Biografilm Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Mon, 25 Jan 2021 14:54:24 +0000 it-IT hourly 1 Because of my Body affronta un tema tabù https://www.fabriqueducinema.it/festival/because-of-my-body-affronta-un-tema-tabu/ Tue, 16 Jun 2020 08:22:53 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=14132 Dopo il successo internazionale del cortometraggio Red Line, Francesco Cannavà porta sullo schermo virtuale del Biografilm Festival 2020 Because of my Body, docufilm che tratta il difficile tema dell’assistenza sessuale alle persone disabili. Prodotto da 8Roadfilm, Replay  e con partner Lovegiver – l’associazione che si occupa della formazione degli OEAS (Operatore all’emotività, alla sessualità, all’affettività) […]

L'articolo Because of my Body affronta un tema tabù proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
Dopo il successo internazionale del cortometraggio Red Line, Francesco Cannavà porta sullo schermo virtuale del Biografilm Festival 2020 Because of my Body, docufilm che tratta il difficile tema dellassistenza sessuale alle persone disabili. Prodotto da 8Roadfilm, Replay  e con partner Lovegiverl’associazione che si occupa della formazione degli OEAS (Operatore all’emotività, alla sessualità, all’affettività) -, il lavoro del regista messinese racconta la storia di Mauro, un’operatore di 51 anni, e Claudia, una giovane ragazza che soffre di spina bifida.

La pellicola di Cannavà è prima di tutto un’azione artistica culturalmente necessaria, che racconta con grande sensibilità un tematica che in Italia patisce di un enorme vuoto sia a livello normativo sia, per l’appunto, a livello culturale. Because of my Body è un profondo e chirurgico atto di denuncia, anch’esso bivalente: da un lato il documentario è la narrazione di una mancanza fisica, dall’altro la triste consapevolezza di un abbandono sociale. In questo senso, il docufilm di Cannavà, dentro un tessuto cromatico spento come l’affettività di Claudia, sembra raccontare di una realtà lontana, quasi parallela, che è (triste) metafora di quella condizione irrevocabilmente solitaria in cui la ragazza è lasciata a se stessa – «mi manca essere toccata» ripete più volte.

Because of my Body non ha solo il merito di accendere i riflettori sul mondo degli OEAS, ma anche quello di non perdersi in una narrazione didascalica: la pellicola non descrive, non indica, ma mostra, con una camera che tende quasi sempre a stringere il campo dell’inquadratura, esacerbando l’elemento decisivo, ovvero quello del corpo. Che, per Claudia, grazie all’aiuto di Mauro, da prigione diventa fonte di scoperta. Cannavà, dunque, riesce nell’intenzione di scoperchiare un tema tabù come quello del piacere e mostrarlo come bisogno primario della persona. Accanto a questo, Cannavà tratteggia una narrazione del quotidiano di Claudia, sempre con l’occhio vigile del racconto lineare, quasi crudo nella sua asciuttezza.

Because of my Body, tra i lunghi dialoghi di Claudia e Mauro allo scoperta del corpo, è un grido d’aiuto, un urlo a metà, nell’immagine anestetizzata che ritrae Claudia mentre deve salutare per l’ultima volta il suo operatore. E, proprio in quest’ultimo momento, quando la ragazza non desidera proseguire con l’ultimo step del percorso educativo ma preferisce trascorre il loro ultimo giorno insieme parlando, c’è la chiave di un documentario intransigente ma accorto, delicato ma incisivo: in Because of my Body le sequenze del corpo e quelle animate dalle “sole” parole si amalgamano, fino a provare come quest’ultime sanno essere e farsi corpo.

La sequenza del body painting è, su tutte, l’istantanea da conservare di Because of my Body: Mauro chiede a Claudia di colorare le parti che le piacciono e quelle che non le piacciono di un uomo. Cannavà racconta di una donna che desidera essere notata per la sua normalità. La pellicola gioca sull’equilibrio/disequilibrio della rottura dell’anonimato, che come il corpo è vittima e carnefice. Nella sua volontà di fare «come gli altri», Claudia restituisce quella necessità di attenzione che è l’anima del documentario, e, al contempo, sottolinea con forza e senza imbarazzo quel sogno di emulazione che, in fondo, è alla base della crescita di ognuno.

