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]]>Tra le novità di questa edizione, dove saranno protagonisti più di cento tra film e documentari “indipendenti”, con numerose anteprime italiane ed europee, segnaliamo la sezione fuori concorso delle sette opere vincitrici dei Teddy Awards 2014-2015, premio cinematografico internazionale per film con tematiche LGBT, presentato da una giuria indipendente come premio ufficiale del Festival di Berlino (Berlinale). Il Teddy Award è un premio di carattere sociale assegnato a film e persone che trattano temi “queer” per promuovere tolleranza, accettazione, solidarietà e uguaglianza.
Nel corso del Festival, diretto da Fabrizio Ferrari, verrà dato ampio spazio ai lungometraggi italiani. Fra i titoli selezionati segnaliamo, tra gli altri, La mezza stagione di Danilo Caputo, vincitore del premio internazionale “Mattador” come migliore sceneggiatura; Crushed Lives – il sesso dopo i figli di Alessandro Colizzi con, tra gli altri, Walter Leonardi e Nicoletta Romanoff, un film sul sesso prima, durante e dopo i figli; Figli di Maam, sul Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz, per la regia di
Paolo Consorti, con Franco Nero, Luca Lionello e Alessandro Haber, l’opera prima The Elevator di Massimo Coglitore, film italiano interpretato da attori stranieri, tra i quali Caroline Goodall (Emilie Schindler in Schindler’s List) e Burt Young (nomination agli Oscar per Rocky); la commedia poetica italo-spagnola Rocco tiene tu nombre del registra salernitano Angelo Orlando, conosciuto al grande pubblico per aver lavorato con alcuni dei più grandi registi del cinema italiano come Federico Fellini, Massimo Troisi, Mario Monicelli.
Tra i film “fuoriconfine” segnaliamo il candidato della Repubblica Ceca agli Oscar per la sezione miglior film straniero, Fair play della regista ceca Andrea Sedláčková; il francese Cruel di Eric Cherrière, thriller che racconta la storia di un glaciale assassino; il film greco A Blast di Syllas Tzoumerkas incentrato sul personaggio di Maria, donna in fuga da una vita scontata e monotona in una Grecia schiacciata dal peso della crisi; Kebab and Horoscope primo lungometraggio del regista e sceneggiatore polacco Grzegorz Jaroszuk; Luna di Dave McKean, celebre illustratore di graphic novels e concept artist per diversi film come Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, che ha inoltre prodotto l’immagine lanciata dalla Sony PlayStation e lavorato per film come Blade, Alien Resurrection e Sleepy Hollow.
Nella ricca selezione dei documentari 2015, un’interessante novità è l’apertura di una sezione dedicata ai ‘documentari brevi’, che affianca le consuete sezioni dei doc italiani e stranieri, accogliendo opere come Haiyan Aftermath, di Lorenzo Moscia, un reportage sull’uragano Haiyan, che ha colpito le Filippine nel 2013, Socotra: The Hidden Land, di Carles Cardelús, sulla remota isola di Socotra e The Bookshop, di David Gordon e Anna Byrne, su un singolare negozio inglese di libri usati. Nella sezione internazionale, primo piano sull’attualità con, fra gli altri, Born in Gaza, di Hernán Zin, storie di bambini cresciuti a Gaza, e Return To Homs, del siriano Talal Derki, storia di due giovani attivisti pacifisti che decidono di impugnare le armi contro il regime di Assad; anche nella sezione italiana si parla di Siria con Young Syrian Lenses, di Ruben Lagattolla e Filippo Biagianti, su alcuni ragazzi che lavorano nei network informativi ad Aleppo, ma anche di discriminazione, con Non so perché ti odio: tentata indagine sull’omofobia ed i suoi motivi, di Filippo Soldi, analisi sulle possibili cause dell’omofobia, e di dispersione scolastica nel Sud Italia, con Quando non suona la campana, di Lorenzo Giroffi. Spazio anche ad arte e spettacolo, con Burlesque. Storia di donne, di Lorenza Fruci, Il fattore umano, di Matteo Alemanno e Francesco Rossi, un profilo biografico del grande fotografo Tano D’Amico, Il segreto di Otello, di Francesco Ranieri Martinotti, sull’antica trattoria romana di Otello, punto d’incontro di artisti come Pasolini, Fellini, Antonioni, Visconti, Scola e Monicelli.
