Cinema Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Thu, 17 Mar 2022 08:52:50 +0000 it-IT hourly 1 Il DIT e l’immagine nel cinema digitale https://www.fabriqueducinema.it/magazine/macro/il-dit-e-limmagine-nel-cinema-digitale/ https://www.fabriqueducinema.it/magazine/macro/il-dit-e-limmagine-nel-cinema-digitale/#respond Tue, 08 Mar 2022 11:17:23 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=16877 Francesco Tauro, pugliese classe 1985, è uno dei primi due DIT (Digital Imaging Technician) italiani e tra i primi al mondo ad aver ottenuto il riconoscimento della Society of Motion Picture and Television Engineers (SMPTE) in Color Managed Workflows. Il DIT, categoria che rientra nell’Associazione Italiana Tecnici di Ripresa (AITR), è una figura già presente […]

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Francesco Tauro, pugliese classe 1985, è uno dei primi due DIT (Digital Imaging Technician) italiani e tra i primi al mondo ad aver ottenuto il riconoscimento della Society of Motion Picture and Television Engineers (SMPTE) in Color Managed Workflows. Il DIT, categoria che rientra nell’Associazione Italiana Tecnici di Ripresa (AITR), è una figura già presente da diversi anni anni nel panorama internazionale e negli ultimi tempi si è affermata sempre di più anche in Italia. Il digitale ha rivoluzionato il modo di fare cinema e oggi sul set si aggiungono nuove figure con competenze tecniche e artistiche ormai indispensabili per la creazione di un film o di una serie. Ma di cosa si occupa esattamente il Digital Imaging Technician? L’abbiamo chiesto proprio a Francesco Tauro, in una pausa dal set in cui è impegnato.

In cosa consiste il tuo lavoro, qual è il ruolo del DIT sul set?

Il DIT è la figura che collega il colorist e il supervisore di postproduzione a ciò che avviene sul set, svolge funzioni che fanno parte del ciclo di post-produzione per i colori e la trasformazione delle immagini. La mia figura si occupa di controllare il segnale video e trasformare l’immagine originale per renderla adatta alle differenti tipologie di display, assicurando la corretta visualizzazione dell’immagine finita già sul set. Grazie al programma “Pomfort live grading” posso leggere in diretta il segnale video di output trasmesso dalle macchine da presa così da riservarmi la possibilità di intervenire su di esso per manipolarlo. Il direttore della fotografia, prima dell’inizio delle riprese, decide il look dell’immagine del film costruendolo insieme al colorist: sceglie le macchine da presa, regola i livelli di colore, di contrasti e di esposizione. Un film drammatico, ad esempio, di solito ha un’atmosfera più scura e fredda, una commedia invece ha un’immagine più luminosa e calda. Una volta creato il look, questi parametri vengono consegnati a me per applicarli sul set dall’inizio alla fine del progetto. Le location cambiano e con loro i colori delle ambientazioni e non è detto che i parametri si sposino perfettamente ogni volta con tutte le inquadrature, anzi. Io applico già il look nel mio controllo del segnale e contemporaneamente lo bilancio a livello a cromatico. Manovro in tempo reale il parametro, e osservo sul display il risultato finale. L’ultima immagine sarà quella che avrà il colorist e dai cui partirà nel lavoro di post produzione.

DIT Digital Imaging TechnicianÈ un metodo particolare quello che si utilizza?

Sì, fa parte della metodologia Color Managed Workflows, in cui rientra la specifica di interscambio ASC CDL (American Society of Cinematographers Color Decision List) ed il sistema di codifica dei colori e delle immagini ACES (Academy Color Encoding System). Lo scorso novembre ho ottenuto a pieni voti il certificato rilasciato dalla SMPTE: è stato il primo corso a livello internazionale con esame e attestato finale, ed eravamo circa 15 persone da tutto il mondo. Il metodo è stato creato negli Stati Uniti proprio dall’American Society of Cinematographers e permette di salvare queste informazioni di controllo del segnale a livello cromatico attraverso un file di testo che viene allegato ai singoli file video. In questo modo, tutte le modifiche vengono tracciate e il colorist può partire da quello che già abbiamo visto sul set. Il file video, ovviamente, rimane in RAW, le modifiche vengono applicate e registrate come meta-dati. Se si dovesse cambiare completamente idea si potrebbe ricominciare da capo, ma il fine è proprio quello di economizzare sui tempi della post produzione. Il lavoro del DIT permette di avere già il giorno successivo alla ripresa i dailies e i proxies, che servono al montaggio, con le modifiche già applicate.  È il punto di partenza per la color finale del film.

Da quanto tempo è presente questa figura in Italia?

Da circa un decennio. Esisteva anche prima ma era più rara e ancora poco conosciuta. Solo le produzioni più innovative e con budget più alti se ne servivano. Negli ultimi anni, osservando anche ciò che avviene all’estero, si è capito il valore di questa figura tecnica. Il DIT nasce negli USA con l’intento di sfruttare al massimo le potenzialità del digitale. Sui progetti importanti è fondamentale. Senza rischieremmo di non avere immagini uguali per ogni macchina da presa. Ogni lente e ogni filtro ottico ha specifiche particolarità cromatiche quindi vedremmo immagini non equilibrate, non finite, ancora da lavorare. Il regista, il DOP e la troupe, del resto, amano potersi già gustare il risultato finale sul set. Il direttore della fotografia, inoltre, riesce a dare più coerenza e continuità fotografica perché riesce a vedere subito l’effetto dell’illuminazione che vuole ottenere. Io gli assicuro determinate qualità delle immagini in modo che lui possa affidarsi totalmente a ciò che vede. Alcuni DOP, poi, si affidano al DIT anche per i diaframmi, in questo modo hanno più tempo di dedicarsi alla parte più importante e artistica, ovvero alla posizione della luce.

È quindi fondamentale ormai il ruolo del DIT sul set…

Ormai è un ruolo indispensabile per film e serie. Permette sicuramente di risparmiare sulla post produzione. È un lavoro che se non si fa sul set andrà comunque poi fatto dopo, tanto vale farlo prima e risparmiare tempo e denaro. Questo per ottenere fin da subito un risultato che sarà quasi quello finale del film, sarà già un look particolare. Io vado a bilanciare, togliere le problematiche dell’immagine a livello di colore ed esposizione digitale, per avere un risultato già ottimale. La figura del DIT, inoltre, può anche svolgere il compito di Data Manager anche se, nelle grosse produzioni, si preferisce prevedere un assistente.

DIT Digital Imaging Technician
Francesco Tauro.

Come ti sei avvicinato a questo mestiere?

