Cortometraggi Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Tue, 20 Jul 2021 13:46:31 +0000 it-IT hourly 1 Alain Parroni, un regista tra disegno e realtà virtuale https://www.fabriqueducinema.it/magazine/futures/alain-parroni-un-regista-disegno-realta-virtuale/ https://www.fabriqueducinema.it/magazine/futures/alain-parroni-un-regista-disegno-realta-virtuale/#respond Tue, 17 Oct 2017 12:56:43 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=9479 Essere testimoni del nostro tempo attraverso opere che nascono come fusione tra linguaggi diversi, con uno stile in evoluzione continua. Così il regista Alain Parroni (24 anni), presente all’ultima Settimana della Critica con il suo ultimo corto Adavede, ci descrive la sua visione del cinema, un lavoro di squadra che gioca con le arti tra passato […]

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Essere testimoni del nostro tempo attraverso opere che nascono come fusione tra linguaggi diversi, con uno stile in evoluzione continua. Così il regista Alain Parroni (24 anni), presente all’ultima Settimana della Critica con il suo ultimo corto Adavede, ci descrive la sua visione del cinema, un lavoro di squadra che gioca con le arti tra passato e futuro per lasciare memoria di sé.

[questionIcon]In IOV hai ricostruito il Polo Nord, con Macaroni hai rivisitato il furto della Gioconda per mano di Vincenzo Peruggia: due regie devote all’estetica per poi arrivare a Drudo e Adavede, in cui tutto è giocato su drammaturgia e recitazione. Come mai questa profonda differenza di approccio?

[answerIcon]Quando scrivo una storia inizio contemporaneamente anche a disegnare, sempre con tecniche diverse. È così che prendono forma le mie inquadrature. Ho disegnato Adavede a carboncino, usando solo schizzi grezzi, perché era una storia di graffiti e segni. Al contrario Macaroni ha uno storyboard dettagliatissimo, perché volevo fare “il cinema dei grandi” in una sorta di teatro di posa. La regia è quella, ma lo stile credo debba cambiare in ogni opera. È come per i testi: a volte scrivi una poesia, altre una lettera o un romanzo. Non a caso ogni cortometraggio è stato un atto d’amore nei confronti di una persona, e questo ha richiesto forme d’espressione diverse.

foto dal film IOV di Alain Parroni

[questionIcon]I tuoi lavori nascono da una curiosa fusione di linguaggi: scultura, pittura, grafica, animazione. Stai definendo ancora la tua strada o sogni una sorta di rivoluzione dell’audiovisivo?

[answerIcon]Inizialmente ero accecato, come tutti, dall’amore per il cinema dei maestri. Quindi provavo a fare quello che avevo sempre visto fare agli altri. Poi con Adavede si è accesa la consapevolezza di essere nel Duemila, e in fondo c’è motivo di esistere anche nel 2017: devo dare un senso a questo. Giacometti voleva fare una scultura solo per sotterrarla e lasciarla trovare ai posteri, come testimonianza di un’epoca. Anche io avrò un tempo limitato per definire quello che ho attorno. Quindi sì, è la ricerca e insieme il bisogno di essere testimone del nostro tempo, del nostro cinema. La rivoluzione devi farla per forza.

[questionIcon]La tua idea di set è particolare: come lavori con la tua squadra? Pensi possa funzionare anche con realtà produttive più grandi?

[answerIcon]Con Macaroni ho iniziato occupandomi anche della fotografia, dei costumi, della scenografia. Ma ero circondato da assistenti e ho notato subito che tutti davano una pennellata indispensabile al quadro. Ho voluto mettere nei titoli di testa di Adavede le firme scritte di tutta la troupe: le persone con cui lavoro mi sono accanto già dalle prime allucinazioni; capita addirittura di andare a fare sopralluoghi per qualcosa che nemmeno ho scritto, e magari dalla foto del sopralluogo nasce una scena. Parliamo tantissimo di qualsiasi idea: a volte rimane solo il tormentone di una settimana, altre diventa una sceneggiatura. Herzog è stato un pilastro per me e per i miei colleghi della RUFA, ci ha ispirato nel portare avanti questo modo zingaro di impostare il set. Come adatterò tutto questo al cinema che c’è fuori? È una domanda ricorrente oggi, che mi pongono anche alcuni produttori. Spero di poter coinvolgere il mio team, ma comunque questo è il mio modo di lavorare, non potrei rinunciare al confronto. Se non riuscissi a far innamorare delle mie idee per primo il direttore della fotografia o lo scenografo, come potrei riuscirci con gli spettatori in sala?

foto dal film Macaroni di Alain Parroni

[questionIcon]Tu nasci come disegnatore per poi scoprire la regia. Qual è stato il percorso verso il cinema?

[answerIcon]All’istituto d’arte ho studiato fotografia, grafica e stampa, come incisione su lastra e linoleum. Grazie a un corso di animazione ho scoperto lo storyboard e il montaggio: piano piano ho capito che con tecniche miste potevo fare animazione anche con degli oggetti. Utilizzando una piccola compact ho iniziato a sperimentare e a creare degli ibridi, accorgendomi che mentre disegnavo ero anche costumista, direttore della fotografia, davo voce ai personaggi. Soprattutto la tecnologia mi permetteva di inserire dell’audiovisivo e ottenere effetti più realistici. Questa formula mi faceva impazzire… e all’istituto hanno iniziato a dirmi che quello era cinema.

[questionIcon]Nei tuoi lavori ci sono due motivi ricorrenti: lo “storicamente falso”, con cui ti appropri aggressivamente di grandi icone, e il fascino per l’immagine di repertorio.

[answerIcon]Bataille parla di una parete, nelle grotte di Lascaux, su cui gli uomini hanno disegnato per millenni. Io cerco di fare la stessa cosa, di mettere il mio segno sul muro. Per Macaroni sono riuscito a trovare i contatti dei pronipoti di Peruggia, ho letto tutta la sua corrispondenza con l’Italia. Per IOV ho studiato il materiale conservato nel Museo dell’Aereonautica di Vigna di Valle, una storia epica ma ignorata dai più. Come ognuno di noi, nascendo irrompo nella storia: così, partendo dalla documentazione, a un certo punto inizio a metterci me stesso. Se fossi stato analfabeta e alcolista nel 1900, di fronte a quell’immagine di donna rappresentata dalla Monna Lisa non mi sarei innamorato? Probabilmente sì. Ho sempre avuto il bisogno di proseguire il disegno sulla grotta e tenere vivo il dialogo con la storia.

[questionIcon]Come hai fatto con il tuo progetto di VR, Anywhere at home, presentato nel 2016 al designer canadese Karim Rashid.

