Fabio Fazio Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Thu, 16 Nov 2017 15:46:17 +0000 it-IT hourly 1 L’Arena e la rivincita degli ex https://www.fabriqueducinema.it/serie/auditel-tv-serie-tv/larena-la-rivincita-degli-ex/ https://www.fabriqueducinema.it/serie/auditel-tv-serie-tv/larena-la-rivincita-degli-ex/#respond Thu, 16 Nov 2017 15:46:17 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=9621 La stagione televisiva autunnale si avvia stancamente verso le cosiddette strenne natalizie, senza che l’offerta generalista abbia proposto qualcosa di rilevante e tanto meno d’innovativo. Una stagione incolore senza significative sorprese, nella quale, emblematicamente, il programma che finora ha raccolto il maggior ascolto, a parte le serate sportive della Nazionale, è stata una replica de […]

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La stagione televisiva autunnale si avvia stancamente verso le cosiddette strenne natalizie, senza che l’offerta generalista abbia proposto qualcosa di rilevante e tanto meno d’innovativo. Una stagione incolore senza significative sorprese, nella quale, emblematicamente, il programma che finora ha raccolto il maggior ascolto, a parte le serate sportive della Nazionale, è stata una replica de Il commissario Montalbano, che con l’episodio Una voce di notte ha superato i 6,5 milioni di telespettatori (superiore anche all’ascolto, intorno ai 6 milioni, del film La musica del silenzio, in onda il 2 ottobre, che narra la storia del celebre cantante Andrea Bocelli).

Un record di ascolto stagionale, per una replica di Montalbano, che suona quasi come un monito del pubblico, un “consenso eloquente”, che in un certo senso ridimensiona le performance delle altre fiction seriali di stagione e che non viene eguagliato neppure dai buoni risultati delle ultime importanti new entries: La strada di casa che su RAI1 ha esordito, martedì 14 novembre, con 5,7 milioni di telespettatori (anche se in assenza di una contro-programmazione su Canale 5, dove il concerto di Zucchero ha realizzato un imbarazzante 6,3% di share); e Rosy Abate, spin-off della serie Squadra Antimafia, che domenica 12 novembre ha debuttato su Canale 5 con un ascolto pari a 5 milioni circa di telespettatori (20,2% di share).

Nel complesso una stagione di fiction che, finora, non ha entusiasmato né il pubblico né la critica. Anche la serie Sirene, prima commedia fantasy prodotta dalla RAI, “la più attesa della stagione” per la sua forte valenza innovativa, ideata da Ivan Cotroneo, per la regia di Davide Marengo, dopo un avvio promettente (20%) si è ridimensionata al 14%, anche per la concorrenza de Le tre rose di Eva 4 su Canale 5. Poche novità anche sul fronte dell’intrattenimento, dove i maggiori ascolti hanno premiato vecchi talent come Tu sì que vales su Canale 5 e Tale quale show 7 su RAI1, oltre all’intramontabile, o meglio al rivitalizzato, nella versione Vip, reality Grande fratello.

il programma Stasera Casa MikaLe poche sperimentazioni come il nuovo show Celebration con Neri Marcorè e Serena Rossi su RAI1 e Stasera CasaMika 2, su RAI2, non hanno incontrato i favori del pubblico. Riprendono fiato i tradizionali talk-show informativi, aiutati da una cronaca politica vivacizzata dalle elezioni siciliane e da una cronaca sociale scossa dal clamore dello scandalo internazionale delle molestie sessuali, che ha messo in moto il solito “tribunale mediatico”, con lunghe maratone televisive su tutte le reti. Un’offerta televisiva ridondante e in forte competizione che spesso produce un giornalismo autoreferenziale e rissoso, più attento all’audience che alla qualità dell’informazione. E, in effetti, più che le novità editoriali, a movimentare la scena televisiva di questa stagione sono state soprattutto le polemiche riguardanti il trasferimento del talk-show Che tempo che fa da RAI3 a RAI1, con riferimento sia ai costi eccessivi sia alla validità strategica di tale operazione di palinsesto.

