Luigi Fedele Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Mon, 31 Jan 2022 08:46:02 +0000 it-IT hourly 1 La notte più lunga dell’anno: il film corale di Simone Aleandri https://www.fabriqueducinema.it/cinema/nuove-uscite/la-notte-piu-lunga-dellanno-il-film-corale-di-simone-aleandri/ Mon, 24 Jan 2022 08:50:55 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=16689 La notte più lunga dell’anno di Simone Aleandri, sua prima opera di finzione, arriva nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 27 gennaio. Regista e sceneggiatore di numerosi documentari selezionati a festival internazionali, Aleandri ambienta la sua opera prima nella città di Potenza affidando l’interpretazione dei vari personaggi ad attori come Ambra Angiolini, Luigi Fedele, […]

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La notte più lunga dell’anno di Simone Aleandri, sua prima opera di finzione, arriva nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 27 gennaio. Regista e sceneggiatore di numerosi documentari selezionati a festival internazionali, Aleandri ambienta la sua opera prima nella città di Potenza affidando l’interpretazione dei vari personaggi ad attori come Ambra Angiolini, Luigi Fedele, Massimo Popolizio, Alessandro Haber e Francesco Di Napoli.

È un film corale dove quattro storie si intrecciano, a volte sfiorandosi, nell’oscurità della notte tra il 21 e il 22 dicembre. A raccontarci del film il regista Simone Aleandri e Luigi Fedele, giovane interprete del personaggio di Johnny.

La storia si svolge nello scenario notturno di una città di frontiera stratificata da strutture imponenti dove la figura umana sembra quasi dissolversi, tra giganteschi parcheggi e infinite scale mobili.  Cosa vi ha spinto a scegliere Potenza come città protagonista?

S.A.: Ho cominciato a frequentare la Basilicata diverso tempo fa in occasione di un altro documentario, Mater Matera, in cui è nata la collaborazione con Andrea Di Consoli, autore di origini lucane del soggetto della mia opera prima. In quell’occasione avevamo cominciato a immaginare di ambientare un film a Potenza con l’idea di descrivere una certa umanità che traspare nei personaggi del film. È una città moderna che si allontana dall’oleografia con cui viene spesso raccontato il sud. Conoscendola pensavo mi potesse dare potenzialità da un punto di vista cinematografico, è quasi pleonastico: Potenza, potenzialità.

La tua visione registica si muove dall’alto al basso e viceversa, conferendo alla verticalità un forte potere espressivo…

S.A.: Mi piaceva mettere in contrasto e in parallelo questa visione macroscopica della città, apparentemente immobile, rispetto a una più rasoterra, alle traiettorie umane dei personaggi. È una città difficilmente inquadrabile dal basso perché è piena di stratificazioni, di edifici molto pesanti che hanno una loro verticalità. Queste caratteristiche mi consentivano delle astrazioni geometriche che potessero esasperare l’umanità dei personaggi.

“Una manciata di luci incongrue sparse nel buio”, potremmo definire così i personaggi del tuo film?

S.A.: Questa è più l’immagine che Potenza ti restituisce al primo impatto, perché il territorio della Basilicata è un territorio poco antropizzato. È un posto apparentemente immobile, invece entrandoci e conoscendolo ti rendi conto che anche nei posti che sembrano immobili, c’è sempre qualcosa che si muove, come la vita.

I protagonisti di La notte più lunga dell’anno, anche se apparentemente diversi, sono tutti accomunati da una solitudine interiore. Quali sono stati i criteri adottati nella scelta del cast? Cosa cercavi?

S.A.: È un cast molto trasversale. Ci sono storie di ragazzi di vent’anni senza ambizioni in cerca di emozioni forti, di un politico a un passo dal baratro, di una cubista che ha deciso di cambiare vita, di un ragazzo deluso da una storia d’amore che naufraga, però la solitudine è il tratto che li unisce tutti. C’è una ricerca, un impulso in questi personaggi, qualsiasi età abbiano, a cercare il loro posto nel mondo. Ognuno dei personaggi ha un momento in cui durante la notte è come un cane randagio, senza padrone e senza riparo. Per il cast devo molto a Stefania De Santis, la casting director. Si è appassionata alla sceneggiatura e abbiamo cercato di assortire un cast eterogeneo come i personaggi che gli attori interpretano.

Come descriveresti il passaggio dal mondo del documentario a quello di finzione?

S.A.: Nei documentari per raccontare storie ti basi su elementi reali, non ci sono attori, anche se poi quello che viene definito cinema del reale reca sempre uno sguardo con sé che è soggettivo e personale. Lo stesso che c’è nel cinema tout court. Del documentario ho portato inoltre nel film di finzione la disponibilità all’accadimento: non amo un controllo asfittico e fine a sé stesso sulla sceneggiatura, ma credo che debba sempre passare attraverso il lavoro che si fa con gli attori.

