L'amica geniale Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Mon, 12 Feb 2024 16:03:40 +0000 it-IT hourly 1 Maddalena Stornaiuolo, che racconta una Napoli senza sconti https://www.fabriqueducinema.it/cinema/interviste/maddalena-stornaiuolo-che-racconta-una-napoli-senza-sconti/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/interviste/maddalena-stornaiuolo-che-racconta-una-napoli-senza-sconti/#respond Mon, 19 Sep 2022 09:00:51 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=17694 Maddalena Stornaiuolo è nata nelle Vele di Scampia e da lì ha deciso di raccontare la criminalità dall’interno, le storie del rione, portando una vera e propria rivoluzione nel cinema di periferia. Nei suoi corti c’è Napoli, la figlia di un “fine pena mai”, una madre che si inginocchia davanti agli uomini per guadagnarsi da […]

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Maddalena Stornaiuolo è nata nelle Vele di Scampia e da lì ha deciso di raccontare la criminalità dall’interno, le storie del rione, portando una vera e propria rivoluzione nel cinema di periferia. Nei suoi corti c’è Napoli, la figlia di un “fine pena mai”, una madre che si inginocchia davanti agli uomini per guadagnarsi da vivere, un bambino vestito da Hulk che non ha la forza di difendere nessuno.

Maddalena è attrice, acting-coach, regista, imprenditrice e fondatrice della compagnia teatrale Vodisca Teatro e della scuola di recitazione La scugnizzeria. Con Sufficiente, il suo primo cortometraggio diretto insieme ad Antonio Ruocco, ha ricevuto il Premio Speciale ai Nastri d’Argento 2020 ed è in giro per festival con il suo secondo lavoro, Coriandoli (2021). La forza di questi shortfilm sta nella sottrazione e nello sguardo onesto e partecipato, nella regia tesa al mettere al centro i giovani protagonisti e le loro storie raccontate in prima persona, senza sconti. Solida e instancabile, Maddalena ha cambiato il volto di un territorio dimenticato da tutti, compiendo un lavoro enorme di recupero e riqualificazione del tessuto sociale.

La scugnizzeria non è solo una scuola ma un progetto votato all’inclusione, aperto al territorio e a persone di tutte le età, alle quali offri numerose opportunità a prezzi popolari. Hai portato il cinema sul territorio e i ragazzi via dalla strada.

La scugnizzeria è un progetto che è nato solamente cinque anni fa, ma è un sogno che coltivavamo da tempo, solo che tra un lavoro e l’altro era veramente complicato trovare uno spazio che potesse ospitare una grande quantità di ragazzi. Poi, quando sono rimasta incinta di mia figlia, mi sono dovuta fermare, non potevo essere sui set né tanto meno fare spettacoli a teatro. Allora mi sono detta che era il momento giusto per creare La scugnizzeria. Ci siamo messi alla ricerca degli spazi e li abbiamo trovati dove speravamo. Sono arrivati tantissimi ragazzi, all’inizio da Scampia, da Melito, dalla periferia limitrofa e poi da ogni punto della città. Questa è stata una vittoria, non volevamo solo avvicinare i ragazzi del quartiere ma creare una mescolanza, delle connessioni.

Maddalena Stornaiuolo Scampia
Le Vele di Scampia.

Non parliamo solo di corsi di recitazione ma anche di produzione, da qui ha preso forma Sufficiente. Gaetano è un pluriripetente che si presenta agli esami di terza media e aspira alla licenza con un voto sufficiente, qualcosa che significhi “abbastanza”. È un corto sul pregiudizio, sulla società escludente, sugli adulti che non tutelano e sui figli che pagano per gli errori di tutti. Perché hai scelto di raccontare proprio questa storia?

Siamo partiti con l’idea di raccontare una situazione che conoscevamo da tanto tempo, perché purtroppo la vicenda – per quanto romanzata – prende spunto da una storia vera, ma volevamo raccontarla da una prospettiva differente. La criminalità è spesso narrata da un solo punto di vista, invece mi interessava dar voce al ragazzo che subisce le conseguenze delle scelte non sue. Volevo che si sentisse preso in considerazione, quando a casa e a scuola questo non era accaduto. Credo che il cinema serva anche a dare voce a chi non ha la possibilità di farsi ascoltare.

Coriandoli è un’altra storia vera, quella di Speranzella che legge sul balcone per non sentire la madre che accoglie in casa i clienti. Una bambina che vede nei libri una via di fuga, che ha paura del rumore delle zip e non mangia perché non vuole che le cresca il seno. Totoriello è vestito da Hulk e vorrebbe avere i superpoteri per difenderla, ma è terrorizzato. Eppure sono a una festa con le giostre, vestiti da Carnevale: hai scelto questa ambientazione per contrasto?