[answerIcon]La differenza tra video e foto mi ha sempre messo in discussione. Non ho mai saputo scegliere tra queste due macchine del tempo: tra la potenza della memoria viva e l’altra immobile, fissata per sempre. Poi ho pensato che c’è una tecnologia, la VR, che mi permette di unire la fotografia al cinema, il mezzo più immersivo che esista. Così ho preso delle foto della mia famiglia, a partire da mia madre sedicenne nella sua camera da adolescente. E ancora, mio padre da ragazzo. Fino al loro incontro e alla mia nascita. Sono andato negli stessi luoghi in cui erano state scattate quelle fotografie, realizzandone delle altre a 360 con una situazione di messa in scena che mi aiutasse poi a ricostruire l’ambiente in 3D. Infine ho creato un visore di ceramica, un oggetto di design che si ispirasse alle nostre antiche culture, come contenitore di radici pesante e insieme fragile. Da quando ho visto La jetée ho capito che parlando di cinema parliamo davvero di memoria.

foto dal film Adavede di Alain Parroni

[questionIcon]Per i tuoi prossimi progetti ti stai muovendo in questa direzione?

[answerIcon]Sto scrivendo due lungometraggi per il cinema. Uno sfrutta la VR utilizzando pellicola e tecniche di animazione sperimentale. Stavolta sarà un atto d’amore nei confronti dell’immagine. Quando ho provato la VR per la prima volta è stato spontaneo aggrapparmi alla sedia, tant’era la suggestione di fronte al nuovo mezzo. Penso di aver capito la reazione del pubblico all’arrivo del treno dei Lumière: anche noi ora siamo nella fase dell’intrattenimento, dello stupore. L’altro progetto è pensato per il set: sarà un lavoro collettivo, quel “circo” che tanto mi diverte. Nasce da tutto quello che ho visto finora, un linguaggio iconico e pop, con un’estetica sporca e aggressiva. Vorrei che avesse l’eco di un proiettile audiovisivo.

[questionIcon]E da quale disegno nasce una storia così pop?

[answerIcon]Ho iniziato disegnando un’immagine sacra, poi mi sono accorto che era diventata una macchina scrostata dalla salsedine, con un rossetto rosso sul sedile e dentro Alex, Brenda e Kevin.

 

 

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Al Figari i corti si vedono in spiaggia con Tea Falco https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/al-figari-corti-si-vedono-spiaggia-tea-falco/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/al-figari-corti-si-vedono-spiaggia-tea-falco/#respond Fri, 23 Jun 2017 06:19:30 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=8815 Le sdraio sono allineate, lo schermo ben posizionato e la luna in fase calante sembra voler sbirciare i corti da dietro una tenda nera. Tutto è pronto per il Figari Film Fest, il concorso cinematografico dedicato ai cortometraggi che quest’anno giunge alla sua settima edizione. Nato nel 2011, il Figari Film Fest è il festival […]

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Le sdraio sono allineate, lo schermo ben posizionato e la luna in fase calante sembra voler sbirciare i corti da dietro una tenda nera. Tutto è pronto per il Figari Film Fest, il concorso cinematografico dedicato ai cortometraggi che quest’anno giunge alla sua settima edizione.

Nato nel 2011, il Figari Film Fest è il festival internazionale dedicato al cinema giovane e indipendente, ai corti e agli esordi cinematografici dei giovani registi. La kermesse è organizzata dalla società di produzione cinematografica Diero con il sostegno del Comune di Golfo Aranci. «Sette anni fa – ci racconta Matteo Pianezzi, direttore artistico del festival – l’idea era quella di portare i nostri amici attori, registi e sceneggiatori in vacanza con  noi. È nato così, come una grande scusa per passare una parte dell’estate assieme.  Poi pian piano il festival ha preso piede, è diventato qualcosa di più grande, più organizzato: sono arrivati i primi ospiti professionali internazionali, direttori di grandi festival, i buyer televisivi esteri».

il direttore del figari film festival matteo pianezzi
Matteo Pianezzi

Già, perché il FFF è strutturato in tre blocchi separati: la Festa Del Corto, una selezione dei film più belli e premiati nei principali festival mondiali, il Festival Europeo Professionale vero e proprio, che comprende la competizione ufficiale, le giornate professionali ed il mercato internazionale del cortometraggio, e infine il Movie Contest, che permette a sei troupe (tre italiane e tre straniere) di realizzare un corto nei giorni del festival e vederlo proiettato nella serata di chiusura del festival, avendo a disposizione tutta una serie di splendide location in Sardegna.

«Il bello di fare un festival in un posto del genere, qui a Golfo Aranci – prosegue Pianezzi – ci permette di unire due anime: quella della professionalità e quella dell’accoglienza e del divertimento. Ad esempio, stamattina abbiamo fatto la colazione degli autori: 50/60 professionisti del settore nella piazza centrale del paese che facevano colazione e nel frattempo parlavano di cinema. Subito dopo c’è stato il panel tenuto da Sardinia Film Commission con Melina Satta, e poi i meeting one-to-one tra artisti e professionisti. Finiti gli incontri, tutti al mare al Fino Beach a Cala Sassari, che è uno dei posti più belli della nostra zona. Ed è bello vedere tutti questi professionisti del cinema che lavorano, prendono contatti, danno il via alle storie che vedremo su grande schermo, stando però al mare, in costume e ciabatte!».

un'immagine del figari film festival«La cosa più bella – ci dice Tea Falco, attrice, regista, fotografa e qui in veste di giurata – è che è un festival di grandissima qualità, in un ambiente decisamente informale: c’è gente di cinema, si lavora, eppure siamo in spiaggia. La cosa più incredibile poi è vedere i corti di notte sotto le stelle sulle sdraio». Sì, perché le proiezioni, tutte rigorosamente gratuite, si fanno in riva al mare, come fosse un drive-in, ma con le sedie sdraio al posto delle automobili. E a fine proiezioni scatta il beach-party.

E il pubblico ha ormai iniziato ad apprezzare questo piccolo festival «e risponde bene – continua Pianezzi – anche perché non è facile trovare spazi in cui vedere i corti e in tanti aspettano questo appuntamento per vedere cosa c’è in giro, quali novità ci sono, di cosa si parla nel mondo».

«Una parola va detta – prosegue Tea Falco – sulla qualità della selezione: tanti i corti, stranieri e italiani, che spaziano dalle tematiche più diverse, e insolite, e che offrono uno spaccato reale sulla situazione in paesi che magari sono a noi lontani. Il cinema in fondo è anche questo: ha una funzione sociale, oltre che artistica». Con questo spirito l’attrice ha infatti realizzato il suo primo documentario Ceci n’est pas un cannolo, che andrà in onda su Sky Arte, un «esperimento antropologico sulla Sicilia e su alcuni dei suoi straordinari abitanti, che ho girato proprio con lo scopo di mostrare che ogni realtà è unica, e dipende da chi la osserva».

