fiction Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Fri, 17 Sep 2021 15:20:31 +0000 it-IT hourly 1 Che tempo che… farà? https://www.fabriqueducinema.it/serie/auditel-tv-serie-tv/che-tempo-che-fara/ https://www.fabriqueducinema.it/serie/auditel-tv-serie-tv/che-tempo-che-fara/#respond Fri, 20 Oct 2017 12:47:36 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=9492 Che tempo che fa, il programma condotto da Fabio Fazio, trasferito da RAI 3 a RAI 1 in questa stagione televisiva, è da mesi oggetto di polemiche e anche di scontro politico, con riferimento ai costi, ai compensi, agli aspetti produttivi e alla stessa validità editoriale di questa importante novità del palinsesto di RAI 1. […]

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Che tempo che fa, il programma condotto da Fabio Fazio, trasferito da RAI 3 a RAI 1 in questa stagione televisiva, è da mesi oggetto di polemiche e anche di scontro politico, con riferimento ai costi, ai compensi, agli aspetti produttivi e alla stessa validità editoriale di questa importante novità del palinsesto di RAI 1.

I toni sono stati particolarmente accesi, a volte eccessivi, come spesso succede quando le polemiche riguardano personaggi famosi che non solo dividono il pubblico in sostenitori e detrattori, ma che offrono spunti per attacchi mediatici sul piano politico-ideologico e valutazioni di “tipo etico-sociale”, che poi trovano nel web il terreno adatto per infiammare gli animi.

l’acquario di Che tempo che fa

Il programma ha debuttato su RAI 1 il 24 settembre scorso con un esito brillante, oltre 5 milioni di telespettatori e 21% di share, poi l’ascolto è leggermente calato nelle settimane successive, e nella quarta puntata, quella del 15 ottobre, ha registrato uno share del 14,9%, pari a 3.762 mila telespettatori. Un risultato che, nonostante l’evidente attenuante dovuta al boom di ascolti su Sky del derby Inter-Milan, e all’impostazione “di servizio” della puntata, ha rivitalizzato il fronte dei detrattori.

Fin dall’inizio della programmazione, del resto, lo scontro si era inevitabilmente concentrato sul terreno dei risultati Auditel, considerati, da entrambi gli schieramenti, la controprova finale del valore del programma e della correttezza dei suoi costi. Un giudizio correlato sia alle aspettative di ascolto dichiarate, sia al confronto diretto con la fiction di Canale 5, L’isola di Pietro, dove la presenza di Gianni Morandi, come protagonista, in qualche modo lasciava trasparire anche una sfida in termini di popolarità.

In un articolo del Corriere della sera di domenica 15 ottobre, quindi precedente alla serata in questione, intitolato Tre chiavi di lettura per interpretare gli ascolti di “Che tempo che fa”, veniva osservato che nei confronti del programma di Fazio «i dati sono stati più “usati” che “interpretati”» e che una valutazione “senza pregiudizi” indicava che la media, allora pari al 19% (sceso al 18,6% dopo la quarta puntata), era superiore alla media della domenica di RAI 1 nel corso dell’anno (16,8%), e che quindi «Fazio ha portato un paio di punti alla serata» e che «I conti si fanno a fine stagione, ma per ora Che tempo che fa rispetta quanto meno le aspettative». In effetti, salvo sorprese eclatanti, è corretto attendere la fine dell’intera stagione per  formulare un giudizio definitivo e statisticamente significativo, considerando che le variabili che possono influenzare i risultati d’ascolto delle singole domeniche sono molteplici: la stessa programmazione di Mediaset è una variabile decisiva. Che succederà, per esempio, dopo le sei puntate della fiction con Morandi?

l'isola di pietro competitor di che tempo che fa

Evitando quindi giudizi affrettati sui numeri, è comunque legittimo proporre alcune osservazioni più generali sulle strategie editoriali. Poiché questa scelta di palinsesto incide direttamente sull’assetto di due reti RAI, e anche sulle strategie di programmazione della fiction RAI, che, peraltro, oggi vede in campo non solo RAI 1 ma anche RAI 2, occorrerà riflettere sugli equilibri complessivi del nuovo assetto di programmazione. Per quanto riguarda RAI 3, per esempio, ci si domanda quali saranno le ricadute in termini di ascolto e di visibilità di quest’operazione che non ha avuto il tempo per essere “ammortizzata”. Va rilevato che oggi, in uno scenario caratterizzato da un’offerta sempre più frammentata, l’incidenza del brand di un programma e di un conduttore assume un peso strategico crescente sulla visibilità e sul valore attrattivo di una rete (si pensi all’impatto di X factor su TV8 e di Crozza sulla NOVE). Nel caso di RAI 3, la storia del programma indica che la sua incidenza sulla crescita della rete è andata al di là del solo valore del brand.

Che tempo che fa debutta su RAI 3 nel settembre del 2003, come programma dell’access prime-time (dalle 20.00 alle 21.15) del weekend (sabato e domenica con una breve anteprima di lancio il venerdì), cioè come “programma-traino” della prima serata. In effetti, a quell’epoca la rete, dopo aver risolto il problema dell’access nei giorni feriali con la soap Un posto al sole, soffriva, nelle serate del fine settimana, la mancanza di una soluzione editoriale sufficientemente competitiva. Il ritorno di Fabio Fazio alla RAI, dopo l’esperienza a La7, offrì alla rete l’opportunità di avvalersi di un importante conduttore per sperimentare, in quello spazio, un nuovo e ambizioso progetto editoriale.

Inizialmente, con un titolo ispirato al Che tempo fa di Bernacca, prendendo spunto dall’abitudine, molto british, di “attaccare bottone” parlando del tempo, il programma dava spazio alle informazioni metereologiche italiane e internazionali, collegandosi con personaggi noti e con corrispondenti, per poi allargare il discorso a temi, fatti ed eventi di attualità. In seguito, il programma abbandonerà progressivamente la meteorologia per trasformarsi in un vero e proprio talk show di costume che, grazie anche all’ingresso della Littizzetto nel 2005, e ai prestigiosi ospiti intervistati da Fazio sul modello dei “late show” americani, diventerà un programma-cult, un brand di successo, che identifica fortemente la terza rete.

La forza del brand e la conseguente intensa fidelizzazione del pubblico, unite alla sua strategica collocazione di palinsesto hanno offerto alla rete un’ulteriore opportunità editoriale: la possibilità di sperimentare una programmazione modulare, abbinando Che tempo che fa a quei programmi informativo-divulgativo di prima serata, che avevano target omogenei e durate contenute. E così sono nate le accoppiate vincenti con Ulisse di Alberto Angela, il sabato, e con Report di Milena Gabanelli, la domenica.

Il progetto editoriale si è poi implementato allungando la durata di Che tempo che fa fino alle 21.30, anche nella prospettiva di valorizzare quest’asset strategico per un eventuale traino di nuove produzioni sperimentali.

