FICE Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Fri, 14 Oct 2022 12:14:12 +0000 it-IT hourly 1 Il cinema d’autore spiegato agli adolescenti: Domenico Dinoia sugli Incontri del Cinema d’Essai a Mantova, da oggi fino al 6 https://www.fabriqueducinema.it/magazine/industry/il-cinema-dautore-spiegato-agli-adolescenti-domenico-dinoia-sugli-incontri-del-cinema-dessai-a-mantova-da-oggi-fino-al-6/ https://www.fabriqueducinema.it/magazine/industry/il-cinema-dautore-spiegato-agli-adolescenti-domenico-dinoia-sugli-incontri-del-cinema-dessai-a-mantova-da-oggi-fino-al-6/#respond Mon, 03 Oct 2022 07:51:19 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=17776 29 anteprime, incontri con i protagonisti del cinema e molti appuntamenti aperti al pubblico e alle scuole. È il programma della 22esima edizione degli Incontri del Cinema d’Essai, promossa dalla FICE (Federazione Italiana Cinema d’Essai) a Mantova da oggi al 6 ottobre. Per l’occasione Fabrique ha dialogato con Domenico Dinoia, presidente FICE, sullo stato di salute del cinema […]

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29 anteprime, incontri con i protagonisti del cinema e molti appuntamenti aperti al pubblico e alle scuole. È il programma della 22esima edizione degli Incontri del Cinema d’Essai, promossa dalla FICE (Federazione Italiana Cinema d’Essai) a Mantova da oggi al 6 ottobre. Per l’occasione Fabrique ha dialogato con Domenico Dinoia, presidente FICE, sullo stato di salute del cinema d’autore, sulle piattaforme e sulla curiosità dei ragazzi.

Domenico, qual è il bilancio che traccerebbe per quest’anno?

È evidente che siamo tuttora in una fase in cui i problemi creati dalla pandemia non si sono risolti: i numeri sulle presenze nei cinema non sono ancora soddisfacenti, per tutti i tipi di film. Il dato si ferma a -60% rispetto al 2019, l’ultimo anno senza chiusure per i cinema, che peraltro era stato un anno con ottimi risultati per il cinema italiano. Ma siamo all’indomani della Mostra del cinema di Venezia, in cui si è registrata una folta presenza di titoli italiani: alcuni sono già sono usciti in sala (Il signore delle formiche, L’immensità, Ti mangio il cuore e Siccità) e grazie a loro il cinema italiano sta recuperando un po’. Ci auguriamo naturalmente che gli altri titoli che usciranno nei prossimi mesi diano un’ulteriore spinta al nostro cinema. A Mantova presenteremo molte anteprime e alla sala dedicheremo un convegno dal titolo Non c’è cinema senza sala, proprio per riaffermare la nostra visione – e spero non solamente nostra – che il cinema è solo quello che va in sala. Sappiamo bene che c’è molta invadenza da parte di altri sistemi di produzione che invece incentrano la loro promozione proprio sullo slogan “vi portiamo il cinema a casa”…

A proposito del convitato di pietra di ogni ragionamento sulle difficoltà della sala oggi: le piattaforme. A che punto è il dialogo con loro?

Che le piattaforme abbiamo avuto una fortissima accelerazione in questi ultimi anni, anche grazie alle chiusure durante la pandemia, non c’è ombra di dubbio. Così come non c’è dubbio che il loro arrivo abbia portato grandi investimenti anche nella produzione e quindi nuova linfa nel sistema produttivo italiano e non solo. La difficoltà di confronto fra sale e piattaforme nasce però da un punto nevralgico: le piattaforme continuano a non voler seguire la strada di una normale produzione e distribuzione, riconoscendo cioè un’esclusività alla sala per un certo periodo, e quindi è chiaro che con noi non si può aprire nessun dialogo. Se un film va a un festival, magari vince anche dei premi, ma gli viene negata la possibilità di essere visto da un pubblico cinematografico, che confronto ci può essere? E nemmeno si può pensare che funzioni lo stratagemma di un’uscita spot in sala come semplice vetrina, perché così salta tutto un equilibrio consolidato basato sul fatto che un film con un buon successo in sala aveva anche un buon successo nei successivi sfruttamenti (TV, home video): così si crea alla fine un danno a tutti, in primis agli autori che vorrebbero il loro film in sala perché è per la sala che l’hanno pensato e perché sanno bene che una vera attenzione al loro lavoro nasce solo nel confronto con il pubblico.

Incontri del cinema d'essai Gli spiriti dell'isola
“Gli spiriti dell’isola” di Martin McDonagh, un’altra anteprima mantovana.

Quale potrebbe allora essere, secondo gli esercenti d’essai, una soluzione per sanare questo vulnus e riportare il pubblico in sala?

