Lino Guanciale Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Tue, 13 Apr 2021 08:16:12 +0000 it-IT hourly 1 To Lino with love https://www.fabriqueducinema.it/magazine/cover/to-lino-with-love/ https://www.fabriqueducinema.it/magazine/cover/to-lino-with-love/#respond Fri, 07 Jul 2017 07:14:05 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=8909 Ha preso botte nei vicoli di Napoli insieme a Vincenzo Alfieri, è stato diretto da Woody Allen e ha prestato il volto a tantissime fiction nostrane. Lino Guanciale si racconta tra grande schermo, televisione e palcoscenico. Non si risparmia, ripercorrendo le tappe che ne hanno fatto uno dei volti più noti al pubblico televisivo e […]

L'articolo To Lino with love proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
Ha preso botte nei vicoli di Napoli insieme a Vincenzo Alfieri, è stato diretto da Woody Allen e ha prestato il volto a tantissime fiction nostrane. Lino Guanciale si racconta tra grande schermo, televisione e palcoscenico.

Non si risparmia, ripercorrendo le tappe che ne hanno fatto uno dei volti più noti al pubblico televisivo e ora anche a quello cinematografico. Lino Guanciale ricorda che fin da adolescente, in quel di Avezzano, era un grande cinefilo: «I primi film che ricordo di aver visto sono La carica dei 101 e La voce della luna di Fellini. Ero il più giovane abbonato alle sale d’essai della mia città. Vale a dire, l’unico sotto i 50 anni!». Ben presto arrivia il richiamo del teatro: «Ma tendevo a stare alla larga dal palcoscenico, perché intuivo che calcare le scene avrebbe potuto sconvolgermi la vita. E fu esattamente quello che accadde quando, alle superiori, frequentai un laboratorio teatrale. Ero convinto che avrei fatto il medico, avevo anche superato il test d’ingresso, ma, il giorno prima di iscrivermi alla facoltà, ho detto ai miei che avevo cambiato idea».

[questionIcon]È stato allora che hai iniziato a conoscere il teatro da vicino?

[answerIcon] Sì, all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica di Roma. Ho capito che la casa dell’attore è il teatro, è lì che ci si mette a nudo attraverso il contatto diretto con il pubblico. Si corrono più rischi, bisogna percorrere strade più difficili, e per il passaggio al cinema e alla TV è necessario imparare a calibrare il rapporto con la macchina da presa. Ancora oggi sono un teatro-dipendente: se non faccio almeno a un reading a settimana sto male. Essere diretto da Gigi Proietti in Romeo e Giulietta, quando ero completamente acerbo, è stato il modo migliore per cominciare a rompere il ghiaccio. Lavorare poi con Luca Ronconi e Claudio Longhi mi ha aiutato a capire come costruire un rapporto tra il teatro e lo spettatore. Entrambi puntavano molto sulla formazione del pubblico con laboratori e lezioni nelle scuole. E non posso non ricordare l’incontro con Edoardo Sanguineti, uno dei miei maestri in assoluto.

[questionIcon]Hai recitato anche nel Fontamara di Michele Placido.

[answerIcon]Con Michele Placido ci si diverte da morire, è un vero vulcano. E gli devo moltissimo perché dopo aver interpretato il suo spettacolo ho avuto l’occasione di prendere parte al suo film Vallanzasca e di incontrare attori visti, prima d’allora, solo sullo schermo. Sul set è nata una bellissima amicizia con Kim Rossi Stuart: riesce creare sinergia con chi ha attorno. Anche altri personaggi noti sono umili come lui: Toni Servillo, Andrea Molaioli… Mi ha sorpreso positivamente accorgermi che, nel nostro ambiente, si tende più alla solidarietà che alla competizione. Dopotutto è un periodo critico per tutti: diciamo che, con buon senso, seguiamo la regola del “damose una mano”.

[questionIcon]Cosa ti è rimasto, invece, delle esperienze cinematografiche?

[answerIcon]Grazie a To Rome with Love ho osservato come gli attori americani si avvicinano al set. Sono straordinariamente umili e non me l’aspettavo. Guardare un maestro come Woody Allen all’opera è stato impagabile: ha un’impostazione teatrale, lascia liberi gli attori e lavora tanto di montaggio. Peccato che ho avuto l’impressione che avesse più voglia di fare il turista per Roma e gustarsi una cacio e pepe, più che puntare alla riuscita del film. Tutto il contrario per Meraviglioso Boccaccio. I fratelli Taviani erano molto presi dal progetto e ascoltarli battibeccarsi, sempre in maniera fruttuosa, è stato uno spasso. Il film aveva ottimi presupposti, ma una certa tendenza all’autoreferenzialità forse ha penalizzato il risultato.