Va detto che negli ultimi anni questa programmazione modulare è stata abbandonata a seguito dell’allungamento della durata di Che tempo che fa fino a coprire l’intero prime-time. Una scelta discutibile in termini di strategie aziendali (anche per via degli effetti penalizzanti sugli ascolti delle fiction di RAI 1), ma che, comunque, aveva mantenuto alte le performance della fascia prime-time di RAI 3 con share superiori al 10%.

che tempo che fa

Con il passaggio di Fazio a RAI 1, in questo inizio di stagione 2017, gli ascolti della domenica della fascia prime-time di RAI 3 sono calati al 4,4% di share e il palinsesto appare vincolato alla programmazione di film. Anche la somma degli ascolti di RAI 1 e RAI 3, della stessa fascia, è calata di qualche punto rispetto a quella degli autunni passati: dal 26,6% del 2015, al 23% della stagione autunnale in corso. Per ora ad avvantaggiarsi sembra essere Canale 5, che incrementa il suo share di oltre 2 punti. Ma al di là degli aspetti numerici, sul piano strettamente editoriale occorre notare che il nuovo palinsesto domenicale di RAI 1 offre a Canale 5 un’invitante “zona franca” per collocare la propria fiction di produzione, dopo che, negli ultimi anni, la netta supremazia dei titoli di RAI 1e la discesa in campo di RAI 2, con una propria offerta di fiction, avevano notevolmente ridotto gli spazi di manovra di Mediaset, creandole serie difficoltà di programmazione.

Si tratta di vedere se Mediaset saprà sfruttare quest’opportunità con fiction competitive, in grado perlomeno di eguagliare gli attuali risultati de L’isola di Pietro.

Quella della domenica è stata storicamente una collocazione canonica per le miniserie e per la fiction seriale di RAI 1, che ha registrato in passato ascolti record, anche con produzioni sperimentali: si pensi alla prima serie di Braccialetti rossi che nel 2014 superò i 7 milioni di spettatori con il 26 % di share.

Fino a quando Che tempo che fa, su RAI 3, aveva avuto come orario di chiusura le 21.30, si era creata con RAI 1 un’efficace sinergia, una sorta di staffetta, che vedeva un consistente flusso di pubblico migrare, alla chiusura di Fazio, verso la fiction della rete ammiraglia. Inoltre la forte complementarità dell’offerta delle tre reti RAI (fiction, telefilm, talkshow), rendeva pressoché inattaccabile la sua programmazione domenicale di prima serata, costringendo spesso Mediaset a soluzioni rinunciatarie.

L’indubbia esigenza della rete ammiraglia di diversificare la propria offerta con generi televisivi diversi dalla fiction e dall’intrattenimento, ha trovato una risposta immediata e potenzialmente efficace nell’acquisizione di un programma e di un conduttore di successo, già ampiamente “sperimentati” su un’altra rete, si tratta ora di vedere quali saranno, nel lungo periodo, gli effetti di questa scelta, dalla quale ritengo sia difficile tornare indietro, sull’insieme e sugli equilibri delle componenti editoriali coinvolte.

 

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Fiction di stagione: Un bilancio https://www.fabriqueducinema.it/serie/auditel-tv-serie-tv/fiction-stagione-un-bilancio/ https://www.fabriqueducinema.it/serie/auditel-tv-serie-tv/fiction-stagione-un-bilancio/#respond Wed, 03 May 2017 07:44:13 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=8112 La stagione primaverile si avvia stancamente verso la fase finale, mancano poche settimane all’avvio della programmazione estiva e alla definizione dell’offerta autunnale, che sarà presentata nel mese di giugno, e già si possono fare i primi bilanci. Protagonista di questa stagione è stata ancora una volta l’offerta di fiction con l’indiscussa affermazione di quella targata […]

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La stagione primaverile si avvia stancamente verso la fase finale, mancano poche settimane all’avvio della programmazione estiva e alla definizione dell’offerta autunnale, che sarà presentata nel mese di giugno, e già si possono fare i primi bilanci.

Protagonista di questa stagione è stata ancora una volta l’offerta di fiction con l’indiscussa affermazione di quella targata RAI, a fronte di una débâcle delle serie proposte da Mediaset. Trascinati dagli ascolti record del Commissario Montalbano, che con il suo 40% di share è stato l’evento della stagione, i titoli della RAI hanno spesso realizzato ascolti ai livelli dell’era pre-digitale: da Un passo dal cielo 4 (25% di share, quasi sei milioni di ascoltatori nell’ultima puntata) ai recenti Di padre in figlia (27% di share, oltre 6,5 milioni di telespettatori) e Sorelle (che ha chiuso con il 27% e oltre 6 milioni di telespettatori).

Al contrario Mediaset, nel 2017, ha inanellato una serie d’insuccessi, da Il bello delle donne ad Amore pensaci tu, solo parzialmente riscattati da L’onore e il rispetto 5 (che ha registrato il 15% di share) e ha fatto abbondante ricorso ai prodotti d’acquisto: dalle soap d’importazione come Il segreto, sia nel prime time sia nel day time, ai film.

In questo senso la crescente supremazia della RAI, se da una parte rappresenta un suo punto di forza editoriale, dall’altra rischia di trasformarsi in un punto di debolezza per la nostra fragile industria audiovisiva, che già negli ultimi anni ha registrato un crescente calo di produzione sia per numero di ore sia per quantità di titoli.

I valori dell’auditel, infatti, riflettono anche il diverso impegno finanziario e produttivo dei vari operatori del sistema televisivo italiano. Un’offerta squilibrata, in cui, secondo l’Osservatorio sulla fiction italiana (Ottobre 2016), il 76% della produzione «poggia sulle politiche produttive e editoriali della sola televisione pubblica», dove la fiction rimane un pilastro della programmazione: su RAI1 copre mediamente almeno quattro prime-serate su sette, concentrando circa la metà dell’intera offerta di fiction italiana, e dove nella stagione in corso ha rilanciato gli appuntamenti con la fiction anche su RAI2, con ottimi risultati (Rocco Schiavone, La porta rossa, Ispettore Coliandro), sia di ascolto sia per tasso d’innovazione.

Considerando che la produzione italiana di Sky è ancora giovane e limitata, anche se innovativa e prestigiosa (Romanzo criminale, Gomorra, The young pope), il rischio che si profila è che gli insuccessi di Mediaset possano disincentivarne la produzione e comportare una minor presenza di fiction italiana nei suoi palinsesti futuri e quindi un’ulteriore riduzione degli investimenti in un mercato già debole, «concentrato in una trentina di società che fatturano circa 470 milioni di euro».