Sì, esatto. L’infanzia e l’adolescenza dovrebbero essere età felici, ricche di scoperte, invece questi due bambini si trovano a fare i conti con un presente feroce e con un futuro incerto, pieno d’ombre. Mi premeva raccontare un’infanzia negata da situazioni di criminalità: non era quello che era accaduto a me ma, se ci penso, non ho ricordi di me in cortile o al parco, non potevo giocare fuori perché i miei avevano troppa paura. Tutta la mia infanzia è trascorsa tra il balcone e le mura domestiche, le uscite erano altrove, non nel rione. Volevo che questo risuonasse nel personaggio di Speranzella, questa chiusura nelle mura di cemento, in quel balcone lunghissimo che da piccola ti sembra sconfinato e invece non è che uno spazio troppo limitato.

Maddalena Stornaiuolo
Maddalena Stornaiuolo.

Hai recitato in Gelsomina Verde di Massimiliano Pacifico, un esempio di teatro e cinema civile, che racconta la storia vera di una ragazza di ventidue anni uccisa dalla camorra nel 2004, nel quartiere di Secondigliano. Cosa ti sei portata dietro da questa esperienza?

Tutto è iniziato durante la prima stagione di Gomorra, quando in parallelo alla messa in onda passavano su Sky Atlantic dei cortometraggi: uno di questi era Centoquattordici diretto da Massimiliano Pacifico che raccontava la storia di Gelsomina Verde, vittima numero centoquattordici dall’inizio della faida di Scampia. In quel corto interpretavo l’amica che raccontava la storia, ma già alla fine delle riprese sentivamo l’esigenza di approfondire quella vicenda: così è nato il lungometraggio dove avevo il ruolo di Gelsomina. Recitare alcune scene mi faceva molto male, a volte la notte non riuscivo a prendere sonno sapendo che all’indomani avrei dovuto interpretarle, ma questo mi ha aiutata a dare il taglio giusto. Si è parlato molto di lei, anche sui giornali e in TV, non sempre in maniera corretta. Poterla raccontare con l’aiuto del fratello, Francesco Verde, è stato il nostro piccolo dono alla memoria di questa ragazza morta in modo feroce. È stato un riscatto, se così si può dire, meritava di essere raccontata nel modo più onesto possibile.

Hai lavorato come acting-coach nella terza stagione della serie L’amica geniale, diretta da Daniele Luchetti, e poi sul set de La vita bugiarda degli adulti, la serie prodotta da Netflix Italia che vede alla regia Edoardo De Angelis. Come è stato lavorare nella serialità italiana?

Lavorare a L’amica geniale è stato non stupendo, di più, qualcosa che avrei desiderato che non finisse mai. Guido de Laurentiis, il produttore, è una delle persone più generose e disponibili che io abbia mia conosciuto, Daniele Luchetti, oltre ad essere un regista strepitoso, è una persona dall’anima buono, ci siamo fatti un sacco di risate e mi ha insegnato tantissime cose. Nella vita bugiarda degli adulti invece sono la acting coach personale di Valeria Golino, l’avevo conosciuta sul set di Fortuna di Nicolangelo Gelormini. Già all’epoca era nata una grande sintonia tra noi, sono davvero contenta di lavorare con lei e di poter assistere al suo processo creativo, è stato molto facile “metterle il napoletano in bocca”. Poi ho scoperto che De Angelis è un regista rock, è adorabile il modo in cui dirige gli attori e riesce a tenere il set. Non ci avevo mai collaborato, è un lusso lavorare con persone con le quali ti trovi così bene, spero di replicare.

Dopo il successo di entrambi i tuoi corti, ti senti pronta a esordire con un lungometraggio?

Per quanto riguarda il lungometraggio siamo in fase di sceneggiatura e abbiamo già degli accordi di produzione. Amo le sfide e questa è forse la sfida più grande, non vedo l’ora di buttarmici a capofitto ma, al momento, sono impegnata come attrice sul set di Mare fuori, sono il nuovo agente di polizia del PM. C’è bisogno di tempo, in questi casi: il mio motto è “senza fretta ma senza sosta” per cui piano piano le cose arrivano, si fanno i passi giusti e nel frattempo si costruisce quello che si vuole.