Polemiche ravvivate dalla discesa in campo di Massimo Giletti con il suo programma Non è l’Arena, che ha esordito su La7, in prima serata, domenica 12 novembre. Una sfida diretta, lanciata nei confronti di Fazio e più in generale della RAI, nella quale, in questa prima “ripresa”, Giletti ha segnato un clamoroso successo con quasi 2 milioni di spettatori e il 9% di share (triplicando gli ascolti della domenica su La7), mentre Fazio è rimasto ancorato a un 14% di share, valore inferiore alle attese. E qui si aprono due riflessioni: la prima relativa al significato, non solo editoriale, di questa sfida, la seconda relativa al futuro assetto del palinsesto domenicale.

Quella che poteva sembrare un’impresa impossibile, “uno scontro tra Davide e Golia”, ha dato un esito difficilmente prevedibile. L’orgoglio ferito di un gruppo di professionisti, Giletti e i suoi collaboratori, fortemente motivati dai successi passati e dal desiderio di un immediato riscatto, la complicità e la solidarietà di validi professionisti di grande esperienza, anch’essi “ex uomini RAI”, come Giovanni Minoli e Andrea Salerno, nuovo direttore de La7, hanno reso allettante una scelta di palinsesto molto rischiosa: portare la sfida in prime-time contro Fazio anziché il pomeriggio della domenica contro le sorelle Parodi, e dando al confronto il sapore di una rivincita degli ex.

E il valzer degli addii non sembra esaurirsi: è di questi giorni l’ultimo clamoroso e polemico abbandono, quello di Milena Gabanelli, che, «dopo 30 anni di lavoro», lascia la RAI con un nostalgico ma divertente video e un commentatissimo post su Facebook: «Oggi ho consegnato il badge, la chiave della mia stanza, il telefono aziendale, la scheda del computer, sono passata a salutare questo pezzo di famiglia (redazione di Report)… Me ne vado con l’orgoglio di lasciare una bella eredità». Un’altra grande e amata professionista “tradita” e ora in cerca di autore e di riscatto.

La seconda riflessione ci riporta più direttamente a quanto già anticipato nel mio precedente articolo in merito alla validità della scelta editoriale di RAI1.

L’exploit della serie Rosy Abate su Canale 5, che ritrova nella domenica una zona franca per la programmazione della sua fiction, il deludente risultato complessivo delle reti RAI, dove RAI3 non supera il 5%, e ora l’incidenza della new entry Non è l’Arena, rendono sempre più problematico per la RAI l’attuale assetto di palinsesto della domenica. Se le cose non migliorano, si profila l’ipotesi di uno spostamento di Che tempo che fa e di un riposizionamento della fiction di RAI1, nella giornata che ha sempre rappresentato una collocazione strategica e vincente.

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Che tempo che… farà? https://www.fabriqueducinema.it/serie/auditel-tv-serie-tv/che-tempo-che-fara/ https://www.fabriqueducinema.it/serie/auditel-tv-serie-tv/che-tempo-che-fara/#respond Fri, 20 Oct 2017 12:47:36 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=9492 Che tempo che fa, il programma condotto da Fabio Fazio, trasferito da RAI 3 a RAI 1 in questa stagione televisiva, è da mesi oggetto di polemiche e anche di scontro politico, con riferimento ai costi, ai compensi, agli aspetti produttivi e alla stessa validità editoriale di questa importante novità del palinsesto di RAI 1. […]

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Che tempo che fa, il programma condotto da Fabio Fazio, trasferito da RAI 3 a RAI 1 in questa stagione televisiva, è da mesi oggetto di polemiche e anche di scontro politico, con riferimento ai costi, ai compensi, agli aspetti produttivi e alla stessa validità editoriale di questa importante novità del palinsesto di RAI 1.

I toni sono stati particolarmente accesi, a volte eccessivi, come spesso succede quando le polemiche riguardano personaggi famosi che non solo dividono il pubblico in sostenitori e detrattori, ma che offrono spunti per attacchi mediatici sul piano politico-ideologico e valutazioni di “tipo etico-sociale”, che poi trovano nel web il terreno adatto per infiammare gli animi.

l’acquario di Che tempo che fa

Il programma ha debuttato su RAI 1 il 24 settembre scorso con un esito brillante, oltre 5 milioni di telespettatori e 21% di share, poi l’ascolto è leggermente calato nelle settimane successive, e nella quarta puntata, quella del 15 ottobre, ha registrato uno share del 14,9%, pari a 3.762 mila telespettatori. Un risultato che, nonostante l’evidente attenuante dovuta al boom di ascolti su Sky del derby Inter-Milan, e all’impostazione “di servizio” della puntata, ha rivitalizzato il fronte dei detrattori.

