LRNZ Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Fri, 24 Sep 2021 09:22:56 +0000 it-IT hourly 1 Ratigher: quello che scrivo e disegno è dovuto a Daniel Clowes https://www.fabriqueducinema.it/magazine/arts/ratigher/ Fri, 15 Jan 2016 09:58:47 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=2517 La fortuna di avere un padre che legge fumetti è che sin da piccoli ci si abitua a raccontare il mondo con i disegni. Il mondo, le storie, le persone, le amicizie. Francesco D’Erminio, in arte Ratigher, cresce così, nella sua natura il raccontare è imprescindibilmente disegnato. Tra le letture di tutti i generi possibili […]

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La fortuna di avere un padre che legge fumetti è che sin da piccoli ci si abitua a raccontare il mondo con i disegni. Il mondo, le storie, le persone, le amicizie. Francesco D’Erminio, in arte Ratigher, cresce così, nella sua natura il raccontare è imprescindibilmente disegnato.

Tra le letture di tutti i generi possibili quelle dei manga e dello Spiderman dei primi anni ’90 sono le influenze che aumentano la sua voglia di diventare un fumettista. Ma il mare è sterminato e si rischia di perdersi. A segnare una direzione nel suo viaggio sono stati gli anni dell’università, anni in cui divide la casa con Tuono Pettinato, altro fumettista di talento. Il confronto e lo scambio di letture aumenta la voglia di esprimere il proprio tratto.

Ratigher: Ma quello che scrivo e disegno è dovuto a David Boring di Daniel Clowes. Un giorno ero a casa e, finito di leggerlo, salto sulla sedia, corro di là da Tuono e gli dico: «Qui dentro c’è tutto, se qualcuno ha fatto qualcosa di simile, anche noi allora dovremmo tentare».

 Gli artisti si incontrano, si parlano, si aiutano e a volte ufficializzano una collaborazione creativa che diventa qualcosa di indelebile nel panorama culturale. Ratigher, Tuono Pettinato, Maicol & Mirco, Dr. Pira e LRNZ creano i Super Amici, poi diventati i Fratelli del Cielo. Un gruppo dove Ratigher trova nuovi stimoli in stili completamente diversi dal suo, caratterizzato da un’attenzione per i personaggi difficili, crudi e apparentemente poco affascinanti, antieroi che diventano grandi perché l’autore trova in loro un valore e un significato.

Il suo fumetto parte sempre da una storia, un evento, un racconto piccolo, anche solo un dialogo accennato e poi cresce e diventa una storia lunga. La lunghezza delle opere va di pari passo con l’evoluzione della sua esperienza e le pubblicazioni: prolifico nei fumetti brevi in passato, ora pronto a disegnare lunghe storie. Dai racconti di Bimbo Fango a Trama, il suo primo libro a fumetti.

 

R: Partivo da storie brevi perché non ero in grado di gestire racconti più estesi, la tecnica e la lunghezza delle storie sono cresciute insieme. Non sentivo l’esigenza di lavori più corposi perché non sapevo come muovermi. Sono un avidissimo lettore di libri, ma ho iniziato tardi. È stata la lettura di libri più articolati che mi ha formato e stimolato nella costruzione di storie lunghe.

In un mercato dove spesso il fumetto predilige un formato lungo Ratigher si è imposto con un’opera di 64 pagine. Le ragazzine stanno perdendo il controllo. La società le teme. La fine è azzurra. È la storia delle adolescenti Castracani e Motta, e del loro modo di rispondere alle distanze e alle incomprensioni che vivono a scuola, nella società, in famiglia, con la loro arma più forte, l’amicizia.

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R: È un lavoro in cui ho messo anima e corpo. Poche pagine, lo so, forse ha troppo poco respiro. Ma è il mio stile e mi piace questo formato. Amo le storie medie, anche se ora sto scrivendo un libro molto lungo. La necessità di aumentare la mole è per dare respiro a tutte le sfaccettature. I miei fumetti sono molto ritmati e continuerò con questo passo, ma finora non mi sono mai permesso di dedicare dieci pagine a una scena sola. È quello che voglio fare adesso.

I suoi racconti trattano situazioni quotidiane ma con uno sviluppo surreale. Le ragazzine nasce dal brano musicale degli X-Mary dove si parla di un’amicizia/amore tra ragazze.

