Matilda De Angelis Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Mon, 21 Jun 2021 17:09:55 +0000 it-IT hourly 1 Daniele Barbiero, fra emozioni e matematica https://www.fabriqueducinema.it/magazine/futures/daniele-barbiero-fra-emozioni-matematica/ https://www.fabriqueducinema.it/magazine/futures/daniele-barbiero-fra-emozioni-matematica/#respond Wed, 24 May 2017 15:26:57 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=8606 Dopo il successo internazionale di “Mirror”, il 28enne Daniele Barbiero ha dato un’ulteriore prova di saper lavorare con generi diversi, tecniche ed emozioni in Radice di 9, un corto che racconta tutta la voglia di un cambiamento generazionale, mettendo a nudo la verità dei personaggi. Hai spaziato fra generi molto diversi tra loro: cinema, spot, webserie, videoclip, fashion movie. Credi […]

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Dopo il successo internazionale di Mirror”, il 28enne Daniele Barbiero ha dato un’ulteriore prova di saper lavorare con generi diversi, tecniche ed emozioni in Radice di 9, un corto che racconta tutta la voglia di un cambiamento generazionale, mettendo a nudo la verità dei personaggi.

Hai spaziato fra generi molto diversi tra loro: cinema, spot, webserie, videoclip, fashion movie. Credi che questo abbia influito sul modo di pensare il tuo cinema?

Sì e no. È stata una grandissima esperienza di set e di vita, mi ha portato ad avere una forte capacità organizzativa, fino a rendere l’imprevisto un valore aggiunto. Per esempio, in Radice di 9, a causa di un nubifragio, ho perso un intero giorno di lavorazione e me ne rimanevano solo due per girare con tutti gli attori insieme in scena! Non avrei potuto chiudere le inquadrature previste, così ho inventato quel piano sequenza di cinque minuti sul finale. Ho fatto molto aiuto regia, parecchio set e sono così proprio nella vita. Non mi abbatto, tiro fuori nuove idee. Il linguaggio, però, credo di essermelo creato da spettatore. Non ho mai avuto un genere di riferimento, ho sempre amato sentirmi libero.

Daniele Barbiero sul set Il tuo primo vero approccio alla regia cinematografica risale al 2015 con Mirror, vincitore di oltre trenta premi nazionali e internazionali. Un ampio consenso nel circuito festivaliero è un reale trampolino di lancio?

Forse sembrerò cinico e troppo schietto, ma noto un’esaltazione eccessiva nei confronti di questi riconoscimenti, che dovrebbero essere parte di un percorso di crescita più generale. Ho capito con Mirror che i premi non sono mai un punto d’arrivo. Per la prima volta ho affidato tutta la fase di scrittura al mio sceneggiatore, Luca Nicolai, separando i ruoli e cercando di rispettare il testo. Ma poi l’ho sentito talmente mio, mentre lavoravamo con un budget che sfiorava appena i duemila euro e in soli tre giorni di riprese… Avevamo delle idee visive incredibili, tutti insieme con gli altri reparti. È stata una vera associazione, ognuno ha contribuito portando qualcosa sul set. Alla fotografia avevamo Andrea Reitano, appena ventenne, che è stato clamoroso! Mi aspettavo che Mirror sarebbe piaciuto, ma in quell’occasione non ho mai pensato ai premi: è stata un’avventura davvero genuina.

La tua è una regia che tende a riempire l’inquadratura: è una composizione sempre traboccante, ma organizzata con un decoro estetico molto forte.

Ho l’istinto di riempire e sovraccaricare, ma per poi togliere: è così che indago l’evoluzione dei personaggi. Mirror procede per accumulo, finché il protagonista non supera un limite preciso e tutto si svuota: ho rinunciato a qualsiasi vezzo gratuito per mettermi a servizio della storia. Mentre in Radice di 9 ho pensato la regia tutta in funzione degli attori, riflettendo su dove volevo portare i personaggi: ho lavorato per tirare fuori performances piene, affinché ognuno si rivolgesse almeno a uno spettatore e lo toccasse nel profondo.

Daniele Barbiero in una pausa sul setI tuoi personaggi, a un certo punto, urlano.

Non so se si tratti di una casualità, sicuramente vado incontro a uno scoperchiamento. Da una parte, credo che gli sfoghi più belli siano quelli sussurrati. Ad esempio, tutte le parole chiave di Mirror sono dette a fil di voce. Forse uso le urla come contraltare a momenti più intimi e feroci. Sono una persona estremamente schietta, la cosa che più odio sono le maschere. Quindi mi piace portare i miei personaggi a spogliarsi fino alle conseguenze più radicali. Come Matilde Gioli, la sposa di Radice di 9 che, dopo aver urlato, si butta nel vomito. E io la lascio lì a terra. Non c’è immagine più pesante di una sposa sdraiata nel suo vomito.

Radice di 9 è un esperimento per certi versi estremo, con un cast di livello. È esagerato definirlo preludio del tuo primo lungometraggio?