La notte più lunga dell'anno
Luigi Fedele e Anna Ammirati in “La notte più lunga dell’anno”.

Luigi, come ti sei trovato a interpretare questo personaggio? C’è un lato di Johnny in cui ti ritrovi particolarmente?

L.F.: Johnny è un ragazzo puro che nel film si trova a perdere la sua innocenza. Inizia il film vestito con un maglioncino di filo, una sciarpetta, una camicia, un cappotto, e alla fine si ritroverà nudo per strada al freddo, da solo. Credo sia fatto di due sentimenti contrastanti, la dolcezza e la rabbia, ed entrambi appartengono anche a me.

Che tipo di atmosfera si respirava sul set?

L.F.: Si avvertiva un clima di fiducia dove c’era spazio per essere liberi e creativi nel lavoro. Per un attore è fondamentale avere uno spazio di fiducia e libertà, trovare un ambiente in cui puoi esprimerti è quasi tutto.

Cos’è per te il cinema?

L.F.: Credo che il cinema sia forse l’arte che si avvicina di più alla vita e alle persone e che come la vita, molto spesso debba essere libero, incompiuto. Secondo me è un’arte vicina ai sentimenti, questo è quello che mi interessa maggiormente.

Puoi raccontarci qualcosa riguardo i tuoi progetti futuri?

L.F.: Sto aspettando l’uscita di Robbing Mussolini, un film di Renato De Maria e continuerò a sperimentare a teatro con il mio gruppo.

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Night Life: una magica serata con i giovani talenti di Fabrique n. 24 https://www.fabriqueducinema.it/magazine/attori/night-life-una-magica-serata-con-i-giovani-talenti-di-fabrique-n-24/ https://www.fabriqueducinema.it/magazine/attori/night-life-una-magica-serata-con-i-giovani-talenti-di-fabrique-n-24/#respond Wed, 03 Apr 2019 08:40:59 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=12803 Fra morbide ombre e calde luci si dipana il racconto di una serata elegante e insieme casual, all’insegna della combinazione di codici e stili. Ludovica Martino Studi Ho frequentato il liceo classico e iniziato a studiare recitazione in una scuola di cinema a Roma all’età di 15 anni, all’inizio un po’ per gioco, perché recitare […]

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Fra morbide ombre e calde luci si dipana il racconto di una serata elegante e insieme casual, all’insegna della combinazione di codici e stili.

Ludovica Martino

Studi Ho frequentato il liceo classico e iniziato a studiare recitazione in una scuola di cinema a Roma all’età di 15 anni, all’inizio un po’ per gioco, perché recitare mi divertiva molto. Scoccata la maggiore età, ho iniziato a trasformare il mio sogno in un lavoro. Adesso mi tengo in allenamento studiando dizione, recitazione e partecipando, quando posso, a masterclass, anche se la mia vera scuola è stata il set. Mi sono laureata da pochissimo in Interpretariato e Traduzione e ora mi sono iscritta al corso magistrale.

Mi avete visto nella serie Skam Italia, remake italiano dell’originale norvegese, dove vesto i panni di Eva, un’adolescente, e nella fiction di RAI 1 Tutto può succedere, nel ruolo di Emilia.

Mi vedrete nel film per il cinema Il campione, di Leonardo d’Agostini con Stefano Accorsi e Andrea Carpenzano, che sarà presto nelle sale, e in una nuova serie TV di Riccardo Grandi.

Racconta la scena del film che avresti voluto interpretare La scena di un film o una serie in costume, perché adoro gli abiti d’epoca, oppure di un horror o ancora quella di un cartone animato (come doppiatrice, si intende…).

Luigi Fedele

Studi Ho cominciato a recitare all’età di sei anni in un piccolo teatro costruito in un seminterrato. A 9 anni ho messo piede per la prima volta su un set cinematografico, dove ho incontrato le persone che hanno segnato profondamente il mio percorso artistico e umano. Tra tutte, vorrei ricordare una cara amica, Barbara Valmorin, con cui ho continuato a studiare per anni. Tra un set e un palcoscenico mi sono diplomato al liceo classico Pilo Albertelli di Roma. Attualmente frequento l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico.

