Claudio Giovannesi Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Fri, 18 Jun 2021 15:52:01 +0000 it-IT hourly 1 La paranza dei bambini, l’adolescenza criminale secondo Giovannesi https://www.fabriqueducinema.it/festival/la-paranza-dei-bambini-ladolescenza-criminale-secondo-giovannesi/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/la-paranza-dei-bambini-ladolescenza-criminale-secondo-giovannesi/#respond Tue, 26 Feb 2019 11:32:19 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=12660 Otto adolescenti tentano di conquistare il Rione Sanità sfruttando il vuoto di potere che si è creato dopo la cattura di un boss. Con La paranza dei bambini, Claudio Giovannesi ci immerge senza stereotipi e spettacolarizzazioni in un mondo criminale da cui, una volta entrati, è impossibile uscire. A quasi tre anni di distanza da […]

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Otto adolescenti tentano di conquistare il Rione Sanità sfruttando il vuoto di potere che si è creato dopo la cattura di un boss. Con La paranza dei bambini, Claudio Giovannesi ci immerge senza stereotipi e spettacolarizzazioni in un mondo criminale da cui, una volta entrati, è impossibile uscire.

A quasi tre anni di distanza da Fiore, il ritorno dietro la macchina da presa di Claudio Giovannesi era molto atteso. Dal racconto di una storia d’amore sui generis ambientata in un carcere minorile a quello di un gruppo di giovanissimi che intraprendono la carriera criminale, il filo conduttore è la poetica del quarantunenne regista romano: l’osservazione del mondo adolescenziale senza pregiudizi, privilegiando con sensibilità e umanità l’indagine dei sentimenti. Abbiamo parlato con Claudio de La paranza dei bambini raggiungendolo telefonicamente durante il Festival di Berlino, dove il giorno successivo avrebbe conquistato l’Orso d’Argento per la migliore sceneggiatura.

la paranza dei bambini 2

[questionIcon] Come nasce il progetto e come ti sei avvicinato alla scrittura del film insieme a Roberto Saviano e Maurizio Braucci?

[answerIcon] Il film mi è stato offerto proprio da Roberto, che mi ha contattato insieme al produttore perché mi voleva come regista. Subito è apparso chiaro come tutti e tre avessimo un punto di vista comune sulla modalità di realizzazione del film a partire dal romanzo. Per me era fondamentale lavorare sul tema della perdita dell’innocenza e costruire un percorso sentimentale ed emotivo dei personaggi. Ci siamo focalizzati su cosa accade a degli adolescenti nel momento in cui fanno una scelta criminale dalla quale poi non è più possibile tornare indietro, in che modo i sentimenti propri dell’adolescenza come l’amore, l’amicizia e la fratellanza vengano compromessi in un contesto di questo tipo. La prima fase del lavoro è iniziata a New York, dove si trovava in quel momento Roberto. Più avanti mi sono trasferito a Napoli nei quartieri in cui sarebbe stato ambientato il film, vicino casa di Maurizio, e a quel punto il percorso di scrittura è continuato andando di pari passo con il lungo processo di casting.

[questionIcon] Come già nei tuoi precedenti lavori Alì ha gli occhi azzurri e Fiore, La paranza dei bambini si incentra su adolescenti che vivono situazioni di grande difficoltà, limitandosi a raccontarli nella loro quotidianità senza giudicarli, con una totale assenza di retorica.

[answerIcon] I personaggi del mio cinema non li considero ragazzi ai margini, camorristi, criminali o spacciatori, perché questo vorrebbe dire assumere già in partenza una posizione di giudizio. Prima di tutto sono degli adolescenti che vivono dei sentimenti analoghi a tutti gli adolescenti del mondo, al di là della classe sociale e della città di provenienza. Per me fare un film significa stare vicino a dei personaggi e conoscere la loro umanità. Questa è la cosa che più mi interessa e spero che il pubblico si riconosca nel percorso di conoscenza umana dei personaggi sviluppato nel film, possibile solo nell’assenza di giudizio. Se giudichi qualcuno non puoi amarlo, non puoi condividere quello che ha dentro.

