Bangla Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Sat, 09 May 2020 09:08:50 +0000 it-IT hourly 1 David di Donatello 2020, una premiazione ai tempi del Covid https://www.fabriqueducinema.it/cinema/news/david-di-donatello-vincitori/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/news/david-di-donatello-vincitori/#respond Sat, 09 May 2020 09:02:30 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=13918 Una cerimonia sobria, insolita, senza pubblico e tappeti rossi, ha fatto da cornice alla proclamazione dei David di Donatello 2020. Il traditore, film del regista Marco Bellocchio con ben sedici candidature, ha fatto incetta di premi, conquistando le statuette più ambite del cinema italiano in ben sei categorie: “Miglior film dell’anno”, “Miglior regia”, “Miglior sceneggiatura […]

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Una cerimonia sobria, insolita, senza pubblico e tappeti rossi, ha fatto da cornice alla proclamazione dei David di Donatello 2020. Il traditore, film del regista Marco Bellocchio con ben sedici candidature, ha fatto incetta di premi, conquistando le statuette più ambite del cinema italiano in ben sei categorie: “Miglior film dell’anno”, “Miglior regia”, “Miglior sceneggiatura originale”, “Miglior montatore” ,  “Miglior attore non protagonista” a Luigi Lo Cascio e “Miglior attore protagonista” a Pierfrancesco Favino.

È proprio quest’ultimo, non appena proclamato vincitore e aver ricevuto un bacio in diretta da sua moglie, l’attrice Anna Ferzetti (candidata nella categoria “Miglior attrice non protagonista” per Domani è un altro giorno), a pronunciare le parole più significative della serata. L’attore, tra i più apprezzati nel panorama del cinema italiano, raccontando un aneddoto, accaduto poco prima del lockdown, ricorda una signora incontrata nell’androne di un palazzo, che aveva visto per due volte un suo film e che salutandolo gli disse: “Torni presto a trovarci”. “Sono orgoglioso di appartenere alla categoria dei lavoratori dello spettacolo e volevo dire a quella signora, che non vediamo l’ora di tornarla a trovare” ha affermato Favino.

Molti gli appelli per non dimenticare tutte le maestranze del mondo dello spettacolo, costrette a casa e senza tutele in questo periodo di stop forzato: dal video tributo realizzato dai candidati alle parole del Ministro Franceschini, intervenuto in diretta, fino al discorso di Piera Detassis (Presidente dell’Accademia del Cinema Italiano – Premi David Di Donatello) e al messaggio del Presidente Mattarella letto ad inizio serata da Conti. Il Presidente ha scritto parole di speranza molto importanti: “Il Cinema è l’arte del sogno che si realizza concretamente. Sarà necessario tornare a sognare e a far sognare, compito affidato all’arte. L’augurio e il sogno che vi affido è che la rinascita sia accompagnata da un’ esplosione di creatività, così come accadde con il neorealismo, nel dopoguerra.”

Valeria Golino si è aggiudicata il premio come “Miglior attrice non protagonista” per il film 5 è il numero perfetto, opera prima di Igort. “Miglior attrice protagonista” invece è risultata Jasmine Trinca con il film La dea fortuna di Ferzan Opzetek, un film che parla di “cos’è la famiglia: il posto del cuore e della cura. E a Fra ed Elsa va la dedica del premio” ha dichiarato l’attrice.

La dea fortuna ha trionfato anche nella sezione “Miglior canzone originale” con il brano Che vita meravigliosa, cantato dal vincitore dell’ultimo Festival di Sanremo, Diodato. Pinocchio di Matteo Garrone si è aggiudicato cinque categorie: “Migliori effetti visivi”, “Miglior acconciatore”, “Miglior costumista”, “Miglior truccatore” e “Miglior scenografo”.

Il Primo Re, film storico ambientato nell’anno di fondazione di Roma, diretto da Matteo Rovere, che ai Fabrique Awards 2019 ha vinto i premi per il “Miglior attore” (Alessio Lapice) e per il “Miglior tema musicale” (Andrea Farri), ha ottenuto tre David per “Miglior autore della fotografia” a Daniele Ciprì, “Miglior Produttore” e “Miglior suono”. Martin Eden di Pietro Marcello, con Luca Marinelli nei panni del protagonista, si è portato a casa il David per la “Miglior sceneggiatura non originale”.