Luca Argentero, Eugenia Costantini, Alessandro Haber, Gianfelice Imparato, Sandra Milo, Elisabetta Pellini, Edoardo Sala, Andrea Simonetti e Alberto Rubini, padre del noto regista Sergio saranno alcuni degli attori protagonisti dei 20 cortometraggi italiani in concorso al Riff, con un particolare e affettuoso saluto a Monica Scattini, scomparsa prematuramente lo scorso febbraio, che con Love Sharing segna il suo esordio alla regia.
La giuria internazionale sarà composta da Louis Siciliano musicista e compositore, vincitore nel 2005 del Nastro d’Argento, da Philippe Antonello, fotografo di scena che ha lavorato con i migliori registi italiani come Gabriele Salvatores, Pupi Avati e Nanni Moretti, e internazionali come Mel Gibson, per The Passion, e Wes Anderson; da Ines Vasiljevic produttrice di molti film tra i quali La nave dolce, La ritirata e Con il fiato sospeso, dall’attrice indiana Vishakha Singh, dal documentarista Antonio Pezzuto, dall’attrice giapponese Jun Ichikawa, da Fabio Mancini responsabile dello slot di documentari DOC3 di Raitre e collaboratore alla scrittura del programma Storie Maledette e dal regista Gianfranco Pannone.
Al termine del Festival saranno assegnati i RIFF Awards per un valore di oltre 50.000 euro.
Roma, 8 – 15 maggio 2015
The Space Cinema Moderno
Nuovo Cinema Aquila
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]]>L'articolo Festival Pontino del Cortometraggio, anno dieci proviene da Fabrique Du Cinéma.
]]>Quest’anno l’obiettivo è stato sui temi relativi alla crisi, alla questione femminile e all’Africa, un continente assai complesso che è portatore di risorse umane e culturali ancora in gran parte inesplorate, anche dal punto di vista della produzione cinematografica.
Nel corso delle serate, ricche di performance artistiche e mostre, si sono susseguiti cortometraggi a regia e/o tematica femminile e africana, e altri in grado di affrontare con originalità e forza espressiva le più svariate tematiche sociali, oltre ad alcuni interessanti cortometraggi di videoarte.
La giuria, composta da Paola Populin, Gaia Capurso, Stefano Dubay, Massimo Palumbo, Giada Prandi e Stefano Switala ha assegnato 4 premi (Miglior Cortometraggio Sociale, Miglior Corto Donna, Miglior Corto Africa, Premio Videoarte Tonino D’Erme) per un montepremi complessivo di 2.200 euro e 6 menzioni speciali (Miglior regia femminile, Miglior fotografia, Miglior animazione, Premio del pubblico, Miglior Corto Lazio, Corto Press).
Molti gli ospiti: il regista Mario Balsamo (regista di Noi non siamo come James Bond, Premio speciale della Giuria al Festival di Torino), Stefano Dubay (modellatore 3D del film d’animazione premio Oscar Frozen e di The Green Hornet di Michel Gondry) e i rappresentanti dei Festival di cortometraggi “Visioni Fuori raccordo”, “Cinedeaf”, “Lo Spiraglio” e “A corto di donne”.
Info: www.festivalpontino.com
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]]>L'articolo Elisa Amoruso, regista e scrittrice proviene da Fabrique Du Cinéma.
]]>di Giovanna Maria Branca foto Andrea di Lorenzo
Elisa Amoruso, classe 1981, ci aspetta nella sede della Tangram Film di Carolina Levi a Trastevere. È la casa di produzione che ha partecipato alla realizzazione del suo primo film, molto applaudito allo scorso Festival di Roma nella sezione Prospettive Doc Italia: Fuoristrada. Lo vedremo presto nelle sale italiane, distribuito dall’Istituto Luce, e da Fandango International all’estero. Elisa è una sceneggiatrice, tra gli altri film Passione sinistra di Marco Ponti, uscito nel 2013; una scrittrice, il suo primo romanzo Buongiorno amore è anch’esso del 2013; una fotografa. E ora anche una regista.
Tra queste forme di espressione quale ti rappresenta meglio?