Estate, spiaggia, mare, stelle e film: cos’altro chiedere? Beh forse solo un pizzico di fortuna, ma pare che anche su questo fronte al Figari Film Fest siano ben attrezzati: «Figari porta bene – chiosa Pianezzi: chi viene qua, in un modo o nell’altro, l’anno dopo fa il botto. Come successe ad esempio a Alessandro Borghi, che venne qui per un corto di cui era protagonista. Al tempo aveva in ballo due provini per due progetti nei quali sperava tanto: due mesi dopo venne confermato per entrambi, ed erano Non essere cattivo e Suburra. Direi che sono andati bene, e ora Ale sarà il padrino del 74° Festival di Venezia». Niente male davvero.

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Al via in Friuli il Piccolo Festival dell’Animazione  https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/torna-il-piccolo-festival-dellanimazione/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/torna-il-piccolo-festival-dellanimazione/#respond Sun, 11 Dec 2016 16:15:10 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=3834 La rassegna internazionale di cortometraggi d’autore apre il 12 dicembre a Trieste con una retrospettiva di uno dei massimi interpreti dell’arte del disegno animato: Chris Landreth, vincitore dell’Oscar per il cortometraggio d’animazione nel 2005 con Ryan, dedicato all’artista di culto canadese Ryan Larkin. Studio Tommaseo e Teatro Miela di Trieste sono due delle location culturali d’eccellenza […]

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La rassegna internazionale di cortometraggi d’autore apre il 12 dicembre a Trieste con una retrospettiva di uno dei massimi interpreti dell’arte del disegno animato: Chris Landreth, vincitore dell’Oscar per il cortometraggio d’animazione nel 2005 con Ryan, dedicato all’artista di culto canadese Ryan Larkin.

Studio Tommaseo e Teatro Miela di Trieste sono due delle location culturali d’eccellenza del Friuli Venezia Giulia – insieme a Cinemazero di Pordenone, Visionario di Udine, Cinecity di Lignano e Dobialab di Dobbia di Gorizia – che accoglieranno il Piccolo Festival dell’Animazione.

L’iniziativa, giunta quest’anno alla sua nona edizione, ideata da Vivacomix con la direzione artistica di Paola Bristot e main sponsor il festival sloveno Animateka, torna dunque per mostrare al pubblico la migliore produzione d’autore di cortometraggi animati provenienti da tutto il mondo: un cinema “invisibile”, ricco e variegato, e che vive ingiustamente ai margini della programmazione cinematografica delle sale italiane.

Dieci eventi che, a partire dal 12 dicembre, saranno occasione per il pubblico di scoprire stili, generi e narrazioni che fanno dell’animazione analogica e digitale una della realtà di sperimentazione e innovazione tra le più effervescenti e ricche di questi anni.

Oltre ai film in competizione, raccolti nella sezione Competition Program, ci sono i film per i più piccoli e per i ragazzi, sezioni AnimaKIDS, e le opere prodotte da autori nostrani, sezione Animazioni Italiane, oltre a una speciale selezione di film con un’originale relazione tra la musica e le immagini, sezione Visual&Music. Tutti i film potranno essere votati dal pubblico in sala e i vincitori saranno proclamati il 29 dicembre presso il Visionario di Udine.

Tanti gli autori ospiti, chiamati a presentare le loro opere in concorso e a dialogare col pubblico, e l’ospite d’onore, quest’anno appunto Chris Landreth. Oltre a incontrare il pubblico, Landreth condurrà una masterclass per gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Venezia e per gli studenti delle scuole superiori di secondo grado di Trieste al Cinema Ariston.

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I corti italiani? Da 30 e lode https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/i-corti-italiani-da-30-e-lode/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/i-corti-italiani-da-30-e-lode/#respond Tue, 01 Nov 2016 14:46:30 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=3740 Tanti gli short films italiani protagonisti del Festival Internazionale del Cortometraggio Socio-Giuridico, giunto alla seconda edizione. Sabato scorso, al Teatro Palladium di Roma, si è svolta la cerimonia di premiazione alla quale sono intervenuti l’attore e doppiatore Dario Penne e la cantante Roberta Carrese. Alla presenza della giuria presieduta da Giuliano Montaldo e composta da Pier Giorgio […]

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Tanti gli short films italiani protagonisti del Festival Internazionale del Cortometraggio Socio-Giuridico, giunto alla seconda edizione. Sabato scorso, al Teatro Palladium di Roma, si è svolta la cerimonia di premiazione alla quale sono intervenuti l’attore e doppiatore Dario Penne e la cantante Roberta Carrese.

Alla presenza della giuria presieduta da Giuliano Montaldo e composta da Pier Giorgio Bellocchio, Enrico Carocci, Carolina Crescentini, Laura Delli Colli, Sabrina Impacciatore, Virginio Palazzo, Daniele Silvestri e Massimo Vigliar, sono stati assegnati i premi della seconda edizione.

diritto-al-corto_paolo-fusco-33Questi i premiati: La última partida (miglior cortometraggio), Finché c’è vita c’è speranza (premio speciale della giuria), Family on board (premio speciale della giuria), La cura (premio speciale Giuliano Montaldo per l’attrice Ariello Reggio), Ovunque proteggi (menzione speciale della giuria), Severed (premio della Giuria 30 e lode, composta da specializzandi, studenti e dottorandi della facoltà di Giurisprudenza dell’Università Roma Tre), La ruota (menzione speciale di Daniele Silvestri per la miglior colonna sonora).

I temi affrontati dai cortometraggi in concorso sono stati molto eterogenei: dalla pena di morte, ai diritti dei lavoratori, dagli effetti del precariato sulle nuove generazioni alla legittima difesa domiciliare fino ai casi paradossali di malasanità. Un’occasione per riflettere sul diritto attraverso il cinema, ma anche per offrire ai cortometraggi, troppo spesso relegati ai margini dei tradizionali circuiti distributivi, l’onore del grande schermo.

“Diritto al Corto – Festival Internazionale del Cortometraggio Socio-Giuridico”, è organizzato dall’Associazione Diritto al Corto e promosso con il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi “Roma Tre”, ed è diretto dalla prof.ssa Antonella Massaro con la collaborazione dei dottori Lorenzo Brizi, Silvia Brunelli, Francesco Cecchini e dall’avv. Tiziana Pica.

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Maratona Oscar #Preview 4: I corti https://www.fabriqueducinema.it/festival/dal-mondo-festival/maratona-oscar-preview-4-i-corti/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/dal-mondo-festival/maratona-oscar-preview-4-i-corti/#respond Fri, 26 Feb 2016 15:14:50 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=2795 Negli Stati Uniti, forse più che da noi, i cortometraggi sono una fucina di nuovi talenti che ogni tanto riescono ad approdare anche agli Oscar. Uno degli esempi più eclatanti è quello di Luxo Jr., la lampada della Pixar protagonista di un cortometraggio del 1986 diretto da quello che sarebbe diventato il guru John Lasseter. […]

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Negli Stati Uniti, forse più che da noi, i cortometraggi sono una fucina di nuovi talenti che ogni tanto riescono ad approdare anche agli Oscar. Uno degli esempi più eclatanti è quello di Luxo Jr., la lampada della Pixar protagonista di un cortometraggio del 1986 diretto da quello che sarebbe diventato il guru John Lasseter. Steve Jobs aveva appena comprato la società dalla Lucas Film e il corto fu un modo per dimostrare al mondo di cosa poteva essere capace. Divenne il primo cortometraggio di animazione in 3D a ricevere una nomination, il resto della storia lo conosciamo bene.