Dopo il liceo ho provato a studiare ingegneria ma sentivo che non era quella la direzione che volevo percorrere, così a vent’anni ho iniziato a lavorare presso un’emittente locale. Ho lavorato lì per un anno come operatore di studio e ho scoperto che la mia passione era il mondo della ripresa filmica e televisiva. Quando l’editore dell’emittente ha fallito ho deciso di rimettermi a studiare: sono andato a Milano, dove ho conseguito un Bachelor of Arts in Digital Film Making e poi a Roma dove mi sono formato alla Shot Academy. Qui ho conosciuto Sandro Magliano, uno dei docenti ed uno dei più quotati DIT in Italia, spesso impegnato all’estero, e ho capito che questa figura mi calzava alla perfezione perché riunisce le mie passioni: quella per l’informatica e quella per l’arte e la fotografia. Ci vogliono, infatti, molta concentrazione e molte conoscenze tecniche, sia informatiche che artistiche, come conoscere bene i colori e le loro sintesi. Ho iniziato, quindi, a lavorare sui set come tecnico e in tre anni sono diventato DIT. Mi sono innamorato della qualità, dell’impegno, della ricerca della perfezione che c’è nel cinema.

Sogni nel cassetto e progetti futuri?

Continuerò a lavorare come DIT perché è davvero una professione bellissima ed altamente stimolante. Nel corso della mia carriera professionale ho avuto l’onore di collaborare con DOP bravi e talentuosi, tra cui Luca Ciuti, Davide Manca, Daniele Ciprì, Federico Annicchiarico, Agostino Castiglioni, Sandro Chessa, Gustavo Habda e Benjamin Maier. Se dovessi sognare, mi piacerebbe collaborare con Paolo Sorrentino, un sogno ancor più grande sarebbe quello di lavorare su un set americano con Emmanuel Lubezki, tre volte premio Oscar per la fotografia.

 

 

 

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“Mani rosse”, la stop-motion che parla agli adolescenti https://www.fabriqueducinema.it/magazine/visual-effects/mani-rosse-la-stop-motion-parla-agli-adolescenti/ https://www.fabriqueducinema.it/magazine/visual-effects/mani-rosse-la-stop-motion-parla-agli-adolescenti/#respond Mon, 06 Nov 2017 12:42:08 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=9550 Le Mani Rosse sono quelle di Luna, una ragazzina con un padre violento in grado di emettere appunto una misteriosa tintura rossa dai palmi, che utilizza per creare splendidi murales. Un giorno conosce Ernesto, che ha dodici anni, è intelligente, iper-protetto e solo. L’incontro tra i due segna la nascita di un’amicizia, ma quando la […]

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Le Mani Rosse sono quelle di Luna, una ragazzina con un padre violento in grado di emettere appunto una misteriosa tintura rossa dai palmi, che utilizza per creare splendidi murales. Un giorno conosce Ernesto, che ha dodici anni, è intelligente, iper-protetto e solo. L’incontro tra i due segna la nascita di un’amicizia, ma quando la ragazzina scompare Ernesto deve tirare fuori tutto il suo coraggio per salvarle la vita. Ernesto e Luna scoprono così che l’apertura verso il mondo e la creatività sono la chiave per crescere e superare le proprie paure.

Nato dalla fantasia di Francesco Filippi, pluri-premiato regista con diversi cortometraggi all’attivo e autore per Giunti del libro Fatti un film! Manuale per giovani video-maker, Mani rosse è un film di animazione di 30′ in stop-motion e disegni animati dedicato agli adolescenti, che affronta tematiche delicate, come la violenza o l’abbandono, con garbo e consapevolezza pedagogica. Il progetto è anche al centro di una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Ulule allo scopo di ultimare e promuovere il film. Abbiamo raggiunto telefonicamente l’autore per saperne di più.

[questionIcon]Ci parli di questo progetto?

[answerIcon]Mani rosse è un progetto molto sudato e ci lavoriamo da molti anni, più o meno da quando ho terminato il mio film precedente (Gamba trista, 2010). Poi il film si è strutturato con l’incontro con Michele Fasano (Sattva Films), che è diventato il produttore effettivo e con lui sono arrivati i finanziamenti come il bando europeo Media Development EACEA – per il quale ci siamo classificati terzi nella graduatoria internazionale – e a seguire sono arrivati dapprima RAI Fiction e poi le Regioni.

una scena dal film mani rosse

 [questionIcon]Perché un film sperimentale per gli adolescenti?

[answerIcon]Tipicamente ci si rivolge agli adolescenti soprattutto con prodotti di fiction, intanto perché l’animazione è storicamente associata all’infanzia, e naturalmente gli adolescenti e i preadolescenti hanno bisogno e desiderio di smarcarsi dalla definizione di bambini e pensare se stessi come già più grandi; questo processo può passare anche per l’abbandono  dell’animazione, cui magari si torna da adulti. Oltre a ciò, per timore di allarmare una generazione di genitori sempre più ansiosi, i prodotti di animazione per bambini sono stati via via depauperati di contenuti, edulcorando le storie e censurando tematiche quali la morte, l’abbandono, l’adozione, la gestione dei conflitti, le difficoltà, le religioni. Addirittura i colori scuri sono banditi: la palette cromatica dei canali per ragazzi è emblematica in tal senso. Sorvolare certi temi crea un vuoto di risposte, che a sua volta aumenta la difficoltà dei giovani ad affrontare determinate tematiche. Mani rosse prova invece a colmare questa lacuna, o per lo meno a dare risposte a bisogni che io, che vengo da una formazione pedagogica, ho cercato di individuare. Non ho pretese risolutive, intendo solo intraprendere un percorso in questa direzione.

[questionIcon]Il tuo film è frutto di un percorso di studi.

[answerIcon]Ho fatto diverse ricerche in tal senso: nel 2000 ho fatto uno studio assieme a Maria Grazia Di Tullio (Dottore di ricerca in Psicologia dell’Educazione e della Comunicazione e Docente presso l’Università LUMSA di Roma, ndr.) che poi è sfociato in un libro, Vite animate. I manga come esperienza di vita edito da King Comics nel 2002, sull’impatto che hanno avuto i fumetti e i cartoni animati giapponesi  sulla mia generazione, quelli nati negli anni ’70. Quello che è venuto fuori è che le storie si producono e si raccontano perché aiutino a dare un senso, un valore, un orientamento alla nostra esistenza. Danno nome e corpo a quello che accade nella nostra mente, e ci aiutano a capire come va il mondo. Fumetti e cartoni sono andati a colmare un vuoto di valori, relazioni e contenuti dei ragazzi dell’epoca.

[questionIcon]Che poi in Italia su questi prodotti, soprattutto in passato, c’è stata una pesante azione di censura…

Sì, e questo ci riporta al nostro discorso iniziale: da noi l’animazione giapponese è arrivata più che in qualsiasi altro paese, solo che a partire dai ’90 l’azione censoria si è fatta più stringente. In questo senso ci ha quindi stupito positivamente il fatto che la RAI abbia creduto al progetto Mani rosse, che in parte va contro questa tendenza che la stessa televisione di stato ha cavalcato negli anni, e questo è un segnale altamente positivo.

