Martin Eden Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Wed, 20 Jul 2022 14:04:12 +0000 it-IT hourly 1 David di Donatello 2020, una premiazione ai tempi del Covid https://www.fabriqueducinema.it/cinema/news/david-di-donatello-vincitori/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/news/david-di-donatello-vincitori/#respond Sat, 09 May 2020 09:02:30 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=13918 Una cerimonia sobria, insolita, senza pubblico e tappeti rossi, ha fatto da cornice alla proclamazione dei David di Donatello 2020. Il traditore, film del regista Marco Bellocchio con ben sedici candidature, ha fatto incetta di premi, conquistando le statuette più ambite del cinema italiano in ben sei categorie: “Miglior film dell’anno”, “Miglior regia”, “Miglior sceneggiatura […]

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Una cerimonia sobria, insolita, senza pubblico e tappeti rossi, ha fatto da cornice alla proclamazione dei David di Donatello 2020. Il traditore, film del regista Marco Bellocchio con ben sedici candidature, ha fatto incetta di premi, conquistando le statuette più ambite del cinema italiano in ben sei categorie: “Miglior film dell’anno”, “Miglior regia”, “Miglior sceneggiatura originale”, “Miglior montatore” ,  “Miglior attore non protagonista” a Luigi Lo Cascio e “Miglior attore protagonista” a Pierfrancesco Favino.

È proprio quest’ultimo, non appena proclamato vincitore e aver ricevuto un bacio in diretta da sua moglie, l’attrice Anna Ferzetti (candidata nella categoria “Miglior attrice non protagonista” per Domani è un altro giorno), a pronunciare le parole più significative della serata. L’attore, tra i più apprezzati nel panorama del cinema italiano, raccontando un aneddoto, accaduto poco prima del lockdown, ricorda una signora incontrata nell’androne di un palazzo, che aveva visto per due volte un suo film e che salutandolo gli disse: “Torni presto a trovarci”. “Sono orgoglioso di appartenere alla categoria dei lavoratori dello spettacolo e volevo dire a quella signora, che non vediamo l’ora di tornarla a trovare” ha affermato Favino.

Molti gli appelli per non dimenticare tutte le maestranze del mondo dello spettacolo, costrette a casa e senza tutele in questo periodo di stop forzato: dal video tributo realizzato dai candidati alle parole del Ministro Franceschini, intervenuto in diretta, fino al discorso di Piera Detassis (Presidente dell’Accademia del Cinema Italiano – Premi David Di Donatello) e al messaggio del Presidente Mattarella letto ad inizio serata da Conti. Il Presidente ha scritto parole di speranza molto importanti: “Il Cinema è l’arte del sogno che si realizza concretamente. Sarà necessario tornare a sognare e a far sognare, compito affidato all’arte. L’augurio e il sogno che vi affido è che la rinascita sia accompagnata da un’ esplosione di creatività, così come accadde con il neorealismo, nel dopoguerra.”

Valeria Golino si è aggiudicata il premio come “Miglior attrice non protagonista” per il film 5 è il numero perfetto, opera prima di Igort. “Miglior attrice protagonista” invece è risultata Jasmine Trinca con il film La dea fortuna di Ferzan Opzetek, un film che parla di “cos’è la famiglia: il posto del cuore e della cura. E a Fra ed Elsa va la dedica del premio” ha dichiarato l’attrice.

La dea fortuna ha trionfato anche nella sezione “Miglior canzone originale” con il brano Che vita meravigliosa, cantato dal vincitore dell’ultimo Festival di Sanremo, Diodato. Pinocchio di Matteo Garrone si è aggiudicato cinque categorie: “Migliori effetti visivi”, “Miglior acconciatore”, “Miglior costumista”, “Miglior truccatore” e “Miglior scenografo”.

Il Primo Re, film storico ambientato nell’anno di fondazione di Roma, diretto da Matteo Rovere, che ai Fabrique Awards 2019 ha vinto i premi per il “Miglior attore” (Alessio Lapice) e per il “Miglior tema musicale” (Andrea Farri), ha ottenuto tre David per “Miglior autore della fotografia” a Daniele Ciprì, “Miglior Produttore” e “Miglior suono”. Martin Eden di Pietro Marcello, con Luca Marinelli nei panni del protagonista, si è portato a casa il David per la “Miglior sceneggiatura non originale”.

Il giovane regista Phaym Bhuyan, incredulo e felice, ha ricevuto il premio come “Miglior regista esordiente” per il film Bangla. Ficarra e Picone hanno vinto il David dello Spettatore per il maggior numero di spettatori avuti nelle sale con il loro film Il primo Natale. Mio fratello rincorre i dinosauri basato sul libro di Giacomo Mazzariol, si è guadagnato il David Giovani, assegnato da una giuria nazionale di studenti degli ultimi due anni di corso delle scuole secondarie di II grado. Il premio al “Miglior cortometraggio” è andato a Inverno. Parasite, vincitore di quattro premi Oscar, ha ottenuto il riconoscimento come “Miglior film straniero”.

