Filippo Timi Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Wed, 06 Dec 2017 14:19:41 +0000 it-IT hourly 1 “Favola”: Filippo Timi è una casalinga anni ’50 https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/favola-filippo-timi-casalinga-anni-50/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/favola-filippo-timi-casalinga-anni-50/#respond Thu, 30 Nov 2017 14:32:03 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=9717 Una casa vaporosa e colorata come una bomboniera, una casalinga impeccabile tutti sorrisi, tacchi, messa in piega e abiti svasati in colori pastello, una barboncina (finta) spettatrice impietosa della vicenda. Favola è stato uno spettacolo autobiografico scritto e interpretato da Filippo Timi che ha girato l’Italia con successo. La complicità del regista Sebastiano Mauri e […]

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Una casa vaporosa e colorata come una bomboniera, una casalinga impeccabile tutti sorrisi, tacchi, messa in piega e abiti svasati in colori pastello, una barboncina (finta) spettatrice impietosa della vicenda. Favola è stato uno spettacolo autobiografico scritto e interpretato da Filippo Timi che ha girato l’Italia con successo. La complicità del regista Sebastiano Mauri e della coprotagonista Lucia Mascino ha permesso di realizzare il sogno dell’autore trasformando Favola in un film. Con due media così diversi, il tradimento era non solo auspicabile bensì necessario. E Favola, prodotto grazie all’intervento di Palomar, tradisce il materiale d’origine nella forma più che nella sostanza connotandosi come un’opera unica.

Se si esclude qualche libertà nella parte finale, il film di Mauri persegue con eccezionale tenacia l’unità di luogo. Tutta l’azione si svolge nell’artificiosa casetta di Mrs. Fairytale, alter ego “da sogno” di Filippo Timi che passa il tempo parlando con la cagnolina Lady e rassettando l’appartamento perché “più una donna fatica in casa più è bella agli occhi del marito”. Pur essendo sola tutto il giorno, visto che il marito Stan torna dal lavoro solo la sera in tempo per picchiarla ed esercitare il suo ruolo di capofamiglia, la giornata di Fairytale viene movimentata da un via vai di ospiti, dall’arcigna madre interpretata da Piera degli Esposti ai tre aitanti gemelli che vivono nella villetta vicina, Tim, Ted e Glenn, ma la visitatrice più assidua è Mrs. Emerald (Lucia Mascino), migliore amica e confidente di Fairytale che, a sua volta, deve vedersela con un marito distante e disinteressato.

Un'immagine da FavolaParlando dell’approdo al cinema, Filippo Timi spiega: “A teatro Fairytale è un personaggio. Lo spettacolo poteva durare due ore e un quarto o arrivare a tre, giocavamo sull’improvvisazione. Al cinema i personaggi si sono trasformati in persone. L’immaginario degli anni ‘50 mi è servito per esasperare le differenze tra maschile e femminile. Era un’epoca in cui le donne erano obbligate a innamorarsi della lavatrice. Ma serviva anche a me per cimentarmi in qualcosa di diverso. Io sono un cinghiale umbro, trasformarmi in una casalinga americana era quanto di più lontano potessi immaginare”.

Senza svelare troppo della trama, i colpi di scena che vedono coinvolte Fairytale e l’amica Emerald hanno molto a che vedere con l’immaginario di Filippo Timi. Chi conosce l’attore sa bene che le sue provocazioni ruotano spesso e volentieri intorno alla sua sessualità e non è la prima volta che lo vediamo in scena en travesti, impegnato a riflettere sulla propria identità. La conferma arriva dal regista Sebastiano Mauri, il quale ammette che le influenze dichiarate, in particolare Douglas Sirk, gli hanno permesso di toccare temi delicati come la libera espressione del proprio io e la guerra contro le convenzioni di genere. “Ci siamo rifatti ai drammi di Douglas Sirk, ma anche ad autori più recenti come Todd Haynes e Pedro Almodovar usando scenografie, costumi e luci per abbracciare lo stato d’animo dei personaggi. Tutto è al servizio delle emozioni. Questo è un mondo irreale perché esiste nella testa della nostra protagonista. Douglas Sirk parlava di sottomissione della donna. Anche noi trattiamo temi delicati, ma lo facciamo con leggerezza, a volte sfioriamo il demenziale”.