[questionIcon]In Mani rosse tu affronti due tipi diversi di solitudini, uno legato all’abbandono e uno alla paura, alla violenza.

[answerIcon]Sono due aspetti della realtà di oggi: la violenza fisica subita da Luna è fortunatamente più rara, ma assolutamente reale. La sua storia prende spunto da un episodio realmente accaduto ad un adolescente che conoscevo, il quale mi raccontò che la fidanzatina dell’epoca si presentò in piena notte a casa sua col volto coperto di lividi perché suo padre l’aveva picchiata.
Il problema di Ernesto  è invece molto più diffuso, e riguarda quei ragazzi che soffrono di abbandono e di solitudine perché magari i genitori – iperprotettivi –pur lavorando fuori casa tutto il giorno, non permettono al figlio di uscire per paura che accada loro qualcosa. E questo rende gli adolescenti di oggi più spaesati, spaventati e fragili rispetto a una generazione fa.

[questionIcon]Gli adulti che rappresenti non ci fanno bella figura: sia la zia di Ernesto che il papà di Luna sembrano alla fine degli adulti non cresciuti…

[answerIcon]Esattamente. Furio, il papà di Luna, non è capace di affrontare le emozioni, e perciò ricorre alla violenza. Non è un caso che Pierpaolo Rovero (designer dei pupazzi) abbia avuto l’idea di dare a questo personaggio un volto tondeggiante, che ricordi quello di un bebè, conferendogli a livello subliminale l’immagine di un bambino, un immaturo. Se Furio però è un personaggio totalmente negativo perché attraverso la violenza afferma la sua volontà di potenza, zia Grace è invece un personaggio non cattivo, ma semplicemente ansioso e concentrato sul suo lavoro e su di sé, incapace di ascoltare i bisogni di suo nipote. Un personaggio cui però verrà data la possibilità di riabilitarsi, di recuperare.

[questionIcon]Cosa ti aspetti da questo progetto?

[answerIcon]Con questo piccolo film ci auguriamo di dare ai ragazzi un’esperienza: per me la fruizione televisiva è un’esperienza di vita, e in questo senso la mia speranza è che i ragazzi possano viaggiare per 30 minuti con Ernesto e Luna e capiscano come loro due utilizzino l’immaginazione per diventare adulti, e non per restare bambini.

[questionIcon]Quindi l’immaginazione è uno strumento di crescita?

[answerIcon]Questa è una delle caratteristiche più interessanti del film: per 2/3 Mani rosse è in stop-motion, mentre 1/3 del film è composto da sequenze oniriche in 2D, che esplorano l’inconscio dei protagonisti. È come se il mondo dei graffiti e dell’immaginazione attorno a cui i protagonisti si incontrano, fosse uno strumento per capire il senso di ciò che succede loro, la loro identità, e per provare ad esplorare il loro futuro: la fantasia diventa quindi uno strumento per diventare adulti piuttosto che un rifugio dove restare bambini.

il regista del film Mani Rosse

[questionIcon]Per Mani rosse è stata aperta una campagna di crowdfunding:  cosa volete finanziare?

[answerIcon]Al film manca ancora circa il 20% del budget per essere completato: purtroppo i costi di animazione sono tra il 4 e il 10% più alti di quelli dei film di fiction, poiché l’accuratezza e l’eleganza di un prodotto richiedono ad esempio l’utilizzo di più pose per secondo: un buon prodotto di animazione può costare sui 30/50.000 euro al minuto.
Una parte del ricavato verrà utilizzato per il doppiaggio in inglese e la sottotitolazione per le più diffuse lingue internazionali; la restante parte servirà per la color correction e la creazione del master in alta definizione, e infine verranno coperti i costi per la progettazione e stampa di DVD e Blu-Ray e di tutto il materiale promozionale per la distribuzione ai festival. Tra l’altro nel 2018 presenteremo il film a Lucca Comics&Games.

[questionIcon]Dove potremo vedere Mani rosse?

[answerIcon]Lo vedremo per ora ai festival (ad esempio al prossimo Future Film Festival di Bologna) e poi stiamo pensando anche a creare un evento ad hoc che coinvolga Telefono Azzurro (che co-produce il film e fornisce un enorme supporto scientifico e pedagogico al progetto) e RAI 3 in occasione della Giornata Internazionale dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (20 novembre), ma la cosa è ancora da definire.

il progetto di crowdfunding per il film Mani Rosse

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“La torre nera” in vetta al boxoffice Usa https://www.fabriqueducinema.it/cinema/incassi/la-torre-nera-vetta-al-boxoffice-usa/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/incassi/la-torre-nera-vetta-al-boxoffice-usa/#respond Thu, 10 Aug 2017 07:49:06 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=9098 Negli Usa a farla da padrona al botteghino è La torre nera, film tratto dal romanzo di Stephen King con 19 milioni di dollari. Dunkirk scende al secondo posto con 133 milioni di dollari, flop per le new entry Kidnap e Detroit, bene per Spider-Man Homecoming con $ 294 milioni. Chiudono la top 10 The […]

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Negli Usa a farla da padrona al botteghino è La torre nera, film tratto dal romanzo di Stephen King con 19 milioni di dollari. Dunkirk scende al secondo posto con 133 milioni di dollari, flop per le new entry Kidnap e Detroit, bene per Spider-Man Homecoming con $ 294 milioni. Chiudono la top 10 The War, terzo prequel de Il pianeta delle scimmie con $ 130 milioni – incasso inferiore a L’alba del pianeta delle scimmie (176 milioni) e Apes Revolution (208 milioni) – e Cattivissimo me 3 con 240 milioni, anch’esso con un incasso inferiore rispetto ai due film precedenti (rispettivamente 244 milioni il primo e 368 milioni il secondo).

In Italia Annabelle 2 si piazza al primo posto sfiorando il milione di euro, al secondo posto c’è Spider-Man Homecoming con 7 milioni, mentre The War arriva a 3 milioni. Prossimi a sfiorare il milione Prima di domani, 2:22 e USS Indianapolis. Atomica Bionda, arrivato in edizione limitata in alcuni cinema d’Italia per poi essere distribuito in tutte le sale dal 17 agosto, incalza con 98 mila euro. Rientra Baby Boss nel box office con 7 milioni di euro.

Nel Regno Unito Dunkirk mantiene il primo posto ed incalza 38 milioni di sterline; tra le new entry non proprio eccezionali Valerian fa flop incassando 1 milione di sterline e Emoji ne incassa 2 milioni. Poi c’è anche un film indiano Jab Harry Met Sejal con 369 mila sterline. Bene Spider-Man Homecoming che con 26 milioni di sterline si piazza al nono posto dei 10 film più visti del 2017, e The War che arriva a 18 milioni di sterline.

