leonardo di costanzo Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Mon, 21 Jun 2021 17:21:40 +0000 it-IT hourly 1 Festival di Cannes 2017: “L’intrusa” https://www.fabriqueducinema.it/festival/dal-mondo-festival/festival-cannes-2017-lintrusa/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/dal-mondo-festival/festival-cannes-2017-lintrusa/#respond Wed, 24 May 2017 13:36:04 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=8588 Applausi e commozione a Cannes per L’intrusa, il secondo film di finzione di Leonardo Di Costanzo dopo il memorabile L’intervallo (Venezia Orizzonti, 2012). L’intrusa è un titolo ambiguo. Di intrusa ce ne potrebbe essere più d’una. Ma si potrebbe anche parlare di intrusi, personaggi-funzione appena accennati ma che sono il motore della storia, e intrusi […]

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Applausi e commozione a Cannes per L’intrusa, il secondo film di finzione di Leonardo Di Costanzo dopo il memorabile L’intervallo (Venezia Orizzonti, 2012).

L’intrusa è un titolo ambiguo. Di intrusa ce ne potrebbe essere più d’una. Ma si potrebbe anche parlare di intrusi, personaggi-funzione appena accennati ma che sono il motore della storia, e intrusi di un altro tipo ancora, quelli in divisa.

Raffaella Giordano nel film intrusaProtagonista è la torinese Giovanna (interpretata da Raffaella Giordano, coreografa, ha danzato anche con Pina Bausch nella leggendaria compagnia di Wupperthal), operatrice sociale che lavora in un centro ricreativo per i bambini del difficile quartiere di Ponticelli: «non un film sulla camorra» precisa Di Costanzo «ma un film con la camorra all’interno», proprio come fu L’intervallo, e anche in questo caso c’è un locus che dalla camorra protegge, isola, redime, o forse non fa nulla di tutto questo, perché – altra componente comune sia a Intrusa che a Intervallo – in nessuna delle due storie si racconta uno status destinato a perdurare, una condizione di stabilità, uno stanziamento, una felicità raggiunta, un esito accomodante.

Perché anche in questo sta la grandezza di Di Costanzo e dei suoi film: ha il tocco lieve di chi mette il racconto davanti a ogni cosa, ha uno sguardo d’autore autentico ma che non sta mai al di sopra dei suoi personaggi, la sua macchina a mano sta invece in mezzo a loro, alla loro altezza (anche e soprattutto quando si tratta di bambini), ne condivide i destini, ne asseconda i gesti, eppure non è mai conciliante, non si risparmia rispetto alle pieghe talvolta dolorose e impreviste che possono prendere gli eventi.

E d’altra parte la lezione del documentario sta proprio in questo tipo di approccio, prim’ancora che nello stile, affidato a una cura che non sfugge all’occhio attento (la fotografia fu di Bigazzi, nel film precedente, questa volta è affidata alla veterana francese Hélène Louvart, già dop per i lungometraggi di Alice Rohrwacher). In questo particolare cortile dove ambienta L’intrusa, Di Costanzo fa muovere un caleidoscopio di personaggi che a un certo punto quasi sembrano una compagnia circense, e tale, tutto sommato, è la loro sorte nel pittoresco finale.

Set del film Intrusa di Leonardo di Costanzo.
Foto: Gianni Fiorito

Nella “Masseria” (questo il nome del centro di recupero) arriva Maria, sposata a un sanguinario camorrista che la polizia locale viene prontamente ad arrestare con una retata che sconvolge la serenità del luogo. La figlia Rita, asociale e scorbutica (anche lei un po’ selvaggia, anche lei dedita allo sputo, come un’altra bambina italiana che abbiamo conosciuto qui a Cannes…), viene incoraggiata da Giovanna a far parte della compagnia: i primi passi sono anche sorprendenti, ma poi la “diversità” sua e della madre prende il sopravvento.

Giovanna, filantropa illuminata, vuole che i suoi colleghi siano superiori a certe tendenze discriminatorie che si mettono in moto nei confronti della famiglia del malamente, che sarebbe ovviamente più sano per tutti cercare l’integrazione piuttosto che l’allontanamento (un concetto che si può estendere a tanti ambiti…). Ma come intrusa è Maria, è intrusa allo stesso modo anche Giovanna in un mondo che ha delle leggi, dei comportamenti stabiliti, i dettami del quieto vivere napoletano.