Il giovane regista Phaym Bhuyan, incredulo e felice, ha ricevuto il premio come “Miglior regista esordiente” per il film Bangla. Ficarra e Picone hanno vinto il David dello Spettatore per il maggior numero di spettatori avuti nelle sale con il loro film Il primo Natale. Mio fratello rincorre i dinosauri basato sul libro di Giacomo Mazzariol, si è guadagnato il David Giovani, assegnato da una giuria nazionale di studenti degli ultimi due anni di corso delle scuole secondarie di II grado. Il premio al “Miglior cortometraggio” è andato a Inverno. Parasite, vincitore di quattro premi Oscar, ha ottenuto il riconoscimento come “Miglior film straniero”.

Non sono mancati importanti omaggi ad icone del cinema italiano: dal David speciale all’attrice Franca Valeri, che compie cento anni proprio quest’anno al ricordo del regista Federico Fellini e dell’attore Alberto Sordi a cento anni dalla loro nascita.

“Questo è un tempo di sfide in cui bisogna immaginare quello che sarà. Abbiamo voluto esserci. Il cinema c’è ancora e ci sarà; durante il lockdown ci siamo accorti che senza immagini non si sogna. Vorrei che il cinema, per dirla come Pierfrancesco Favino, tornasse presto a trovarci.” Conclude la Detassis quasi in chiusura. Anche Marco Bellocchio, grande protagonista della serata, ha confessato: “Ho ottanta anni, ma spero di poter fare ancora altri film in cui credo. Bisogna fare le cose più belle che si possono fare senza perdere tempo.”

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Carlotta Antonelli. Lasciarsi andare https://www.fabriqueducinema.it/magazine/cover/carlotta-antonelli-lasciarsi-andare/ https://www.fabriqueducinema.it/magazine/cover/carlotta-antonelli-lasciarsi-andare/#respond Mon, 01 Apr 2019 12:29:25 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=12786 Con una serie Netflix alle spalle, Carlotta è finalmente pronta per il grande schermo. Impaurita? Certo, ma ormai ha scoperto un trucco: basta solo lasciarsi andare. Due stagioni della fiction Solo, altrettante della produzione Netflix Suburra, una svolta leggera con Immaturi e una sfida importante, quella combattuta sul grande schermo, grazie all’imminente Bangla: in appena […]

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Con una serie Netflix alle spalle, Carlotta è finalmente pronta per il grande schermo. Impaurita? Certo, ma ormai ha scoperto un trucco: basta solo lasciarsi andare.

Due stagioni della fiction Solo, altrettante della produzione Netflix Suburra, una svolta leggera con Immaturi e una sfida importante, quella combattuta sul grande schermo, grazie all’imminente Bangla: in appena quattro anni, Carlotta Antonelli si è dimostrata un’attrice caparbia e versatile, capace di incarnare figure femminili tra loro diversissime. Se per il format Mediaset è stata una ragazza oppressa da una famiglia di malavitosi calabresi, per il colosso dello streaming ha incarnato una sensuale gitana romana, preparandosi poi a diventare una travolgente anticonformista nel prossimo lungometraggio targato TimVision. Nonostante una carriera in ascesa, la giovane promessa non sembrava però destinata a esser parte di questo mondo: «La mia carriera nella televisione e nel cinema è nata per caso e inizialmente non ero davvero sicura che fosse la strada giusta per me. Oggi è tutto diverso, sono passati quattro anni e mi sono resa conto che non vorrei fare nient’altro nella vita. Non saprei dire cosa mi abbia fatto innamorare di questo mestiere, so solo è che è successo.»

[questionIcon] Un’attrice per caso che è diventata un’attrice per passione, quindi…

[answerIcon] Esatto! Quando mi sono resa conto che la recitazione sarebbe stata il mio futuro, ho deciso anche di studiare: la passione è importantissima, ma per quanto mi riguarda non credo fosse sufficiente. Ho cominciato ad affidarmi a una coach che mi aiutasse a esprimere il meglio di me. Sono convinta che ognuno di noi debba trovare l’ispirazione in se stesso, anche per riuscire a trasmettere qualcosa di diverso e di personale. La difficoltà nel fare l’attrice sta proprio in questo, tirare fuori qualche cosa di unico e soprattutto di autentico.

[questionIcon] Hai esordito in Solo, una grossa produzione Mediaset. Come è stata la tua prima esperienza sul set? 

