Lazzaro felice Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Thu, 21 Apr 2022 09:05:48 +0000 it-IT hourly 1 Solo – A Star Wars Story resta primo, Lazzaro felice in top ten https://www.fabriqueducinema.it/cinema/incassi/solo-a-star-wars-story-resta-primo-lazzaro-felice-in-top-ten/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/incassi/solo-a-star-wars-story-resta-primo-lazzaro-felice-in-top-ten/#respond Mon, 04 Jun 2018 05:38:23 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=10626 Anche questa settimana la classifica è identica a quella del box office domenicale: sono le prime 6 posizioni a rivelare gli stessi 6 titoli. Partiamo dalla parte bassa. Al 10° posto della settimana tra il 28 maggio e il 3 giugno troviamo End of Justice – Nessuno è innocente. Il legal drama con Denzel Washington […]

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Anche questa settimana la classifica è identica a quella del box office domenicale: sono le prime 6 posizioni a rivelare gli stessi 6 titoli. Partiamo dalla parte bassa. Al 10° posto della settimana tra il 28 maggio e il 3 giugno troviamo End of Justice – Nessuno è innocente. Il legal drama con Denzel Washington è uno di quei film che per genere e atmosfera, forse, avrebbero ottenuto miglior riscontro in sala in autunno. Nella sua prima settimana incassa 112mila euro, mentre al 9° posto fa il suo ingresso il blasonato Lazzaro felice con 135mila euro di biglietti nei suoi 4 giorni di programmazione.

Nota positiva per l’andamento del film 01 Distribution che è il 7° posto nel giornaliero di domenica, segnale che potrebbe far presagire un prossimo avanzamento in classifica. Salendo troviamo alla posizione numero 8 Loro 2. Il secondo Berlusconi-story di Paolo Sorrentino permane con un incasso leggermente più alto di Lazzaro felice. In discesa al 7° posto si è appollaiato invece il fenomeno Avengers: Infinity War, che dopo i record registrati nelle prime settimane se lo può permettere.

lazzaro felice

Ma riprendiamo la classifica dai piani alti, e nello specifico tra i 6 titoli che occupano le stesse 6 posizioni nei box office di domenica e della settimana. Al 1° posto permane Solo – A Star Wars Story con 201mila spettatori e 1milione 353mila euro messi insieme durante la settimana. Lo segue con la metà degli incassi Deadpool 2: 766mila euro. Da qui la discesa si fa più significativa, e a farne le spese, nonostante il suo 3° posto, è Dogman, con i suoi 514mila euro negli ultimi sette giorni.

La truffa dei Logan si posiziona 4° in classifica. Il caper movie, o film da colpo grosso girato da Steven Soderbergh, si difende come può, registrando quasi 308mila euro nei suoi primi 5 giorni di vita in sala. A seguirlo è il primo horror del mese, The Strangers – Pray at Night. Il genere che bazzica maggiormente le sale estive con questo titolo supera appena i 233mila euro di biglietti, utili però a tenere in sesta posizione Tuo, Simon, commedia romantica per teenagers che incassa 30mila euro in meno.

deadpool

In questa settimana usciranno il nuovo Jurassic World, ennesimo capitolo tutto rettili e grandi numeri e gli italiani Tito e gli alieni con Valerio Mastandrea, l’outsider Resina con Alessio Boni e La terra dell’abbastanza, tanto caro alla critica. Ma sarà in sala anche il cugino spietato di Dogman, la tragedia del canaro secondo Sergio Stivaletti Rabbia Furiosa, che come prodotto di stagione nostrano dalle venature horror e pulp potrebbe riservare qualche sorpresa.

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Da Lazzaro felice a End of Justice: quattro film per il weekend https://www.fabriqueducinema.it/cinema/nuove-uscite/da-lazzaro-felice-a-end-of-justice-quattro-film-per-il-weekend/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/nuove-uscite/da-lazzaro-felice-a-end-of-justice-quattro-film-per-il-weekend/#respond Fri, 01 Jun 2018 06:06:02 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=10603 Tra le uscite del weekend spicca Lazzaro felice (qui la nostra recensione), conferma artistica di Alice Rohrwacher che, a pari merito con il film iraniano in concorso, ha ottenuto il Premio alla sceneggiatura al Festival di Cannes. Il suo Lazzaro (l’esordiente Adriano Tardiolo) giovane mezzadro tontolone buono come il pane, vive in condizione di semischiavitù. Da […]

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Tra le uscite del weekend spicca Lazzaro felice (qui la nostra recensione), conferma artistica di Alice Rohrwacher che, a pari merito con il film iraniano in concorso, ha ottenuto il Premio alla sceneggiatura al Festival di Cannes. Il suo Lazzaro (l’esordiente Adriano Tardiolo) giovane mezzadro tontolone buono come il pane, vive in condizione di semischiavitù. Da qui si parte per una parabola rupestre che si fa metropolitana, attraverso i decenni con delicatezza e una follia narrativa mirate, come nelle stesse parole dell’autrice, a un momento ben preciso: «Il passaggio da un medioevo materiale a un medioevo umano: la fine della civiltà contadina, la migrazione ai bordi della città di persone che non sapevano nulla della civiltà». Così il «maldicampagna» dei personaggi sedimenta in rivalsa sociale.