[questionIcon]Arriviamo, infine, ai Peggiori.

[answerIcon]Il copione di Vincenzo era travolgente, ha strameritato la candidatura ai Nastri d’Argento. Il buon esito del film è un ottimo segnale per il cinema italiano, indice di una grandissima vitalità e di un momento favorevole per tornare a produrre lavori di genere. Eravamo maestri in questo, e dovrebbero tornare a costituire l’ossatura del nostro sistema. I produttori fanno bene a credere nel ritorno del genere: è lì il futuro.

Girare tutto in sole cinque settimane non è stata una passeggiata. Mi sono cimentato con un registro che non avevo mai toccato né in cinema né in TV, solo in teatro. In televisione, però, la mia funzione era far ridere facendo l’antipatico. Ne I peggiori si fa leva su tutt’altro. La sfida maggiore è stata godersi il personaggio senza perdere di vista l’obiettivo di base: coniugare la comicità con l’action. È una parodia del genere superhero in cui la macchina ironica funziona con grande coerenza e credibilità. Il film che mi ha aiutato di più per prepararmi è stato I soliti ignoti, che, parodiando i canoni del noir e del crime dell’epoca, giocava allo stesso modo la carte dell’ironia.

[questionIcon]E adesso, quali nuovi impegni ti aspettano?

[answerIcon]Sono nel cast di La casa di famiglia con Libero de Rienzo, Matilde Gioli e Nicoletta Romanoff. La regia è di Augusto Fornari, attore alla sua prima esperienza dietro la cinepresa. E poi, arriveranno i sequel di varie fiction: L’allieva, La porta rossa. A dicembre sarò al Teatro Argentina di Roma con Ragazzi di vita di Pasolini. Una mole di lavoro che mi preoccupa ma, come sempre, al tempo stesso mi stimola.

L'articolo To Lino with love proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
https://www.fabriqueducinema.it/magazine/cover/to-lino-with-love/feed/ 0
“I peggiori”: la via italiana al mainstream di qualità https://www.fabriqueducinema.it/cinema/recensioni/peggiori-la-via-italiana-al-mainstream-qualita/ Wed, 24 May 2017 14:49:00 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=8600 In questi anni in cui riuscire a intercettare un pubblico di massa appare sempre più duro per il cinema, il successo di cassetta di ogni film italiano è sempre accolto con attenzione raddoppiata. La necessità di analizzare i motivi per cui un film intercetta una fetta vasta di pubblico è vitale. Lasciare che titoli come […]

L'articolo “I peggiori”: la via italiana al mainstream di qualità proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
In questi anni in cui riuscire a intercettare un pubblico di massa appare sempre più duro per il cinema, il successo di cassetta di ogni film italiano è sempre accolto con attenzione raddoppiata. La necessità di analizzare i motivi per cui un film intercetta una fetta vasta di pubblico è vitale.

Lino Guanciale e Vincenzo Alfieri nel film "I peggiori"Lasciare che titoli come Smetto quando voglio, Veloce come il vento, Lo chiamavano Jeeg Robot restino casi isolati sarebbe una colossale zappa sui piedi per tutta l’industria cinematografica nazionale. Quello che oggi è necessario, vitale, trovare è una nuova via italiana al mainstream di qualità.

I peggiori, opera prima di Vincenzo Alfieri, ha il vantaggio relativo di arrivare dopo queste opere apripista e insieme la responsabilità di tenere aperta questa via ancora stretta e tortuosa. Prodotto da Warner con Fulvio e Federica Lucisano, il film racconta la storia di due fratelli trentenni (lo stesso Alfieri e Lino Guanciale) trasferitisi a Napoli da Roma dopo che la madre ha provocato un crack finanziario e si è data latitante, costretti a sbarcare il lunario per mantenere l’affidamento della sorellina tredicenne. Di fronte alla difficoltà di farsi pagare il lavoro onesto tentano un furto che finisce per aprirgli un’inattesa fonte di guadagno: soprannominati i “demolitori” vengono ingaggiati per riparare torti smascherando ladri e truffatori mettendo in rete le loro gesta.

Lino Guanciale e Vincenzo Alfieri nel film "I peggiori"Sono molti i rimandi e le suggestioni che legano questo film a quelli citati precedentemente. A livello tematico c’è la meritoria voglia di raccontare una generazione in seria difficoltà nell’assicurarsi un tenore di vita simile a quello di chi li ha preceduti.