Tra i nomi noti che negli anni hanno vinto questo riconoscimento ci sono l’attore e regista Jeff Goldblum (Il grande freddo, Jurassic Park, La mosca), lo sceneggiatore danese Anders Thomas Jensen (autore poi del lungo Le mele di Adamo) e andando un po’ più indietro nel tempo il francese Jacques Cousteau. Restando nell’animazione, invece, diversi sono anche gli italiani che sono saliti sul tappeto rosso entrando dalla porta “corta”, per così dire, come Bruno Bozzetto (nel 1991 con Cavallette), o Emanuele Luzzati (nel 1974 con Pulcinella). Questa categoria non prevede infatti limiti di lingua o nazionalità, ma richiede la vincita di un certo di numero di premi in festival internazionali riconosciuti o una vera e propria uscita al cinema nell’area di Los Angeles.

Quest’anno nella categoria dei migliori corti live action abbiamo innanzitutto una coproduzione tra Francia, Germania e Palestina intitolata Ave Maria, che vede una famiglia di israeliani costretti a chiedere aiuto a un gruppo di suore cattoliche quando la loro macchina li lascia a piedi nella West Bank. Scenari di guerra anche in Shok, film kosovaro sul conflitto degli anni ’90, e in Day One, con un’interprete dell’esercito americano a cui durante il primo giorno di lavoro viene affidato il figlio di un costruttore di bombe nemico. Infine Everthing Will Be Alright del tedesco Patrick Vollrath e l’irlandese Stutterer di Benjamin Cleary.

Tra i corti di animazione troviamo invece il film in computer grafica Bear Story di Gabriel Osorio, prima nomination in questa categoria per il Cile che, insieme a Il bambino che scoprì il mondo, è un attestato della crescente importanza dell’America Latina in questo settore. La Pixar ritorna dopo qualche anno di assenza dai corti con Sanjay’s Super Team, il breve film distribuito nelle sale insieme a Il viaggio di ArlCosmoso, mentre molto favorito sembra essere World Of Tomorrow di Don Hertzfeldt, già Gran Premio della giuria al Sundance. Prologue è l’opera del veterano Richard Williams, mentre il russo We Can’t Live Without Cosmos ha dalla sua il Premio della giuria al festival di Annecy.

Per il corto documentario intanto è interessante notare come due dei titoli candidati siano già disponibili su Netflix mentre gli altri tre saranno trasmessi dall’emittente HBO, il che dimostra un’attenzione verso il genere, anche in forma breve, che non trova uguali in Italia.

Cominciamo parlando di Body Team 12, i cui produttori esecutivi sono niente meno che l’attrice Olivia Wilde e il co-fondatore di Microsoft, Paul Allen. Il documentario è incentrato sull’epidemia di Ebola in Liberia, in particolare sulle squadre incaricate di raccogliere i corpi e si distingue non solo per il coraggio dei protagonisti ma anche di quello della troupe nell’esporsi a un possibile contatto con la malattia.

Chau, Beyond The Lines è il racconto delle conseguenze dell’Agente Arancio, il defoliante usato dalle truppe americane nella guerra del Vietnam, che tuttora oggi causa gravissime malformazioni nella popolazione locale e nei bambini, a volte trattati come attrazioni turistiche per le loro deformità. È stato girato nell’arco di otto anni dagli americani Courtney Marsh and Jerry Franck.

Ancora Vietnam in Last Day Of Freedom, che narra l’ultimo giorno di vita di un reduce della guerra nel Sud Est asiatico, resosi colpevole dell’omicidio di un’anziana mentre era ancora in preda al trauma post-bellico. In realtà si tratta di un ibrido che usa l’animazione per gestire meglio la drammaticità del racconto, lasciato alle parole del fratello del condannato; la regia è di Dee Hibbert-Jones e Nomi Talisman.

A Girl In The River: The Price Of Forgiveness diretto da Sharmeen Obaid-Chinoy, tratta della violenza domestica sulle donne in Pakistan, mentre come chiaro dal titolo Claude Lanzmann: Spectres Of Shoah ripercorre la tragedia dell’Olocausto ma attraverso la lente del cinema. O più di preciso la lente di Lanzmann, che al tema dedicò un’opera della durata di 10 ore.

Miglior cortometraggio

Ave Maria

Day One

Everything Will Be OK

Shok

Stutterer

Miglior cortometraggio d’animazione

Bear Story

Prologue

Sanjay’s Super Team

We Can’t Live without Cosmos

World of Tomorrow

 Miglior corto documentario

Body Team 12

Chan, beyond the Lines

Claude Lanzmann: Spectres of the Shoah

A Girl in the River: The Price of Forgiveness

Last Day of Freedom

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Roberto De Feo https://www.fabriqueducinema.it/magazine/futures/roberto-de-feo/ Thu, 11 Feb 2016 15:10:31 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=2664 Una sala cinematografica, proiezione in corso, sullo schermo scorrono le immagini di un corto. A un certo punto però qualcosa va storto. Si accendono le luci in sala, gli spettatori sono abbagliati dall’imprevista interruzione. Cos’è successo? Nel corridoio del cinema c’è una persona a terra. E un uomo la sta trascinando via, tenendola per i […]

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Una sala cinematografica, proiezione in corso, sullo schermo scorrono le immagini di un corto. A un certo punto però qualcosa va storto. Si accendono le luci in sala, gli spettatori sono abbagliati dall’imprevista interruzione. Cos’è successo? Nel corridoio del cinema c’è una persona a terra. E un uomo la sta trascinando via, tenendola per i piedi.

Sembra una scena da thriller ma è successo davvero, a Milano, durante la proiezione del corto “splatter” Ice Scream di Roberto De Feo. Classe ’81, sei corti, un paio di lungometraggi in predicato, un’esperienza a Hollywood e la sua biografia già su Wikipedia, per comprendere il personaggio De Feo bisogna ripartire da quella scena. Perché l’uomo in piedi in mezzo alla sala, scoperto nell’attimo in cui sta occultando il corpo di uno spettatore svenuto, è proprio lui. E se scivolava via nel buio, in silenzio come un ladro, era solo per un motivo: evitare di interrompere la sacralità della proiezione del suo film.

In una decina d’anni di lavoro sui set, fino alla consacrazione internazionale proprio con Ice Scream (per la cronaca: unico cortometraggio italiano da cui sia mai stato tratto un lungometraggio hollywoodiano) De Feo si è imposto tanto per il talento quanto per il carattere passionale e determinato (ma la sintesi la offre lui: «rompiballe»). Da Bari se n’è andato a Hollywood, e dopo un anno e mezzo è tornato. Con un corto sulla via dell’Oscar, una foto con John Carpenter in tasca e una causa aperta con i produttori americani di Ice Scream Remake.