Box Office 4-6/08/2017 USA
1) The Dark Tower  $ 19.500.000
2) Dunkirk $ 17.600.000 $ 133.555.738
3) The Emoji Movie  $ 12.350.000 $ 49.451.704
4) Girls Trip $ 11.418.700 $ 85.443.720
5) Kidnap $ 10.210.000
6) Spider-Man Homecoming $ 8.800.000 $ 294.907.776
7) Atomic Blonde $ 8.244.930 $ 34.125.305
8) Detroit $ 7.251.000
9) War for the Planet of the Apes $ 6.000.000 $ 130.280.255
10) Despicable Me 3 $ 5.288.640 $ 240.779.550 

Box Office 3-06/08/2017 Italia
1) Annabelle 2 Creation € 930.621
2) Spider-Man Homecoming € 228.152 € 7.790.370
3) The War Il pianeta delle scimmie € 208.660 € 3.190.462
4) Prima di domani Before I Fall € 135.166 € 917.405
5) USS Indianapolis € 125.320 € 827.248
6) Atomica Bionda € 98.628
7) Transformers L’ultimo cavaliere € 39.341 € 4.736.452
8) Baby Boss € 30.974 € 7.022.719
9) 2:22 Il destino è già scritto € 25.827 € 982.650
10) Savva € 25.019 € 103.695

Box Office 4-6/08/2017 Uk
1) Dunkirk £ 4.624.570 £ 38.191.064
2) The Emoji Movie £ 2.702.809
3) Valerian and the City of a Thousand Planets £ 1.861.916
4) Despicable Me 3 £ 1.189.400 £ 39.340.831
5) Girls Trip £ 1.036.842 £ 3.806.763
6) Spider-Man Homecoming £ 927.957 £ 26.811.760
7) War for the Planet of the Apes £ 881.374 £ 18.348.929
8) Capitan Underpaints £ 594.874 £ 4.409.725
9) Cars 3 £ 495.039 £ 8.831.016
10) Jab Harry Met Sejal £ 369.718

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Festival di cinema, tra passato e futuro https://www.fabriqueducinema.it/festival/festival-del-cinema-passato-futuro/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/festival-del-cinema-passato-futuro/#respond Thu, 03 Aug 2017 13:22:24 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=9049 Il presente e il futuro anteriore dei festival: questo il titolo della tavola rotonda alle Giornate del Cinema Lucano a Maratea, tenutasi lo scorso 28 luglio. A discuterne con Paride Leporace, direttore della Lucana Film Commission, un parterre di grandi direttori: Alberto Barbera (Venezia), Pedro Armocida (Pesaro), Antonio Monda (Roma) Karel Och (Karlovy Vary). [questionIcon]Karel, […]

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Il presente e il futuro anteriore dei festival: questo il titolo della tavola rotonda alle Giornate del Cinema Lucano a Maratea, tenutasi lo scorso 28 luglio. A discuterne con Paride Leporace, direttore della Lucana Film Commission, un parterre di grandi direttori: Alberto Barbera (Venezia), Pedro Armocida (Pesaro), Antonio Monda (Roma) Karel Och (Karlovy Vary).

[questionIcon]Karel, come si tiene un grande festival storico, che guarda alle nuove realtà all’attualità dei tempi di un cinema che è molto modificato?

[answerIcon]Karlovy-Vary è un festival molto vecchio e allo stesso tempo molto giovane: sono gli ultimi 25 anni che contano, bisogna ricordare che negli anni Settanta il direttore del festival era anche il presidente della giuria… Viaggio con i miei colleghi tutto l’anno per mettere insieme un programma di circa 200 film. Siamo particolarmente orientati ai giovani registi, agli esordienti, proiettiamo in genere una cinquantina di opere prime. Vogliamo continuare a sostenere i giovani autori che spesso non sanno, una volta finito il loro film, che dovranno entrare nella giungla del business.

[questionIcon] Quest’anno avete aperto con Uma Thurman. I talent servono?

[answerIcon]Servono: io sono convinto che il glamour sia una parte importante del festival, e tentiamo di portare attori, attrici e registi che soddisfino allo stesso tempo sia i tabloid che la stampa più intellettuale, proprio come Uma.

il parterre delle Giornate del Cinema Internazionale di Maratea

[questionIcon]Tu invece Pedro, spagnolo di Madrid, guidi una storica manifestazione come il Festival di Pesaro, che ha segnato la storia del cinema italiano con grandi direttori.

[answerIcon]Pesaro nasce nel 1975, fondato da Lino Micciché e Bruno Torri. Fin dagli inizi è stato uno principali festival internazionali, e ha ospitato intellettuali come Pier Paolo Pasolini, Roland Barthes, Umberto Eco, Roberto Rossellini. Tutto il cinema si ritrovava a Pesaro, che non è mai stato un’anti-Venezia, ma negli anni in cui c’era il nuovo cinema con le varie nouvelles vagues, Pesaro le ha intercettate tutte: quella della Cecoslovacchia, quella Brasile. Solo lì si poteva vedere questi autori, in tempi molto diversi dai nostri: non dimentichiamo che allora si andava ai festival perché solo lì si poteva vedere alcuni film, oggi si può vedere tutto in qualsiasi momento. Di conseguenza anche il fare festival si è trasformato, la componente legata agli eventi e agli incontri con i protagonisti è aumentata. Anche a Pesaro, che pure ha una connotazione culturale forte, cerchiamo di dar vita a momenti unici che avvengono solo durante il festival. Ad esempio giochiamo su cose che possono sembrare strane, come la pellicola. Ci stiamo specializzando sul 16 mm e sul super8, formati che a torto si penserebbe superati, e abbiamo una sala interamente dedicata a questo tipo di proiezioni, con i cineasti che commentano con il pubblico il loro lavoro. Riprendendo insomma il titolo di questo convegno, i festival sono come una sorta di futuro anteriore del cinema. Alla fine degli anni Novanta dicevano che saremmo scomparsi, con la rete, lo streaming, e invece siamo ancora qua: un passato nel futuro, appunto.

[questionIcon]Avete introdotto un’innovazione: una giuria di 15 giovani guidati da un presidente che viene dal mondo del cinema.

[answerIcon]Storicamente Pesaro è sempre stato legato all’università, ogni anno ospita decine e decine di studenti da tutta Italia, dai quali si è formata poi negli anni una classe di critici e organizzatori culturali. Abbiamo perciò deciso di coinvolgerli più attivamente.

logo delle Giornate del Cinema Internazionale di Maratea

[questionIcon]Passiamo a Roma. Antonio, il tuo è un festival o una festa?