Giovanna e Maria sono due donne di principio, coraggiose, ciascuna a modo proprio. Prendono decisioni che in un modo o nell’altro possono ferire qualcuno. E pazienza se si tratta dello spettatore.

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Gli italiani in Quinzaine: Di Costanzo, Carpignano e De Paolis https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/gli-italiani-quinzaine-costanzo-carpignano-de-paolis/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/gli-italiani-quinzaine-costanzo-carpignano-de-paolis/#respond Thu, 20 Apr 2017 07:51:19 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=7885 Senza il clamore del concorso, il cinema italiano – a fari spenti, si direbbe con terminologia da giornalismo sportivo – approda in Croisette nelle due sezioni (Un Certain Regard e Quinzaine des Réalizateurs) che si occupano di proporre sguardi (più o meno) nuovi, se non altro diversi, offerte cinematografiche in grado di suscitare interesse, dibattito […]

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Senza il clamore del concorso, il cinema italiano – a fari spenti, si direbbe con terminologia da giornalismo sportivo – approda in Croisette nelle due sezioni (Un Certain Regard e Quinzaine des Réalizateurs) che si occupano di proporre sguardi (più o meno) nuovi, se non altro diversi, offerte cinematografiche in grado di suscitare interesse, dibattito e discorsi lontano dal riflettore del tappeto rosso.

Proprio oggi è uscito il programma della Quinzaine che propone un bel trio di autori. Innanzitutto Leonardo Di Costanzo che, dopo il capolavoro L’intervallo e un episodio del film collettivo I ponti di Sarajevo (2014), presenta sulla Croisette L’intrusa, ancora con la formula (di cui ormai è acclamato maestro) della location unica, ancora sullo sfondo della periferia napoletana (in questo caso Ponticelli, quartiere “gomorreggiante”). Il film è scritto dal regista con Maurizio Braucci e Bruno Oliviero e interpretato da Raffaella Giordano e Valentina Vannino.

Il giovane Jonas Carpignano, già a Cannes nel 2015 con il bel Mediterranea, presentato alla Semaine de la Critique, torna – cambiando sezione – con A Ciambra, derivato da un cortometraggio dallo stesso titolo girato nel 2014. È ancora la Calabria il punto nevralgico del cinema di Carpignano, che questa volta mette in scena una comunità rom di Gioia Tauro che abita la ‘Ciambra’ eponima.

L’ultimo nostro film in Quinzaine è un altro esordio: Cuori puri di Roberto De Paolis (anche co-sceneggiatore e co-produttore). Ispirato a fatti di cronaca, racconta di una ragazza (Selene Caramazza) che ha fatto voto di castità ma si innamora di un ribelle (Simone Liberati) della tenebrosa periferia romana (location a Tor Sapienza): impianto neo-realista, quasi interamente macchina a mano, con utilizzo di non attori appartenenti a una comunità di rom e sinti.

A completare la ridotta pattuglia italiana a Cannes i due autori  per Un Certain Regard resi noti già la settimana scorsa: Sergio Castellitto e Annarita Zambrano.

Jasmine Trinca in “Fortunata”

Il primo con Fortunata, prodotto da Indigo e scritto da Margaret Mazzantini. La cornice è la periferia di Roma. La storia è quella di una madre reduce da un matrimonio fallito: per dare felicità alla figlia e a se stessa prova a ricostruire la sua vita sognando di aprire un negozio di parrucchiera. Nel cast, Jasmine Trinca, Stefano Accorsi, Alessandro Borghi ed Edoardo Pesce affiancati da una leggenda: Hanna Schygulla.

La Zambrano, dal canto suo, porta a Cannes After The War, coprodotto con la Francia, interpretato da Giuseppe Battiston e Barbora Bobulova, scritto dalla regista (al suo primo lungometraggio di finzione, dopo il documentario L’anima del Gattopardo del 2014) con Delphine Agut, un noir ambientato nella suggestiva cornice della foresta delle Landes.

Visti i nomi in campo, non dovremo stupirci, se come lo scorso anno, le sezioni “secondarie” del festival daranno belle soddisfazioni agli autori del Belpaese.

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