Troverai l’intervista completa sul prossimo numero di Fabrique du Cinéma.

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Cannes 2016/ Giovannesi e il “Fiore” dell’innocenza https://www.fabriqueducinema.it/festival/dal-mondo-festival/cannes-2016-giovannesi-e-il-fiore-dellinnocenza/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/dal-mondo-festival/cannes-2016-giovannesi-e-il-fiore-dellinnocenza/#respond Thu, 19 May 2016 07:27:40 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=3178 Molto apprezzato dal pubblico della Quinzaine, “Fiore” di Claudio Giovannesi è l’ultimo dei sei film italiani presentati alla 69a edizione del Festival di Cannes. Fin da Fratelli d’Italia, il documentario del 2009 in cui si mostrava la quotidianità di due stranieri e un italiano di origini egiziane che frequentavano la stessa scuola, il cinema di […]

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Molto apprezzato dal pubblico della Quinzaine, “Fiore” di Claudio Giovannesi è l’ultimo dei sei film italiani presentati alla 69a edizione del Festival di Cannes.

Fin da Fratelli d’Italia, il documentario del 2009 in cui si mostrava la quotidianità di due stranieri e un italiano di origini egiziane che frequentavano la stessa scuola, il cinema di Claudio Giovannesi è quasi sempre incentrato sulla narrazione di adolescenti ai margini. A quattro anni di distanza da Alì ha gli occhi azzurri, in Fiore il 38enne regista romano torna a utilizzare nel contesto del cinema di finzione attori non professionisti (ottime le prove dei protagonisti Daphne Scoccia e Josciua Algeri) e a ispirarsi a vicende reali, apprese da ricerche sul campo.

Questa volta l’intento è raccontare una storia d’amore sui generis. Il punto di vista infatti è quello di Daphne, giovane rapinatrice della periferia capitolina che tira avanti rubando cellulari dopo aver minacciato i malcapitati con un coltello. Finché non viene catturata e si ritrova in un carcere minorile, dove ragazzi e ragazze sono rinchiusi in ali separate con l’assoluto divieto di relazionarsi fra loro. È qui che Daphne incontra Josh, un neodiciottenne milanese cui sono rimasti da scontare ancora due mesi di detenzione. Tra messe domenicali, ore d’aria e segrete corrispondenze epistolari, i due iniziano a conoscersi e si innamorano, arrivando infine a sperare di avere un futuro insieme.

Dopo aver frequentato un carcere minorile di Roma ed essere entrato in contatto con diversi detenuti, Giovannesi si concentra sullo sviluppo dei rapporti che Daphne stabilisce sia con Josh che con il padre (Valerio Mastandrea), reduce da sette anni di prigionia. E lo fa con mirabile delicatezza e senza concedere nulla al sentimentalismo.

Un esempio paradigmatico è legato a un particolare momento del film: dopo aver appreso che può uscire qualora il genitore accetti l’affidamento in custodia, Daphne ascolta con il lettore mp3 Sally di Vasco Rossi. L’accostamento tra le parole della canzone e il primo piano della ragazza felice è assai efficace ed emoziona, eppure il regista decide di interrompere la musica dopo pochi secondi, staccando sulla scena successiva per mandare subito avanti la narrazione. All’insegna di un’essenzialità che è il carattere distintivo della poetica dell’autore.

Con questo ultimo lavoro Giovannesi, da sempre interessato a tratteggiare umanità e innocenza dei propri personaggi senza mai giudicarli, continua a portare avanti un’idea di cinema ben definita, legata a doppio filo alla rappresentazione del reale e all’ardua vita degli ultimi. Un cinema che tiene presente la tradizione del neorealismo, di una certa Nouvelle Vague e la poetica del primo Pasolini (non a caso esplicitamente citato già nel titolo di Alì ha gli occhi azzurri), ma che allo stesso tempo è in grado di proporre uno sguardo personale e sempre più maturo.

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