Le ragioni di questa “sfida ineguale” vanno sicuramente ritrovate in una maggiore dinamicità (anche sul piano dell’apertura al mercato dei produttori) e sistematicità della produzione RAI, che ha saputo coniugare titoli “stagionati” (molto fidelizzati) con nuove produzioni e serie innovative. Ha puntato molto sull’identità (biografie, storia nazionale) e molto sul filone crime sia nella variante “solare” (Montalbano, Don Matteo), sia in quella meno convenzionale e più “ombrosa”, ma sempre giocata sulla forte caratterizzazione dei protagonisti: eroi/antieroi accattivanti e capaci di conquistare e fidelizzare il pubblico di riferimento (in quest’ottica è in arrivo, nei prossimi giorni, Maltese-il romanzo del commissario con Kim Rossi Stuart, una produzione Palomar, che racconta le gesta di un altro eroe solitario che si muove nella Trapani della seconda metà degli anni Settanta).

Si aggiunga che il pubblico della RAI è certamente per età, caratteristiche socio-culturali e abitudini di consumo mediatico, più vicino a questo genere televisivo, specie nella sua accezione più tradizionale e generalista, rispetto al pubblico del gruppo Mediaset, più esposto ai cambiamenti e alla concorrenza indotti dal nuovo scenario digitale. Diventa, dunque, necessario che Mediaset ritrovi una nuova identità narrativa, com’era avvenuto in passato con i successi de I Cesaroni, Elisa di Rivombrosa, Distretto di polizia ecc., ripensando il prodotto, sperimentando, ma anche interagendo più attivamente con il mondo della produzione indipendente e con quello autoriale e le sue creatività multimediali emergenti.

E difatti a Mediaset qualcosa si muove: alcune grandi serie come Squadra antimafia e L’onore e il rispetto saranno abbandonate, mentre si annunciano nuovi titoli. Una serie dedicata a Franca Sozzani, direttrice di Vogue Italia, per raccontare il made in Italy della moda e dei suoi talentuosi stilisti che ci hanno resi famosi nel mondo; Liberi sognatori, quattro film dedicati a eroi italiani che hanno sacrificato la vita per combattere la mafia; La valanga, che intende ricostruire il dramma dell’hotel di Rigopiano.

Un cambio di passo che punta sulla nostra storia, sui talenti e gli eroi del nostro paese e che tende a rafforzare la valenza sociale della fiction, una progettualità che per tematiche e intenti sembra però collocarsi più vicino al modello RAI che non a quelli più dinamici e innovativi della cosiddetta “televisione convergente”.

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Garko a “Pianeta Terra”, rispondete! https://www.fabriqueducinema.it/serie/auditel-tv-serie-tv/garko-a-pianeta-terra-rispondete/ https://www.fabriqueducinema.it/serie/auditel-tv-serie-tv/garko-a-pianeta-terra-rispondete/#respond Tue, 04 Apr 2017 09:13:27 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=4443 Ci siamo presi una breve pausa per lasciare ampio spazio alla festa di Fabrique, sperando che nel frattempo la TV ci offrisse qualche importante novità su cui imbastire le nostre riflessioni. In realtà sfogliando la programmazione dell’ultima settimana, l’offerta televisiva offre pochi spunti di particolare interesse. Sul fronte della fiction ritroviamo le repliche di RAI1 […]

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Ci siamo presi una breve pausa per lasciare ampio spazio alla festa di Fabrique, sperando che nel frattempo la TV ci offrisse qualche importante novità su cui imbastire le nostre riflessioni. In realtà sfogliando la programmazione dell’ultima settimana, l’offerta televisiva offre pochi spunti di particolare interesse.

Sul fronte della fiction ritroviamo le repliche di RAI1 sia la domenica (Che Dio ci aiuti con il 10,5% di share, il 2 aprile), sia il lunedì (Montalbano sempre seguitissimo con il 32,14% di share, il 27 marzo), affiancate dal nuovo successo di Cinzia TH Torrini, Sorelle, che anche giovedì 30 marzo ha raccolto oltre 6milioni di spettatori, con il 27,46% di share. Sul fronte Mediaset, il tanto atteso debutto della “serie di punta di questa stagione” L’onore e il rispetto 5 –Ultimo capitolo (venerdì 31 marzo) con Gabriel Garko, non ha dato risultati esaltanti.

L’ultimo capitolo di questa saga, iniziata nel 2006 e giunta ormai alla sua quinta edizione, ha realizzato un modesto 15,10%, pari a 3,6 milioni di telespettatori, non tanto per effetto della contro-programmazione di RAI1 (il film La corrispondenza si è fermato al 14,86% di share), quanto per via di una serata caratterizzata da una forte parcellizzazione del pubblico nell’ambito di un’offerta molto articolata e diversificata.

A infastidire la fiction di Canale5 ha sicuramente contribuito il debutto in chiaro, su RAI3 (e Raitre HD), della serie Gomorra 2 che con uno share del 6%, pari a 1,4 milioni di telespettatori ha soddisfatto le aspettative di ascolto (risultati confermati nella seconda puntata in onda sabato 1 aprile). Va precisato che il capitolo 2 della serie ispirata all’omonimo libro di Roberto Saviano arriva in chiaro a meno di un anno dalla messa in onda su Sky, e mentre è in arrivo la terza serie, prevista a breve su Sky Atlantic.

Dunque una serata complicata per Garko, che oltre a Gomorra ha trovato sulla sua strada altri numerosi “piccoli” competitor, tra cui RAI2, che dopo vent’anni ha riproposto Furore (8,12% di share), l’intrattenimento musicale condotto da Alessandro Greco. Un’operazione nostalgia che conferma la tendenza a rispolverare i successi del passato, anziché avventurarsi in percorsi più innovativi ma più rischiosi.  Altri significativi frammenti di audience si sono rivolti alle nuove emittenti TV8 con Italia’s got talent (6%) e la NOVE con Fratelli di Crozza (4,5%).

Tralasciando di commentare l‘ennesima sfida del sabato sera tra gli “Amici di Maria (sedicesima edizione) e i ballerini di Milly” (dodicesima edizione), la cronaca della settimana televisiva ha offerto un’importante novità per gli amanti del documentario. Giovedì 23 marzo Rete4 ha programmato in prima serata un documentario naturalistico di elevata qualità: Planet Earth 2, prodotto dalla BBC.

Un viaggio in 40 paesi diversi, che ha richiesto 2089 giorni di riprese, presentato e narrato, nella versione originale, dal famoso divulgatore e naturalista britannico David Attenborough, con le musiche originali composte dal premio Oscar Hans Zimmer. La serie televisiva è il sequel di Planet Earth trasmesso dalla BBC nel 2006 ed è stato prodotto con tecnologie avanzatissime in Ultra-High-definition (4K), e con l’uso di droni aerei. La prima puntata ha totalizzato il 5,5% di share con 1,3 milioni di telespettatori, con un leggero calo nella seconda puntata del 30 marzo.