Gli elementi da considerare sono due: tutte le ricerche confermano che con la pandemia le persone si sono disabituate a uscire di casa e a stare assieme, una disabitudine favorita anche dai lunghi periodi di confinamento, in cui i cinema erano effettivamente chiusi. L’altro elemento che ha causato una disaffezione alla sala è il sapere che un film lo puoi vedere a casa dopo pochi giorni: e anche se questo in realtà si verifica in pochi casi (ovvero quando sono le stesse piattaforme a produrre i film), lo spettatore è portato a pensarlo e quindi non va più al cinema. Noi siamo quindi convinti che ci voglia un congruo tempo fra l’uscita in sala e il passaggio in piattaforma: quanto tempo? Se ne discute da molto, anche in sede parlamentare: l’obiettivo condiviso da molti addetti ai lavori è arrivare ai 180 giorni della Francia, altri sono disposti anche a considerare 90 giorni. Quello che conta è dare un segnale forte e non accontentarsi solo dei discorsi retorici sulla bellezza dell’esperienza in sala che poi non portano a nulla, perché nel frattempo le sale rischiano di chiudere. E non dimentichiamo poi il tema della distribuzione: nel nostro Paese assistiamo a un’overdose di film italiani che escono tutti insieme in un periodo di tempo limitato, mentre invece sarebbe necessario adottare strategie di più ampio respiro. Bisognerebbe inoltre prevedere una programmazione più lunga: talvolta gli spettatori non fanno nemmeno in tempo ad andare a vedere un film che è già stato tolto, un fenomeno che nel caso dei film commerciali è ancora più accentuato. Per ovviare a questo nelle sale d’essai, ad esempio, si sta affermando la buona pratica di programmare film diversi a orari diversi, consentendo al film di avere una vita più lunga: ma occorre che da parte delle distribuzioni si permetta alle sale una vera multiprogrammazione e agli esercenti di aver libero accesso ai film.

Dal canto suo, invece, che cosa può fare il cinema d’essai per andare più incontro a un pubblico che sta cambiando?

Partiamo intanto dal fatto che le sale d’essai in Italia sono tante, 500, e gli schermi sono anche di più, poiché molte sono multisala. Sono tutte situate nei centri cittadini, sia nelle piccole che nelle grandi città, e vengono frequentate da un pubblico in genere anagraficamente e culturalmente più maturo, che negli anni si è fidelizzato grazie anche a cineforum e incontri con gli autori. In linea del resto con le preferenze del pubblico, che oggi apprezza molto l’evento, ovvero qualcosa di unico, e quando il film è accompagnato dal regista o dagli interpreti anche i più giovani spesso vengono a vederlo. Inoltre negli ultimi anni le sale d’essai si sono ammodernate con poltrone più comode e proiettori più avanzati, grazie anche a incentivi pubblici; presentano spesso una programmazione in lingua originale e un’ampia articolazione dei prezzi che permette a molti di andare al cinema senza spendere più di 6 euro. Cosa si potrebbe fare di più? Diciamo che i risultati meno esaltanti del cinema d’autore, e di quello italiano in particolare, oggi derivano anche proprio dalla distribuzione delle sale a cui accennavo: se i cinema d’essai stanno in centro, i grandi multiplex sono in periferia. E dato che dopo la pandemia sono stati soprattutto i ragazzi a tornare in sala, perché hanno meno paura e più voglia di stare assieme, tendono a frequentare le multisale per vedere i blockbuster americani.

A proposito di giovani e ragazzi: come spiegherebbe agli adolescenti cos’è un film d’essai e perché dovrebbero andare a vederlo invece di accontentarsi degli action o dei supereroi hollywoodiani?

Direi loro che vedere sempre lo stesso tipo di film è come andare sempre nello stesso ristorante e mangiare sempre le stesse cose: qualche volta è meglio cambiare cucina, assaggiare cibi diversi e provare un nuovo gusto che, chissà, forse potrebbe piacere loro anche di più di quelli a cui sono abituati. Cercherei insomma di stimolare la loro curiosità, la loro voglia di diversità, visto che, come hanno già dimostrato tornando per primi al cinema, sono quelli che hanno meno paura. Le iniziative rivolte alle scuole potranno essere molto utili per riallacciare un rapporto con il mondo dei più giovani e far conoscere loro film e cinematografie che difficilmente vedrebbero altrimenti.

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“Il cinema è una religione e la sala è la sua chiesa”. Come può sopravvivere la sala cinematografica? https://www.fabriqueducinema.it/focus/come-puo-sopravvivere-oggi-la-sala-cinematografica/ https://www.fabriqueducinema.it/focus/come-puo-sopravvivere-oggi-la-sala-cinematografica/#respond Tue, 22 Feb 2022 13:36:53 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=16825 Il 18 febbraio scorso si è tenuta a Roma la conferenza stampa La sopravvivenza della sala cinematografica, organizzata dall’Associazione Nazionale Esercenti Cinema (ANEC), insieme alle rappresentanze dell’esercizio cinematografico ACEC e FICE. Una data simbolica, due anni esatti dalle prime chiusure in Lombardia a causa della pandemia, e un termine forte: sopravvivenza, scelto proprio per sottolineare […]

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Il 18 febbraio scorso si è tenuta a Roma la conferenza stampa La sopravvivenza della sala cinematografica, organizzata dallAssociazione Nazionale Esercenti Cinema (ANEC), insieme alle rappresentanze dell’esercizio cinematografico ACEC e FICE.