L'articolo Because of my Body affronta un tema tabù proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
Faith: i monaci guerrieri di Valentina Pedicini https://www.fabriqueducinema.it/festival/faith-i-monaci-guerrieri-di-valentina-pedicini/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/faith-i-monaci-guerrieri-di-valentina-pedicini/#respond Tue, 09 Jun 2020 09:13:09 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=14063 Anteprima italiana al Biografilm per “Faith” Faith è l’ultima fatica di Valentina Pedicini, presentato in anteprima italiana nella versione online del Biografilm Festival – International celebration of lives, giunto alla sua sedicesima edizione, dedicata come sempre ai documentari più interessanti del panorama mondiale. «Nel 1998 un Maestro kung fu consacra corpo e anima alla lotta […]

L'articolo Faith: i monaci guerrieri di Valentina Pedicini proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
Anteprima italiana al Biografilm per “Faith”

Faith è l’ultima fatica di Valentina Pedicini, presentato in anteprima italiana nella versione online del Biografilm Festival – International celebration of lives, giunto alla sua sedicesima edizione, dedicata come sempre ai documentari più interessanti del panorama mondiale.

«Nel 1998 un Maestro kung fu consacra corpo e anima alla lotta contro i Demoni. Recluta giovani campioni di arti marziali per combattere il Male. Li battezza come Monaci Guerrieri e Madri Guardiane. Sceglie l’Eletta che porterà la Luce nel mondo e fonda un Monastero a sua difesa. I “Guerrieri della Luce” forgiati da venti anni di disciplina e meditazione, senza alcun contatto fisico ed emotivo con il mondo esterno, sono oggi un piccolo esercito in attesa della battaglia finale»: queste le parole con cui Valentina Pedicini introduce il suo film, dedicato a una comunità di 22 persone che dal 1998 vive secondo rigide regole monastiche sulle colline marchigiane.

Bianco/nero e musica tecno

Faith cerca di far luce su una realtà atipica e da sempre polo attrattivo di diffidenza e pregiudizi, tentando di esplorare una realtà sconosciuta e affascinante. Il bianco/nero e le forti sonorità tecno si sposano sullo schermo mostrandoci lo stile di vita surreale scelto dai monaci-guerrieri e dando forma a un’estetica dello straniamento che brilla della stessa luce straniante delle atmosfere psichedeliche nelle quali veniamo catapultati. La quotidianità dei protagonisti, dai riti di rasatura alle docce fredde post allenamenti massacranti, dai pasti collettivi fino al rito del leccare il piatto una volta terminata la pietanza, rivendica la propria centralità senza fornire ulteriori chiarimenti, evitando di esaminare la valenza simbolica dei movimenti immortalati dalla camera.

L’occhio della regista concentra il suo sguardo curioso e sfrontato sui dettagli delle azioni dei combattenti, insinuando nello spettatore quesiti ingombranti su temi come normalità e diversità, o il peso di una scelta così radicale. Risulta, di conseguenza, naturale chiedersi quanto realmente l’uomo sia ciò che crede e in particolar modo, come in questo caso, ciò che decide fermamente di praticare, nella scelta della fede alla quale dedicare la propria esistenza e dei mezzi con i quali perseguirla per tutta la vita.

Faith si pone come una pura ricerca estetica che non dichiara le proprie intenzioni e che difende a spada tratta – accompagnata dalla colonna sonora del film Disney più adatto al tema, Mulan – la propria neutralità in un terreno fertile come quello della polemica, pronto a mettere in discussione il confine tra spiritualità e subordinazione; nella trincea di una battaglia interminabile contro un mondo esterno che di fatto i Guerrieri non toccano, nell’eterno e giornaliero conflitto tra speranza e sofferenza, infelicità e incertezza.