[answerIcon]Una festa, Roma ha tanto bisogno di feste… Può sembrare un gioco lessicale, in realtà c’è di più. Innanzitutto la manifestazione che guido ha una storia molto più giovane, solo dodici anni, io sono al mio terzo anno. Ho cercato di cambiare molte cose: non abbiamo un concorso né una giuria, e una parte molto significativa e caratterizzante è dedicata agli incontri, con una o due personalità del cinema e anche non del cinema che ogni sera dialogano con il pubblico. Ad esempio, ogni anno ospitiamo un grande scrittore che viene a spiegare di come il cinema ha influenzato il suo lavoro: Donna Tartt, Don De Lillo, quest’anno ci sarà Chuck Palahniuk. Ma sono stati con noi anche grandi architetti e musicisti. Insomma festeggiamo il cinema, con il più assoluto rispetto per chi fa i festival veri e propri. Del resto sarebbe certamente penalizzante fare un festival tradizionale un mese e mezzo dopo Venezia, che viene prima per tempi, storia, bravura. In poche parole non voglio fare una Venezia di serie B, ma una Roma di serie A e spero di esserci riuscito.

[questionIcon]Alberto Barbera, hai presentato un’edizione poco tradizionale, con molto cinema italiano…

[answerIcon]Ogni anno cerchiamo di introdurre qualche elemento di novità e non è facile, in un panorama di tantissimi festival importanti che, come diceva Pedro, non solo non sono scomparsi ma sono sempre più forti. Si attestano sempre più come un momento decisivo non tanto per la promozione dei film ma soprattutto per la loro circolazione. Non dimentichiamo che certi film girano nel mondo solo attraverso e grazie ai festival. Venezia ha una storia lunghissima e particolare, ha attraversato grandi momenti e momenti bui, come fu la scelta disastrosa di non avere per dieci anni una competizione, il che ha consentito a Cannes di diventare quello che è. Siamo in qualche modo riusciti a riportare Venezia agli onori del mondo, abbiamo ricostruito il rapporto con gli americani, ci si viene molto più volentieri che qualche quinquennio fa. A ogni modo le novità quest’anno sono due: una è la realtà virtuale, la seconda, all’interno di un programma molto vario, la presenza di tanto cinema italiano. Negli ultimi anni mi sono spesso lamentato della scarsa qualità del cinema italiano, che è una delle ragioni della disaffezione del pubblico alla sala. Quest’anno invece la sorpresa è stata vedere tanti bei film. La mia impressione è che ci sia una “piccola primavera” del cinema italiano: numerosi registi, agli esordi o al secondo o terzo film, che si stanno misurando con modelli spettacolari e narrativi inediti. Basta con le commedie, il cinema borghese autoreferenziale. Quindi a Venezia ci saranno più di 20 film italiani, un numero forse esorbitante, ma era importante dare un segnale di attenzione rispetto a un cambiamento in atto: vedremo poi se si consolida, ma intanto c’è. La realtà virtuale è l’altra novità: siamo il primo festival importante al mondo che indice un concorso per questo tipo di opere, con una giuria e dei premi appositi. La VR forse non è il futuro del cinema o la sua evoluzione, è un’altra cosa, ma molti sono convinti – e io fra questi – che sia destinata a rimanere, si radicherà, non sostituirà il cinema ma sarà altro. Fra 100 opere ne abbiamo scelte 22 per il concorso e altre 7-8 fuori concorso: saranno per il pubblico esperienze spettacolari senza precedenti, per le quali utilizzeremo un nuovo spazio, l’antico e magnifico Lazzaretto su un’isola di fronte al lido, restaurato di recente. Del resto io sono convinto che i festival abbiano il ruolo non solo di fotografare il cinema di un dato momento, ma di essere proiettati nel futuro, scommettendo e sbagliando. Chi fa sbaglia, ma progredisce.

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Box office: Atomica bionda sconfitta a Dunkirk https://www.fabriqueducinema.it/cinema/incassi/box-office-atomica-bionda-sconfitta-dunkirk/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/incassi/box-office-atomica-bionda-sconfitta-dunkirk/#respond Wed, 02 Aug 2017 11:59:26 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=9043 Il Box office Usa mostra ancora un Dunkirk aggrappato alla prima posizione, mentre  The Emoji Movie – il film sulle famose faccine dei social – non va molto bene, ma ai bambini è piaciuto. Flop per Charlize Theron e il suo Atomica bionda che incassa appena $ 18.000.000 nel fine settimana. Bene per Cattivissimo me 3 a quota […]

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Il Box office Usa mostra ancora un Dunkirk aggrappato alla prima posizione, mentre  The Emoji Movie – il film sulle famose faccine dei social – non va molto bene, ma ai bambini è piaciuto. Flop per Charlize Theron e il suo Atomica bionda che incassa appena $ 18.000.000 nel fine settimana. Bene per Cattivissimo me 3 a quota 235 e Spider-Man Homecoming con 278. Chiude la top ten Wonder Woman con $ 395.000.000.

In Italia invece il tessi-ragnatele non molla e incassa 7 milioni in 4 settimane, briciole per gli altri film presenti in classifica.

Nel Regno Unito Dunkirk è stabile alla prima posizione con 27 milioni di sterline, bene anche qui Cattivissimo me 3 con 35 e Spider-Man Homecoming con 24 milioni di sterline; perde 16 milioni The War – Il pianeta delle scimmie rispetto al precedente Apes Revolution, che chiuse a 32 milioni di sterline. Flop per Girl Trip.

28-30/07/2017 USA
1) Dunkirk $ 28.130.000 $ 102.836.220
2) The Emoji Movie $ 25.650.000
3) Girls Trip $ 20.085.540 $ 65.524.760
4) Atomic Blonde $ 18.554.000
5) Spider-Man Homecoming $ 13.450.000 $ 278.356.805
6) War for the Planet of the Apes $ 10.375.000 $ 118.687.679
7) Despicable Me 3 $ 7.725.895 $ 230.425.800
8) Valerian and the City of a Thousand Planets $ 6.800.000 $ 30.626.147
9) Baby Driver  $ 4.050.000 $ 92.046.188
10) Wonder Woman $ 7.540.000 $ 395.443.706

27-30/07/2017 Italia
1) Spider-Man Homecoming € 439.526 € 7.303.821
2) The War – Il pianeta delle scimmie € 344.657 € 2.831.894
3) Prima di domani – Before I Fall € 215.201 € 685.522
4) USS Indianapolis € 190.516 € 622.375
5) Transformers – L’ultimo cavaliere € 60.375 € 4.671.802
6) Wish Upon € 41.671 € 225.576
7) 2:22 il destino è già scritto € 36.929 € 939.603
8) 47 Metri € 33.905 € 552.756
9) Chips € 28.682 € 78.103
10) Black Butterfly € 24.290 € 199.556

