Giovanni Anzaldo Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Wed, 19 Jul 2023 13:10:51 +0000 it-IT hourly 1 Romantiche. Pilar Fogliati è “un sacco bella” https://www.fabriqueducinema.it/magazine/opera-prima/romantiche-pilar-fogliati-e-un-sacco-bella/ https://www.fabriqueducinema.it/magazine/opera-prima/romantiche-pilar-fogliati-e-un-sacco-bella/#respond Wed, 08 Feb 2023 13:46:30 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=18174 Quest’inverno ha tenuto compagnia al pubblico delle piattaforme con una serie commedia sull’anima gemella da trovare entro Natale per sfidare la propria famiglia. Ma in Odio il Natale era solo protagonista Pilar Fogliati. Nel suo film Romantiche invece fa molto di più. Scrive la sceneggiatura con Giovanni Veronesi e Giovanni Nasta, esordisce dietro la macchina […]

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Quest’inverno ha tenuto compagnia al pubblico delle piattaforme con una serie commedia sull’anima gemella da trovare entro Natale per sfidare la propria famiglia. Ma in Odio il Natale era solo protagonista Pilar Fogliati. Nel suo film Romantiche invece fa molto di più. Scrive la sceneggiatura con Giovanni Veronesi e Giovanni Nasta, esordisce dietro la macchina da presa, ma soprattutto interpreta le quattro protagoniste con le caratteristiche che ricalcano il suo famoso video virale dove s’immergeva in parlate e tipologie di ragazze romane a seconda dei quartieri e delle estrazioni sociali. Un inconsueto e gustoso reel di quelli che restano impressi.

Roma si fa crocevia delle avventure e disavventure di queste quattro ragazze di belle speranze, ognuna molto diversa dalle altre, ma tutte in cerca di realizzare i propri sogni o mantenere il proprio status. C’è Tazia, fidanzata determinata e bulletta di Roma Nord che insieme alle sue amiche parioline dovrà affrontare una sfida inaspettata; Michela, giovane e morigerata negoziante, prepara il suo matrimonio a Guidonia cercando di sopravvivere ai parenti del promesso sposo; la logorroica Eugenia invece fugge da Palermo per diventare sceneggiatrice nella città del cinema; e infine Uvetta, giovane nobile un po’ boccalona, deciderà di tuffarsi nel mondo del lavoro per conoscere gente nuova. O cambiar vita, chissà.   

Ha trent’anni Pilar Fogliati, quanto Carlo Verdone quando uscì Un sacco bello quasi 40 anni fa. Altra epoca, tre personaggi maschili, ma stessa esigenza di portare al cinema i tic della propria generazione, del proprio tempo e della loro stessa città. Roma appunto. Fogliati, divide tutto in capitoli netti, scrolla visivamente le sue protagoniste sulla home di un social per proporci le storie delle sue quattro romane, ma soprattutto le raccorda attraverso lo studio della psicoterapista Barbora Bobulova, dove tutte loro finiranno per raccontarsi e cercare di riprendere le redini ognuna della propria vita un po’ scombussolata.

Un pizzico buonista negli intenti, ma bilanciata grazie ad alcuni sketch spietati e gustosi, Fogliati sbeffeggia il mondo dei sogni di gloria legati al cinema; scoperchia punzecchiandole certe ipocrisie dei ricchi, che siano nobili o soltanto borghesi; e con leggerezza racconta il modernissimo tabù del denaro e altre paure e rigidità della classe lavoratrice. Fa parlare la provincia microimprenditrice quanto i quartieri agiati, fino ai non luoghi nobili dove il lavoro è considerato poco più di un esotico hobby. Il romanticismo inseguito dal titolo sembra più un’amara chimera quindi, ma proprio in questo spazio liminale lo zampino di Veronesi si fa sentire in alcune sequenze.

RomanticheNel cast sono spalle di Fogliati alcune belle facce da commedia brillante come Giovanni Anzaldo, Emanuele Propizio, Diane Flerì, Ubaldo Pantani, il veterano Rodolfo Laganà, e poi un’outsider, Levante, che oltre a un cameo dove interpreta sé stessa, firma musiche e canzoni per il film. Proponendo comicità e tormentoni tutti al femminile, Romantiche, che sarà al cinema dal 23 febbraio 2023, distribuito da Vision Distriburtion, si presenta come un esordio un sacco bello, e chissà se nell’immaginario dei millenial Fogliati imbroccherà la stessa buona strada di Verdone.