Sono cresciuto molto l’anno precedente con Mirror, ma Radice di 9 è stato un vero banco di prova che mi ha fatto capire di essere pronto. L’idea è nata dal racconto della nostra sceneggiatrice, che ha ricevuto davvero una proposta di ménage à trois. Avevamo in mente un tema generazionale sui trentenni, che mancava da molto, forse da L’ultimo bacio. Quando ci siamo resi conto che il testo stava avendo una forza maggiore del previsto, ho iniziato a proporlo agli agenti degli attori. Ho concluso la sceneggiatura del corto pensando già a Matilda De Angelis. Dopo averla vista in un’anteprima di Veloce come il vento dovevo lavorare con lei! È stata la prima ad accettare con Matilde Gioli.

Daniele Barbiero sul setDa quel momento è stato più facile chiudere il cast con cui ho cercato una produzione. Per fortuna la Maestro ha creduto in noi: così siamo riusciti ad avere anche Francesco Montanari tra i protagonisti. Ho provato sulla mia pelle cosa significhi lavorare con l’attore, creare insieme i personaggi e farli scontrare tra loro, ognuno con la sua verità. Adesso gli attori credono nelle nuove generazioni di registi, vogliono lasciarsi andare. In Italia si rischia poco ormai, però io sto puntando tutto sull’idea che prima o poi le cose cambieranno. E voglio essere parte di quel cambiamento.

Eppure non hai la preoccupazione di doverti affermare come autore.

A pensarci bene, i film che ho preferito negli ultimi anni sono Drive, Whiplash, Mommy, che in effetti sono film d’autore. È quello che mi piace, ma vorrei cercare di fare un cinema popolare e allo stesso tempo di qualità. Nonostante sia giovane, ho una gran desiderio di girare film come questi: gli autori di Stranger Things sono dei trentenni, Xavier Dolan sta lavorando al suo settimo film! E allo stesso modo Scorsese continua a essere immenso. Bisogna stare attenti alle storie e a come vengono raccontate, è tutto qui.

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Matilda de Angelis https://www.fabriqueducinema.it/magazine/cover/matilda-de-angelis/ https://www.fabriqueducinema.it/magazine/cover/matilda-de-angelis/#respond Wed, 26 Apr 2017 08:01:07 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=7884 La star ventunenne di Veloce come il vento, talento in inarrestabile ascesa, svela il suo incontro inaspettato col grande schermo, l’inesauribile amore per la musica e cosa il futuro ha in serbo per lei. La giovanissima bolognese, grintosa e sicura di sé, confessa subito che la strada della recitazione non era affatto tra i suoi […]

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La star ventunenne di Veloce come il vento, talento in inarrestabile ascesa, svela il suo incontro inaspettato col grande schermo, l’inesauribile amore per la musica e cosa il futuro ha in serbo per lei.

La giovanissima bolognese, grintosa e sicura di sé, confessa subito che la strada della recitazione non era affatto tra i suoi piani: «Ho sempre sognato di fare la musicista. Da quattro anni canto nel mio complesso, i Rumba de bodas, con cui mi sono esibita anche in giro per l’Europa. Coltivo tuttora la passione per la musica, mentre il mio ingresso nel mondo del cinema è stato decisamente inaspettato. Un amico mi ha proposto di fare un provino perché Matteo Rovere cercava una non professionista. Quando mi hanno presa ero spaventata, non mi sentivo affatto all’altezza. Matteo Rovere mi ripeteva che se ero stata scelta c’era un motivo e, pian piano, ho vinto ogni resistenza trovando un mio equilibrio in una normalità atipica».

[questionIcon]Che bilancio tracceresti di questa prima ma importante esperienza?

Ho imparato a stare sul set giorno dopo giorno, grazie alla collaborazione degli altri. Soprattutto di Rovere, un amico prima che un regista, e di Stefano Accorsi, un artista generoso e vitale. Così si è accesa in me la passione. Un amore e tante nuove amicizie. È strano che un’esperienza così intensa e irripetibile coincida con la scoperta e l’inizio di tutto. Mi son detta che anche se la mia carriera da attrice fosse finita lì, ne sarebbe valsa la pena. Mi aspettavo il successo del film, pur avendo vissuto il set come in apnea. Addirittura non ricordavo di aver girato molte scene: mi sentivo sullo stesso piano degli spettatori. Questo è stato positivo, poiché sono molto autocritica e guardarmi con distacco mi ha aiutato ad apprezzare meglio il mio lavoro. Il riscontro del pubblico mi ha reso felicissima e orgogliosa, pur rimanendo con i piedi per terra!

[questionIcon]E tu con che cinema – e musica – sei cresciuta?

Mio padre è un divoratore di note e di celluloide. Mi ha fatto appassionare alla musica rock anni ’80 e ancora oggi mi fa scoprire nuovi artisti. Tra i miei miti ci sono Bowie, i Radiohead, i Beatles. Pian piano ho trovato anche una direzione che assecondasse di più le mie ricerche musicali. Per quanto riguarda il cinema, sempre grazie ai miei, ho imparato ad amare Lynch, Scorsese, Tarantino e Gondry.