Nel complesso un buon risultato per Rete4 e soprattutto una scelta apprezzata dal pubblico più giovane e dinamico, come spiega il «Corriere della Sera» nel suo articolo (26 marzo) Se un bel documentario riesce a cambiare l’identità di un network.

Ci si chiede però come mai acquisti di tale livello siano fatti da una rete commerciale e non dal servizio pubblico. Una domanda che ci riporta a una questione irrisolta: come mai il genere documentario (nelle sue molteplici accezioni), pur essendo ricco di potenzialità, non riesce a trovare spazi adeguati e una continuità di programmazione nelle prime serate delle reti generaliste del servizio pubblico (se non in modo sporadico, legato a eventi come nel caso di Sacro Gra e Fuocommare di Gianfranco Rosi)? In realtà negli anni passati Rai3, con la collaborazione di RAI-Cinema, aveva avviato un piano di acquisti di documentari di livello internazionale, destinati a una programmazione di prima serata (da Il popolo migratore, capolavoro di Jacques Perrin, a Bowling a Columbine di Michael Moore, da In viaggio con Che Guevara di Gianni Minà, vincitore di cinque festival internazionali, a Katrina di Spike Lee, ai documentari di Oliver Stone). Ma poi l’iniziativa è sfumata nel nulla.

In effetti, la valorizzazione del documentario, con appuntamenti di prima serata in grado di sensibilizzare un vasto pubblico, richiede un lavoro di selezione e di acquisizione molto impegnativo che può essere sviluppato solo da una struttura organizzativa dedicata, con professionisti in grado di costruire da una parte una rete di contatti internazionali con registi, produttori, distributori, festival e dall’altra di implementare linee editoriali diversificate per tipologie di prodotto, per reti, per fasce orarie ecc., dando vita anche a co-produzioni con partner internazionali.

In mancanza di tali strutture, che richiedono investimenti a lungo termine in denaro e in risorse umane, per ora non ci resta che ringraziare Rete4 e invitare il pubblico a seguire le prossime puntate, ricordando che nel Regno Unito il primo episodio di Planet Earth II è stato seguito da 12,26 milioni di spettatori, con il 41% di share, dimostrandosi il documentario di storia naturale più visto negli ultimi 15 anni.

 

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A chi giova quella porta (rossa) chiusa? https://www.fabriqueducinema.it/serie/auditel-tv-serie-tv/a-chi-giova-quella-porta-rossa-chiusa/ https://www.fabriqueducinema.it/serie/auditel-tv-serie-tv/a-chi-giova-quella-porta-rossa-chiusa/#respond Wed, 08 Mar 2017 12:51:18 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=4317 I numerosi fans de “La porta rossa”, la fiction di RAI2 scritta da Carlo Lucarelli e Giampiero Rigosi, si sono sorpresi ed anche irritati nello scoprire che la 4a puntata della serie televisiva, prevista per venerdì 3 marzo, era stata rinviata e sostituita con il film Non stop. La fiction che inizialmente aveva una cadenza […]

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I numerosi fans de La porta rossa”, la fiction di RAI2 scritta da Carlo Lucarelli e Giampiero Rigosi, si sono sorpresi ed anche irritati nello scoprire che la 4a puntata della serie televisiva, prevista per venerdì 3 marzo, era stata rinviata e sostituita con il film Non stop. La fiction che inizialmente aveva una cadenza bisettimanale, il mercoledì e il venerdì, nella nuova programmazione andrà in onda solo il mercoledì.

L’improvviso cambiamento di palinsesto trova una spiegazione nell’esigenza aziendale di evitare il ripetersi di una concorrenza interna con la rete ammiraglia, dopo che, il venerdì precedente, il 24 febbraio, Standing ovation, l’intrattenimento di RAI1condotto da Antonella  Clerici, aveva perso 3 punti (scendendo dal 18 al 15%), a fronte del buon risultato de La porta rossa con il 13,24% di share e 3,3 milioni di spettatori. Di fronte a questi risultati non sono mancate le critiche “del giorno dopo” nei confronti di una scelta definita autolesionista «per via dei profili di pubblico molto simili dei due programmi RAI» (entrambi molto femminili, con prevalenza di pubblico di età tra i 45-64 anni e sopra i 65).

In realtà, fino allora, la vera sfida del venerdì sembrava essere quella tra le due fiction in campo, La porta rossa di RAI2 e Amore pensaci tu di Canale5. Una sfida, peraltro, ampiamente vinta da RAI2, considerato il forte calo degli ascolti di Canale5 passato dal 12,2% di share (2,8 milioni) al 9,7% (2,3milioni).

Il ripensamento della RAI nasce probabilmente da un’iniziale sottovalutazione della fragilità del varietà di RAI1, emersa con evidenza in occasione del confronto diretto con La porta rossa, una serie pensata per RAI1 e poi spostata su RAI2 per via del suo “taglio molto sperimentale”, dai forti toni noir, in cui poliziesco e sovrannaturale s’intrecciano in un solo racconto.

Una decisione questa che indica come la programmazione della fiction su RAI2 rimanga comunque problematica, a causa sia dei pochi spazi di palinsesto disponibili, sia dei rischi di sovrapposizione di pubblico con RAI1, inevitabili se si considera che le reti RAI hanno storicamente target di riferimento simili: il cosiddetto “pubblico fedele RAI”, che ha un profilo molto tradizionale e si muove preferibilmente all’interno dei canali della televisione di Stato. I prodotti di fiction, in particolare, per quanto innovativi, risentono di questa contiguità di pubblici e richiedono tempi lunghi per ritagliarsi e fidelizzare i target più giovani e dinamici.

D’altra parte l’intento di riportare la fiction su RAI2 è un progetto recente, che comporta non solo la ricerca di nuovi stili e linguaggi, ma anche la definizione di un assetto di palinsesto stabile e aziendalmente coerente. Finora, alternandosi sulle due sole giornate disponibili, mercoledì e venerdì, RAI2 è riuscita ad avviare un percorso virtuoso prima con il rilancio del trasgressivo Ispettore Coliandro, poi con il dissacrante Rocco Schiavone e ora con La porta rossa, che con i suoi circa 3,3 milioni di telespettatori e un 13% di share (nelle prime tre puntate), nettamente superiore alle medie di rete, apre nuovi interrogativi: qual è il limite del successo consentito a RAI2 in relazione agli obiettivi di ascolto e pubblicitari della rete ammiraglia? Quale sarebbe stata la resa di questa fiction contesa fra le due reti se programmata su RAI1? E di conseguenza quali sono i criteri di assegnazione fra le diverse reti (tasso di sperimentazione, linguaggio, aspettative di ascolto)?

Tornando al nostro venerdì 3 marzo, l’assenza de La porta rossa, e una RAI2 ridimensionata (7,6% di share), sembra, in effetti, aver ridato un po’ di fiato a RAI1, con Standing ovation risalita al 17% (3,8 milioni).

