Ro.Go.Pa.G. (1963), scatti di Angelo Novi; Porcile (1969), scatti di Velio Cioni; Requiescant (1966) di Carlo Lizzani, scatti di Francesco Alessi. Alla mostra si accompagna un video, ideato per l’occasione, che celebra con ulteriori immagini uno dei nostri più grandi intellettuali ed artisti.

Tornerà anche quest’anno l’ormai consolidato appuntamento con la terrazza dei libri a cui si aggiungeranno tanti altri eventi, concerti e spettacoli dal vivo, tra cui quello di Canio Loguercio e Antonio Pascale.

Per le giurie, Antonio Pezzuto, Vanessa Roghi e Giovanni Cioni giudicheranno i documentari della sezione Frontiere mentre Janet de Nardis, Fabio Mollo e Elena Mazzocchi i cortometraggi italiani della sezione Percorsi.

Chris Richmond, Vishakha Singh, Luca Briasco saranno i giurati dei cortometraggi internazionali della sezione Paesi in corto. Sarà invece il pubblico a decretare il vincitore della sezione Paesi in lungo.

Tra le novità, in programma un workshop dedicato al mondo delle webseries, realizzato in collaborazione con il Roma Web Fest, durante il quale saranno approfonditi i temi legati alle nuove frontiere del racconto per immagini. Ci sarà anche un Focus sul 70° anniversario della Liberazione, con la presentazione del film Dal ritorno di Giovani Cioni e un omaggio ai deportati militari italiani nei campi nazisti.

Il festival è organizzato dall’associazione MoliseCinema, con la direzione artistica di Federico Pommier Vincelli. 

Il programma e tutte le informazioni su

www.molisecinema.it

e-mail:-[email protected]

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“Bimbi Belli”, anche un po’ nostri https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/bimbi-belli-anche-un-po-nostri/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/bimbi-belli-anche-un-po-nostri/#respond Mon, 06 Jul 2015 16:24:16 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=1684 Al via stasera l’undicesima edizione di Bimbi Belli, la rassegna dedicata dal cinema Nuovo Sacher agli esordi più promettenti del cinema italiano, scelti e introdotti da Nanni Moretti. Fra i titoli in programma Vergine giurata di Laura Bispuri, Cloro di Lamberto Sanfelice e Last Summer di Leonardo Guerra Seragnoli, tre opere prime di cui Fabrique ha […]

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Al via stasera l’undicesima edizione di Bimbi Belli, la rassegna dedicata dal cinema Nuovo Sacher agli esordi più promettenti del cinema italiano, scelti e introdotti da Nanni Moretti.

Fra i titoli in programma Vergine giurata di Laura Bispuri, Cloro di Lamberto Sanfelice e Last Summer di Leonardo Guerra Seragnoli, tre opere prime di cui Fabrique ha parlato nei numeri scorsi.

Nuovo Sacher
Largo Ascianghi, 6 – ROMA (RM)
Tel: 06.5818116
http://www.sacherfilm.eu/

 

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