R: Mi piacciono i punti di vista non consueti che ti lasciano di stucco. Persone completamente diverse da me, modi di pensare lontani. Di questa canzone mi ha incuriosito il fatto che fosse stata scritta da un ragazzo e il ritornello era «sono più bella io o sei più bella tu».

 Un modo di raccontare l’adolescenza privo di cliché, che descrive i comportamenti fuori dagli schemi delle due protagoniste nel modo più naturale possibile, come se Ratigher volesse sottolineare che ognuno di noi agli occhi dell’altro può sembrare strano ma la nostra quotidianità ci rende normali a noi stessi.

La sua sensibilità racconta un finale dove una delle due ragazzine per una malattia sembra avere un destino segnato in modo emozionante e unico. E come parlare della fine? Un’unica parola, la fine è azzurra. La scena finale del fumetto, un momento drammatico, diventa per Ratigher un’occasione per caricare di significato tutta la nostra considerazione sull’amicizia. L’autore ribalta la morte dando un senso, un colore azzurro come il cielo ad avvolgere i ricordi di due amiche.

R: Se riusciamo a stringere legami forti e belli e senza compromessi, non è poi tanto importante la nostra fine, il finale di ognuno di noi è segnato, è scritto, lo sappiamo tutti, l’importante è il tempo che abbiamo a disposizione, riempirlo di cose emozionanti e vere. La protagonista forse un giorno morirà, ma c’è modo e modo di andarsene, e non era quella la fine della mia storia.

Non a caso nel 2015 con questo lavoro vince due premi molto importanti: il premio Micheluzzi come miglior fumetto e il premio Boscarato per la miglior colorazione. Vincerli con un fumetto autoprodotto significa aver inciso davvero nel panorama del fumetto italiano.

I progetti futuri sono legati alla collaborazione come sceneggiatore per alcuni numeri di Dylan Dog.

R: Scrivere per DYD è un lavoro di squadra: un altro disegnatore, in questo caso Alessandro Baggi, deve lavorare sul tuo testo e occorre accettare che lui cambi alcune cose o che addirittura le elimini.

Nel 2016 usciranno altre pubblicazioni, sono storie di lunghezza media come La notte è dei fantasmi (48 pagine), legata al mondo degli adolescenti, degli spin off di alcuni personaggi di Le ragazzine, con la Saldapress. Successivamente uscirà una graphic novel lunga (2-300 pagine), ancora top secret.

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Lrnz https://www.fabriqueducinema.it/magazine/arts/lrnz/ https://www.fabriqueducinema.it/magazine/arts/lrnz/#respond Wed, 27 May 2015 08:31:02 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=1518 Un bambino divora tutto. Mangia con gli occhi quello che vede intorno a sé. Lo fa suo e lo fa suo per sempre. Lorenzo Ceccotti, uno dei fumettisti più talentuosi d’Italia, è stato immerso nel disegno e nella cura dei dettagli sin da piccolo. Il padre architetto non lasciava spazio dentro una casa tappezzata di […]

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Un bambino divora tutto. Mangia con gli occhi quello che vede intorno a sé. Lo fa suo e lo fa suo per sempre.

Lorenzo Ceccotti, uno dei fumettisti più talentuosi d’Italia, è stato immerso nel disegno e nella cura dei dettagli sin da piccolo. Il padre architetto non lasciava spazio dentro una casa tappezzata di progetti, bozzetti, fogli trasparenti con modelli di costruzioni, prospettive, uno stimolo continuo, non c’era il tempo di vedere il vuoto. La famiglia materna di sarti gli dimostrava invece la cura costante per i dettagli. Quelle grandi mani sicure, che il bambino vedeva da una parte disegnare archi, case, palazzi e dall’altra segnare con gessetti le tracce sulla stoffa e poi tagliare con precisione un tessuto, cucirlo al millimetro e inondarsi di colori mai lasciati al caso, hanno spinto LRNZ a non dare nulla per scontato.

Disegnare è sempre stato un motivo di vita, ma il primo contatto con il fumetto è avvenuto con il secondo marito della madre, che portò con sé la sua collezione di fumetti. Così già da piccolissimo Lorenzo si è trovato circondato d’immagini nuove, un altro linguaggio da disegnare: il fumetto. Metallo Urlante, Frigidaire sono stati un modello, un tipo di disegno inimmaginabile fino a quel momento. Apparentemente inadatto per un bambino, però decisamente stimolante per un ricercatore grafico. Da quel momento i suoi disegni hanno un cambio di rotta, il suo tratto diventa più ricercato, più sofisticato. E ciò deve avergli suggerito che qualsiasi nuova forma si può divorare con gli occhi per poi trasformarla in un nuovo stile. Lorenzo Ceccotti non ha mai spesso di studiare e cercare, perché tutto ha un significato e un fine.