Ci racconti come hai cominciato?

Mi sono imbattuto per caso ai primi del 2000 in una scuola di cinema di Genova, la Scuola d’Arte Cinematografica, che mi ha convinto per due motivi: tutti i professori erano già inseriti nell’ambito lavorativo e c’era la possibilità di fare esperienza sui set in città. L’ho frequentata per quattro mesi, mi ha dato le basi.

Nel 2007 è arrivato H5N1, il corto apocalittico sull’aviaria: un piccolo caso…

Avevo girato il mio primo corto, Vlora 1991, qualche anno prima. Era un piccolo film sullo sbarco degli albanesi sulle coste italiane. Con H5N1 sono andato in un’altra direzione. Il tema ha creato subito interesse e ha fruttato un budget importante, 100.000 euro. Abbiamo vinto la sezione sci-fi del festival di Rhode Island, ma… sono critico. Oggettivamente in quel corto ci sono parecchi errori. Però quel successo ha permesso a me e al co-regista Vito Palumbo di tentare l’avventura di Ice Scream.

photoIce Scream è arrivato fino a Hollywood. Doveva diventare un lungo: cosa è successo?

Il lungo non credo che uscirà più. Io stesso remo contro.

Perché?

Il film era finito un anno e mezzo fa, pronto per essere distribuito. Solo che all’improvviso la produzione ha deciso che avremmo dovuto rimetterci le mani. La prima parte del film era stata costruita con una serie di video presi da YouTube, sui ragazzi vittime di bullismo. Peccato che nessuno si fosse premurato di chiederne i diritti. Cioè: vai in America a girare un film con gli stessi che hanno fatto American Psycho e pensi che queste siano le ultime cose di cui devi preoccuparti. E invece… non solo abbiamo perso un anno di lavoro, ma piano piano hanno cominciato a farci pressioni per fare altri cambiamenti. Il film è diventato un’altra cosa. Sono andato fuori di testa. Ho abbandonato tutto minacciando una causa alla produzione.

Cos’hai imparato da questa esperienza?

Per quanto tu possa credere di vivere in un sogno, prima o poi ti devi scontrare con la realtà. Avevamo una produzione che ha messo in mano il film alle persone sbagliate. Gente che ha fatto errori di valutazione incredibili, e poco conta che fra di loro ci fosse il produttore esecutivo di Killer Joe. Non si manda in final mix un film senza avere le garanzie sul primo blocco del girato. Fa rabbia pensare che siano stati sbagli dettati da un presuntuoso “siamo americani, lo possiamo fare”.

Lavoreresti ancora negli Stati Uniti?

Con le persone giuste sì… certo, vallo a capire prima.

Come si conoscono le “persone giuste”?

Attraverso i festival. L’importante è riconoscere il festival capace di darti credito agli occhi dei produttori, di farti curriculum. Negli Stati Uniti ci sono tanti festival del circuito degli Oscar che vale la pena provare. Lì arrivano migliaia di corti ogni anno, e se vieni preso vuol dire che una possibilità di fare il regista ce l’hai. Tutto sta poi nel sapersi vendere dopo che un festival ti ha selezionato.

Un consiglio pratico per questo vago “sapersi vendere”?

Posso dire quel che ho fatto io. Ho scelto il tema di Ice Scream dopo aver fatto a tavolino un ragionamento strategico, quasi da psicopatico. Ho pensato: come posso fare qualcosa che faccia parlare di me, che non sono nessuno? Nei festival italiani per tanti anni ho visto sempre le stesse storie. Mancava uno splatter, un film diverso, dall’impatto emotivo violento. E allora mi sono detto: ci provo. Nel giro dei festival hanno cominciato a invitarci perché volevano il corto “estremo”. E dopo che un ragazzo è svenuto al cinema, a Milano, si è scatenato l’inferno: ottanta festival l’hanno preso senza nemmeno vederlo…

Da fan del pulp: hai mai cercato di contattare Tarantino?

Figuriamoci: Ice Scream si apriva con un’introduzione animata in cui Tarantino uccide Nanni Moretti. L’ho mandato a Nanni Moretti e…

… e come l’ha presa?

Malissimo. Si è offeso, pare.

child k stills (3)Non sarebbe stato più strategico mandarlo a Tarantino?

Tarantino l’ho incontrato a Venezia quando era presidente di giuria. L’ho incrociato fuori da una delle sale, era in ciabatte: un mito. Disse di lasciargli il film nella sua cassetta personale nell’hotel in cui alloggiava. L’ho fatto, ma quella cassetta era già gonfia di DVD. Dubito che l’abbia mai visto.

La diplomazia non è il tuo forte, ma con i colleghi della tua generazione come ti trovi?

Mi piacerebbe fare gruppo, anche se caratterialmente sono un solitario. Il sistema cinematografico italiano purtoppo non invita a unire le forze: quando il rapporto è di due produttori per dieci registi…

Il tuo corto Child K è in preselezione agli Oscar. Da dove arriva l’idea?

L’idea è stata di Vito. Ha visto in tv un monologo di Paolini sulla storia di un contadino che scrive a Hitler per autorizzare l’uccisione del figlio disabile, e mi ha subito chiamato. Il soggetto è stato sviluppato da Colorado Film e finanziato anche da due case di produzione pugliesi. Circa 70.000 euro, tutti investiti nel progetto. Il produttore di Schindler’s List ci ha notati, chiamati al festival di Zagabria e sostenuti nell’uscita in sala a Los Angeles.

Altri lunghi in cantiere?

Colorado ha opzionato alcune mie storie. Avremmo dovuto girare il primo film questa estate, ma le riprese sono state rimandate. Ora ho appena finito l’esperienza con Biennale College, che mi ha selezionato insieme ad altri undici registi da tutto il mondo, e sto aspettando che scelgano i progetti da sviluppare. Il mio, Ngujuar, è un film da girare in Albania: parla di gente che vive segregata in casa per il timore di essere uccisa per vendetta. È la legge medievale del Kanun a stabilirlo: lo stesso testo cui si è ispirata Laura Bispuri per il suo Vergine giurata.

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Shorts for Features, un concorso per nuovi autori https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/shorts-for-features-un-concorso-per-nuovi-autori/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/shorts-for-features-un-concorso-per-nuovi-autori/#respond Sun, 18 Oct 2015 17:09:33 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=2098 Il regista Brando De Sica e l’attrice Elisabetta Pellini presentano “Shorts for Feature”, concorso rivolto a sceneggiature inedite per cortometraggi e corti già realizzati, italiani e stranieri. L’evento, aperto anche al pubblico, si terrà martedì 20 ottobre a Roma – nell’ambito della decima edizione della Festa del Cinema (16-24 ottobre 2015) – all’Auditorium Parco della Musica , in viale Pietro de Coubertin, nello Spazio Roma Lazio Film Commission, dalle 10.30 alle 12.30. Le società di […]

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Il regista Brando De Sica e l’attrice Elisabetta Pellini presentano “Shorts for Feature”, concorso rivolto a sceneggiature inedite per cortometraggi e corti già realizzati, italiani e stranieri.

