carlo carlei Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Fri, 17 Sep 2021 15:20:31 +0000 it-IT hourly 1 Poliziotti scomodi https://www.fabriqueducinema.it/serie/recensioni-tv-serie-tv/poliziotti-scomodi/ Fri, 27 Jan 2017 09:50:43 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=4052 Fabrique inaugura una rubrica di commento agli ascolti delle serie TV condotta da Chicco Agnese, grande esperto di televisione e comunicazione di massa. Dopo il successo di Rocco Schiavone, la fiction poliziesca tratta dai romanzi di Antonio Manzini e trasmessa su RAI2, un’altra serie investigativa “letteraria”, I bastardi di Pizzofalcone, si affaccia sugli schermi della […]

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Fabrique inaugura una rubrica di commento agli ascolti delle serie TV condotta da Chicco Agnese, grande esperto di televisione e comunicazione di massa.

Dopo il successo di Rocco Schiavone, la fiction poliziesca tratta dai romanzi di Antonio Manzini e trasmessa su RAI2, un’altra serie investigativa “letteraria”, I bastardi di Pizzofalcone, si affaccia sugli schermi della TV pubblica (RAI1) con un boom di ascolti: oltre 7 milioni di telespettatori,  28% di share nella quarta puntata.

Tratta dai best seller di Maurizio De Giovanni e diretta da Carlo Carlei, la fiction racconta di un gruppo di poliziotti scomodi, che a dispetto della loro cattiva reputazione riscattano l’immagine del commissariato napoletano di Pizzofalcone, destinato alla chiusura per via dei pessimi trascorsi. Ad animare la nuova squadra troviamo l’abile ispettore Giuseppe Loiacono (Alessandro Gassman), trasferito da Agrigento in questa sede napoletana senza prospettive, dopo essere stato accusato (ingiustamente) di aver passato informazioni alla mafia.

L’accostamento di questa serie a quella di Rocco Schiavone non riguarda solo l’origine letteraria di entrambe le fiction poliziesche, che garantisce, comunque, un’efficacia narrativa già collaudata editorialmente, ma si riferisce anche al profilo, certamente non convenzionale, dei due protagonisti.  Entrambi gli investigatori, Schiavone e Loiacono, pur caratterialmente molto distanti fra loro, portano il peso di un passato da chiarire o riscattare, sono esuli in contesti poco familiari e vivono una dimensione di solitudine affettivamente complicata e malinconica. Entrambi hanno un forte senso della giustizia (che nel caso di Rocco Schiavone non sempre coincide con il concetto di legalità) e un notevole talento investigativo che li accompagna nella ricerca del colpevole e non di un colpevole, e quindi sono istintivamente insofferenti alle pressioni e alle dinamiche dei poteri, alle logiche degli apparati e dei loro intrecci, alle pastoie burocratiche, insomma sono entrambi “scomodi”, seppure con modalità di comportamento molto diverse: saccente, sarcastico, cinico e strafottente Schiavone, modesto, rispettoso e schivo Loiacono.

Dunque sulla scena di queste serie televisive si muovono, anziché degli eroi senza macchia, degli antieroi, che forse conquistano l’affetto e il consenso del pubblico proprio grazie al fatto di presentarsi con tutto il proprio contraddittorio risvolto umano. Come osserva Aldo Grasso, «l’idea di lavorare su una storia orizzontale centrata su una sfera più privata del protagonista è una delle grandi lezioni della serialità americana».

Ma anche da un punto di vista sociologico questo tipo di antieroe, “umano, troppo umano”, che esprime uno spirito libero e determinato, appare più empatico e vicino alle aspettative di un sociale sempre più diffidente e deluso dalle istituzioni.

Va infine osservato che questo approccio narrativo non convenzionale consente l’introduzione, in entrambe le serie, di elementi fortemente trasgressivi, come gli spinelli che accompagnano le giornate di Rocco Schiavone e la storia d’amore della poliziotta Alex De Nardo (interpretata da Simona Tabasco) che svela la sua omosessualità nei Bastardi.

Come in tutte le sperimentazioni di prodotti innovativi, anche in questo caso il successo della nuova serie è stato supportato da un’accurata programmazione.