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Giornate degli Autori: Ricordi? La memoria sentimentale di Luca Marinelli https://www.fabriqueducinema.it/festival/giornate-degli-autori-ricordi-la-memoria-sentimentale-di-luca-marinelli/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/giornate-degli-autori-ricordi-la-memoria-sentimentale-di-luca-marinelli/#respond Tue, 04 Sep 2018 13:00:45 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=11238 «Il passato è passato. Lasciamolo un po’ in pace ché se no si consuma». Se lo ripromettono i protagonisti di Ricordi? film in Concorso nella sezione Giornate degli Autori sul Lido veneziano. Un ragazzo e una ragazza s’incontrano, si piacciono, hanno una laison. Il loro amore attraversa il tempo, i filtri della memoria e le loro […]

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«Il passato è passato. Lasciamolo un po’ in pace ché se no si consuma». Se lo ripromettono i protagonisti di Ricordi? film in Concorso nella sezione Giornate degli Autori sul Lido veneziano. Un ragazzo e una ragazza s’incontrano, si piacciono, hanno una laison. Il loro amore attraversa il tempo, i filtri della memoria e le loro singole sensibilità, accende i ricordi, manipola i contrasti. I due si dividono, si rincontrano, metabolizzano il passato e lo virano ognuno del proprio punto di vista.

La coppia è formata da Luca Marinelli e Linda Caridi. Lei potrebbe essere la nostra Rooney Mara: solida eppure fragile la sua parte come la sua energia a due fasi. Fruscello o frustino per un Marinelli molto fedele a sé stesso, non trasformato ma declinato a innamorato etereo. Si parte come se vivessimo in un vecchio film di Rohmer, sembra che si stia bagnando tutto di Nouvelle Vague quando i viraggi mnemonici dei protagonisti si materializzano su piani narrativi e percettivi differenti e mescolati come carte da gioco. Il ritmo del montaggio è morbido e flessuoso, l’estetica trionfatrice, così si passa da tagli alla Bertolucci d’annata fino all’approdo su ambizioni pensiero/immagine á la Terrence Malick.

ricordi

C’è molta ricchezza in questo lavoro scritto e diretto da Valerio Mieli, alla sua seconda regia. Torna a nove anni dall’avvolgente Dieci inverni con Isabella Ragonese, e, guarda caso, Michele Riondino, che quest’anno presenta i gala d’apertura e chiusura della Mostra del Cinema di Venezia. I piani tra passato e presente sembrano incrociarsi ironicamente anche fuori da Ricordi? Mieli li muta adattandoli ai suoi innamorati. Il presente si caratterizza vivido di sfumature, mentre i passati traghettano visioni ovattate o vivide, a seconda del mood del personaggio che li filtra col suo sentire. Amore, incomprensione, ripicca, tradimento, perdono.

La stessa scena ha versioni diverse montate a incastro come fosse un Cubo di Rubik. Da questo punto di vista, l’elegia del passato utilizzata si configura come una ricerca visiva di un trattato psicologico sul plasmare ricordi. Sposta le sue energie più preziose non banalmente nella caratterizzazione del personaggio ma in quella del suo sentire. Ogni sensazione diventa mondo, ogni ricordo un viaggio. Un sospeso tra malinconia e vitalità costella queste due ore di romanticismo esistenziale 2.0.

ricordi

A fianco di Marinelli e Caridi troviamo Giovanni Anzaldo e Camilla Diana. Il primo amico della coppia, la seconda, ragazza dei primi ricordi amorosi di lui. Traghettatori o amanti? Testimoni di una lunga relazione, pacieri o distruttori? Anche qui Mieli gioca le sue carte senza troppe scontatezze, ma si concentra nelle proiezioni mentali dei protagonisti. Conta più la sensazione del fatto. È un tipo di cinema ardito questo. Molto più di Dieci inverni. La narrazione scavalca ogni linearità per approdare a un doppio flusso di coscienza incrociato. Molte volte ci si perde, forza e debolezza del film, ma caratteristica fondante. L’autore ha il coraggio di mettere tutto in mano allo spettatore, di seguire e soprattutto di sentire quelle due anime. Guardato a mente aperta il viaggio di Ricordi? offre la possibilità di vivere un’esperienza profonda e complessa, rischiosamente empatica e a volte piacevolmente oltre i confini della logica, ma immersa nel territorio del sentire ben oltre la storia sullo schermo.