28-30/07/2017 UK
1) Dunkirk £ 8.235.532 £ 27.017.724
2) Capitan Underpants £ 2.495.744
3) Despicable Me 3 £ 2.250.597 £ 35.851.868
4) War for the Planet of the Apes £ 1.656.290 £ 16.240.721
5) Spider-Man Homecoming £ 1.560.458 £ 24.540.721
6) Girls Trip £ 1.557.981
7) Cars 3 £ 1.013.547 £ 7.403.511
8) 47 Metres Down £ 637.964
9) Baby Driver £ 517.790 £ 11.136.383
10) The Big Sick £ 488.718

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2016: una buona annata per il cinema italiano. Ma si può fare di più https://www.fabriqueducinema.it/cinema/incassi/si-chiude-il-bilancio-cinematografico-del-2016-una-buona-annata-per-il-cinema-italiano/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/incassi/si-chiude-il-bilancio-cinematografico-del-2016-una-buona-annata-per-il-cinema-italiano/#respond Thu, 05 Jan 2017 09:51:07 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=3941 Gennaio, è tempo di bilanci. Per lo meno al cinema. Mai come quest’anno si sono avute ottime notizie dai Cinetel: il 2016 si chiude con quasi il 40% di incassi in più rispetto allo scorso anno, in relazione ai film italiani. Dai circa 130 milioni di incasso e 21 milioni di spettatori del 2015, si […]

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Gennaio, è tempo di bilanci. Per lo meno al cinema.

Mai come quest’anno si sono avute ottime notizie dai Cinetel: il 2016 si chiude con quasi il 40% di incassi in più rispetto allo scorso anno, in relazione ai film italiani. Dai circa 130 milioni di incasso e 21 milioni di spettatori del 2015, si è infatti passati a circa 180 milioni di botteghino, per un totale pari a 28 milioni di presenze.

Certo, a ben guardare sono soprattutto i big a beneficiare di queste affluenze, a partire da Quo vado? della coppia Nunziante/Zalone (€ 65.365.655) passando per i Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese (€ 17.370.302), i Poveri ma ricchi di Fausto Brizzi (€ 5.271.407 per un titolo ancora nelle sale), e la virziniana Pazza gioia (€ 6.190.495 e 1.002.095 presenze).

Fino a qui nulla di nuovo, se non fosse per una manciata di titoli di buon successo che fanno ben sperare in una rinascita dal basso del cinema italiano: uno su tutti la rivelazione dell’anno Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti che, forte di una sceneggiatura intelligente, co-firmata da Nicola Guaglianone e Menotti, e di una straordinaria scelta degli attori (Claudio Santamaria, Luca Marinelli e la rivelazione Ilenia Pastorelli) porta a casa l’ottimo risultato dei € 5.082.495 di incasso per 796.357 presenze.

Si segnalano anche gli eccellenti Veloce come il vento di Matteo Rovere, salutato dal pubblico con 411.610 presenze per un incasso totale di € 2.237.441,  e Mine di Fabio Guaglione e Fabio Resinaro, che oltre a 249.817 presenze per un totale di € 1.403.139 si è aggiudicato anche il Premio Fabrique alla Miglior Opera innovativa e sperimentale.

Grande risultato infine per Quel bravo ragazzo con € 1.306.340 totali, di Enrico Lando da un’idea di Ciro Zecca, e per Escobar – Paradise Lost, esordio alla regia di Andrea Di Stefano che con un cast internazionale (Benicio Del Toro, Josh Hutcherson) si attesta decisamente sopra il milione di incasso (per l’esattezza € 1.192.495 con 201.202 spettatori paganti).

Non bene invece titoli sulla carta vincenti come The Pills: Sempre meglio che lavorare, opera prima del gruppo romano di autori che – nel passaggio dal web alla sala cinematografica – non è decisamente stato premiato, incassando in totale solo € 557.273, a fronte di 83.201 spettatori. Così come Indivisibili di Edoardo De Angelis, pellicola apprezzatissima alla scorsa edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove ha fatto incetta di premi (e ciononostante si è fermato poco sotto i 370.00 euro), e Piuma, firmata da Roan Johnson, che pure si è fermato a quota 351.957 euro.

Un peccato, certo, ma anche una spinta a migliorare, con la speranza che il 2017 si chiuda con tutt’altre classifiche.

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Un cinema tutto per voi? non è più un sogno https://www.fabriqueducinema.it/cinema/interviste/un-cinema-tutto-per-voi-non-e-piu-un-sogno/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/interviste/un-cinema-tutto-per-voi-non-e-piu-un-sogno/#respond Fri, 08 Jul 2016 14:21:02 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=3349 Movieday è la prima piattaforma web italiana di self-publishing cinematografico, che da la possibilità a chiunque di organizzare proiezioni cinematografiche seguendo semplici e chiare regole vantaggiose per tutte le parti.  L’ad Antonello Centomani ci ha spiegato qualcosa di più su Movieday, e soprattutto sull’inedito progetto che sta portando avanti con il suo team: la ricerca […]

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Movieday è la prima piattaforma web italiana di self-publishing cinematografico, che da la possibilità a chiunque di organizzare proiezioni cinematografiche seguendo semplici e chiare regole vantaggiose per tutte le parti.  L’ad Antonello Centomani ci ha spiegato qualcosa di più su Movieday, e soprattutto sull’inedito progetto che sta portando avanti con il suo team: la ricerca di “Film Campaigner”. Andrea Borrelli ci ha raccontato l’idea comunicazione che c’è dietro.

 Antonello, che cos’è Movieday e da dove nasce l’idea di questa piattaforma?

Movieday nasce anni fa in contemporanea a un progetto americano da cui trae ispirazione.  In poche parole si tratta di una start up, una piattaforma web che permette a chiunque di organizzare delle proiezioni. Movieday si rivolge a diversi destinatari: gli appassionati o le associazioni del settore e i registi e produttori indipendenti. In Italia ci sono solamente una quarantina di distributori per migliaia di film, molti di questi non riescono ad accedere alle sale. Noi di Movieday aiutiamo questi soggetti a raggiungere il pubblico. In più tutti ci guadagnano: 50% alla sala, 30% al film e 20% alla piattaforma.

Che tipologia di film è presente nel vostro catalogo e quante sale sono coinvolte nel progetto?

Il catalogo dei film è estremamente diversificato e copre tutti i generi. Inoltre, se un film non è presente nel catalogo è possibile richiederlo. Il numero delle sale che hanno aderito e continuano ad aderire al progetto è in continua crescita; considerato che le sale italiane sono circa 1100, Movieday è collegato oggi con 150 cinema ed entro la fine dell’anno contiamo di arrivare a ben 250 sale.