[answerIcon] Quando mi hanno comunicato che avrei interpretato Agata non ero esattamente felice, anzi… Ero terrorizzata! Più ci pensavo, più avevo paura e non volevo farlo. Quando sono arrivata sul set, mi sono tranquillizzata e la preoccupazione si è trasformata in felicità. Ero la più piccola e mi sono subito resa conto di poter far affidamento sulla troupe e su tutti i miei colleghi, che mi hanno rassicurata nei momenti di difficoltà. Solo è un’esperienza che porto ancora oggi nel cuore, proprio perché da lì è iniziato tutto.

[questionIcon] Il personaggio di Agata in Solo e quello di Angelica in Suburra, serie a cui hai preso parte poco dopo, sono due figure a tratti simili. Come ti sei preparata a interpretare questi personaggi?

[answerIcon] Agata e Angelica sono entrambe ragazze che fanno parte della criminalità, ma hanno atteggiamenti opposti a riguardo. Agata vuole fuggire della malavita e soprattutto dalle restrizioni che i suoi genitori impongono. Al contrario, Angelica è un personaggio che vuole conquistare il potere. Tra le due, ho trovato più difficoltà a interpretare la seconda: se con Agata mi sono affidata totalmente al regista, con Angelica ho fatto una preparazione emotiva e fisica non sempre facile, lavorando sulla teatralità dei gesti ma anche sul confronto con gli altri personaggi.

[questionIcon] Suburra è stata la prima serie Netflix prodotta in Italia ed è stata distribuita in circa 190 paesi. Come è stato essere parte di una realtà così internazionale?

[answerIcon] Terrificante! Io ho fatto otto provini, ma quando mi hanno detto di aver ottenuto la parte, ero di nuovo terrorizzata all’idea! La troupe di Netflix è poi completamente diversa dalle altre, perché è formata da tantissime persone e a volte mi sono sentita piccola tra tutte loro. Passata la paura iniziale, il set si è però rivelato ancora più magico, perché ero realmente parte di qualcosa di davvero grande e importante. Certo, l’insicurezza non è mai scomparsa del tutto, quando credevo di sbagliare qualcosa mi affliggevo per giorni, ma questa esperienza mi ha insegnato a fidarmi di chi ho intorno e a non preoccuparmi troppo.

[questionIcon] E ora arriviamo invece al grande salto: Bangla, il tuo primo lungometraggio. Cosa puoi dirci del personaggio che interpreterai?

[answerIcon] Io interpreto Asia, una ragazza di circa 19 anni totalmente anticonvenzionale, senza regole, anarchica, che ama la vita e non ha paura di nulla. Il film racconta la sua storia d’amore con Phaim, che invece proviene da una famiglia mussulmana molto tradizionalista e che quindi non ha nulla in comune con il mio personaggio. Personalmente, mi sono innamorata immediatamente di Asia e di questo progetto, è una storia importante di cui in questo momento abbiamo assolutamente bisogno.

[questionIcon] Phaim Bhuiyan, il regista e protagonista del film, ha appena 22 anni. Come è stato rapportarsi con un ragazzo così giovane?

[answerIcon] Inizialmente ho avuto paura perché, essendo un regista e un attore alle prime armi, non sapevo realmente cosa aspettarmi. Quando l’ho guardato per la prima volta negli occhi, mi sono tuttavia resa conto che le mie preoccupazioni erano totalmente infondate: già dal primo provino si è creato un rapporto paritario e naturale tra noi due, che ci ha permesso di aiutarci a vicenda sul set, anche se lui ha sempre avuto perfettamente chiaro cosa aspettarsi dal film.

[questionIcon] La tua strada sembra tutta in discesa, cosa consiglieresti a un giovane attore che vuole seguire le tue orme?

[answerIcon] L’unico consiglio che mi sento di dare è quello di imparare a lasciarsi andare. La determinazione è importante, ma per fare questo mestiere ci si deve veramente abbandonare, imparando a spogliarsi delle proprie paure e preoccupazioni. Tutti tendono spesso a guardarsi eccessivamente, forse anche nella convinzione che sia l’apparenza a contare davvero. Al contrario, credo che la bellezza sia solo relativamente importante, la recitazione è ben altro, è qualcosa che nasce da dentro e che deve appunto essere liberata.

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