Ma se guardiamo al futuro, a condizionare e a colorire i prossimi venerdì sarà la presenza di un “piccolo grande outsider”. Mi riferisco ai sorprendenti ascolti del debutto di Fratelli di Crozza, che sempre venerdì 3 marzo, su rete NOVE, canale del gruppo Discovery-Italia (Dmax, Focus e Real Time) ha realizzato un ascolto di 1.471.000 telespettatori pari al 5,5% (a fronte di una media di rete intorno all’1%), facendo percepire la dinamicità della televisione “convergente” (che ciò può essere fruita su più strumenti e piattaforme, PC, tablet, cellulare ecc.), con un “simulcast” su tutte le altre reti del gruppo che ha portato l’ascolto complessivo a oltre due milioni di telespettatori e uno share del 7,7%.

Crozza sembra diventato insomma un “brand televisivo” capace di spostare un pubblico rilevante su un piccolo canale digitale, aprendo nuove prospettive di mercato e anche di programmazione per la cosiddetta “popolazione convergente”.

 

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Non bastano i papà https://www.fabriqueducinema.it/serie/auditel-tv-serie-tv/non-bastano-i-papa/ https://www.fabriqueducinema.it/serie/auditel-tv-serie-tv/non-bastano-i-papa/#respond Thu, 23 Feb 2017 11:35:00 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=4252 Dopo l’esordio non certo incoraggiante della serie Il bello delle donne, Canale5 ha proposto, sempre di venerdì (17 febbraio scorso), la nuova serie in 10 puntate Amore pensaci tu, prodotta da Publispei (Un medico in famiglia, I Cesaroni, Tutti pazzi per amore, È arrivata la felicità) e diretta da Francesco Pavolini. La serie, ispirata a […]

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Dopo l’esordio non certo incoraggiante della serie Il bello delle donne, Canale5 ha proposto, sempre di venerdì (17 febbraio scorso), la nuova serie in 10 puntate Amore pensaci tu, prodotta da Publispei (Un medico in famiglia, I Cesaroni, Tutti pazzi per amore, È arrivata la felicità) e diretta da Francesco Pavolini. La serie, ispirata a un format australiano di grande successo House Husbands, racconta le vicissitudini di quattro padri a tempo pieno, che si muovono all’interno di famiglie composte in modo molto diverso fra loro, nelle quali i ruoli tradizionali si sono invertititi ed è il papà a svolgere il ruolo di casalingo e a occuparsi a tempo pieno dei figli e della loro crescita.

Dunque un tema di grande attualità, potenzialmente ricco di spunti per una “dramedy” in versione nazionale, che insieme a un cast di livello (tra cui Emilio Solfrizzi, Martina Stella e Fabio Troiano), aveva creato grandi attese.


Nonostante queste premesse, i risultati di ascolto sono stati decisamente deludenti: una media di soli 2,8 milioni di telespettatori e uno share del 12,20% hanno indotto alcuni critici a ipotizzare che la collocazione del venerdì non sia stata una scelta azzeccata per la fiction di Canale5, anche per la presenza del nuovo programma di intrattenimento di RAI1 Standing Ovation, condotto da Antonella Clerici.

In realtà, analizzando i target, il tema della collocazione di palinsesto appare secondario: la fiction, se da un lato è stata seguita in gran parte da un pubblico femminile (14,6%) giovane, con una netta prevalenza nelle fasce di età comprese dai 15 ai 54 anni (che variano dal 19 al 22%), dall’altra ha registrato una vistosa assenza di pubblico maschile (9%) e una forte regionalizzazione. La sua penetrazione nelle regioni del nord (8-9%) e del centro-nord (7%) è, infatti, molto debole, a fronte di una maggior concentrazione in quelle del centro-sud (17%) e del sud (18%). Dunque la fiction di Canale5 va a pescare il suo pubblico proprio in quell’area geografica che storicamente premia la RAI e dove inevitabilmente lo scarto a favore di RAI1 diventa più significativo (Standing ovation in quelle aree registra share che vanno dal 20% fino al 26%, contro il 18% di Amore pensaci tu).

Tale squilibrio della fiction in termini di target è determinato da una debolezza di linguaggio e struttura narrativa, e più in generale dall’assenza di una strategia editoriale attenta all’evoluzione e alla frammentazione del pubblico indotte dai nuovi scenari dell’offerta digitale.

Quanto alla collocazione del venerdì, è evidente che al momento non ci sono molte alternative possibili. Dal momento che RAI1 presidia quattro giorni della settimana (domenica, lunedì, martedì, giovedì) con prodotti di fiction consolidati (è in arrivo anche Montalbano) e miniserie di forte impatto (Studiouno, I fantasmi di Portopalo), Canale5 per evitare un pericoloso scontro diretto non può che tentare di crearsi uno spazio il mercoledì e il venerdì, come di fatto sta avvenendo, per ora senza successo, con le due fiction attualmente in onda. Sono queste, peraltro, le serate nelle quali è entrata in scena anche la nuova serie di RAI2 La porta rossa, che potrebbe ulteriormente appesantire le prospettive della fiction di Canale5.

Se è vero che in queste ultime stagioni è cresciuta la distanza fra RAI e Mediaset, questa situazione, potrebbe, in realtà, rappresentare per entrambi i gruppi un’opportunità per uscire, almeno in parte e per motivi opposti, dalla logica degli ascolti e dello scontro diretto quotidiano, e per riappropriarsi di un ruolo di volano e di modernizzazione dell’industria audiovisiva, attraverso un maggiore impegno e apertura verso l’innovazione e soprattutto verso la formazione, intesa come valorizzazione delle nuove generazioni di sceneggiatori, registi, tecnici ecc., che stentano a farsi strada in un sistema la cui staticità spesso è frutto anche della sfida ossessiva degli ascolti.

La RAI potrebbe farlo, e in parte lo sta facendo, in virtù di questa crescente superiorità che le consente maggiori margini di rischio, Mediaset potrebbe farlo nell’ottica opposta, quella di individuare nuovi percorsi narrativi e una linea editoriale più originale e moderna.

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“La porta rossa”, fantasmi d’Italia https://www.fabriqueducinema.it/serie/auditel-tv-serie-tv/la-porta-rossa-fantasmi-ditalia/ https://www.fabriqueducinema.it/serie/auditel-tv-serie-tv/la-porta-rossa-fantasmi-ditalia/#respond Wed, 22 Feb 2017 08:56:16 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=4239 In onda questa sera su RAI2, La porta rossa rappresenta un nuovo genere di serialità televisiva made in Italy, che unisce il thriller al crime, con un pizzico di paranormale. Scritta da Carlo Lucarelli e diretta da Carmine Elia, la fiction ha come protagonista Leonardo Cagliostro (Lino Guanciale), commissario che vive a Trieste insieme alla […]

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In onda questa sera su RAI2, La porta rossa rappresenta un nuovo genere di serialità televisiva made in Italy, che unisce il thriller al crime, con un pizzico di paranormale.