In una metafora cinema vagamente simile a quel Cercasi Gesù che vedeva un giovane Beppe Grillo cristologico, a margine della spiritualità il costo del lavoro viene tratteggiato come tragica asta al ribasso. L’elemento principale è la terra, i personaggi hanno anima pasoliniana, e tutto si lascia avvolgere di operetta morale, canto di libertà e sentimenti contro il suo contrario. Se nel Grande Inganno ordito dalla marchesa schiavista col volto affilato di Nicoletta Braschi la tenuta dell’Inviolata ci appare come periferia di ogni tempo, l’amicizia tra Lazzaro e il rampollo Tancredi oltrepasserà gli anni mostrandoci un epilogo inaspettato.

Dall’Italia appenninica della Rohrwacher ci spostiamo alle Alpi friulane di Renzo Carbonera. Il suo esordio registico s’intitola Resina, perché come dirà un suo personaggio, «è quella che lega tutto». È un film a marcia bassa, dove il legame lo fanno le panoramiche ipnotiche sui paesaggi montani, crepuscolari o nebbiosi: quasi fotografie che intervallano la vicenda di una giovane musicista in crisi. Un lutto spezza la sua famiglia, ma lei accetta di dirigere il coro cimbro del paese montano dov’è tornata. Il cimbro è una lingua germanica parlata da un centinaio di persone a Ruda e dintorni. Circondata di educato maschilismo cercherà di riapprodare al proprio equilibrio in una cornice cinematografica strettamente territoriale e sulle poche, esili note di una storia vera, che sul grande schermo presenta qualche leggerezza narrativa, un cast perfettibile e momenti abbastanza barbosi.

Quando si attraversa l’oceano per guardare al cinema americano ci si lascia sempre alle spalle ogni sensazione soffusa. Così al cospetto di Steven Soderbergh c’imbattiamo nel suo nuovo heist movie La truffa dei Logan. Channing Tatum e Adam Driver fanno due fratelli un po’ iellati: uno operaio licenziato per la sua zoppia, l’altro barista senza un braccio. Entrambi offesi dalla guerra in Iraq. Sgraffignare l’incasso della più grossa corsa del circuito Nascar è la soluzione per risolvere ogni problema. Così, un po’ alla Ocean’s, arruolano un Daniel Craig in tuta a righe, che in «libera uscita» dal penitenziario dove sta scontando la sua pena, li aiuterà a scassinare il caveau dell’autodromo. Intrattenimento da film di cassetta, non il carisma di Clooney e Pitt, cast pure in forma, la storia scorre benino in mezzo alle trovate tipiche del genere in questione. Senza infamie ma con poche lodi è uno di quei titoli per passare un paio d’ore spensierate, ma senza troppe pretese.

Quando Denzel Washington accetta un ruolo è una sicurezza. Magari i film possono deludere più un certo tipo di pubblico rispetto ad un altro, viste le sue alternanze di generi, ma la performance attoriale si mantiene sempre ad altissimo livello: infatti, la nomination all’Oscar gli è arrivata anche per End of Justice. Il suo avvocato esperto in diritti civili persegue la giustizia sociale al ritmo del suo iPod sparato in cuffia. Passo goffo e capelli alla Globetrotter non siamo di fronte al suo Malcolm X, ma a un omone sgraziato, un professionista preparatissimo con le sembianze di un americano medio che gira per Los Angeles in autobus. Raccogliere la tentazione di arricchirsi mettendo a repentaglio tutto ciò per cui aveva lottato sarà l’inizio di una strada apparentemente senza uscita. Dan Gilroy scrive e dirige esplorando come al solito la morale di un uomo metropolitano mentre la sua L.A. tentacolare e impassibile resta teatro preferito per le sue narrazioni. Non eccelso e ficcante come il suo Nightcrawler, in gran parte è tenuto in piedi da un imponente Washington.

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Le Precensioni: Lazzaro felice https://www.fabriqueducinema.it/cinema/recensioni/le-precensioni-lazzaro-felice/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/recensioni/le-precensioni-lazzaro-felice/#respond Thu, 31 May 2018 12:30:54 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=10580 Dopo la puntata dedicata al chiacchierato film di Abdellatif Kechiche Mektoub, My Love – Canto uno, le precensioni di Alabama e Chicken Broccoli tornano questa settimana con un episodio incentrato su Lazzaro felice (qui il trailer ufficiale italiano), nuovo lungometraggio di Alice Rohrwacher (Le meraviglie), presentato al Festival di Cannes e già recensito sul nostro sito. Il film, interpretato da Adriano Tardiolo, Alba Rohrwacher e […]

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Dopo la puntata dedicata al chiacchierato film di Abdellatif Kechiche Mektoub, My Love – Canto uno, le precensioni di Alabama e Chicken Broccoli tornano questa settimana con un episodio incentrato su Lazzaro felice (qui il trailer ufficiale italiano), nuovo lungometraggio di Alice Rohrwacher (Le meraviglie), presentato al Festival di Cannes e già recensito sul nostro sito. Il film, interpretato da Adriano Tardiolo, Alba Rohrwacher e Nicoletta Braschi, è distribuito nelle sale italiane da 01 Distribution a partire dal 31 maggio.