L’evento, aperto anche al pubblico, si terrà martedì 20 ottobre a Roma – nell’ambito della decima edizione della Festa del Cinema (16-24 ottobre 2015) – all’Auditorium Parco della Musica , in viale Pietro de Coubertin, nello Spazio Roma Lazio Film Commission, dalle 10.30 alle 12.30.

Le società di produzione e distribuzione cinematografiche, “Prem1ere Film” ed “AncheCinema”, sono promotrici del progetto internazionale, che prevede la realizzazione di un lungometraggio a episodi, composto da cinque cortometraggi. Durante la conferenza stampa sarà comunicato il nome della prima sceneggiatura breve vincitrice del concorso, che sarà prodotta e distribuita dalle due società.

Nel corso dell’iniziativa sarà, inoltre, consegnato a Brando De Sica – in procinto di girare il suo primo lungometraggio – il premio speciale “Younger’s In.Movie”, progetto nato per la promozione dei giovani talenti, che realizzano cinema di qualità. A consegnare il premio, Daniele Urciuolo, già produttore esecutivo di “Alfiere Productions” e ideatore del “Formia Film Festival”, nonché direttore artistico del format. Elisabetta Pellini presenterà il cortometraggio, da lei scritto e interpretato, “Anatomia di un amore”, per la regia di Manuela Tempesta.

Interverranno: Roberto De Feo ed Andrea Costantino fondatori rispettivamente di “Prem1ere Film” e di “AncheCinema”; Jacopo Chessa, direttore del “Centro Nazionale del Cortometraggio”, partner del concorso; Giovanni Bufalini, direttore della sezione cinema della “Scuola Romana di Fotografia e Cinema”, che, con la “Scuola Nazionale di Cinema Indipendente” di Firenze,”, l’“Accademia di Cinema e Televisione Griffith” di Roma e la “Scuola di Cinema Méliès” di Castellammare di Stabia (NA), ha aderito al sostegno morale del progetto.

Porterà il suo contributo anche Elena Mazzocchi, direttrice editoriale della rivista cinematografica Fabrique du Cinéma, media partner del concorso; sarà presente Mariapia Autorino, co-fondatrice ed amministratore unico di “Prem1ere Film”.

A moderare l’incontro, Angela Iantosca, giornalista e scrittrice; già inviata de “L’Aria che tira” (La7) e de “La vita in Diretta” (RaiUno) ed autrice, tra gli altri, dei libri “Onora la madre – storie di ‘ndrangheta al femminile” (Rubbettino Editore) e “Bambini a metà. I figli della ’ndrangheta” (Giulio Perrone Editore).

Il progetto “Shorts for Feature” è stato già presentato alla 72. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, durante la tavola rotonda sulle realtà competitive italiane della società statunitense Netflix, organizzata da Fabrique du Cinéma all’Hotel Excelsior, lo scorso 5 settembre.

Ciascuna sceneggiatura vincitrice del concorso “Shorts for Feature”, riceverà un premio in denaro di € 2,000, condizionato alla sottoscrizione di un contratto di opzione con “Prem1ere Film” ed “AncheCinema” su soggetto e sceneggiatura stessa, oltre all’inserimento nel progetto del lungometraggio.

Il premio per i cortometraggi selezionati, invece, prevede o la possibilità di sottoscrivere un contratto con “Prem1ere” ed “AncheCinema” per l’inserimento dell’opera all’interno del lungometraggio oppure, in un numero che va da un minimo di 1 a un massimo di 10 corti, di sottoscrivere un contratto di distribuzione con le due società. Tale contratto prevede anche la pubblicazione sull’App AncheCinema, la prima in Italia, per la distribuzione di corti di qualità, che ha ricevuto il patrocinio dell’Accademia Cinema Italiano – Premi David di Donatello.

giurati del concorso sono: lo sceneggiatore e produttore David Bellini, fondatore e presidente di Elsewhere Works, società con sede a Los Angeles che si occupa di produzione e distribuzione cinematografica, nonché portavoce della Writers Guild Italia a Los Angeles e membro dell’International Academy of Television Arts & Sciences, ovvero degli Emmy Awards; lo sceneggiatore, vincitore del Premio Solinas Storie per il cinema 2013, Lucio Besana, che ha appena firmato la sceneggiatura di un lungometraggio per  Colorado Film. E ancora i registi: Fabio Guaglione, in uscita con “Mine”, suo film d’esordio hollywoodiano di cui è protagonista Armie Hammer; Roberto De Feo, il cui ultimo corto “Child K”, prodotto da Colorado Film in collaborazione con Dinamo Film ed Eido Lab, ha ottenuto nel 2015 il riconoscimento di interesse culturale nazionale dal Mibact e ha vinto il Premio speciale del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani ai Nastri d’Argento; e Andrea Costantino, che nel 2010, dopo aver partecipato alla 67. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e ai Nastri D’argento con il cortometraggio di fiction “Sposerò Nichi Vendola”, ha messo in pratica con successo il primo caso distributivo editoriale di un cortometraggio nel circuito La Feltrinelli, nonché lo sviluppo della innovativa App per smartphone a tablet “AncheCinema” e la riapertura del Cinema Teatro Royal di Bari, prevista per dicembre 2015.

Il bando di “Shorts for Feature” scade il 1 dicembre 2015.

Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito ufficiale del concorso www.shortsforfeature.com

CONCORSO INTERNAZIONALE “SHORTS FOR FEATURE”
Auditorium Parco della Musica – Spazio Roma Lazio Film Commission
Ore 10.30 – 12.30

 

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Collettivo Enece https://www.fabriqueducinema.it/magazine/futures/collettivo-enece/ https://www.fabriqueducinema.it/magazine/futures/collettivo-enece/#respond Wed, 08 Jul 2015 11:08:43 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=1698 ENECE è un collettivo composto da giovani cineasti milanesi che riunisce varie professionalità, dalla fotografia alla ripresa, dal montaggio alla fonica, e non disdegna di sfruttare tutte le proprie potenzialità mescolando costantemente i piani di realtà e finzione. Enece, deformazione del latino index, è un uovo di marmo usato dalle contadine per stimolare le galline a […]

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ENECE è un collettivo composto da giovani cineasti milanesi che riunisce varie professionalità, dalla fotografia alla ripresa, dal montaggio alla fonica, e non disdegna di sfruttare tutte le proprie potenzialità mescolando costantemente i piani di realtà e finzione.