Fin dall’inizio della programmazione, del resto, lo scontro si era inevitabilmente concentrato sul terreno dei risultati Auditel, considerati, da entrambi gli schieramenti, la controprova finale del valore del programma e della correttezza dei suoi costi. Un giudizio correlato sia alle aspettative di ascolto dichiarate, sia al confronto diretto con la fiction di Canale 5, L’isola di Pietro, dove la presenza di Gianni Morandi, come protagonista, in qualche modo lasciava trasparire anche una sfida in termini di popolarità.

In un articolo del Corriere della sera di domenica 15 ottobre, quindi precedente alla serata in questione, intitolato Tre chiavi di lettura per interpretare gli ascolti di “Che tempo che fa”, veniva osservato che nei confronti del programma di Fazio «i dati sono stati più “usati” che “interpretati”» e che una valutazione “senza pregiudizi” indicava che la media, allora pari al 19% (sceso al 18,6% dopo la quarta puntata), era superiore alla media della domenica di RAI 1 nel corso dell’anno (16,8%), e che quindi «Fazio ha portato un paio di punti alla serata» e che «I conti si fanno a fine stagione, ma per ora Che tempo che fa rispetta quanto meno le aspettative». In effetti, salvo sorprese eclatanti, è corretto attendere la fine dell’intera stagione per  formulare un giudizio definitivo e statisticamente significativo, considerando che le variabili che possono influenzare i risultati d’ascolto delle singole domeniche sono molteplici: la stessa programmazione di Mediaset è una variabile decisiva. Che succederà, per esempio, dopo le sei puntate della fiction con Morandi?

l'isola di pietro competitor di che tempo che fa

Evitando quindi giudizi affrettati sui numeri, è comunque legittimo proporre alcune osservazioni più generali sulle strategie editoriali. Poiché questa scelta di palinsesto incide direttamente sull’assetto di due reti RAI, e anche sulle strategie di programmazione della fiction RAI, che, peraltro, oggi vede in campo non solo RAI 1 ma anche RAI 2, occorrerà riflettere sugli equilibri complessivi del nuovo assetto di programmazione. Per quanto riguarda RAI 3, per esempio, ci si domanda quali saranno le ricadute in termini di ascolto e di visibilità di quest’operazione che non ha avuto il tempo per essere “ammortizzata”. Va rilevato che oggi, in uno scenario caratterizzato da un’offerta sempre più frammentata, l’incidenza del brand di un programma e di un conduttore assume un peso strategico crescente sulla visibilità e sul valore attrattivo di una rete (si pensi all’impatto di X factor su TV8 e di Crozza sulla NOVE). Nel caso di RAI 3, la storia del programma indica che la sua incidenza sulla crescita della rete è andata al di là del solo valore del brand.

Che tempo che fa debutta su RAI 3 nel settembre del 2003, come programma dell’access prime-time (dalle 20.00 alle 21.15) del weekend (sabato e domenica con una breve anteprima di lancio il venerdì), cioè come “programma-traino” della prima serata. In effetti, a quell’epoca la rete, dopo aver risolto il problema dell’access nei giorni feriali con la soap Un posto al sole, soffriva, nelle serate del fine settimana, la mancanza di una soluzione editoriale sufficientemente competitiva. Il ritorno di Fabio Fazio alla RAI, dopo l’esperienza a La7, offrì alla rete l’opportunità di avvalersi di un importante conduttore per sperimentare, in quello spazio, un nuovo e ambizioso progetto editoriale.