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Lazzaro felice: quando il fantastico non è più un tabù https://www.fabriqueducinema.it/cinema/recensioni/lazzaro-felice-quando-il-fantastico-non-e-piu-un-tabu/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/recensioni/lazzaro-felice-quando-il-fantastico-non-e-piu-un-tabu/#respond Wed, 30 May 2018 14:00:51 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=10572 Un dato andrebbe registrato, una tendenza emergente nel cinema (e nella retevisione) italiana: risvegliato sul grande schermo da Il racconto dei racconti di Matteo Garrone, apprezzato dal pubblico in un film come Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti e fiorente adesso anche in tv (Il miracolo di Sky, La luna nera di Netflix), il […]

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Un dato andrebbe registrato, una tendenza emergente nel cinema (e nella retevisione) italiana: risvegliato sul grande schermo da Il racconto dei racconti di Matteo Garrone, apprezzato dal pubblico in un film come Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti e fiorente adesso anche in tv (Il miracolo di Sky, La luna nera di Netflix), il fantastico non è più un tabù.

Ancorati tradizionalmente al realismo, un’eredità diventata negli anni pesante come un macigno, gli autori italiani stanno scoprendo il gusto liberatorio di sfondare la parete del reale e frugare oltre lo specchio alla ricerca di qualcosa di stra-ordinario. Questione di punti di vista, di cultura: quel che per gli altri è evasione, per noi figli del neorealismo è trasgressione. Ed è normale che in un paese come il nostro, il cui immaginario soprannaturale è stato storicamente (ri)plasmato dal cattolicesimo, l’accesso al fantastico avvenga attraverso la porta della religione.

lazzaro felice

Non sorprende dunque che a farsi affascinare dalla meraviglia dell’impossibile sia proprio l’autrice de Le meraviglie e Corpo celeste, Alice Rohrwacher, che con il suo Lazzaro Felice (qui il trailer) si cimenta con un topos del fantastico, il viaggio nel tempo, realizzando un ibrido non del tutto riuscito ma molto personale tra racconto del reale e favola poetico-spirituale. La storia è quella di Lazzaro (Adriano Tardiolo), un contadino ostaggio dei propri padroni che insieme ad altri lavoratori (tra loro Alba Rohrwacher e la brava Agnese Graziani) serve la contessa dell’Inviolata (Nicoletta Braschi), senza rendersi conto delle condizioni di sfruttamento cui l’isolamento li ha condannati. Ma un giorno Lazzaro, preoccupato per le sorti del padroncino Tancredi (Luca Chikovani), disperso dopo una gita in campagna, cade in un burrone. Batte la testa. E da lì in poi, per lui, tutto sarà diverso.

Favola che non nasconde una profonda tensione religiosa, nel riferimento simbolico al Lazzaro biblico e nei tanti rimandi alla spiritualità cristiana, Lazzaro Felice ha il pregio di cambiare percorso proprio nel momento in cui il meccanismo narrativo è ormai innescato. Rohrwacher orchestra efficacemente i suoi personaggi (tutti volti da cinema, seppur non tutti adatti a recitare) e poi, proprio quando ci avrebbe convinti a credere, e cedere, all’ennesimo prolet-revenge neo-neorealista, fa uno scarto e introduce nel “già visto” una componente magica, irrazionale.

È una mossa fortissima. Una svolta talmente potente che la sua carica, dirompente, non si lascia purtroppo ammaestrare da una sceneggiatura che ne sottovaluta la portata, perdendone il controllo. L’impressione è che, una volta piazzato il fantastico nella storia, Rohrwacher non sappia far fronte ai nuovi interrogativi che porta in dote alla narrazione. Come se lei stessa non avesse chiaro lo sguardo con cui intende raccontarlo (realistico? spirituale? agnostico?), e dunque anche l’approccio che i personaggi hanno di fronte al portento (Ci credono? Ne hanno paura?), il miracolo di Lazzaro è insieme la fortuna e la condanna del film.

Impeccabile nella prima parte tradizionale, e imperfetto ma coraggioso nella seconda, Lazzaro Felice percorre una strada in salita, smarrendo qua e là la direzione e arrivando scomposto alla meta. È normale, capita a tutti gli esploratori: aprire il sentiero per gli altri è un lavoro spesso ingrato e faticoso. Ma indispensabile, e sempre degno di ammirazione.

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