Si è impiegato uno schema classico ma particolarmente efficace, partenza lunedì 9 gennaio, subito dopo il rientro dalle vacanze natalizie, periodo in cui i palinsesti – le strenne – e i consumi televisivi sono fortemente modificati e condizionati dalla massiccia presenza del pubblico infantile. Il lunedì è anche il giorno della settimana con il più ampio bacino di pubblico e quindi il raddoppio ravvicinato della seconda puntata previsto per il giorno seguente, martedì 10 gennaio, ha inteso consentire una più rapida ed efficace fidelizzazione del pubblico. L’anticipazione della partenza, rispetto all’inizio del cosiddetto “periodo di garanzia” (febbraio- marzo) ha avuto lo scopo di consolidare il prodotto in un periodo in cui, nonostante una grande presenza di pubblico, la contro programmazione risultava ancora debole e affidata a prodotti natalizi.

In questo scenario I bastardi di Pizzofalcone debuttano il 9 gennaio contro il film Andiamo a quel paese su Canale5. Risultato: oltre 6,9 milioni di telespettatori e il 25,5% di share per RAI1 contro i 4,3 milioni e il 16% di Canale5. La seconda puntata, il 10 gennaio, consolida l’ascolto con 6,8 milioni e il 25,5 % di share, mentre Canale5 con il film Buongiorno papà cala a 2,8 milioni e all’11,4% di share. La terza puntata, lunedì 16 gennaio, si scontra con una programmazione tardivamente natalizia di Canale5 (film Piccolo principe), che consente a RAI1 di confermare un ascolto superiore ai 6 milioni e intorno al 25% di share.

L’assenza di un’efficace contro programmazione fa registrare, come abbiamo visto, il record di ascolti della quarta puntata di lunedì 23 gennaio, in cui I bastardi di Pizzofalcone toccano i 7 milioni e il 28%, a fronte di un Canale5 sotto il 10%.

Dunque una strategia vincente, che ha consentito a RAI1di consolidare un titolo nuovo e sperimentale prima dello scontro diretto con L’isola dei famosi, prodotto di punta di Canale5, il cui debutto è previsto per lunedì 30 gennaio. Una strategia che però richiede la disponibilità di un magazzino di fiction particolarmente ricco e competitivo, che la messa in campo, in anticipo di stagione, di titoli storicamente di grande successo come Che dio ci aiuti e A un passo dal cielo lascia presumere.

* Sociologo e giornalista, è stato dirigente della RAI dove ha ricoperto importanti incarichi nella sperimentazione, nel marketing di prodotto e nell’area palinsesti e strategie editoriali. È stato autore e redattore in numerosi programmi televisivi tra cui Mixer di Giovanni Minoli, Un po’ artista un po’ no, Eureka e Numeri zero e supervisore della soap Un posto al sole.

 

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“Romeo & Juliet” – effetti speciali tutti italiani https://www.fabriqueducinema.it/magazine/visual-effects/romeo-juliet-effetti-speciali-tutti-italiani/ https://www.fabriqueducinema.it/magazine/visual-effects/romeo-juliet-effetti-speciali-tutti-italiani/#respond Mon, 16 Feb 2015 17:40:41 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=871 La Giulietta del Duemila non si affaccia più da un balcone, ma da uno schermo blu. Uno studio italiano composto da giovani ha creato gli effetti digitali della nuova versione della love story più famosa di tutti i tempi di Pasquale di Viccaro, visual effects supervisor di Metaphyx La realizzazione tecnico/artistica di un film è […]

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La Giulietta del Duemila non si affaccia più da un balcone, ma da uno schermo blu. Uno studio italiano composto da giovani ha creato gli effetti digitali della nuova versione della love story più famosa di tutti i tempi

di Pasquale di Viccaro, visual effects supervisor di Metaphyx

La realizzazione tecnico/artistica di un film è un vero e proprio secondo film che corre parallelamente alla storia narrata sulla pellicola. Ricca anch’essa di colpi di scena, emozioni, momenti tragici e comici, colpi di genio e tanto duro lavoro. Romeo&Juliet, diretto da Carlo Carlei, è un film ambizioso e coraggioso, girato con un piccolo/medio budget ma supportato da artisti e tecnici di alto livello. La pellicola, una coproduzione inglese, italiana, svizzera e americana (Swarovski Entertainment, Blue Lake Media Fund, Amber Entertainment, Indiana e Echo Lake Entertainment), è stata girata interamente in Italia in lingua inglese e distribuita in tutto il mondo.