La scrittura è sicuramente la mia base di partenza, ma tutto è iniziato dalla fotografia, che ha poi aiutato il passaggio dalla scrittura alla regia. Mio padre commercia in macchine fotografiche, quindi ci sono cresciuta in mezzo. Ho iniziato a fare la fotografa di scena per i cortometraggi degli amici e poi per tutta la seconda serie di Boris. In precedenza, nel 2005, mentre frequentavo il primo anno del corso di sceneggiatura al Centro Sperimentale, ho iniziato la collaborazione con Claudio Noce per cui ho sceneggiato il corto Aria, che ha vinto tantissimi premi anche ai David di Donatello e ai Nastri D’argento. Poi la nostra collaborazione è continuata con il mediometraggio Adil e Yusuf (2008), che è stato a Venezia e che è servito da studio per il nostro primo lungometraggio: Good Morning Aman (2009). Per Claudio Noce ho anche scritto la sceneggiatura di La foresta di ghiaccio, con Emir Kusturica protagonista.
Poi sei passata al documentario: un genere in cui non è la finzione, ma la realtà a parlare.
È stata una scelta naturale. Ho trascorso un anno e mezzo con i “personaggi” di Fuoristrada: quello che accadeva era così forte che la storia mi è arrivata nel suo farsi, il mio sguardo era orientato su ciò che mi dettava la vicenda, tutto in presa diretta, nel massimo rispetto della realtà di queste persone. Senza forzature, costruzioni o prese di posizione. Ho seguito semplicemente il modo in cui vive questa famiglia composta da Beatrice, Marianna e il loro figlio. Beatrice prima si chiamava Pino, faceva e fa ancora la meccanica nella sua officina a San Giovanni ed è una campionessa di rally. Il suo ambiente quindi è quasi del tutto composto da uomini, che però la stimano e la rispettano dato che è bravissima nel suo mestiere. Anche se, come ci si poteva aspettare, ha perso almeno metà della clientela dopo il cambiamento di sesso. Il titolo è nato dalla storia stessa, quella di un meccanico che guida nei rally: Fuoristrada, una metafora che racconta un po’ tutta la vicenda di vita di Beatrice, della sua famiglia fuori dai canoni e dell’amore che la unisce a Marianna.
In qualità di giovane autrice qual è la tua prospettiva sul cinema italiano? Quali le limitazioni e gli ostacoli che hai incontrato e quali invece gli aspetti positivi?
Con tutti i miei progetti ho sempre fatto domanda al Ministero, ma non avendo nomi di rilievo nel cast né l’appoggio di grandi distribuzioni sono stati tutti rifiutati. Almeno fino all’ultimo film cui sto lavorando, come sceneggiatrice e regista: Se Dio vuole – Insha’Allah.
Per Fuoristrada però volevamo almeno ottenere il riconoscimento dell’interesse culturale, e per fortuna ci siamo riusciti. Se Dio vuole invece è una coproduzione Italia/Polonia con il 40% di produzione polacca. La Opus Film ha fatto richiesta per il finanziamento al Polish Film Institute, che dovrebbe darci 400.000 euro. Abbiamo incontrato a Cannes il direttore del PFI che è un grande sostenitore del film: ci ha addirittura detto che gli dispiace poter offrire “solo” questa cifra, che per l’Italia ormai è un’enormità. Però dobbiamo riuscire a raccogliere il restante 60%: il Ministero italiano ci darà 150.000 euro, bisogna ancora trovare il resto dei soldi.
Credo che gli autori della nostra generazione non abbiano una resistenza a priori nello spendere energie, tempo e denaro in un progetto, anche se non c’è nessuno che lo finanzia. La nostra generazione non è affermata e sostenuta come quella precedente, ma questo è anche un aspetto positivo: ci dà maggiore libertà dalle influenze esterne, maggiore possibilità di sperimentare svincolati da pressioni. Insomma, mi pare che anche se ci mettono sulla strada veramente tanti ostacoli, questo non basta a fermarci. E anche un giornale come Fabrique, con tutti i giovani talenti del nostro cinema, lo dimostra: è l’esempio concreto di come nonostante tutto noi comunque andiamo avanti.
Puoi dirci qualcosa in più sul tuo prossimo film Se Dio vuole e in generale sui tuoi progetti futuri?