Mi avete visto nel 2010 nel mio primo film, La pecora nera di di Ascanio Celestini, dove ho interpretato la parte di Nicola, un bambino dimenticato e rinchiuso all’interno di un ospedale psichiatrico. Poi, in Cavalli di Michele Rho, Banana di Andrea Jublin e A fari spenti nella notte di Anna Negri; nel 2016 mi sono trasformato in Ferro, un ragazzo padre alle prese con una gravidanza inaspettata, protagonista di Piuma di Roan Johnson. Nel 2018 ho avuto la fortuna di incontrare il personaggio di Guido, ragazzo affetto da sindrome di Asperger, protagonista del film Quanto basta di Francesco Falaschi.

Mi vedrete in due spettacoli teatrali che saranno presentati al Festival dei Due Mondi di Spoleto. Al momento ho anche qualche sogno nel cassetto di cui sono un po’ geloso.

Racconta la scena del film che avresti voluto interpretare La scena in cui Daniel Blake, nell’omonimo film di Ken Loach, dopo aver ricevuto l’ennesima respinta alla sua richiesta del sussidio di disoccupazione, scrive con una bomboletta spray nera sulla facciata esterna dell’edificio in segno di protesta. L’atto di rivolta di un personaggio dimenticato che, nonostante tutto, non ha mai perso il rispetto per se stesso. Purtroppo non ho l’età giusta per vestire il ruolo di un sessantenne, ma è un sogno e spesso quando sogno non sono coerente.

Gianluca Di Gennaro

Studi Diplomato al liceo artistico Suor Orsola Benincasa.

Mi avete visto nei film Certi bambini, Miele, La Santa, Lo chiamavano Jeeg Robot, Zeta, Capri Revolution. Nelle serie e mini serie: Provaci ancora prof, Don Matteo 7, Ho sposato uno sbirro 2, Come un delfino, Il clan dei camorristi, Per amore del mio popolo, L’oro di Scampia, Gomorra 2, The Restaurant.

Mi vedrete a breve su Canale 5 nella seconda serie di Rosy Abate. Al cinema sarò il protagonista di Cobra, opera prima di Mauro Russo.

Racconta la scena del film che avresti voluto interpretare Avrei voluto recitare qualsiasi scena in Braveheart di e con Mel Gibson: è stato il primo film che ho visto al cinema, avevo 5 o 6 anni, e da allora è rimasto tra i miei film preferiti.

Alma Noce

Studi Sto finendo l’ultimo anno di liceo classico, con un po’ in ritardo perché mi sono fermata per un anno in un periodo insieme di perdita e di ritrovamento di me stessa. Non ho mai studiato recitazione, un po’ perché la mia situazione economica non me l’ha permesso, un po’ perché tanta gente mi ha detto di imparare sui set. Ma anche questa è una cosa che vorrei fare… magari all’estero. Sono dell’idea che studiare non possa farmi che bene.

Mi avete visto a 7 anni in un film indipendente, poi ho continuato con piccoli ruoli, tra i quali un film con Dario Argento, Dracula 3D, una piccola parte negli Avengers
e una serie con Francesca Archibugi in cui interpretavo una prostituta russa. Il ruolo mi ha divertita molto e mi ha dato modo di imparare a insultare… in russo! Sono due anni che lavoro in una serie, L’isola di Pietro, che mi ha offerto la possibilità di interpretare una ragazzina cieca e di avvicinarmi a un mondo completamente diverso dal mio.

Mi vedrete nella terza stagione de L’isola di Pietro. Poi un progetto molto interessante e a cui tengo molto… ma non avendo ancora firmato il contratto, sono costretta a tenermi tutto per me ancora per un po’.

Racconta la scena del film che avresti voluto interpretare Se dovessi scegliere una scena di un film a cui mi sarebbe piaciuto partecipare direi la scena della ragazza della fonte, il film mai scritto di Guido Anselmi, interpretato da Mastroianni in 8 1/2… una scena mai vista e solo raccontata.

Mirko Trovato

Studi Mi sono diplomato all’istituto tecnico per il turismo.

Mi avete visto quando avevo 13 anni nella serie TV Braccialetti rossi, di cui sono stato tra i protagonisti per tre stagioni, dal 2014 al 2016. Nel 2015 ho recitato nella webserie Lontana da me. Nel 2017 ho debuttato al cinema con il film Non c’è campo e l’anno dopo sono tornato con il film Un nemico che ti vuole bene, diretto da Denis Rabaglia. Sempre nel 2018 sono stato tra i protagonisti di Baby.

Mi vedrete presto di nuovo sul grande schermo con il film Restiamo amici, diretto da Antonello Grimaldi. Il mio progetto futuro certo e che posso rivelare è la seconda serie di Baby; tutto il resto per il momento è top secret.

