Laura Morante Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Fri, 01 Apr 2022 17:44:17 +0000 it-IT hourly 1 Una storia senza nome, quando il cinema racconta il cinema https://www.fabriqueducinema.it/cinema/recensioni/una-storia-senza-nome-quando-il-cinema-racconta-il-cinema/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/recensioni/una-storia-senza-nome-quando-il-cinema-racconta-il-cinema/#respond Fri, 21 Sep 2018 13:30:14 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=11348 “Il cinema è un’invenzione senza avvenire”: questa frase è stata originariamente pronunciata da Antoine Lumière, padre dei celebri fratelli Louis e Auguste, e compare sotto forma di lampada al neon nell’ultimo lungometraggio italiano presentato alla Mostra del Cinema di Venezia. Una storia senza nome – uscito nelle sale italiane il 20 settembre – ha infatti avuto […]

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“Il cinema è un’invenzione senza avvenire”: questa frase è stata originariamente pronunciata da Antoine Lumière, padre dei celebri fratelli Louis e Auguste, e compare sotto forma di lampada al neon nell’ultimo lungometraggio italiano presentato alla Mostra del Cinema di Venezia. Una storia senza nome – uscito nelle sale italiane il 20 settembre – ha infatti avuto l’arduo compito di chiudere fuori concorso la rassegna di pellicole tricolore che tra la Selezione Ufficiale, le Giornate degli Autori, Orizzonti e la Settimana Internazionale della Critica hanno riccamente popolato gli schermi del Lido veneziano.

Orchestrato come un gioco di scatole cinesi, la nuova fatica di Roberto Andò è un’opera meta-filmica, che racconta senza prendersi sul serio il mondo che si nasconde dietro l’industria cinematografica italiana. La protagonista Valeria è la segretaria di un produttore e arrotonda il misero stipendio scrivendo segretamente per Alessandro, celebre sceneggiatore nonché suo grande amore. La vita della giovane è totalmente sconvolta quando un misterioso uomo la contatta, invitandola a vedersi per discutere di una storia che lui vorrebbe che scrivesse. Impaurita ma anche incuriosita, Valeria decide dare appuntamento all’interlocutore, senza sapere che quello sarà solo l’inizio di un’avventura ai limiti del possibile.

una storia senza nome

Prodotto leggero e pensato per il grande pubblico, Una storia senza nome (qui il trailer ufficiale) è un film sicuramente azzardato e rischioso, che tenta di divertire sia nella storia raccontata, sia nei toni della messa in scena. La narrazione non è anzitutto prettamente lineare, dato che alterna momenti al presente, flashback in bianco e nero e sequenze meta-cinematografiche. Sebbene questo ibridismo non provochi confusione, le parti realistiche non possono sempre essere definite tali, perché elementi involontariamente inverosimili puntellano il succedersi degli eventi, lasciando trasparire l’assenza di una struttura narrativa forte. I caratteri tipici della commedia non bastano per salvare le sequenze più illogiche, che spesso si concludono con risoluzioni sbrigative o inconsistenti.

Anche la caratterizzazione dei protagonisti è volutamente limitata: preferendo ragionare sui personaggi in quanto maschere (come ad esempio l’ingenua, la sgualdrina, l’egocentrico, ecc.), Andò non desidera dipingere figure a tutto tondo. Ciò riecheggia la bidimensionalità tipica della tradizione teatrale italiana, che oggi però appare innegabilmente anacronistica. In questo micro-cosmo quasi parodistico, si muovono Micaela Ramazzotti, ormai legata al ruolo dell’eroina un po’ naif, e Alessandro Gassmann, inguaribile playboy propenso alla truffa. A rubare la scena sono tuttavia altri due bravi interpreti del cinema italiano, che qui vestono i panni rispettivamente dell’enigmatico detective e della madre impicciona: il primo è Renato Carpentieri, premiato agli ultimi David di Donatello grazie a La tenerezza di Gianni Amelio, mentre la seconda è Laura Morante, vista al Lido anche con La profezia dell’Armadillo.

una storia senza nome

Tornando a quanto detto all’inizio, la messa in scena e il conseguente montaggio possono invece essere considerati il secondo azzardo del progetto. Proprio a causa del già citato intreccio tra sogno e realtà, la linea narrativa si caratterizza infatti di toni differenti a seconda del momento, che spesso però appaiono eccessivamente artificiosi. Anche le sequenze del quotidiano non si caricano di uno sguardo autoriale realmente preciso, provocando un senso di anonimia rappresentativa. Da contro, Andò riesce a orchestrare il ritmo in modo estremamente coinvolgente, permettono allo spettatore di seguire con interesse la storia. L’intrattenimento del pubblico sembra dunque essere lo scopo principale di quest’ultima fatica firmata dal regista palermitano che, nonostante gli innegabili problemi, riesce a divertire e a coinvolgere chiunque la guardi.