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“Senza Distanza” a New York: il cinema italiano col fuso orario https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/senza-distanza-a-new-york-il-cinema-italiano-col-fuso-orario/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/senza-distanza-a-new-york-il-cinema-italiano-col-fuso-orario/#respond Tue, 24 May 2016 06:43:02 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=3204 New York mi ha fatto amare il cinema, e il cinema mi ha fatto amare New York: la città che più ha contribuito a formare il mio immaginario cinematografico è diventata, rendendomi felicissimo, il luogo che ha ospitato l’anteprima mondiale del mio primo lungometraggio, Senza distanza. Il film racconta di un bed & breakfast in […]

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New York mi ha fatto amare il cinema, e il cinema mi ha fatto amare New York: la città che più ha contribuito a formare il mio immaginario cinematografico è diventata, rendendomi felicissimo, il luogo che ha ospitato l’anteprima mondiale del mio primo lungometraggio, Senza distanza.

Il film racconta di un bed & breakfast in cui si pratica un corso preparatorio per relazioni a distanza. Due coppie (Marco Cassini/Lucrezia Guidone, Giovanni Anzaldo/Giulia Rupi) formate da individui che non riescono ad accettare l’idea di separarsi e vivere da soli in punti distanti nel mondo, si ritrovano in questo strano luogo dove devono mettersi alla prova, proprio perché tra di loro legati da una fortissima dipendenza affettiva, che è quanto di meno sano ci sia per una relazione. La situazione, poi, si complicherà ulteriormente a causa dei gestori del b&b (Elena Arvigo e Paolo Perinelli).

Per ora non svelo altro, però voglio precisare che il titolo inglese che ho dato al film è Time Zone Inn, cioè “la locanda del fuso orario”, ed è in un certo senso ironico che la sua prima proiezione assoluta sia avvenuta proprio in un luogo in cui si vive sei ore in anticipo rispetto al Paese dove il film è stato concepito, l’Italia. Senza distanza è stato infatti proiettato durante la settima edizione del New York City Independent Film Festival, che si tiene nel cuore di Manhattan, a due passi da Broadway.
Ho vissuto intensamente l’esperienza del festival, l’atmosfera di scambio culturale che si respirava, la partecipazione attiva del pubblico e degli addetti ai lavori, arrivati da tutto il mondo. Si è ricreata, all’interno di quell’ambiente, la stessa situazione metaforica del mio film, in cui ogni camera del b&b rappresenta una stanza del mondo.

Autori di ogni nazionalità hanno avuto modo di dialogare e scambiare tra di loro pareri e modi di pensare. Il festival è riuscito a creare un senso di comunità tra i filmmaker, e questo è importantissimo, perché il pericolo più grande per un autore indipendente, nell’attuale mondo artistico, è quello di restare isolato, di convincersi di essere l’unico folle ad aver rischiato e a essere estraneo rispetto a un mondo produttivo più grande, più consueto o più giusto. Questa è un’idea profondamente sbagliata. Non ha senso, e credo che non l’abbia mai avuto, che il cinema indipendente debba essere ghettizzato, in quanto sta diventando esso stesso la cinematografia “ufficiale” del futuro. Le nuove storie sono tutte qui, in questo mondo parallelo, dei festival di cinema – indipendente e non – di tutto il mondo ed è assurdo che scorrano di fianco all’universo produttivo dei grandi budget, anzi, bisognerebbe mescolarle insieme alle realtà più solide delle varie major. Dico questo perché sono convinto che l’attenzione durante la visione di un film dovrebbe essere indirizzata non verso la sua impalcatura produttiva ma nei confronti della storia che è narrata. Ci interessa? Ci racconta qualcosa sulla vita? È ben girata?

Ci sono gemme nascoste in tutto il mondo, piccoli gioielli indipendenti sparsi per il globo nei circuiti festivalieri. L’occhio dei distributori dovrebbe rivolgersi con più attenzione a queste realtà e scoprirebbe delle storie spesso e volentieri più sincere e originali di quelle che provengono dell’industria cinematografica dominante. E il dato di fatto più inconfutabile è che ormai un film girato con 20mila euro, uno girato con 2003-timessquare0 e uno girato con 2 milioni non sono più distinguibili – se ben girati, ovviamente – né dal punto di vista tecnico né da quello delle performance attoriali. L’evolversi dell’ormai nota tecnologia digitale e la spontanea passione dei cineasti indipendenti fanno sì che si creino dei prodotti di altissima qualità.