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Venezia 75: L’amica geniale tra fiaba, realtà e nostalgia https://www.fabriqueducinema.it/festival/venezia-75-lamica-geniale-tra-fiaba-realta-e-nostalgia/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/venezia-75-lamica-geniale-tra-fiaba-realta-e-nostalgia/#respond Sun, 02 Sep 2018 17:05:21 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=11227 In una casa buia suona il telefono. A rispondere è una donna anziana di nome Elena. Una voce dall’altro capo della linea la informa che Lila è scomparsa senza lasciare tracce. Elena si reca allora alla scrivania, accende il computer e comincia a scrivere. In un lungo flashback, la scena si sposta allora nei quartieri […]

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In una casa buia suona il telefono. A rispondere è una donna anziana di nome Elena. Una voce dall’altro capo della linea la informa che Lila è scomparsa senza lasciare tracce. Elena si reca allora alla scrivania, accende il computer e comincia a scrivere. In un lungo flashback, la scena si sposta allora nei quartieri napoletani del secondo Dopoguerra, quando la donna, al tempo bambina, ha incontrato per la prima volta quella che sarebbe diventata la sua migliore amica. Questo è l’inizio di L’amica geniale, nuova serie firmata HBO, RAI Fiction e TIM Vision, le cui prime due puntate sono state proiettate in esclusiva in conclusione alla quarta giornata della Mostra del Cinema di Venezia.

Una produzione dal sapore internazionale, dunque, capace di raccontare una storia totalmente italiana debitrice nell’estetica al cinema d’autore e al panorama internazionale. Saverio Costanzo, regista di tutti gli episodi, crea un micro-cosmo lontano ma culturalmente radicato, che trasporta lo spettatore in una favola filtrata dallo sguardo della giovane protagonista. Il personaggio di Elena, che si spartisce equamente la scena con l’amica geniale Lila, racconta infatti gli eventi con ingenuità, lasciando trapelare un’innocenza tipica della giovane età. Grazie a lei, scopriamo i vari personaggi che popolano il rione napoletano, che si anima di figure tra loro opposte.

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Proprio in quest’ultimo elemento si cela la vera forza del progetto che, nonostante le due figure centrali, si delinea come un grande affresco di volti e di personalità, che permettono di suggerire un senso di dolce nostalgia. Naturalmente, questa multiformità narrativa si sviluppa in modo interessante anche grazie all’ottimo libro da cui è tratta, ovvero l’omonimo best-seller scritto da Elena Ferrante. Il merito non può però essere attribuito esclusivamente all’autrice del romanzo: la cinepresa di Saverio Costanzo si muove infatti con decisione tra le differenti figure, indagando senza essere invasivo le loro vite. Lo sguardo del cineasta, come si è detto coincidente spesso con quello della protagonista, girovaga tra i palazzi con sommessa raffinatezza, non entrando quasi mai nelle case ma spiando le vicende dalle finestre e dai corridoi.

La funzionale ricostruzione scenografica, curata da Giancarlo Basili, aggiunge veridicità a questo turbinio di storie, che acquistando gradualmente verosimiglianza. Al contrario, la fotografia di Fabio Cianchetti, tendente invece ad una colorazione calda, rifiuta il mero realismo, facendosi ambasciatrice di una velata malinconia, dovuta al ricordo di un mondo che ormai sembra essere mutato inesorabilmente. Queste due dimensioni, all’apparenza opposte l’una all’altra, sono in realtà perfettamente equilibrate, in quanto riflessi di una reminiscenza tanto tangibile quanto ormai effimera. L’espediente del racconto nel racconto, che proseguirà probabilmente fino all’ultima puntata, permette una maggiore libertà narrativa ed espositiva, merito chiaramente di una memoria che dissolve i confini tra realtà e finzione.

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La riuscita di queste prime due puntate non è tuttavia solo merito del regista e degli operatori, ma anche degli attori. Sebbene non sia ancora possibile giudicare gli interpreti degli episodi successivi, è più che possibile affermare che le protagoniste più giovani siano perfette nel proprio ruolo. Elisa Del Genio è abile nel caratterizzare in modo duplice Elena, bambina che nonostante un’estrema dolcezza non si nasconde davanti al pericolo. Più taciturna, Lila – incarnata da Ludovica Nasti – dialoga invece con lo sguardo e con il movimento del corpo, apparendo altrettanto espressiva. Se non è possibile commentare l’intera produzione, in uscita a partire dal 30 ottobre, le prime due puntate di L’amica geniale offrono dunque ottime premesse per una serie che non solo intreccia fiaba e realtà, ma convince sia nella narrazione, sia nella messa in scena.

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