Filippo Timi, protagonista di Favola
Filippo Timi

Favola permette a Filippo Timi di liberare il proprio talento istrionico cimentandosi in lunghi monologhi, sbandierando vezzi linguistici (tra cui un uso molto personale della “z”) e sfoderando le proprie abilità fisiche. L’attore, che si muove sui tacchi con eccezionale agilità, ammette di essere stato aiutato dal pattinaggio artistico. “La prima cosa che ti insegnano è che se stai fermo cadi. Sui tacchi è uguale. Portando il 47 ho una pianta bella larga che ha richiesto dei tacchi piuttosto alti per non creare un effetto zattera. Quello che ho imparato è che trasformarsi in una donna è fisicamente doloroso”.

Favola è una girandola di gag, duetti, invenzioni; un’opera punteggiata di dialoghi scoppiettanti che valorizza la chimica instauratasi tra Timi e la compagna di set Lucia Mascino, novella Kim Novak che appare in scena sfoggiando abiti che ricalcano le mise della bionda di Hitchcock. La patina ironica lascia, però, trapelare riflessioni ben più profonde legate alla solitudine all’identità, alle dinamiche tra i sessi e all’accettazione di sé che danno all’opera con ben altro peso. Come confessa Filippo Timi “di me in Fairytale c’è il desiderio, un giorno, di essere felice per quello che sono senza essere incasellato in qualcosa”.

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Maria Roveran: “Il cinema è libertà e dialogo coi giovani” https://www.fabriqueducinema.it/cinema/interviste/maria-roveran-il-cinema-e-liberta-e-dialogo-coi-giovani/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/interviste/maria-roveran-il-cinema-e-liberta-e-dialogo-coi-giovani/#respond Tue, 20 Sep 2016 13:54:20 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=3591 Veneziana, classe 1988, è la protagonista, accanto a Margherita Buy e Filippo Timi, di “Questi giorni” di Giuseppe Piccioni, presentato in concorso alla 73a Mostra del Cinema di Venezia. «È un film che osserva quattro giovani donne da un punto di vista diverso da quello da cui di solito si raccontano gli adolescenti. Giuseppe Piccioni […]

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Veneziana, classe 1988, è la protagonista, accanto a Margherita Buy e Filippo Timi, di Questi giorni” di Giuseppe Piccioni, presentato in concorso alla 73a Mostra del Cinema di Venezia.

«È un film che osserva quattro giovani donne da un punto di vista diverso da quello da cui di solito si raccontano gli adolescenti. Giuseppe Piccioni costruisce ritratti femminili in maniera stretta e precisa, concentrandosi sulle sfumature e sui dettagli. Il suo è un cinema che indaga pieghe labili e delicate dell’essere umano; lui sceglie i suoi attori in base alla fisionomia, certo, ma anche per l’energia che emanano. Io e le altre protagoniste – Marta Gastini, Laura Adriani e Caterina La Caselle – siamo entrate in sintonia pur essendo completamente diverse. La forza del nostro stare insieme è stata affrontare le scene corali lavorando sull’unione. Liliana, la ragazza che interpreto, è alle prese una difficoltà fisica, ma il tema della malattia non viene declamato né c’è spettacolarizzazione della tristezza. Ho lavorato a strettissimo contatto col regista per elaborare il personaggio individualmente e, attraverso questa modalità, si è creato un rapporto molto bello con tutte le altre».

Al Festival di Venezia, Maria aveva debuttato nel 2013 con Piccola patria di Alessandro Rossetto. «Io mi definisco un’incosciente e, la mia prima volta al festival, ero totalmente incosciente. Stavolta sono stata più consapevole e coi piedi per terra, ma l’emozione che provo è sempre infinita. Tuttavia, il red carpet è una piccolissima parte di quello che è davvero il mestiere dell’attore. Penso che la missione più importante del mio lavoro sia avvicinarsi alla gente, ai giovani soprattutto, in modo che si inizi a investire su cinema e teatro come parti integranti della cultura. La sfida principale è slegarsi da un’idea commerciale di cinema, creando contenitori di qualità. Sarebbe bello approfondire il dialogo col pubblico e far davvero conoscere i retroscena e le reali potenzialità di questo lavoro. Io sono uno tra i tanti volti emergenti del cinema italiano, non dimentico mai che questo mondo non dà la solidità né sicurezza. Il riconoscimento professionale spesso è un miraggio e l’idealizzazione della nostra figura non aiuta. Il divismo, per quanto mi riguarda, non esiste più: bisogna scendere dal piedistallo e parlare alla gente».

[questionIcon]Come ti sei avvicinata alla recitazione?