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Venezia 75: La profezia dell’armadillo, dal fumetto al film https://www.fabriqueducinema.it/festival/venezia-75-la-profezia-dellarmadillo-dal-fumetto-al-film/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/venezia-75-la-profezia-dellarmadillo-dal-fumetto-al-film/#respond Mon, 03 Sep 2018 13:00:40 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=11220 Fenomeno editoriale degli ultimi anni, Michele Rech, al secolo, anzi sui fumetti Zerocalcare, sbarca al cinema. O meglio a Venezia 2018. In Concorso per la sezione Orizzonti, La profezia dell’armadillo, il primo dei libri disegnati dall’autore di Rebibbia è diventato l’omonimo film da lui stesso sceneggiato insieme a Oscar Glioti, Valerio Mastandrea e Johnny Palomba. […]

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Fenomeno editoriale degli ultimi anni, Michele Rech, al secolo, anzi sui fumetti Zerocalcare, sbarca al cinema. O meglio a Venezia 2018. In Concorso per la sezione Orizzonti, La profezia dell’armadillo, il primo dei libri disegnati dall’autore di Rebibbia è diventato l’omonimo film da lui stesso sceneggiato insieme a Oscar Glioti, Valerio Mastandrea e Johnny Palomba. Si riprendono le microstorie di Zero e dello stralunato amico Secco, in carne e ossa impersonati da Simone Liberati e Pietro Castellitto. La madre di Zero ha il volto di Laura Morante, mentre l’armadillo, vera punta di diamante del film, imbraca con muso e armatura Valerio Aprea.

Vivere il nuovo millennio nella periferia est di Roma non è cosa facile. Tra una blanda disoccupazione interrotta da lezioncine di francese impartite a un giovincello di Roma Nord e gli scambi metropolitani col Secco, la notizia della morte di una vecchia amica francese può diventare un terremoto emotivo. Ma la vita deve continuare, così i consigli del coscienzioso armadillo chissà, potrebbero tornare utili un giorno.

la profezia

La ritmica del racconto è inquadrata più sul linguaggio del fumetto che in quello cinematografico, che spesso risolve tante inquadrature in maniere piuttosto banali o prevedibili. In tema di fumetti italiani riformulati in cinema sembra di assistere al cuginetto di Paz! il film di Renato De Maria sui personaggi di Andrea Pazienza. Forse i fumetti di Zerocalcare godono di una popolarità simile a quelli di Paz negli anni Ottanta, ma la soluzione cinematografica, diretta da Emanuele Scaringi per La profezia poteva essere un po’ più ispirata, almeno visivamente. Avrebbe avuto bisogno di una regia più sbarazzina e una macchina da presa con più inventiva.

La direzione degli attori è senza infamia e senza lodi. Prova ne è che un attore giovane di spiccato talento come Liberati, esplosivo in Cuori puri lo scorso anno, per dirne una, qui fa giusto il suo. Ma senza picchi degni di nota. Capita ai giovani quando diretti da un regista esordiente ancora un po’ acerbo. Respira meglio il personaggio di Castellitto. In senso lato e non, visto che il suo sport preferito è pippare spray al peperoncino. Ma nel suo caso l’esagerazione del carattere aiuta la resa comica.

la profezia

La vera novità è l’armadillo. Aprea mette su un personaggio da annali. Conoscevamo già la saggezza sardonica del quadrupede parlante, chicche e battute che da sei anni popolano la fantasia dei lettori, ma voce e tremolii laconici, quasi dagli echi fantozziani di Aprea gli regalano non solo la terza dimensione, ma il movimento in un mondo e soprattutto in un costume entrambi veri. Nessun effetto speciale o lavorazione di postproduzione, l’artefice di questo costume-armatura è la costumista Francesca Casciello. Deo gratias, c’è ancora qualcuno che lavora artigianalmente le proprie creature fantastiche. E adesso sappiamo pure come trovarle fuori dalla carta.