[questionIcon]Quali qualità non può non avere un bravo attore, secondo te?

Assolutamente l’elasticità mentale. Deve essere disposto a distruggere le proprie sicurezze per crearne di nuove. Può essere difficile accettare le critiche, ma è fondamentale farlo, pur mantenendo una propria identità. Bisogna cercare un contatto con le emozioni più profonde, tenere le valvole emotive aperte per dare verità al proprio personaggio. Non ultimo, essere seri e professionali e avere rispetto per la troupe. In realtà non mi sento indicata a dare consigli a chi voglia intraprendere la carriera cinematografica, direi solo di non abbattersi e non rinunciare, mettersi in gioco come essere umano e lavorare con costanza, facendo dei propri difetti una forza.

[questionIcon]Dopo il grande schermo, ti sei cimentata nel cortometraggio, nella fiction e nel videoclip. La musica sembra andare di pari passo con il tuo percorso da attrice.

Esatto, sono onorata di aver preso parte come attrice al videoclip Tutto qui accade dei Negramaro. Li stimo tantissimo e mi sono prestata al progetto con entusiasmo. Anche nella fiction Tutto può succedere mi esibisco live e in Veloce come il vento canto la canzone dei titoli di coda. Tra i vari set, invece, cambia inevitabilmente il tempo da dedicare al progetto. L’empatia con le persone con cui collaboro per me rappresenta il 50% del lavoro. Nella fiction eravamo diventati come una famiglia, e questo viene percepito dallo spettatore. In un corto o in un videoclip è difficile che si crei coesione.

Il corto Radice di 9 di Daniele Barbiero, ad esempio, è stata un’esperienza splendida però si nota che tra gli attori non c’era confidenza, perché ci eravamo appena conosciuti. Un altro aspetto interessante della recitazione consiste nell’affrontare sempre nuovi personaggi. Finora ho prestato il volto a ragazze oscure e tormentate alla Giulia De Martino eppure, allo stesso tempo, diversissime da lei. Ho avuto modo di crescere e essere diversa da quel che sono sempre stata, tirando fuori parti di me chiuse a chiave per raccontare una verità. Sto interpretando tante ragazzine incazzate, ma tutte a modo loro.

[questionIcon]Cosa puoi dirci dei tuoi progetti futuri?

Sarò protagonista di due film: Youtopia di Berardo Carboni, con Donatella Finocchiaro e Alessandro Haber e Una Famiglia di Sebastiano Riso, con Micaela Ramazzotti e Patrick Bruel. Poi ci sarà la seconda stagione di Tutto può succedere.

Stylist: Stefania Sciortino
Abiti: Manila Grace
Makeup: Nicoletta Pinna@Simone Belli Agency – using: ALIKA Cosmetics
Hair: adrianococciarelli@harumi
Realizzato in collaborazione con Massimo Ferrero Cinemas, nella storica location del Cinema Teatro Adriano di Piazza Cavour

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Premio Fabrique 2016: i vincitori https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/premio-fabrique-2016-i-vincitori/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/premio-fabrique-2016-i-vincitori/#respond Mon, 12 Dec 2016 09:18:51 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=3842 C’era tantissima gente, amanti del cinema e celebrities, il 7 dicembre a Spazio 900 ad applaudire gli attori e i registi candidati per il Premio Fabrique du Cinéma alla creatività e alla sperimentazione, arrivato alla seconda edizione. In una serata piena di musica, con i concerti dei Joe Victor e di Wrongonyou, di proiezioni di cortometraggi (Oggi […]

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C’era tantissima gente, amanti del cinema e celebrities, il 7 dicembre a Spazio 900 ad applaudire gli attori e i registi candidati per il Premio Fabrique du Cinéma alla creatività e alla sperimentazione, arrivato alla seconda edizione.

In una serata piena di musica, con i concerti dei Joe Victor e di Wrongonyou, di proiezioni di cortometraggi (Oggi offro io di Valerio Groppa e Alessandro Tresi, Uomo in mare di Emanuele Palamara, Ratzinger è tornato di Valerio Vestoso) e di arte, con le mostre di Martina Mammola, Philippe Antonello, Arianna Lanzuisi e Adamo Pinto, i conduttori Martina Catuzzi e Dario Ceruti hanno accompagnato, in stile hollywoodiano, la cerimonia.

Questi i vincitori:

MINE – Miglior Opera innovativa e sperimentale
LA RAGAZZA DEL MONDO – Miglior Opera prima
MATILDA DE ANGELIS – Attrice rivelazione
ALESSANDRO SPERDUTI – Attore rivelazione
TEHO TEARDO Miglior Tema Musicale per il film La verità sta in cielo

La giuria era composta da Alessandro Borghi, Valentina Lodovini, Piero Messina, Ivan Carlei e Federico Zampaglione. Appuntamento al prossimo anno!

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