La realtà apparentemente disincantata dei monaci ci restituisce l’immagine di una comunità che rappresenta una parte di umanità distante dal mondo comune, una generazione disillusa ma speranzosa che si rifugia nelle radici del proprio credo, nei rigidi rituali e nell’apertura totale al dialogo, preparando così corpo e anima a combattere per difendersi da un male invisibile ma imminente.

Ricerca estetica senza pregiudizi

Valentina Pedicini porge allo spettatore la sua mano, donando l’istantanea di una realtà a molti forse sconosciuta, per altri inconcepibile. Ne registra quotidianità e azioni, rimanendo sulla superficie senza mai esplorare passato o motivazioni personali. Osserva e passa il testimone visivo al pubblico, senza giudicare e senza presunzione nel domandare a chi osserva di farlo.

Un ritratto dipinto con la precisione di chi non cerca interpretazioni né tanto meno opinioni, che non implica prese di posizione o la ferma convinzione nello stabilire cosa sia giusto e cosa sbagliato, quale il bene e quale il male. Una realtà, nuova, diversa e probabilmente scomoda sullo schermo, lontana da ogni ostentazione persuasiva. L’immersione documentaristica in un’estetica raffinata al servizio di uno spaccato manca forse di equilibrio ed empatia, ma è capace di spiazzare attraverso l’irruenza tipica dell’alieno, inscenando il disagio a suon di cazzotti e musica destabilizzante, sudore e devozione.

 

 

 

L'articolo Faith: i monaci guerrieri di Valentina Pedicini proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
https://www.fabriqueducinema.it/festival/faith-i-monaci-guerrieri-di-valentina-pedicini/feed/ 0
Biografilm 11, i vincitori https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/biografilm-11-i-vincitori/ https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/biografilm-11-i-vincitori/#respond Mon, 15 Jun 2015 09:34:26 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=1584 In chiusura del festival bolognese dedicato al cinema biografico sono stati  assegnati il Best Film Unipol Award | Biografilm Festival 2015 per il miglior film e il LifeTales Award | Biografilm Festival 2015 per il più travolgente racconto biografico. La Giuria Internazionale era composta dal regista Silvio Soldini (Presidente di Giuria), l’attrice e musicista Angela Baraldi, Elena Fortes, […]

L'articolo Biografilm 11, i vincitori proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
In chiusura del festival bolognese dedicato al cinema biografico sono stati  assegnati il Best Film Unipol Award | Biografilm Festival 2015 per il miglior film e il LifeTales Award | Biografilm Festival 2015 per il più travolgente racconto biografico.

La Giuria Internazionale era composta dal regista Silvio Soldini (Presidente di Giuria), l’attrice e musicista Angela Baraldi, Elena Fortes, direttrice di Ambulante, il più importante festival del cinema documentario del Messico e la produttrice Gloria Giorgianni.

I premi:

Best Film Unipol Award | Biografilm Festival 2015 per il miglior film

EL BOTON DE NACAR di Patricio Guzman

Motivazione: Un film di grande impatto visivo e di profonda riflessione sulla vita, sul passato e sulla memoria attraverso un linguaggio che riesce a coniugare poesia e scienza con una forte denuncia storico-politica. Un film che ci guida alla ricerca del nostro posto nell’universo.

Life Tales Award | Biografilm Festival 2015 per il più travolgente racconto biografico

THE RUSSIAN WOODPECKER di Chad Gracia

MotivazioneLa vita, l’arte, l’attivismo politico in un film fuori dagli schemi, che attraverso un personaggio creativo e visionario si domanda i perché di una tragedia come quella di Chernobyl.

Menzione Speciale della Giuria del Concorso Internazionale

A SYRIAN LOVE STORY di Sean McAllister

Motivazione: Per il coraggio e la tenacia di raccontare, con un linguaggio diretto e senza filtri, una storia d’amore e di guerra portandoci dentro la quotidianità di una famiglia stravolta dall’idealismo e dalla violenza.

L'articolo Biografilm 11, i vincitori proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
https://www.fabriqueducinema.it/festival/italia/biografilm-11-i-vincitori/feed/ 0