C’è poi il fondamentale lavoro sul genere con un’attenzione alle suggestioni che vengono da oltreoceano: i cinecomics sono forse il genere di riferimento mondiale in questo momento e i protagonisti de I peggiori sono “eroi” per niente “super”, imperfetti e divertenti, inadatti al contesto, costantemente escoriati e tumefatti dalle loro stesse imprese. L’eroe mascherato senza superpoteri è un topos che scende dalle guglie di Gotham City e si è già sciolto nel comico in una graphic novel come Kick-Ass, che è certamente uno dei primi punti di riferimento che vengono in mente di fronte a I peggiori.

Lino Guanciale nel film "I peggiori"Il principale punto di forza del film è nella messa in scena. Avvalendosi della fotografia di Davide Manca e collaborando al montaggio con Consuelo Catucci, Vincenzo Alfieri mostra una maturità registica sorprendente alzando con coraggio il ritmo della narrazione: una macchina da presa sempre in movimento; grandissima cura nella costruzione delle scene d’azione, soprattutto quelle di lotta insieme impattanti e realistiche; una Napoli algida, lontana dagli stereotipi, fitta di grattacieli; un montaggio frenetico e frammentato; un’ottima direzione degli attori anche con figure che si portavano dietro una storia di interpretazioni sempre uguali (Biagio Izzo, Francesco Paolantoni).

I peggiori è un film italiano perfettamente in sintonia con la contemporaneità, anche se questo non significa che il film sia al riparo da oscurità – la sceneggiatura sceglie di passare leggera pur smuovendo tematiche spinose come la voglia di “onestà” che attraversa la nostra società e politica o le dinamiche che governano la popolarità su web. Ora la palla passa al pubblico. Nella risposta che darà il botteghino scopriremo se questa nuova via è stata ulteriormente allargata.

L'articolo “I peggiori”: la via italiana al mainstream di qualità proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
“La porta rossa”, fantasmi d’Italia https://www.fabriqueducinema.it/serie/auditel-tv-serie-tv/la-porta-rossa-fantasmi-ditalia/ https://www.fabriqueducinema.it/serie/auditel-tv-serie-tv/la-porta-rossa-fantasmi-ditalia/#respond Wed, 22 Feb 2017 08:56:16 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=4239 In onda questa sera su RAI2, La porta rossa rappresenta un nuovo genere di serialità televisiva made in Italy, che unisce il thriller al crime, con un pizzico di paranormale. Scritta da Carlo Lucarelli e diretta da Carmine Elia, la fiction ha come protagonista Leonardo Cagliostro (Lino Guanciale), commissario che vive a Trieste insieme alla […]

L'articolo “La porta rossa”, fantasmi d’Italia proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
In onda questa sera su RAI2, La porta rossa rappresenta un nuovo genere di serialità televisiva made in Italy, che unisce il thriller al crime, con un pizzico di paranormale.

Scritta da Carlo Lucarelli e diretta da Carmine Elia, la fiction ha come protagonista Leonardo Cagliostro (Lino Guanciale), commissario che vive a Trieste insieme alla moglie Anna (Gabriella Pession), magistrato. Un incontro con un informatore e il commissario Cagliostro viene ucciso, freddato dai diversi colpi di pistola. E qui entra in gioco quello che non ti aspetti. Il suo spirito rimane sulla terra con un preciso obiettivo: scoprire la verità sul suo omicidio e salvare la vita di Anna.

Il noir la fa da padrone, ma è interessante l’aspetto paranormale presente nella serie, come ci ha raccontato il produttore Tommaso Dazzi.

«Lucarelli ha ideato il progetto lavorando sul fantastico, con l’intento di offrire qualcosa di nuovo al panorama della fiction italiana: il fascino misterioso del paranormale all’interno di una trama gialla. Quando cinque anni fa è stato scritto il soggetto, dominava un impianto più tradizionale, con la storia di un poliziotto che muore e che non esce dal mondo per cercare il suo assassino. Il cambiamento arriva in seguito, in risposta alle richieste della fiction RAI che voleva qualcosa di nuovo. Ecco quindi arrivare la componente fantastica e una figura femminile che conquista il ruolo di co-protagonista, per dare più valore ai sentimenti».

Per l’aspetto paranormale avete preso spunto da altre serialità televisive?

Non volontariamente. C’è ovviamente un riferimento a Lost e soprattutto a Ghost, un film che in molti hanno a cuore.

(Troverai l’articolo completo su La porta rossa e le altre fiction internazionali dedicate al paranormale sul prossimo numero di “Fabrique du Cinéma”)

L'articolo “La porta rossa”, fantasmi d’Italia proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
https://www.fabriqueducinema.it/serie/auditel-tv-serie-tv/la-porta-rossa-fantasmi-ditalia/feed/ 0