Scritta da Carlo Lucarelli e diretta da Carmine Elia, la fiction ha come protagonista Leonardo Cagliostro (Lino Guanciale), commissario che vive a Trieste insieme alla moglie Anna (Gabriella Pession), magistrato. Un incontro con un informatore e il commissario Cagliostro viene ucciso, freddato dai diversi colpi di pistola. E qui entra in gioco quello che non ti aspetti. Il suo spirito rimane sulla terra con un preciso obiettivo: scoprire la verità sul suo omicidio e salvare la vita di Anna.

Il noir la fa da padrone, ma è interessante l’aspetto paranormale presente nella serie, come ci ha raccontato il produttore Tommaso Dazzi.

«Lucarelli ha ideato il progetto lavorando sul fantastico, con l’intento di offrire qualcosa di nuovo al panorama della fiction italiana: il fascino misterioso del paranormale all’interno di una trama gialla. Quando cinque anni fa è stato scritto il soggetto, dominava un impianto più tradizionale, con la storia di un poliziotto che muore e che non esce dal mondo per cercare il suo assassino. Il cambiamento arriva in seguito, in risposta alle richieste della fiction RAI che voleva qualcosa di nuovo. Ecco quindi arrivare la componente fantastica e una figura femminile che conquista il ruolo di co-protagonista, per dare più valore ai sentimenti».

Per l’aspetto paranormale avete preso spunto da altre serialità televisive?

Non volontariamente. C’è ovviamente un riferimento a Lost e soprattutto a Ghost, un film che in molti hanno a cuore.

(Troverai l’articolo completo su La porta rossa e le altre fiction internazionali dedicate al paranormale sul prossimo numero di “Fabrique du Cinéma”)

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Il segreto della Domenica https://www.fabriqueducinema.it/serie/auditel-tv-serie-tv/il-segreto-della-domenica/ https://www.fabriqueducinema.it/serie/auditel-tv-serie-tv/il-segreto-della-domenica/#respond Mon, 13 Feb 2017 15:26:32 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=4151 Domenica scorsa, 12 febbraio, Canale5 ha programmato la settima puntata della soap opera spagnola Il segreto con un mediocre risultato di ascolto pari a 3,4 milioni di spettatori e al 13,36% di share, mentre RAI1 ha vinto la serata con la fiction Che Dio ci aiuti 4, prodotta dalla LuxVide, che ha realizzato un netto […]

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Domenica scorsa, 12 febbraio, Canale5 ha programmato la settima puntata della soap opera spagnola Il segreto con un mediocre risultato di ascolto pari a 3,4 milioni di spettatori e al 13,36% di share, mentre RAI1 ha vinto la serata con la fiction Che Dio ci aiuti 4, prodotta dalla LuxVide, che ha realizzato un netto (media dei due episodi) di oltre 5 milioni con il 21,3% di share (primo episodio ascolto 5.171.000, share 18,84%; secondo episodio ascolto 5.268.000 share 24,64%).

Un risultato soddisfacente quello di RAI1, che supera con ampio margine Canale5, che con Il segreto sembra ormai rassegnata a una programmazione difensiva a basso costo. Ma se confrontiamo l’attuale performance di Che di Dio ci aiuti con quella del 2014, programmata di giovedì (oltre 7 milioni di spettatori e il 27% di share), il risultato appare inferiore alle aspettative e alle potenzialità del prodotto.

In che misura questo minor ascolto può essere imputato alla collocazione della domenica?

La domenica ha rappresentato per molti anni una serata ottimale, oltre che storica, per la fiction di RAI1, tanto che molto spesso questa collocazione è stata usata come trampolino di lancio di nuove serie, anche sperimentali: ad esempio la prima serie di Braccialetti rossi, che intendeva coinvolgere anche un pubblico molto giovane, debuttò con successo proprio di domenica, il 26 gennaio 2014, e nell’ultima puntata, il 2 marzo, superò i 7 milioni con il 26 % di share. Con la stagione autunno-inverno 2016, però, i risultati della fiction di RAI1 programmata la domenica appaiono meno brillanti (a fronte di una debole offerta di Canale5): a partire dalla terza serie di Braccialetti, che in quel periodo realizza una media di ascolto deludente, intorno al 19% (4,9 milioni).

È cambiato qualcosa nell’offerta televisiva della domenica che rende più difficile le performance delle fiction?

Per rispondere occorre fare un passo indietro e risalire al 2005, anno che segna l’ingresso di Luciana Littizzetto nel programma Che tempo che fa di Fabio Fazio, in qualità di ospite fisso nelle puntate della domenica sera. In seguito, il programma di Fazio viene allungato fino alle 21,30 e Luciana Littizzetto diventa la protagonista del finale di trasmissione con picchi di ascolto altissimi. È uno di quei successi televisivi che riescono a incidere sulla struttura dell’offerta: per scavallare il picco di ascolto di RAI3, infatti, le altre reti generaliste ritardano l’orario di partenza della prima serata domenicale alle 21,35-21,40.

Il palinsesto della domenica si modifica in termini di orari, ma con conseguenze sugli aspetti editoriali. RAI1, in particolare, con il nuovo assetto riesce non solo a proteggere la propria fiction, ma a trarne un certo vantaggio intercettando buona parte del flusso di pubblico in uscita da RAI3 alla fine di Che tempo che fa.

Un esempio molto visibile di questo “effetto sinergico” si ebbe nel 2011 con la fiction Fuoriclasse, protagonista Luciana Littizzetto nel ruolo d’insegnante, che su RAI1 raggiunse ascolti record nonostante la concorrenza di Amici su Canale5, grazie alla staffetta con Che tempo che fa e il passaggio di testimone dalla comica di RAI3 all’insegnante di Fuoriclasse.

A partire dall’autunno 2016, l’equilibrio dell’offerta domenicale subisce una nuova scossa a seguito dell’ulteriore allungamento del programma di Fazio, a cui è affidata la copertura di tutta la prima serata domenicale di RAI3, con due conseguenze importanti: la presenza della Littizzetto (con i suoi picchi di ascolto ora intorno al 15-20%) si prolunga ben oltre le 21,30; il flusso di pubblico in uscita da RAI3 si disperde nell’arco di tutta la serata (anziché concentrarsi intorno alle 21,30).