I contenuti su una generazione indolente e solitaria, sospesa tra reminiscenze di cultura pop anni Ottanta in periferie mai rammendate, stallo più o meno perenne nell’insicurezza economica, familiare e sociale da una parte e mondo vorticoso accelerato dalle tecnologie e dalla crescita sono le pinze che stringono i nostri personaggi. In questo, pur visivamente manchevole, la fedeltà concettuale al fumetto rimane molto solida. Il film di Scaringi è pieno di grandi battute e pensieri lampanti, ma pur sempre sbilanciato nella resa registica. Dopo la Mostra del Cinema di Venezia sarà nelle sale dal 13 settembre. Soltanto questo libro di Zerocalcare ha venduto oltre 100mila copie. Riusciranno Zero e Secco a fare gli stessi numeri anche al cinema?

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2016 al via: gli italiani al box office https://www.fabriqueducinema.it/cinema/incassi/2016-al-via-gli-italiani-al-box-office/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/incassi/2016-al-via-gli-italiani-al-box-office/#respond Wed, 03 Feb 2016 16:30:05 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=2614 Nel 2016 ci saranno le Olimpiadi di Rio, il transito di Mercurio e a quanto pare i nati sotto il segno del Leone godranno di grandi fortune. Insomma tutta una serie di questioni importanti, ma per noi cinefili assolutamente secondarie e trascurabili. Le nuove uscite, gli immancabili ritorni e gli assenti, questo prima di tutto. […]

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Nel 2016 ci saranno le Olimpiadi di Rio, il transito di Mercurio e a quanto pare i nati sotto il segno del Leone godranno di grandi fortune. Insomma tutta una serie di questioni importanti, ma per noi cinefili assolutamente secondarie e trascurabili. Le nuove uscite, gli immancabili ritorni e gli assenti, questo prima di tutto.

Il 2016 è cominciato all’insegna dei grandi nomi, in cartello tante novità per tutti i gusti. Film comici, commedie americane, stelle del firmamento contemporaneo e blockbuster: che abbiate un palato più o meno raffinato non avrete scuse per non portare il/la vostro/a ragazzo/a al cinema di sabato sera. Ma parliamo di numeri e vediamo come stanno andando le cose nelle sale italiane in questo inizio d’anno.

Quarto film per il nuovo fenomeno dei botteghini Checco Zalone. Uscito nei cinema il 1 gennaio 2016, Quo vado? per la regia di Gennaro Nunziante, è il grande record del Bel Paese. Con 7 milioni di euro (oltre 930.000 spettatori) è il film che ha incassato di più nel suo primo giorno nei cinema italiani. Per farsi un’idea, Star Wars – Il risveglio della forza, ha incassato solo 1,8 milioni di euro. Una buona dose di comicità, satira e ironia unite a un’inusuale e costosa operazione di marketing, che in questo caso semplicemente hanno funzionato. Alla quinta settimana di programmazione, l’osannato comico barese perde il primo posto in classifica e si “ferma” a 63,6 milioni complessivi. Insomma “soldi a catinelle” per Checco nazionale.

Ottimo risultato anche per la coppia Carlo Verdone-Antonio Albanesi, che con L’abbiamo fatta grossa ha vinto il box-office di sabato scorso, chiudendo il weekend sopra i tre milioni. Buone notizie anche per un altro binomio tutto italiano: Vincenzo Salemme-CarloBuccirosso. Il duetto della comicità partenopea conquista le sale di questo weekend: Se mi lasci non vale raccoglie ben 1,8 milioni complessivi.

Tre anni dopo l’inatteso boom de La migliore offerta (9 milioni di euro d’incasso, sei David, sei Nastri, 4 Ciak d’Oro e un European Film Awards) torna al cinema anche il maestro Giuseppe Tornatore. La corrispondenza, dramma amoroso surreale, incassa nelle prime settimane di programmazione 2,5 milioni di euro: tutto sommato un buon risultato.

Le produzioni italiane più piccole stentano a reggere il confronto con i colossi del cinema italiano e internazionale. Parliamo dell’esordio cinematografico dei The Pills, paladini di YouTube e dell’immobilismo post-adolescenziale a tutti i costi, come da loro stessi dichiarato. Un seguito fortemente territoriale quello dell’ensemble comico romano, che con Sempre meglio che lavorare tenta di superare i confini del Tevere. I pupilli di Valsecchi incassano dopo la prima settimana di programmazione 357 mila euro. Da segnalare anche la commedia corale di Laura Morante, Assolo. L’opera prima italo-francese dell’attrice, Ciliegine, era una riuscita prova dell’abilità della Morante anche alla regia, capace di alternare cliché drammatici a una sana dose di leggerezza. Assolo, invece, non convince il pubblico e, complice la concorrenza, guadagna complessivamente 1,5 milioni con percentuali in discesa settimana dopo settimana.

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