Una data simbolica, due anni esatti dalle prime chiusure in Lombardia a causa della pandemia, e un termine forte: sopravvivenza, scelto proprio per sottolineare la drammatica situazione in cui versa il settore.

Per tutti coloro che sono cresciuti senza l’ampia scelta delle piattaforme streaming, andare al cinema è un rito a tutti gli effetti. La sala buia, il grande schermo, le risate e le lacrime dei vicini, il profumo dei popcorn: è quasi impossibile immaginare un luogo migliore per vedere un film.  Per questo, Gianluca Bernardini, Presidente ACEC (Associazione Cattolica Esercenti Cinema) azzarda il paragone tra cinema e messa, identificando nella sala il suo luogo di culto.

Tuttavia, nonostante la rilevanza che gli è riconosciuta, la sala fatica a riprendersi la sua fetta di pubblico. Eppure, alla fine del 2019, numeri e risultati erano promettenti e sembravano descrivere un mercato finalmente maturo. La pandemia, però, ha interrotto questo progresso e catapultato in un processo di continua perdita le sale cinematografiche, che ancora oggi stentano a rialzarsi, nonostante nel resto d’Europa il 2021 si sia chiuso con una crescita per il settore.

Conferenza stampa ANEC "La sopravvivenza della sala cinematografica"
“La sopravvivenza della sala cinematografica” conferenza stampa organizzata da ANEC in collaborazione con FICE e ACEC.

Le misure restrittive ancora pesanti, per un luogo considerato tra i più sicuri, certamente non aiutano la ripresa. Dal 10 marzo sarà finalmente possibile tornare a consumare cibi e bevande in sala, ma Mario Lorini, il Presidente di ANEC, sottolinea l’urgenza di una “road map”, un calendario che indichi con precisione la graduale eliminazione delle restrizioni, come già fatto in molti Paesi europei.

La Francia è forse uno dei Paesi più citati in conferenza stampa, non solo per l’allentamento delle restrizioni già in atto, ma per il sistema di tutela dei titoli in uscita in sala: le piattaforme streaming, infatti, devono aspettare minimo 6 mesi dall’uscita in sala prima di poter proporre ai loro abbonati la visione di un nuovo titolo.

Il tema delle finestre di tempo tra sala e streaming è, per Luigi Lonigro, Presidente Nazionale Distributori ANICA, fondamentale. Per quale motivo uscire per andare a vedere un film al cinema, se dopo pochissimo tempo si ha già la possibilità di averlo in streaming, incluso nel proprio abbonamento mensile? L’esclusività è centrale per le piattaforme, che proprio con serie e titoli in esclusiva riescono ad attrarre grandi quantità di spettatori e farsi concorrenza tra loro. Non si può non tenerne conto ed è necessario un intervento istituzionale che protegga il mercato permettendo alle sale di competere alla pari, proponendo titoli disponibili solo al cinema per un determinato periodo di tempo.

Domenico Dinoia presidente FICE (Federazione Italiana Cinema d’Essai), propone un’altra importante riflessione. La produzione in Italia è aumentata, i progetti in corso di realizzazione sono numerosi, eppure solo il 30% viene ideato, concepito e realizzato per la sala cinematografica. Molti prodotti, infatti, sono già confezionati per il piccolo schermo e il pubblico questo lo avverte. C’è bisogno, secondo il presidente Fice, di nuovi autori capaci di scrivere un cinema che guardi, in tutte le fasi, alla fruizione in sala.  È necessario inoltre, garantire più offerta, varietà e dinamismo investendo in multiprogrammazione e miglioramento degli schermi.

Ciò che però emerge con forza da questa conferenza è la necessità di ripensare la sala cinematografica. Un tema molto sentito da diversi anni, diventato però più urgente con la pandemia e con l’onnipotenza delle piattaforme streaming. Tanti hanno ribadito l’importanza di creare un evento sociale attorno alla proiezione di un film, ma c’è bisogno di molto di più. Secondo Fabrizio Gifuni, rappresentate di UNITA (Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo), l’esperienza della sala è un rito collettivo. Le sale devono continuare a essere presidi culturali, piazze aperte sulla città e non possono essere considerati solo degli esercizi commerciali. Bisogna fare in modo che la cittadinanza torni in questi luoghi. Il teatro è unico e irripetibile per statuto, perché avviene tra corpi vivi, per la sala cinematografica invece il problema è diverso e per questo è necessario uno sforzo di immaginazione per ripensarla. L’obbiettivo di regolamentazione è sicuramente fondamentale e va perseguito ma, secondo l’attore romano, questi luoghi vanni rivisti e modificati per le nuove generazioni, affinché li facciano propri. La proiezione non basta più, serve la presenza fisica con incontri, dibattiti e attività parallele.

Non è facile, non si cambia dall’oggi al domani ma, in una prospettiva futura, le sale vanno trasformate, devono trovare una dimensione nuova che le renda ancora uniche, irripetibili, indispensabili.

Infine un appello alla politica e all’opinione pubblica affinché si agisca in fretta per salvare un settore, stremato e provato da due anni di pandemia, che ancora fatica a vedere un ritorno alla normalità.

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