A risentirne è soprattutto la fiction di RAI1 e in particolare il primo episodio che subisce in pieno la concorrenza della coppia Fazio-Littizzetto e non può più contare sul flusso di pubblico in uscita da RAI3. A questo si aggiunga che nella nuova versione il programma di Fazio, per dinamiche editoriali, tipologia di ospiti ecc., risulta molto più competitivo sui target tradizionali di RAI1. Il tentativo della rete ammiraglia di sfuggire a questa dinamica domenicale, con una mossa azzardata, cioè anticipando addirittura alle 20,30 la partenza della prima serata (Braccialetti rossi, 16 ottobre 2016), si è dimostrato fallimentare per gli ascolti ed è stato subito abbandonato.

Il segreto della domenica sta dunque in questa forte correlazione e contrapposizione tra le due reti della RAI, che da una parte condiziona i margini di successo della fiction, ma dall’altra costringe Canale5, almeno per ora, a una linea editoriale rinunciataria.

 

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“Il bello delle donne…” non piace più? https://www.fabriqueducinema.it/serie/recensioni-tv-serie-tv/il-bello-delle-donne-non-piace-piu/ https://www.fabriqueducinema.it/serie/recensioni-tv-serie-tv/il-bello-delle-donne-non-piace-piu/#respond Thu, 02 Feb 2017 15:41:15 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=4085 La nuova stagione della fiction di Mediaset si apre con un esordio deludente, a fronte dei buoni andamenti della fiction di RAI1 e all’imminente e atteso debutto di quella di RAI2 (Porta rossa). Il primo titolo messo in onda da Canale5 nel 2017, Il bello delle donne… alcuni anni dopo, revival, in 8 puntate, di […]

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La nuova stagione della fiction di Mediaset si apre con un esordio deludente, a fronte dei buoni andamenti della fiction di RAI1 e all’imminente e atteso debutto di quella di RAI2 (Porta rossa).

Il primo titolo messo in onda da Canale5 nel 2017, Il bello delle donne… alcuni anni dopo, revival, in 8 puntate, di un grande successo degli anni  passati (2001-2003), ha raggiunto un ascolto del 12% nelle prime due puntate, pari a circa 3 milioni di telespettatori, per scendere ulteriormente, nella terza puntata di venerdì 27 gennaio, al 10,93% e a 2,6 milioni circa di spettatori, in assenza, peraltro, di una significativa contro programmazione di RAI1 (intorno al 14% rispettivamente con Music quiz – Speciale Porta a porta – Music quiz).

Si tratta di un insuccesso che si inserisce nella scia di altri risultati deludenti che hanno riguardato molte delle serie TV proposte da Canale5 nel 2016. Per questo alcuni osservatori parlano di una fase critica della fiction Mediaset, che, attenta solo ai target commerciali, non avrebbe saputo rinnovare la propria offerta e adeguarsi alle forti trasformazioni del sistema televisivo, le cui ricadute sui gusti, sulle abitudini di consumo e sulla stessa composizione dei pubblici di riferimento avrebbero invece richiesto un ripensamento delle strategie editoriali di un genere fondamentale per le reti generaliste.

Senza entrare nel merito di queste riflessioni, che potranno trovare più o meno conferma nei prossimi mesi, è indubbio che la RAI in queste ultime stagioni abbia saputo, con maggior efficacia, consolidare e ampliare il magazzino dei propri titoli “sicuri”, dimostrando una maggior dinamicità anche nella sperimentazione di nuovi percorsi narrativi (si pensi a L’allieva, alla Mafia uccide solo d’estate, a Rocco Schiavone, ai Bastardi), con il risultato che il divario tra la fiction di RAI1 e quella di Canale5 è sensibilmente aumentato.

Questa maggiore solidità dell’offerta RAI è anche riferibile, almeno in parte, a un’accurata strategia di programmazione, imperniata sulla stabilità e sul costante presidio delle collocazioni di palinsesto, peraltro funzionali alle scelte produttive (si pensi alla potenzialità delle tre serate consecutive di fiction: domenica, lunedì e martedì, che hanno consentito sia di gestire con grande flessibilità le “delicate” e preziose miniserie in due puntate, punto di forza dei piani di fiction degli anni passati, sia di alternarle con la lunga serialità, sia di sfruttare tatticamente i possibili raddoppi ravvicinati delle puntate).

La fidelizzazione del pubblico alla fiction RAI è stata senza dubbio facilitata dal fatto di poter contare su un forte bacino di spettatori più anziani, ma è stata perseguita con costanza attraverso la costruzione di appuntamenti fissi coerenti in termini di target di riferimento e di tipologia di prodotto, come nel caso della serata del giovedì. Un appuntamento, quello del giovedì, che nasce in tempi lontani, con Don Matteo 4, per contrastare il successo del reality il Grande Fratello (le cui prime edizioni furono programmate di giovedì), con una contro programmazione totalmente alternativa per genere e per audience, che si è poi consolidata nel tempo grazie al sapiente avvicendamento di alcune  nuove brillanti commedie familiari con l’inossidabile Don Matteo.

Tornando all’attuale scenario presidiato da titoli di RAI1 come Che Dio ci aiuti, Un passo dal cielo, I bastardi di Pizzofalcone, per la fiction Mediaset si profila una stagione particolarmente delicata, in cui i margini di manovra dei prodotti in arrivo rischiano di restringersi anche a fronte della recente entrata in scena di un nuovo competitor: RAI2.

La seconda rete della RAI, dopo essere stata (fine anni ’80-primi anni ’90) l’incubatrice della moderna fiction televisiva, grazie alle felici intuizioni del suo direttore Giampaolo Sodano (va ricordato che anche il mitico Commissario Montalbano nasce su RAI2, dove furono trasmesse le prime tre serie), aveva progressivamente abbandonato questo genere televisivo per sostituirlo con i telefilm seriali americani, che sono stati, e rimangono in parte, un suo asset identitario.

Ora RAI2 modifica la sua strategia e reinveste nella fiction, cercando ovviamente di differenziarsi da RAI1 con serie innovative, adatte al suo pubblico di riferimento più giovane e dinamico.

I titoli finora messi in campo, Ispettore Coliandro, Rocco Schiavone e l’imminente Porta rossa (un mistery firmato «dalla penna del maestro del noir Carlo Lucarelli», con Lino Guanciale e Gabriella Pession, regia di Carmine Elia), si collocano in questa prospettiva.

Con l’entrata in scena di RAI2 e con il conseguente maggior affollamento degli appuntamenti di fiction assisteremo probabilmente a nuovi riposizionamenti di palinsesto e/o a nuove interessanti sfide come quella tra Rocco Schiavone (RAI2) e Solo (Canale5) dello scorso novembre.

* Sociologo e giornalista, è stato dirigente della RAI dove ha ricoperto importanti incarichi nella sperimentazione, nel marketing di prodotto e nell’area palinsesti e strategie editoriali. È stato autore e redattore in numerosi programmi televisivi tra cui Mixer di Giovanni Minoli, Un po’ artista un po’ no, Eureka e Numeri zero e supervisore della soap Un posto al sole.