Come si organizza un evento Movieday?

Si può scegliere tra un catalogo di film e di cinema, dopodiché si clicca semplicemente su “crea un evento”! Si deve raggiungere una soglia minima di partecipanti entro una deadline affinché la proiezione venga confermata. Le proiezioni Movieday non sono tradizionali proiezioni ma eventi speciali, il nostro ormai è diventato un brand che attira un gran numero di spettatori.

Chi è un Film Campaigner e quali devono essere le sue caratteristiche?

Innanzitutto il Film Campaigner è un mestiere inedito nel nostro paese. La produzione può fare affidamento su questa figura esterna che ha il ruolo di progettare, gestire e promuovere campagne di proiezioni-evento nelle sale cinematografiche tramite Movieday. Si tratta di soggetti o singoli o multipli di vario tipo suggeriti e proposti da Movieday, che infatti sta attualmente provvedendo alla selezione. La volontà è quella di andare oltre le forme tradizionali di marketing e di comunicazione e di concepire una figura nuova, capace di creare un rapporto simbiotico, oserei dire di osmosi, con il film in modo da rendere il suo apporto unico.

Andrea, su che tipo di comunicazione avete puntato per lanciare un progetto nuovo in Italia come quello del Film Campaigner e perché la scelta del supereroe?

Il nostro obiettivo era quello di sviluppare uno storytelling e di creare un personaggio in cui i possibili i candidati potessero identificarsi. Abbiamo quindi pensato a un supereroe che simbolicamente potesse salvare il cinema, anche perché il compito di Movieday è proprio quello di portare sul grande schermo film che altrimenti non raggiungerebbero mai il grande pubblico. Soprattutto abbiamo giocato con lo slogan “dietro un grande film c’è un grande campaigner”, una frase che si rifà al mondo dei supereroi.

 

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Festival Pontino del Cortometraggio, anno dieci https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/al-via-la-10a-edizione-del-festival-pontino-del-cortometraggio/ Sun, 02 Nov 2014 12:45:10 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=320 Giunto alla decima edizione, il Festival Pontino del Cortometraggio si è svolto nel novembre scorso al Teatro Moderno di Latina. Negli ultimi anni il Festival ha ottenuto un crescente successo di pubblico e da diverse edizioni ormai si iscrivono mediamente oltre 500 opere da circa 47 paesi del mondo (vedi spot). Quest’anno l’obiettivo è stato sui temi relativi alla crisi, alla questione femminile e all’Africa, un continente assai complesso che è […]

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Giunto alla decima edizione, il Festival Pontino del Cortometraggio si è svolto nel novembre scorso al Teatro Moderno di Latina. Negli ultimi anni il Festival ha ottenuto un crescente successo di pubblico e da diverse edizioni ormai si iscrivono mediamente oltre 500 opere da circa 47 paesi del mondo (vedi spot).

Quest’anno l’obiettivo è stato sui temi relativi alla crisi, alla questione femminile e all’Africa, un continente assai complesso che è portatore di risorse umane e culturali ancora in gran parte inesplorate, anche dal punto di vista della produzione cinematografica.

Nel corso delle serate, ricche di performance artistiche e mostre, si sono susseguiti cortometraggi a regia e/o tematica femminile e africana, e altri in grado di affrontare con originalità e forza espressiva le più svariate tematiche sociali, oltre ad alcuni interessanti cortometraggi di videoarte.

La giuria, composta da Paola Populin, Gaia Capurso, Stefano Dubay, Massimo Palumbo, Giada Prandi e Stefano Switala ha assegnato 4 premi (Miglior Cortometraggio Sociale, Miglior Corto Donna, Miglior Corto Africa, Premio Videoarte Tonino D’Erme) per un montepremi complessivo di 2.200 euro e 6 menzioni speciali (Miglior regia femminile, Miglior fotografia, Miglior animazione, Premio del pubblico, Miglior Corto Lazio, Corto Press).

Molti gli ospiti: il regista Mario Balsamo (regista di Noi non siamo come James Bond, Premio speciale della Giuria al Festival di Torino), Stefano Dubay (modellatore 3D del film d’animazione premio Oscar Frozen e di The Green Hornet di Michel Gondry) e i rappresentanti dei Festival di cortometraggi “Visioni Fuori raccordo”, “Cinedeaf”, “Lo Spiraglio” e “A corto di donne”.

Info: www.festivalpontino.com

 

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Festival France Odeon https://www.fabriqueducinema.it/festival/dal-mondo-festival/festival-france-odeon/ Mon, 27 Oct 2014 16:38:34 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=293 A Firenze prende il via il 30 ottobre fino al 2 novembre il festival di cinema francese France Odeon. Per la sesta edizione della rassegna curata da Francesco Ranieri Martinotti, in programma un omaggio al grande Alain Resnais, recentemente scomparso. Fra gli ospiti Laura Morante, madrina del festival, Sabine Azéma, Luca Zingaretti e Benoît Jacquot. […]

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A Firenze prende il via il 30 ottobre fino al 2 novembre il festival di cinema francese France Odeon. Per la sesta edizione della rassegna curata da Francesco Ranieri Martinotti, in programma un omaggio al grande Alain Resnais, recentemente scomparso. Fra gli ospiti Laura Morante, madrina del festival, Sabine Azéma, Luca Zingaretti e Benoît Jacquot.

La seconda giornata del festival, il 31 ottobre, si aprirà con il convegno Belle toujours – La legge francese sul cinema, che proporrà analisi e riflessioni sulle norme che regolano il cinema in Francia, ospitato dalla Regione Toscana in Palazzo Sacrati Strozzi (ore 11). Parteciperanno David Kessler (già direttore generale del CNC), Jean-Louis Livi (produttore), Angelo Cianci (regista e professore di cinema), Agnès de Sacy (sceneggiatrice), Isabelle Massot (Festival international des scénaristes). Concluderà la Senatrice Rosa Maria Di Giorgi.

La consueta selezione dei film di recente produzione prevede lungometraggi provenienti dai festival di Cannes, Venezia, Locarno e Toronto, oltre a tre inediti assoluti: Maestro di Léa Fazer, la cui giovane protagonista Déborah François sarà presente all’anteprima fiorentina del film, La ritournelle interpretato da Isabelle Huppert e diretto da Marc Fitoussi, e Les vacances du Petit Nicolas di Laurent Tirard.