Enece, deformazione del latino index, è un uovo di marmo usato dalle contadine per stimolare le galline a fare le uova nel nido e non in giro per l’aia. Brillante artificio, finzione che ha lo scopo di dare un indirizzo alla realtà, influenzandola e plasmandola. «Con Atelier Colla e Il turno, i nostri primi due lavori, abbiamo sperimentato il cinema d’osservazione del reale tout court seguendo le orme di Frederick Wiseman, la nostra principale fonte d’ispirazione» ci racconta Pietro de Tilla, uno dei fondatori. «In Unità di Produzione Musicale abbiamo fatto la stessa cosa, ma calando un nutrito gruppo di musicisti/operai in un ambiente che non esiste, creato da noi. Un involucro fictional, ma ciò che accade all’interno è reale. Usare un uovo finto per stimolare reazioni vere: mettiamo in pratica l’insegnamento contenuto nel nome del collettivo».

Enece film nasce nel 2012. I fondatori sono Pietro de Tilla, Gugliemo Trupia, Tommaso Perfetti, Elvio Manuzzi e Chiara Tognoli, montatrice e prima donna del gruppo, a cui si aggiungono l’esperta di audio Giulia La Marca e Paolo Romano, che si occupa di post produzione delle immagini. «L’idea di fondare un vero e proprio collettivo» spiega Tommaso Perfetti «è nata dopo la realizzazione di Atelier Colla, documentario sulla storica compagnia milanese di marionette di Carlo Colla. Il lavoro successivo, Il turno, ha visto una regia a tre fatta da me, Pietro ed Elvio. Questa esperienza ci ha convinto a dar vita a un gruppo. È stato importante per l’identità di Enece trovare una sede, a Milano, divenuta un punto di riferimento anche per artisti esterni che collaborano con noi».

La collaborazione è una delle parole chiave che sottendono l’esperienza di Enece film. Aggiunge Guglielmo Trupia: «Ospitiamo in sede un musicista che ha lavorato con noi in Unità di Produzione Musicale, uno sceneggiatore e un esperto di grafica, tutte persone che collaborano con noi utilizzando i nostri spazi. In più Tommaso sta lavorando a un progetto di animazione con un’animatrice italiana che lavora in Francia. Siamo uniti da affinità artistiche, ma al nostro interno trovano spazio anime diverse e vari progetti individuali». Dietro una coerenza programmatica e stilistica, i membri di Enece film negano, però, qualsiasi dogmatismo e la natura differente dei lavori realizzati finora testimonia una duttilità e un’apertura verso varie forme espressive. Pietro de Tilla conferma questa tensione verso la sperimentazione: «Finora abbiamo realizzato lungometraggi, corti, documentari e webserie; spaziamo in modo agile tra i vari formati a seconda delle necessità. Ora Y, la webseries, si trasformerà in qualcos’altro. Il nostro obiettivo è esplorare le varie forme dell’audiovisivo veicolando una narrazione al pubblico. Il nostro è un cinema indipendente, ci piace sperimentare e testare le potenzialità del linguaggio spingendolo in determinate direzioni. Non so se riusciremmo ad adattarci al cinema mainstream, ma siamo cinefili a tutto tondo, guardiamo ogni tipo di film. I nostri modelli sono Wiseman ed Herzog, che lavora a cavallo tra finzione e realtà, ma Guglielmo ama molto anche la fantascienza e i suoi gusti influenzano il suo modo di montare. Tutto il cinema che vediamo ci ispira, non abbiamo preconcetti».

Nonostante la capacità di adattarsi a committenze e fonti di ispirazione diverse, una realtà di nicchia come Enece film non sottovaluta la difficoltà nel conciliare ambizioni artistiche ed esigenze commerciali e si preoccupa di trovare la forma di distribuzione più adatta per i vari lavori. «Tutti i film realizzati finora avevano un target preciso» spiega Guglielmo Trupia. «Atelier Colla è un’opera indirizzata a un pubblico di appassionati del circuito teatrale, perciò è stato distribuito in home video e su Skyarte dove ha avuto un buon riscontro. Il turno, che è un film d’autore, è andato al festival Visions Du Réel e poi è uscito in DVD. Unità di Produzione Musicale è un ibrido, un misto tra film e performance, perciò dovremo inventarci una forma di distribuzione alternativa attraverso una serie di eventi mirati, tra cui Biografilm. Il nostro nuovo lavoro, Unità di Sonorizzazione, si avvicina a Unità di Produzione Musicale ed è stato proposto alla Stazione Leopolda di Firenze nell’ambito di Fabbrica Europa. Per ogni lavoro dobbiamo inventarci una forma di distribuzione diversa, ogni volta è una sfida. Amiamo molto di più la fase creativa, ma da Unità di Produzione Musicale in poi abbiamo iniziato a occuparci anche della parte di promozione commerciale che è una necessità».

Tommaso Perfetti approfondisce la questione legata all’esigenza di conciliare forma artistica e contenuto divulgativo: «Molti di noi vengono dalla fotografia, perciò abbiamo un’attitudine alla ricerca estetica nell’immagine. Nelle nostre produzioni cerchiamo di combinare la ricerca formale con il tentativo di rendere fruibile al numero più ampio possibile di spettatori il contenuto. L’obiettivo è conciliare piano narrativo e piano estetico. Unità di Produzione Musicale è un film dotato di un impianto visivo cinematografico molto complesso, ma lo stile usato denuncia anche il tentativo di veicolarne il contenuto. Quasi tutti noi amiamo l’immagine un po’ sporca, autoriale, ma ci sta a cuore anche la narrazione. Un po’ Sokurov, un po’ cinema classico americano, per intenderci».

Ma quali sono, in fin dei conti, gli ambiti del reale che Enece film si propone programmaticamente di rappresentare? Dove si orienta la ricerca che caratterizza i lavori del gruppo, a cavallo tra documentario e finzione? «L’oggetto della nostra ricerca spesso viene scelto in modo inconsapevole» confessa Pietro de Tilla. «Ciò che realmente ci interessa è il rapporto dell’essere umano con l’ambiente che lo circonda; questa è la linea che caratterizza i nostri progetti, o meglio, che ha caratterizzato ciò che abbiamo realizzato finora. Adesso siamo in una fase di bilanci, stiamo cercando di dare una direzione alla nostra produzione futura e siamo aperti a ricevere nuovi input». In futuro, tra i progetti che vedranno impegnato il collettivo, potrebbe farsi strada anche la possibilità di dirigere un lungometraggio di finzione? «Non è un progetto che vediamo nel nostro prossimo futuro, ma un film come La pivellina è nelle nostre corde. Un’altra pellicola che ci ha colpito molto è Piccola patria, che racconta una determinata regione utilizzando attori giovani. A noi interesserebbe raccontare il Nordest inserendo elementi documentaristici in un contesto fictional e questo sarebbe un tipo di progetto in linea con il nostro background. Poi chissà, magari ci ritroveremo a fare un film di fantascienza».