 

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Poliziotti scomodi https://www.fabriqueducinema.it/serie/recensioni-tv-serie-tv/poliziotti-scomodi/ Fri, 27 Jan 2017 09:50:43 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=4052 Fabrique inaugura una rubrica di commento agli ascolti delle serie TV condotta da Chicco Agnese, grande esperto di televisione e comunicazione di massa. Dopo il successo di Rocco Schiavone, la fiction poliziesca tratta dai romanzi di Antonio Manzini e trasmessa su RAI2, un’altra serie investigativa “letteraria”, I bastardi di Pizzofalcone, si affaccia sugli schermi della […]

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Fabrique inaugura una rubrica di commento agli ascolti delle serie TV condotta da Chicco Agnese, grande esperto di televisione e comunicazione di massa.

Dopo il successo di Rocco Schiavone, la fiction poliziesca tratta dai romanzi di Antonio Manzini e trasmessa su RAI2, un’altra serie investigativa “letteraria”, I bastardi di Pizzofalcone, si affaccia sugli schermi della TV pubblica (RAI1) con un boom di ascolti: oltre 7 milioni di telespettatori,  28% di share nella quarta puntata.

Tratta dai best seller di Maurizio De Giovanni e diretta da Carlo Carlei, la fiction racconta di un gruppo di poliziotti scomodi, che a dispetto della loro cattiva reputazione riscattano l’immagine del commissariato napoletano di Pizzofalcone, destinato alla chiusura per via dei pessimi trascorsi. Ad animare la nuova squadra troviamo l’abile ispettore Giuseppe Loiacono (Alessandro Gassman), trasferito da Agrigento in questa sede napoletana senza prospettive, dopo essere stato accusato (ingiustamente) di aver passato informazioni alla mafia.

L’accostamento di questa serie a quella di Rocco Schiavone non riguarda solo l’origine letteraria di entrambe le fiction poliziesche, che garantisce, comunque, un’efficacia narrativa già collaudata editorialmente, ma si riferisce anche al profilo, certamente non convenzionale, dei due protagonisti.  Entrambi gli investigatori, Schiavone e Loiacono, pur caratterialmente molto distanti fra loro, portano il peso di un passato da chiarire o riscattare, sono esuli in contesti poco familiari e vivono una dimensione di solitudine affettivamente complicata e malinconica. Entrambi hanno un forte senso della giustizia (che nel caso di Rocco Schiavone non sempre coincide con il concetto di legalità) e un notevole talento investigativo che li accompagna nella ricerca del colpevole e non di un colpevole, e quindi sono istintivamente insofferenti alle pressioni e alle dinamiche dei poteri, alle logiche degli apparati e dei loro intrecci, alle pastoie burocratiche, insomma sono entrambi “scomodi”, seppure con modalità di comportamento molto diverse: saccente, sarcastico, cinico e strafottente Schiavone, modesto, rispettoso e schivo Loiacono.

Dunque sulla scena di queste serie televisive si muovono, anziché degli eroi senza macchia, degli antieroi, che forse conquistano l’affetto e il consenso del pubblico proprio grazie al fatto di presentarsi con tutto il proprio contraddittorio risvolto umano. Come osserva Aldo Grasso, «l’idea di lavorare su una storia orizzontale centrata su una sfera più privata del protagonista è una delle grandi lezioni della serialità americana».

Ma anche da un punto di vista sociologico questo tipo di antieroe, “umano, troppo umano”, che esprime uno spirito libero e determinato, appare più empatico e vicino alle aspettative di un sociale sempre più diffidente e deluso dalle istituzioni.

Va infine osservato che questo approccio narrativo non convenzionale consente l’introduzione, in entrambe le serie, di elementi fortemente trasgressivi, come gli spinelli che accompagnano le giornate di Rocco Schiavone e la storia d’amore della poliziotta Alex De Nardo (interpretata da Simona Tabasco) che svela la sua omosessualità nei Bastardi.

Come in tutte le sperimentazioni di prodotti innovativi, anche in questo caso il successo della nuova serie è stato supportato da un’accurata programmazione.

Si è impiegato uno schema classico ma particolarmente efficace, partenza lunedì 9 gennaio, subito dopo il rientro dalle vacanze natalizie, periodo in cui i palinsesti – le strenne – e i consumi televisivi sono fortemente modificati e condizionati dalla massiccia presenza del pubblico infantile. Il lunedì è anche il giorno della settimana con il più ampio bacino di pubblico e quindi il raddoppio ravvicinato della seconda puntata previsto per il giorno seguente, martedì 10 gennaio, ha inteso consentire una più rapida ed efficace fidelizzazione del pubblico. L’anticipazione della partenza, rispetto all’inizio del cosiddetto “periodo di garanzia” (febbraio- marzo) ha avuto lo scopo di consolidare il prodotto in un periodo in cui, nonostante una grande presenza di pubblico, la contro programmazione risultava ancora debole e affidata a prodotti natalizi.

In questo scenario I bastardi di Pizzofalcone debuttano il 9 gennaio contro il film Andiamo a quel paese su Canale5. Risultato: oltre 6,9 milioni di telespettatori e il 25,5% di share per RAI1 contro i 4,3 milioni e il 16% di Canale5. La seconda puntata, il 10 gennaio, consolida l’ascolto con 6,8 milioni e il 25,5 % di share, mentre Canale5 con il film Buongiorno papà cala a 2,8 milioni e all’11,4% di share. La terza puntata, lunedì 16 gennaio, si scontra con una programmazione tardivamente natalizia di Canale5 (film Piccolo principe), che consente a RAI1 di confermare un ascolto superiore ai 6 milioni e intorno al 25% di share.

L’assenza di un’efficace contro programmazione fa registrare, come abbiamo visto, il record di ascolti della quarta puntata di lunedì 23 gennaio, in cui I bastardi di Pizzofalcone toccano i 7 milioni e il 28%, a fronte di un Canale5 sotto il 10%.

Dunque una strategia vincente, che ha consentito a RAI1di consolidare un titolo nuovo e sperimentale prima dello scontro diretto con L’isola dei famosi, prodotto di punta di Canale5, il cui debutto è previsto per lunedì 30 gennaio. Una strategia che però richiede la disponibilità di un magazzino di fiction particolarmente ricco e competitivo, che la messa in campo, in anticipo di stagione, di titoli storicamente di grande successo come Che dio ci aiuti e A un passo dal cielo lascia presumere.

* Sociologo e giornalista, è stato dirigente della RAI dove ha ricoperto importanti incarichi nella sperimentazione, nel marketing di prodotto e nell’area palinsesti e strategie editoriali. È stato autore e redattore in numerosi programmi televisivi tra cui Mixer di Giovanni Minoli, Un po’ artista un po’ no, Eureka e Numeri zero e supervisore della soap Un posto al sole.

 

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