Programma su www.franceodeon.com

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Elisa Amoruso, regista e scrittrice https://www.fabriqueducinema.it/magazine/futures/elisa-amoruso/ Wed, 08 Oct 2014 13:00:18 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=342 In principio fu la fotografia. Ma a soli 32 anni Elisa ha goà attraversato anche cinema e letteratura. Oggi sta per fare il grande salto dal documentario ai film di finzione, tra l’Italia e la Polonia. di Giovanna Maria Branca foto Andrea di Lorenzo Elisa Amoruso, classe 1981, ci aspetta nella sede della Tangram Film […]

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In principio fu la fotografia. Ma a soli 32 anni Elisa ha goà attraversato anche cinema e letteratura. Oggi sta per fare il grande salto dal documentario ai film di finzione, tra l’Italia e la Polonia.

di Giovanna Maria Branca foto Andrea di Lorenzo

Elisa Amoruso, classe 1981, ci aspetta nella sede della Tangram Film di Carolina Levi a Trastevere. È la casa di produzione che ha partecipato alla realizzazione del suo primo film, molto applaudito allo scorso Festival di Roma nella sezione Prospettive Doc Italia: Fuoristrada. Lo vedremo presto nelle sale italiane, distribuito dall’Istituto Luce, e da Fandango International all’estero. Elisa è una sceneggiatrice, tra gli altri film Passione sinistra di Marco Ponti, uscito nel 2013; una scrittrice, il suo primo romanzo Buongiorno amore è anch’esso del 2013; una fotografa. E ora anche una regista.

Tra queste forme di espressione quale ti rappresenta meglio?

La scrittura è sicuramente la mia base di partenza, ma tutto è iniziato dalla fotografia, che ha poi aiutato il passaggio dalla scrittura alla regia. Mio padre commercia in macchine fotografiche, quindi ci sono cresciuta in mezzo. Ho iniziato a fare la fotografa di scena per i cortometraggi degli amici e poi per tutta la seconda serie di Boris. In precedenza, nel 2005, mentre frequentavo il primo anno del corso di sceneggiatura al Centro Sperimentale, ho iniziato la collaborazione con Claudio Noce per cui ho sceneggiato il corto Aria, che ha vinto tantissimi premi anche ai David di Donatello e ai Nastri D’argento. Poi la nostra collaborazione è continuata con il mediometraggio Adil e Yusuf (2008), che è stato a Venezia e che è servito da studio per il nostro primo lungometraggio: Good Morning Aman (2009). Per Claudio Noce ho anche scritto la sceneggiatura di La foresta di ghiaccio, con Emir Kusturica protagonista.

Poi sei passata al documentario: un genere in cui non è la finzione, ma la realtà a parlare.

È stata una scelta naturale. Ho trascorso un anno e mezzo con i “personaggi” di Fuoristrada: quello che accadeva era così forte che la storia mi è arrivata nel suo farsi, il mio sguardo era orientato su ciò che mi dettava la vicenda, tutto in presa diretta, nel massimo rispetto della realtà di queste persone. Senza forzature, costruzioni o prese di posizione. Ho seguito semplicemente il modo in cui vive questa famiglia composta da Beatrice, Marianna e il loro figlio. Beatrice prima si chiamava Pino, faceva e fa ancora la meccanica nella sua officina a San Giovanni ed è una campionessa di rally. Il suo ambiente quindi è quasi del tutto composto da uomini, che però la stimano e la rispettano dato che è bravissima nel suo mestiere. Anche se, come ci si poteva aspettare, ha perso almeno metà della clientela dopo il cambiamento di sesso. Il titolo  è nato dalla storia stessa, quella di un meccanico che guida nei rally: Fuoristrada, una metafora che racconta un po’ tutta la vicenda di vita di Beatrice, della sua famiglia fuori dai canoni e dell’amore che la unisce a Marianna.

In qualità di giovane autrice qual è la tua prospettiva sul cinema italiano? Quali le limitazioni e gli ostacoli che hai incontrato e quali invece gli aspetti positivi?

Con tutti i miei progetti ho sempre fatto domanda al Ministero, ma non avendo nomi di rilievo nel cast né l’appoggio di grandi distribuzioni sono stati tutti rifiutati. Almeno fino all’ultimo film cui sto lavorando, come sceneggiatrice e regista: Se Dio vuole – Insha’Allah.

Per Fuoristrada però volevamo almeno ottenere il riconoscimento dell’interesse culturale, e per fortuna ci siamo riusciti. Se Dio vuole invece è una coproduzione Italia/Polonia con il 40% di produzione polacca. La Opus Film ha fatto richiesta per il finanziamento al Polish Film Institute, che dovrebbe darci 400.000 euro. Abbiamo incontrato a Cannes il direttore del PFI che è un grande sostenitore del film: ci ha addirittura detto che gli dispiace poter offrire “solo” questa cifra, che per l’Italia ormai è un’enormità. Però dobbiamo riuscire a raccogliere il restante 60%: il Ministero italiano ci darà 150.000 euro, bisogna ancora trovare il resto dei soldi.

Credo che gli autori della nostra generazione non abbiano una resistenza a priori nello spendere energie, tempo e denaro in un progetto, anche se non c’è nessuno che lo finanzia. La nostra generazione non è affermata e sostenuta come quella precedente, ma questo è anche un aspetto positivo: ci dà maggiore libertà dalle influenze esterne, maggiore possibilità di sperimentare svincolati da pressioni. Insomma, mi pare che anche se ci mettono sulla strada veramente tanti ostacoli, questo non basta a fermarci. E anche un giornale come Fabrique, con tutti i giovani talenti del nostro cinema, lo dimostra: è l’esempio concreto di come nonostante tutto noi comunque andiamo avanti.

 

Puoi dirci qualcosa in più sul tuo prossimo film Se Dio vuole e in generale sui tuoi progetti futuri?

Il soggetto di Se Dio vuole l’avevo scritto addirittura quando frequentavo ancora il Centro Sperimentale, è rimasto nel cassetto per tanti anni. Quando poi abbiamo presentato il progetto in Polonia, dato che all’epoca frequentavo un master alla scuola di cinema di Andrzej Wajda, è piaciuto così tanto che abbiamo iniziato a sviluppare la sceneggiatura: Wajda, scherzosamente, mi disse che avrebbe voluto averla lui l’idea. È un noir ambientato tra l’Italia e la Polonia, che indaga l’identità di una donna alle prese con due storie d’amore: una nel presente, a Varsavia, con l’uomo che ha sposato, e l’altra nel passato, con un algerino, quando era una giovane immigrata polacca a Roma. Abbiamo già due dei protagonisti: Kasia Smutniak e Robert Wieckiewicz, un attore molto famoso in Polonia, mentre resta aperto il casting per l’algerino.

L’altro progetto cui sto lavorando è il mio secondo libro. Buongiorno amore, che avevo iniziato solo per sentirmi in contatto con l’Italia mentre vivevo in Polonia, è andato inaspettatamente benissimo. Così tanto che Newton Compton me ne ha “commissionato” un altro. Insomma, tra la scrittura del romanzo e il film… se mi proponessero qualcos’altro dovrei inventarmi una seconda me!

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