Esattamente come tutto all’interno di una storia e di un fumetto deve avere un valore e un motivo.

LRNZ: «Perché saper disegnare un mondo a fumetti parte dalla coerenza e da una conoscenza profonda del proprio sistema industriale, politico, sociale, economico, che si riverbera sin negli oggetti messi sul fondo».

Golem, il suo primo fumetto uscito con la Bao Publishing, è il risultato di tutto il mondo che LRNZ ha dentro, dove nulla, appunto, è lasciato al caso. Un lavoro che ha impiegato vent’anni per vedere la luce, tempo in cui la storia è cresciuta e si è arricchita di tanti piccoli dettagli. I cardini narrativi più importanti sono il rapporto tra uomo e tecnologia, tra uomo e industria, tra uomo e politica.

Nella prima versione la storia s’incentrava su un bambino che guidava un robot sognando. L’aggiunta della figura del Golem, come gigante d’argilla, è avvenuta grazie all’editor Emanuele Sabetta, durante la terza revisione nel 2005. Tra le incredibili novità che caratterizzano l’opera, c’è un’app scaricabile con l’acquisto del libro con cui leggere il fumetto integrato da pagine segrete, contenuti speciali extra audio e video di qualità straordinaria.

Golem è la storia di una nazione in cui, dietro all’apparente benessere dovuto al progresso tecnologico, si nasconde lo schiacciante controllo di quattro corporation sulla popolazione per la distribuzione dei propri prodotti. Un gruppo di rivoluzionari tenta di contrastare questa sorta di “dittatura”, ma solo l’intervento del potere nascosto dentro il giovane Steno cambierà il corso della storia.

Golem segue dei principi progettuali veri, con una grandissima complessità narrativa che ci catapulta nell’Italia del futuro assolutamente credibile, perché tutto è stato studiato con grandissima cura. La fantascienza ha bisogno di questo, il modo in cui le persone si vestono deve essere conforme a come mangiano, conforme al modo in cui si spostano, all’architettura delle abitazioni dove vivono.

LRNZ tratteggia un’allegoria satirica delle moderne democrazie quasi come un caricaturista: prende un difetto e lo ingrandisce a dismisura. Una sorta di amplificazione della realtà attuale: se oggi siamo sommersi dalle informazioni visive, in futuro il nostro mondo diventerà uno spazio bombardato d’immagini, schermi sempre presenti, pubblicità su ogni parete, come per nascondere qualcosa.

Una scena all’inizio è in questo senso rivelatrice. Nel caos di questa realtà, in una tavola del fumetto è nascosto un dettaglio: un uomo si è suicidato sullo sfondo di una sala da gioco nella più completa indifferenza delle persone. Una provocazione che sottolinea come ciò che guardiamo non è quello che veramente abbiamo davanti. In Golem, Steno, il protagonista in cui dovremmo identificarci, è di spalle a questo suicidio, non lo vede, appunto, e questo è solo l’incipit della storia. Una società in cui anche il nostro eroe non sembra accorgersi che c’è qualcosa che non va, è una società in pericolo.

Steno è un bambino, il suo disagio è interiore, personale, sono i suoi sogni/incubi a segnare i suoi primi passi nel racconto. Il percorso che lo fa crescere e che salva l’intera nazione è nel credere nei propri sogni, nel crederci anche da sveglio. Nella narrazione questo tema si trasforma nel suo rapporto con il Golem, che il bambino attiva solo quando dorme e con il quale non s’incontra mai da sveglio. L’incontro avverrà solo nel momento in cui il bambino riuscirà a sognare ad occhi aperti, in cui cioè sarà finalmente maturo.

È il manifesto che LRNZ regala ai lettori e che illustra attraverso uno dei personaggi, Ago Critone, il padre di Steno, che lo esorta: «Non smettere di credere nei tuoi sogni».

LRNZ: «È un po’ il mio messaggio. Ogni volta che si scrive un libro si vorrebbe lasciare un segnale forte, un vero e proprio testamento al lettore: e in Golem forse è proprio questo, vorrei dire di non smettere di credere nei sogni. Vorrei che Steno fosse il primo di un esercito, un esercito di bambini che cambiano il mondo facendo delle piccole scelte». Mai lasciate al caso.

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