La preparazione

La lavorazione che ha interessato gli effetti visivi è stata la più complessa che Metaphyx abbia mai affrontato dalla sua nascita. In fase di preproduzione la stima era di circa 150/170 effetti visivi, tuttavia a montaggio ultimato ci siamo trovati con un carico di lavoro di 340 inquadrature da lavorare, alcune delle quali davvero complicate. Per la prima volta una piccola factory digitale italiana si è trovata a gestire un progetto hollywoodiano, cercando di raggiungere la stessa qualità visiva e ricercatezza artistica delle concorrenti estere. Nella primissima fase di storyboarding abbiamo cercato di individuare le principali tipologie d’interventi: estensione del set reale, pulizia e rimozione di oggetti moderni, bluescreen e ricostruzioni complete (in fase di ripresa tuttavia ci siamo spesso accorti di problemi che potevamo risolvere solo in post, come ad esempio l’aggiunta di sangue sui costumi di scena che non potevano essere macchiati realmente). Fin dal primo giorno di riprese il regista ha chiesto alla produzione la presenza sul set del reparto effetti visivi, e spesso anche nelle situazioni più complesse abbiamo lavorato in gruppo con la crew per trovare soluzioni che contenessero il budget e facilitassero il lavoro da svolgere poi al computer. Come supervisore degli effetti visivi, sul set avevo costantemente bisogno di scambiare informazioni con il reparto fotografia e aver lavorato in sinergia con il direttore della fotografia David Tattersall (Star Wars, The Walking Dead, 007) è stato essenziale, oltre che formativo.

Per l’enorme quantità di dati che veniva immagazzinata ogni giorno di ripresa avevo creato un database con tutte le informazioni utili per la lavorazione in post: dalle ottiche alle coordinate spaziali della camera, setting di colore, situazione luminosa e tantissime foto di scena per le references e per le textures in HDR. Verona e Mantova sono dei veri musei a cielo aperto: palazzi, vicoli, piazze, tutto è stato utile per le ricostruzioni digitali. Alla fine delle riprese avevamo più di 1500 foto per supporto alla produzione, il resto l’abbiamo ricavato da libri, dalle informazioni scambiate con lo scenografo Tonino Zera e ovviamente da internet.

Come creare più di 300 vfx invisibili

Il film è stato girato totalmente in digitale utilizzando due Arri Alexa con immagazzinamento dei frame tramite Codex, per avere il massimo della qualità possibile, e lenti Arri MasterPrime e UltraPrime. Per la lavorazione abbiamo raggiunto un organico di 15 persone, nulla se paragonato ai numeri di Weta, MPC ecc., tuttavia non pochi per una piccola factory italiana. La nostra filosofia è quella di creare un team di lavoro composto persone talentuose: molti dei nostri collaboratori hanno infatti in curriculum grossi progetti hollywoodiani, proprio perché crediamo che questo settore abbia tante potenzialità anche nel nostro paese, e prendendoci enormi rischi abbiamo deciso di scommetterci.

Per quanto riguarda i vfx l’intero film è stato lavorato a Roma, l’unica scena realizzata all’esterno è il matrimonio, in cui la chiesa, completamente digitale, è stata in parte compositata anche dalla CompanyOne Entertainment di Budapest. Come dicevo, per lo stile architettonico delle ricostruzioni digitali abbiamo fatto moltissima ricerca, dagli edifici dell’epoca ai dipinti del Quattro-Cinquecento. Un esempio è la scena nel finale del film, in cui si svolge il funerale dei protagonisti: la location reale era in piazza Sordello a Mantova. La ricostruzione principale ha interessato il totale della chiesa, per la quale ci siamo ispirati a un dipinto di Domenico Morone (La cacciata dei Bonacolsi, 1494) segnalato dallo scenografo. Dapprima abbiamo ricostruito la facciata principale della chiesa e poi l’abbiamo arricchita fondendo elementi di altre chiese tipiche di Verona. Nella stessa scena inoltre abbiamo intensificato la folla con un centinaio di comparse digitali e poi trasformato l’area circostante sostituendo il cielo e ricreando l’atmosfera per rendere tutto più tragico.

Un altro esempio è la sequenza che racconta la storia del monastero di frate Lorenzo (Paul Giamatti). Da un punto di vista artistico l’idea era quella di un timelapse, ma in seguito a vari test ci siamo accorti che visivamente non funzionava; perciò, dopo numerosi tentativi, abbiamo ricostruito la struttura base del monastero in CGI e creato una composizione simile a un timelapse, ma molto più fluida poiché l’animazione del cielo e delle luci sulla struttura è totalmente animata in digitale. Il risultato è armonioso, qualcosa che nella realtà sarebbe impossibile. Un attento studio ci ha portati a creare da zero anche un design del titolo molto curato in ogni particolare, esempio sono le due iniziali di Romeo&Juliet che sembrano quasi arrivare a toccarsi.

www.metaphyx.com

 

 

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