Non sono mancati importanti omaggi ad icone del cinema italiano: dal David speciale all’attrice Franca Valeri, che compie cento anni proprio quest’anno al ricordo del regista Federico Fellini e dell’attore Alberto Sordi a cento anni dalla loro nascita.

“Questo è un tempo di sfide in cui bisogna immaginare quello che sarà. Abbiamo voluto esserci. Il cinema c’è ancora e ci sarà; durante il lockdown ci siamo accorti che senza immagini non si sogna. Vorrei che il cinema, per dirla come Pierfrancesco Favino, tornasse presto a trovarci.” Conclude la Detassis quasi in chiusura. Anche Marco Bellocchio, grande protagonista della serata, ha confessato: “Ho ottanta anni, ma spero di poter fare ancora altri film in cui credo. Bisogna fare le cose più belle che si possono fare senza perdere tempo.”

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Venezia 76: Martin Eden, Pietro Marcello affascina ma non rende giustizia a Jack London https://www.fabriqueducinema.it/festival/venezia-76-martin-eden-pietro-marcello-affascina-ma-non-rende-giustizia-a-jack-london/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/venezia-76-martin-eden-pietro-marcello-affascina-ma-non-rende-giustizia-a-jack-london/#respond Tue, 03 Sep 2019 07:54:39 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=13234 A quattro anni di distanza dal successo internazionale di critica di Bella e perduta (che vinse premi in numerosi festival in giro per il mondo, tra cui Locarno), Pietro Marcello torna con un progetto molto ambizioso: l’adattamento di uno dei più importanti romanzi dello scrittore statunitense Jack London, Martin Eden. Vista la natura anticonvenzionale e […]

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A quattro anni di distanza dal successo internazionale di critica di Bella e perduta (che vinse premi in numerosi festival in giro per il mondo, tra cui Locarno), Pietro Marcello torna con un progetto molto ambizioso: l’adattamento di uno dei più importanti romanzi dello scrittore statunitense Jack London, Martin Eden. Vista la natura anticonvenzionale e libera del suo cinema, da sempre refrattario alle standardizzazioni e difficilmente riducibile a qualsivoglia etichetta, l’attesa per questo nuovo film di finzione del quarantatreenne regista casertano era molto alta. E Marcello, anche in questo caso, si conferma un cineasta talentuoso dallo sguardo originale, che si pone fieramente al di fuori delle logiche dell’industria.

La nota storia del giovane marinaio dalle umili origini che per amore di una bella ragazza altoborghese decide di acculturarsi e lottare strenuamente per divenire uno scrittore di fama, viene trasposta dal regista e dal co-sceneggiatore Maurizio Braucci (già collaboratore di Marcello nel citato Bella e perduta) in una Napoli dove i riferimenti temporali non sono mai ben definiti e tendono a spaziare nel corso dei decenni del Novecento. Dalla California di inizio secolo scorso del romanzo, dunque, si passa a un capoluogo campano sospeso nel tempo. L’intento è quello di evidenziare come il testo di London, pubblicato integralmente per la prima volta nel 1909, abbia anticipato alcuni dei grandi temi che hanno segnato profondamente tutto il Novecento: la contrapposizione tra visione individualista e socialista del mondo, la prepotente affermazione della cultura di massa, la lotta di classe.

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A questo scopo, come del resto ci aveva già abituato in Bella e perduta, Pietro Marcello gioca in maniera intrigante con l’alternanza di riprese dal vivo e materiale d’archivio, rendendo così anche sul piano prettamente visivo il legame delle vicende narrate con quelle della Storia (il film si apre con alcune immagini dell’anarchico e scrittore italiano Errico Malatesta). Se questo stratagemma stilistico conduce a momenti molto stimolanti, in particolar modo sul piano strettamente formale (ogni singola inquadratura è una gioia per gli occhi di chi guarda), a deludere è l’assenza di una struttura drammaturgica sufficientemente forte e del necessario approfondimento dei complessi temi introdotti.

Nel suo libero adattamento del lavoro di London, Marcello decide di isolare solo pochi momenti-chiave del romanzo. In questo modo, però, diversi importanti passaggi narrativi risultato troppo veloci (ad esempio, la nascita in Martin Eden dell’ardente passione per la cultura e dell’interesse per la politica, le incomprensioni con la donna di cui si innamora a prima vista e con il marito della sorella) e alcuni rapporti tra i personaggi, fondamentali per lo sviluppo della storia, rimangono in superficie (su tutti, quello tra il protagonista e l’intellettuale Russ Brissenden).

Di conseguenza il film non si dimostra in grado di sfruttare il notevole potenziale drammatico e melodrammatico che risiede nella pagine dello scrittore statunitense e finisce anche per non stimolare un’adeguata riflessione sui nodali temi che vorrebbe mettere in risalto. Nonostante la rara eleganza formale, le buone prove di tutti gli attori principali (Luca Marinelli è una conferma, la giovane Jessica Cressy una piacevole sorpresa) e l’assai lodevole volontà di seguire sentieri poco battuti nel panorama cinematografico italiano, dunque, Martin Eden fallisce nel suo obiettivo primario: portare sul grande schermo la consistenza e l’acutezza dell’opera di Jack London. 

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