Inizialmente, con un titolo ispirato al Che tempo fa di Bernacca, prendendo spunto dall’abitudine, molto british, di “attaccare bottone” parlando del tempo, il programma dava spazio alle informazioni metereologiche italiane e internazionali, collegandosi con personaggi noti e con corrispondenti, per poi allargare il discorso a temi, fatti ed eventi di attualità. In seguito, il programma abbandonerà progressivamente la meteorologia per trasformarsi in un vero e proprio talk show di costume che, grazie anche all’ingresso della Littizzetto nel 2005, e ai prestigiosi ospiti intervistati da Fazio sul modello dei “late show” americani, diventerà un programma-cult, un brand di successo, che identifica fortemente la terza rete.

La forza del brand e la conseguente intensa fidelizzazione del pubblico, unite alla sua strategica collocazione di palinsesto hanno offerto alla rete un’ulteriore opportunità editoriale: la possibilità di sperimentare una programmazione modulare, abbinando Che tempo che fa a quei programmi informativo-divulgativo di prima serata, che avevano target omogenei e durate contenute. E così sono nate le accoppiate vincenti con Ulisse di Alberto Angela, il sabato, e con Report di Milena Gabanelli, la domenica.

Il progetto editoriale si è poi implementato allungando la durata di Che tempo che fa fino alle 21.30, anche nella prospettiva di valorizzare quest’asset strategico per un eventuale traino di nuove produzioni sperimentali.

Va detto che negli ultimi anni questa programmazione modulare è stata abbandonata a seguito dell’allungamento della durata di Che tempo che fa fino a coprire l’intero prime-time. Una scelta discutibile in termini di strategie aziendali (anche per via degli effetti penalizzanti sugli ascolti delle fiction di RAI 1), ma che, comunque, aveva mantenuto alte le performance della fascia prime-time di RAI 3 con share superiori al 10%.

che tempo che fa

Con il passaggio di Fazio a RAI 1, in questo inizio di stagione 2017, gli ascolti della domenica della fascia prime-time di RAI 3 sono calati al 4,4% di share e il palinsesto appare vincolato alla programmazione di film. Anche la somma degli ascolti di RAI 1 e RAI 3, della stessa fascia, è calata di qualche punto rispetto a quella degli autunni passati: dal 26,6% del 2015, al 23% della stagione autunnale in corso. Per ora ad avvantaggiarsi sembra essere Canale 5, che incrementa il suo share di oltre 2 punti. Ma al di là degli aspetti numerici, sul piano strettamente editoriale occorre notare che il nuovo palinsesto domenicale di RAI 1 offre a Canale 5 un’invitante “zona franca” per collocare la propria fiction di produzione, dopo che, negli ultimi anni, la netta supremazia dei titoli di RAI 1e la discesa in campo di RAI 2, con una propria offerta di fiction, avevano notevolmente ridotto gli spazi di manovra di Mediaset, creandole serie difficoltà di programmazione.

Si tratta di vedere se Mediaset saprà sfruttare quest’opportunità con fiction competitive, in grado perlomeno di eguagliare gli attuali risultati de L’isola di Pietro.

Quella della domenica è stata storicamente una collocazione canonica per le miniserie e per la fiction seriale di RAI 1, che ha registrato in passato ascolti record, anche con produzioni sperimentali: si pensi alla prima serie di Braccialetti rossi che nel 2014 superò i 7 milioni di spettatori con il 26 % di share.

Fino a quando Che tempo che fa, su RAI 3, aveva avuto come orario di chiusura le 21.30, si era creata con RAI 1 un’efficace sinergia, una sorta di staffetta, che vedeva un consistente flusso di pubblico migrare, alla chiusura di Fazio, verso la fiction della rete ammiraglia. Inoltre la forte complementarità dell’offerta delle tre reti RAI (fiction, telefilm, talkshow), rendeva pressoché inattaccabile la sua programmazione domenicale di prima serata, costringendo spesso Mediaset a soluzioni rinunciatarie.

L’indubbia esigenza della rete ammiraglia di diversificare la propria offerta con generi televisivi diversi dalla fiction e dall’intrattenimento, ha trovato una risposta immediata e potenzialmente efficace nell’acquisizione di un programma e di un conduttore di successo, già ampiamente “sperimentati” su un’altra rete, si tratta ora di vedere quali saranno, nel lungo periodo, gli effetti di questa scelta, dalla quale ritengo sia difficile tornare indietro, sull’insieme e sugli equilibri delle componenti editoriali coinvolte.

 

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