 

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Nuovi orizzonti a Civitavecchia https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/nuovi-orizzonti-a-civitavecchia/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/nuovi-orizzonti-a-civitavecchia/#respond Fri, 03 Jul 2015 08:25:37 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=1678 Si alza il sipario sulla quarta edizione dell’International Tour Film Festival che si svolgerà quest’anno a Civitavecchia (Roma) dal 3 all’11 luglio in una veste completamente rinnovata. Madrina dell’edizione di quest’anno sarà l’attrice e conduttrice televisiva Veronica Maya. Gli ITFF awards saranno assegnati quest’anno a Giuliana De Sio, guest star della prima serata, a Carlo […]

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Si alza il sipario sulla quarta edizione dell’International Tour Film Festival che si svolgerà quest’anno a Civitavecchia (Roma) dal 3 all’11 luglio in una veste completamente rinnovata.

Madrina dell’edizione di quest’anno sarà l’attrice e conduttrice televisiva Veronica Maya. Gli ITFF awards saranno assegnati quest’anno a Giuliana De Sio, guest star della prima serata, a Carlo Delle Piane, al Maestro Umberto Scipione, al regista Dario Albertini e al supervisore di effetti visivi Gianluca Dentici.

Il festival, organizzato e promosso dall’associazione culturale Civita Film Commission, è concepito per promuovere l’uso dell’arte cinematografica quale fattore di promozione e di sviluppo culturale, esaltandone il ruolo nel dialogo tra le diverse culture e attribuendo una particolare attenzione alla valorizzazione delle opere dei giovani autori. La direzione di questa ambiziosa edizione dal respiro internazionale è affidata a Costanza Saccarelli, affiancata dal direttore tecnico Andrea Donato.

L’ITFF ha un format che viene riproposto costantemente, pur con delle novità che vengono introdotte annualmente. La prima novità di questa edizione 2015 è caratterizzata proprio dalla sua internazionalità grazie alla partecipazione in qualità di direttore artistico di Luc Toutounghi, Presidente della Sema-For di Lodz, i più vecchi studi di animazione in Stop Motion europei. Inoltre l’edizione di quest’anno ha aperto una nuova, divertente prospettiva rappresentata dall’introduzione della prima edizione dello Shootin’ Tour”, un contest per la realizzazione di cortometraggi brevi inserito nella sezione speciale dedicata alla promozione turistica del territorio. Quest’anno il concorso si è svolto in una location di straordinaria bellezza, Arbatax Park, nella penisola dell’Ogliastra in Sardegna dal 9 al 13 giugno. Il vincitore di questa prima edizione, proclamato da una giuria composta da: Giorgio Capitani (Presidente), Lando Buzzanca (vice Presidente), Massimiliano Buzzanca (attore), Marius Bizau (attore), Carlos Solito (regista e scrittore), Costanza Saccarelli (Direttore del Festival), Fabio Panzino (Direttore Arbatax Park) e dai giornalisti di turismo Isabella Radaelli Massimo Terracina, insieme agli altri cortometraggi realizzati, saranno protagonisti della manifestazione nella sezione “Tourism Promotional Movies”.

Tanti altri ospiti prestigiosi saranno protagonisti dell’ITFF. Tra gli altri, un’ icona del cinema italiano come Claudia Gerini, la talentuosa attrice Jun Ichikawa che presenterà la prima serata del Festival, il regista Giorgio Capitani e tra i volti emergenti Marius Bizau.

La competizione sarà arricchita da eventi, workshop e programmazioni culturali. Durante le giornate del festival i riflettori saranno puntati su diversi personaggi di grande rilievo tra i quali Anthony Christov direttore artistico Pixar Studios e il regista albanese Roland Sejko, vincitore del premio David di Donatello nel 2013 come miglior documentario della categoria lungometraggi per Anijia. Anche quest’anno l’International Tour Film Festival ospiterà Amnesty International, dedicando un’intera serata alla difesa dei diritti umani.

 

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Corto Aperto: i vincitori https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/corto-aperto-i-vincitori/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/corto-aperto-i-vincitori/#respond Thu, 02 Jul 2015 13:56:27 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=1669 Si conclude in bellezza la prima edizione di Corto Aperto – Short Film Contest, il neonato festival di cortometraggi che si svolge interamente in un pub, con il quale Fabrique du Cinéma ha collaborato. «Portare il cinema all’interno di un pub e diluire gli appuntamenti settimanali nell’arco di due mesi è stata una sfida che […]

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Si conclude in bellezza la prima edizione di Corto Aperto – Short Film Contest, il neonato festival di cortometraggi che si svolge interamente in un pub, con il quale Fabrique du Cinéma ha collaborato.

«Portare il cinema all’interno di un pub e diluire gli appuntamenti settimanali nell’arco di due mesi è stata una sfida che ha avuto piacevoli riscontri» (Arianna Del Grosso, la direttrice artistica)

La Giuria – ovvero Luca Murri, Liliana Fiorelli, Arianna Del Grosso e Daniele Barbiero – ha proclamato lo scorso sabato i vincitori dei premi in palio per questa edizione, tra i quali il premio Fabrique Old Vintage Style, rivolto ai cortometraggi prodotti prima prima dell’avvento delle DSRL (reflex digitali), ovvero prima del 2010.

Ecco tutti i vincitori:

– Vince la menzione speciale come miglior corto straniero, dall’Australia, COUNSELLOR di Venetia Taylor:
Un’idea vincente, una scrittura affilata e un’ottima espressività degli attori possono creare un curioso prodotto cinematografico della durata di poco più di un minuto. Il cortometraggio di Venetia Taylor dimostra come si possano arginare impedimenti economici, logistici e di tempo, elementi che spesso fanno desistere dalla concretizzazione di un’ottima intuizione.

– Vince il premio speciale Fabrique Old Vintage Style WRITER di Andrea Ferrante:
Rappresentativo dello stile e dell’immaginario visivo tipico del primo decennio del 2000, nel mondo del cortometraggio, prima dell’avvento della tecnologia reflex.

– Vince il Premio del Pubblico FELICE di Antonio Costa:
Per la capacità e l’essenzialità con la quale riesce a raccontare una mostruosità che fa parte della storia dell’uomo. Non nascondendo l’ambiguità che si cela dietro l’orrore e non cancellando l’essere umano che lo compie nel delitto che realizza. Una regia perfetta, un interprete che è più che credibile, quasi fosse una testimonianza vivente.

– Vince il Premio della Giuria TOMMASO di Luigi Mascolo:
Per la precisione e l’eloquenza con la quale il giovane regista si è addentrato negli interstizi della morale, della spiritualità e del dolore. Per il modo in cui sviscera la diatriba tra credere-vedere-provare, facendola sbattere sui meccanismi sociali ed economici. Un lavoro preciso, essenziale e dolente come l’incrocio umano che sceglie di raccontare.

La Direzione Generale del Festival è di Marcello Bastoni, il titolare del The Old Tower Pub, e Giulia Mannarino. La Direzione Artistica è di Arianna Del Grosso.

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