Racconta la scena del film che avresti voluto interpretare Mi sarebbe piaciuto molto vestire i panni di Jordan Belfort, interpretato da Leonardo Di Caprio, nel film The Wolf of Wall Street, ed essere diretto dal grande Martin Scorsese.

Chabeli Sastre Gonzalez

Studi Frequento da tre anni il laboratorio permanente di Alessandro Prete e i suoi seminari estivi.

Mi avete visto nella serie Netflix Baby, nel ruolo di Camilla. Negli ultimi due anni ho preso parte a diversi videoclip musicali, l’ultimo è stato quello dei Canova con Goodbye Goodbye.

Mi vedrete in Baby 2, di cui a breve inizierò le riprese.

Racconta la scena del film che avresti voluto interpretare Adoro tutti i personaggi femminili di Pedro Almodovar, che ha un modo unico di farli esprimere, autentici nella loro teatralità spagnola. Come in Tacchi a spillo, quando Marisa Paredes si esibisce con una canzone di Luz Casal che dedica alla figlia in prigione, Victoria Abril. Mi colpisce il modo in cui la canta ed esprime con gli occhi e con il corpo il suo dolore: mi è di ispirazione perché vorrei recitare con la stessa eleganza e profondità.

creative producer TOMMASO AGNESE
fotografo RICCARDO RIANDE
testi raccolti da MONICA VAGNUCCI
stylist ALLEGRA PALLONI
assistente stylist ALICE DE STEFANO
hair ADRIANO COCCIARELLI @HARUMI
makeup ELEONORA DE FELICIS @HARUMI
total look donne ERICA IODICE MILANO
gioielli ALICE SAMBENATI
thanks to SHEKET per la location

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Venezia73: Il coraggio della leggerezza https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/venezia73-il-coraggio-della-leggerezza/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/venezia73-il-coraggio-della-leggerezza/#respond Tue, 06 Sep 2016 13:48:18 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=3515 “Piuma” di Roan Johnson, la prima volta per il regista pisano nel concorso principale al Lido. Serve coraggio per fare un figlio, di questi tempi. Ancora più ce ne vuole a farlo a diciotto anni. I protagonisti di Piuma, il film di Roan Johnson presentato in concorso a Venezia, sono giovani e, apparentemente, sconsiderati. Avranno un […]

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“Piuma” di Roan Johnson, la prima volta per il regista pisano nel concorso principale al Lido.

Serve coraggio per fare un figlio, di questi tempi. Ancora più ce ne vuole a farlo a diciotto anni. I protagonisti di Piuma, il film di Roan Johnson presentato in concorso a Venezia, sono giovani e, apparentemente, sconsiderati. Avranno un bambino e nove mesi di tempo per decidere che ne sarà della loro vita, e di quella del figlio che arriva troppo presto. Per Roan Johnson e i suoi cosceneggiatori Ottavia Madeddu, Carlotta Massimi e Davide Lantieri, serve un’incosciente leggerezza per superare il dubbio e la paura di fronte a un passo così importante. Una storia che il regista ha rivelato di aver voluto raccontare proprio per dare una risposta a domande che lui stesso si è fatto più volte.

Ferro e Cate (Luigi Fedele e Blu Yoshimi) hanno a che fare con la maturità, una lunga estate che dovrebbe essere indimenticabile, i problemi di genitori la cui imperfezione pervade le loro vite. Un rapporto forte, genuino li unisce, hanno bisogno l’una dell’altra e solo insieme possono affrontare il coraggio di crescere un bambino. Li vediamo imparare ad andare per la loro strada forti della loro leggerezza.

Il film di Johnson ha il pregio di assomigliare ai suoi protagonisti, di accompagnarli senza giudicarli, con affetto e comprensione, con un’empatia preziosa esaltata da una scrittura brillante, che senza nascondere le difficoltà cerca costantemente una strada per trovare il sorriso, e la forza di smussare gli angoli, alleggerire le responsabilità. C’era il rischio di parlare per tesi, di forzare la strada cercando il film “generazionale”, rincorrere un “noi” indifferenziato che avrebbe finito per irritare, invece Piuma diverte con la freschezza dei suoi protagonisti. Ottimi infatti gli esordi Luigi Fedele e Blu Yoshimi, alle prese con la difficoltà di un film che si regge sulle loro giovani spalle e con una regia che confermando l’amore di Johnson per il piano sequenza richiedeva grande capacità interpretative.

La leggerezza non è sempre un pregio, nel cinema come nella vita, ma Piuma la rivendica in maniera programmatica, ne fa quasi uno slogan e l’operazione diverte e convince, e permetterà al pubblico di affezionarsi a questa piccola storia, grande come tutte le storie sanno essere, quando pervase dalla genuinità di sentimento.

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