[answerIcon]Il mio percorso è iniziato in maniera del tutto inaspettata: studiavo fisica all’università e non avevo mai frequentato prima corsi di recitazione. Mi sono avvicinata a questo mondo grazie a un’attività di inserimento sociale, legata al teatro, con ragazzi provenienti dalle case famiglia. Così, a 21 anni mi sono iscritta al Centro Sperimentale. Non sono mai stata una cinefila incallita. Sto costruendo costantemente il mio rapporto col grande schermo. Cinema è sinonimo di libertà e oggi ci sono tanti registi che hanno qualcosa da dire e portano avanti un’idea di cinema pulita e onesta. Alessandro Rossetto e Giuseppe Piccioni hanno partecipato tantissimo all’impegno autoriale e dirigono con amore i loro interpreti. In generale, credo che i cineasti vadano scoperti, prima che apprezzati. E io ho tanta voglia di conoscere.

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[questionIcon]Come affronti la preparazione di un nuovo personaggio?

[answerIcon]Non mi tiro mai indietro se si tratta di espormi e cimentarmi in nuove sfide, anche scomode. Mi capita di sentirmi insicura, ma trovo sostegno nel rapporto col regista, nello studio della sceneggiatura e nell’ascolto reciproco con i colleghi. Spesso attraverso gli altri si capisce tanto di più di quanto non faremmo da soli. Ogni esperienza artistica può farti crescere e insegnarti tanto, permettendoti di lavorare sui tuoi limiti. Io mi concentro molto su credibilità e naturalezza, senza anteporre il mio giudizio personale al ruolo. Mi piacerebbe tanto lavorare su tipologie di personaggi comici e ironici, che non ho avuto ancora modo di affrontare.

[questionIcon]Quali sono i tuoi prossimi progetti?

[answerIcon]Ho debuttato allo Short Theatre Festival di Roma con Lingua madre Mameloschn, per la regia di Paola Rota, e sto finendo di girare Resina, film di Renzo Carbonera. Poi, sarà la volta di una nuova sfida: una commedia alla francese diretta da Samad Zarmandili.

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Venezia73: tiepidi “Questi giorni” di Giuseppe Piccioni https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/venezia73-tiepidi-questi-giorni-di-giuseppe-piccioni/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/venezia73-tiepidi-questi-giorni-di-giuseppe-piccioni/#respond Fri, 09 Sep 2016 07:42:28 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=3548 Quanto grande cinema si è concentrato sui riti di passaggio. I momenti topici in cui la vita prende un’accelerata improvvisa, in cui si cambia, si cresce, si perde l’innocenza. Giuseppe Piccioni torna a Venezia, accolto nel concorso principale, mettendo in scena proprio una svolta, un punto di non ritorno per le sue giovani protagoniste. Questi […]

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Quanto grande cinema si è concentrato sui riti di passaggio. I momenti topici in cui la vita prende un’accelerata improvvisa, in cui si cambia, si cresce, si perde l’innocenza. Giuseppe Piccioni torna a Venezia, accolto nel concorso principale, mettendo in scena proprio una svolta, un punto di non ritorno per le sue giovani protagoniste. Questi giorni è una storia tutta al femminile: quattro giovani amiche (Marta Gastini, Caterina Le Caselle, Laura Adriani, Maria Roveran) intraprendono un viaggio a Belgrado, dove una di loro ha un’occasione di lavoro, portando con loro i problemi più o meno grandi del loro stato di sospensione tra adolescenza ed età adulta.

Ultimo degli italiani in corsa per il Leone d’Oro, Questi giorni è un film che utilizza gli schemi ben noti del road movie e della commedia generazionale per portare il racconto su un livello maggiormente drammatico. Sono dolorosi i riti di passaggio, pesanti i passi che le protagoniste stanno per compiere mentre la sceneggiatura si spinge a toccare temi impegnativi come la maternità, la malattia, l’omosessualità, il confronto difficile con i padri e le madri.

Un’ambizione, quella del regista marchigiano, premiata dal comitato di selezione con il ritorno nel concorso principale quindici anni dopo Luce dei miei occhi – che valse a Luigi Lo Cascio e Sandra Ceccarelli la Coppa Volpi per la miglior interpretazione. Un’ambizione che però alla prova dei fatti appare non adeguatamente sostenuta dalla sceneggiatura (scritta dal regista con Pierpaolo Pirone e Chiara Ridolfi), che manca di approfondire adeguatamente tutti i personaggi. Buona la prova del cast, a partire dalle giovani protagoniste ma senza dimenticare le figure adulte di contorno interpretate da Filippo Timi, Margherita Buy e Sergio Rubini.

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