Ho assistito personalmente, durante il festival, alla prova effettiva di quello che ho appena detto. Ho visto dei film eccellenti, spesso scritti, diretti e prodotti, come nel mio caso dagli stessi registi, che ho avuto la grande fortuna di conoscere. Voglio ricordare tra i tanti, l’emozionante documentario Waiting di Cristian Piazza (regista italiano che da sedici anni vive nella Grande Mela), storia di tre italiani a New York che lottano per la loro felicità. O il cortometraggio La Tumba di Maru Morón Iglesias, regista venezuelana che ha raccontato co
n struggente sincerità le violenze nelle prigioni del suo Paese. E voglio ricordare anche l’appassionante mediometraggio documentario Antonio, lindo Antonio di Ana Maria Gomes, racconto della ricerca di un uomo, emigrato in Brasile, che da cinquant’anni non torna più nella sua terra natale, il Portogallo.

Guardando questi film mi sono emozionato e non ho pensato, applicando un’etichetta, “questi sono prodotti indipendenti”. No. Ho pensato che fossero dei buoni film, punto. Ed è lo stesso pensiero che mi è stato ri
volto da più persone tra il pubblico dopo che Senza distanza è stato proiettato, persone che hanno espresso amore per l’opera e curiosità riguardo alle tematiche affrontate, sorprendendosi, a posteriori, del fatto che si trattasse di un’opera prima.

Quando sono uscito dalla sala, dopo la proiezione, mi sono trovato tra i grattacieli di Midtown, a pochi metri dai più importanti teatri del mondo, e ho riflettuto su quanto il cinema ancora una volta si fosse dimostrato universale, nel riuscire a parlare la nostra lingua e al contempo le altre lì presenti, volando oltre l’oceano Atlantico. E poi ho rivolto un ultimo pensiero al mio Paese, l’Italia, sempre un po’ sorniona e distratta, a volte cinematograficamente tendente ad arrotolarsi su se stessa. E ho immaginato un giorno in cui i vari fusi orari del cinema possano incontrarsi tutti insieme, senza pregiudizi produttivi, accomunati solo dall’immortale passione per il racconto.

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Formia Festival, arrivano gli ospiti https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/festival-di-formia-arrivano-gli-ospiti/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/festival-di-formia-arrivano-gli-ospiti/#respond Thu, 07 May 2015 17:03:43 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=1387 Reso noto il parterre degli ospiti che incontreranno il pubblico durante la tre giorni del Formia Film Festival dal 14 al 16 maggio. Si parte giovedì 14 con il regista e gli attori dell’opera prima Bolgia totale: il regista Matteo Scifoni, la protagonista Xhilda Lapardhaja e l’attrice Clizia Fornasier (Tutti pazzi per amore, Un medico in Famiglia, Notte […]

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Reso noto il parterre degli ospiti che incontreranno il pubblico durante la tre giorni del Formia Film Festival dal 14 al 16 maggio.

Si parte giovedì 14 con il regista e gli attori dell’opera prima Bolgia totale: il regista Matteo Scifoni, la protagonista Xhilda Lapardhaja e l’attrice Clizia Fornasier (Tutti pazzi per amore, Un medico in Famiglia, Notte prima degli esami, Aspirante vedovo). Il film uscirà nelle sale a settembre 2015, quindi dopo l’anteprima di aprile a Catania è un’esclusiva del Formia Film Festival.

Venerdì è la volta di Sarà un Paese, scritto e diretto da Nicola Campiotti: in sala saluteranno gli spettatori il regista Elia (il piccolo protagonista del film), Maria Rosaria Omaggio e la regista di Vergine giurata Laura Bispuri. La proiezione dei cortometraggi in concorso sarà accompagnata da Nina Torresi  (I Cesaroni, la bellezza del somaro, Nottetempo – nella foto) e Giovanni Anzaldo (Il capitale umano, Mi chiamo Maya).

Chiusura sabato sera con la consegna dei premi – ci sarà anche un premio Fabrique – alla presenza di attrici come Serena Iansiti (Centovetrine, I Segreti di Borgo Larici, Squadra Antimafia, Le tre rose di Eva), Valentina Bellè (La vita oscena di Renato De Maria, La buca di Daniele Ciprì, Maraviglioso Boccaccio dei fratelli Taviani), Lucianna De Falco (Sei forte maestro, Un medico in famiglia, Unaltra vita) Elena Mirela e Denny Mendez e degli attori Fabio De Caro (Gomorra – La Serie).

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