Il soggetto di Se Dio vuole l’avevo scritto addirittura quando frequentavo ancora il Centro Sperimentale, è rimasto nel cassetto per tanti anni. Quando poi abbiamo presentato il progetto in Polonia, dato che all’epoca frequentavo un master alla scuola di cinema di Andrzej Wajda, è piaciuto così tanto che abbiamo iniziato a sviluppare la sceneggiatura: Wajda, scherzosamente, mi disse che avrebbe voluto averla lui l’idea. È un noir ambientato tra l’Italia e la Polonia, che indaga l’identità di una donna alle prese con due storie d’amore: una nel presente, a Varsavia, con l’uomo che ha sposato, e l’altra nel passato, con un algerino, quando era una giovane immigrata polacca a Roma. Abbiamo già due dei protagonisti: Kasia Smutniak e Robert Wieckiewicz, un attore molto famoso in Polonia, mentre resta aperto il casting per l’algerino.
L’altro progetto cui sto lavorando è il mio secondo libro. Buongiorno amore, che avevo iniziato solo per sentirmi in contatto con l’Italia mentre vivevo in Polonia, è andato inaspettatamente benissimo. Così tanto che Newton Compton me ne ha “commissionato” un altro. Insomma, tra la scrittura del romanzo e il film… se mi proponessero qualcos’altro dovrei inventarmi una seconda me!
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]]>Il 30 Aprile 2014 si sono concluse le selezioni ma, in occasione dei festeggiamenti della 15° edizione e della partnership di Fabrique du Cinéma, c’è ancora un posto a disposizione!
Se non hai partecipato alle selezioni, il tuo corto dura meno di venti minuti ed hai realizzato il trailer, inviaci la tua opera entro il 30 maggio a [email protected] (wetrasfer o link privato)
Il trailer verrà proiettato il 6 giugno durante l’evento di Fabrique du Cinéma all’Aranciera di San Sisto e potrai concorrere all’ultima chance per partecipare a luglio alla Sezione Maremetraggio e chissà, aggiudicarti il premio di 10.000 euro!
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]]>Il Festival ha negli anni ottenuto un crescente successo di pubblico e da tre edizioni ormai, a partire dalla settima, si iscrivono mediamente oltre 500 opere da circa 47 paesi del mondo. Realizzato con il contributo e il patrocinio della Regione Lazio, della Provincia di Latina e del Comune di Latina, quest’anno l’obiettivo è quello di mostrare pienamente la sensibilità del Festival alle tematiche relative alla crisi, alla questione femminile e all’Africa, un continente che merita tutta la nostra attenzione e che è portatore non solo di problemi, ma soprattutto di risorse umane e culturali ancora in gran parte inesplorate, anche dal punto di vista della produzione cinematografica. Due intere giornate, ricche di tavole rotonde, performance artistiche e mostre, saranno dedicate alle proiezioni dei cortometraggi selezionati a regia e/o tematica femminile e africana, con relativi premi della Giuria tecnica e del pubblico. Nelle altre serate, le proiezioni saranno dedicate esclusivamente ai cortometraggi selezionati in concorso che affrontino tematiche sociali, a cortometraggi di video arte e… al Festival dei Festival, con la partecipazione di Festival Amici e molto altro. La giuria tecnica assegnerà 4 premi (Miglior Cortometraggio Sociale, Miglior Corto Donna, Miglior Corto Africa, Premio Video arte Tonino D’Erme) per un montepremi complessivo di 2.200 euro e 6 menzioni speciali (Miglior regia femminile, Miglior fotografia, Miglior animazione, Premio del pubblico, Miglior Corto Lazio, Corto Press).
Per leggere il bando e iscrivere un cortometraggio, visita il sito ufficiale del Festival.
La deadline è il 5 marzo.
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]]>Il programma del festival è il frutto di una selezione effettuata tra gli oltre 200 film che sono stati prodotti in Francia a cavallo del 2012-2013. Ci saranno opere provenienti dai Festival di Cannes, Berlino, Venezia e Toronto. Molte anteprime italiane e addirittura per quanto riguarda tre film la presentazione a Firenze anticiperà l’uscita francese.
Quindi quale miglior modo di passare le festività novembrine se non al festival della città d’arte più bella d’italia.
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