arte Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Mon, 15 Apr 2024 16:52:14 +0000 it-IT hourly 1 The Cineclub Contest: immagina il cinema del futuro https://www.fabriqueducinema.it/cinema/news/the-cineclub-contest-immagina-il-cinema-del-futuro/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/news/the-cineclub-contest-immagina-il-cinema-del-futuro/#respond Tue, 26 Mar 2024 13:53:39 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=19033 Hai mai pensato a come saranno le sale cinematografiche del domani? Forse saranno come letti galleggianti sull’acqua, con uno schermo che fluttua sopra di te. O forse diventeranno drive-in per piloti di droni. Oppure potrebbero rimanere simili a quelle di oggi, magari più intime, con presentazioni speciali e ospiti d’onore. The Cineclub Contest è un’opportunità […]

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Hai mai pensato a come saranno le sale cinematografiche del domani? Forse saranno come letti galleggianti sull’acqua, con uno schermo che fluttua sopra di te. O forse diventeranno drive-in per piloti di droni. Oppure potrebbero rimanere simili a quelle di oggi, magari più intime, con presentazioni speciali e ospiti d’onore.

The Cineclub Contest è un’opportunità unica per dare forma alla sala cinematografica del futuro. Vogliamo sapere come le nuove generazioni immaginano il cinema e il luogo in cui viene proiettato. Per molti di noi, la sala cinematografica è stata il luogo per eccellenza per godersi un film. Ma per i millennial e la generazione Z, abituati a una varietà di dispositivi e modalità di fruizione dei contenuti, cosa rappresenterà il cinema nei prossimi anni?

The Cineclub Contest offre agli artisti uno spazio di libertà creativa per esprimere con le immagini la loro visione dell’evoluzione del cinema. I finalisti avranno l’opportunità di essere esposti a Roma di fronte ai più grandi nomi dell’arte illustrata e del cinema. E il vincitore riceverà un premio in denaro di 500 euro.

Una giuria composta da esperti del settore, tra cui Giacomo Bevilacqua, Emiliano Mammuccari, Ginevra Nervi, Alessandro Celli, Maria Giulia Costanzo e Cynthia Sgarallino, valuterà le opere. Ma attenzione: hai tempo solo fino al 30 marzo per inviare le tue opere!

The-Cineclub-Contest-giuria

Tutte le informazioni necessarie nel bando al link: https://thecineclubcontest

Qui la pagina IG 

The Cineclub Contest è prodotto dall’associazione culturale Bladerunner, in collaborazione con Fabrique du Cinéma, Autori d’immagini, Pepe Agency e con il patrocinio del Comune di Roma.

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La grande festa d’estate di Fabrique il 23 giugno! https://www.fabriqueducinema.it/cinema/news/la-grande-festa-destate-di-fabrique-il-23-giugno/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/news/la-grande-festa-destate-di-fabrique-il-23-giugno/#respond Wed, 31 May 2023 16:14:59 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=18488 Il 23 giugno non prendete impegni: Fabrique torna sulle rive del Tevere, con una serata spettacolare sotto le stelle, e con un super ospite, Giorgio Poi! La location più cool di questa estate romana, Testaccio Estate, apre le porte all’imperdibile party della rivista del nuovo cinema italiano, con un ricco programma di ospiti che si […]

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Il 23 giugno non prendete impegni: Fabrique torna sulle rive del Tevere, con una serata spettacolare sotto le stelle, e con un super ospite, Giorgio Poi!

La location più cool di questa estate romana, Testaccio Estate, apre le porte all’imperdibile party della rivista del nuovo cinema italiano, con un ricco programma di ospiti che si arricchirà di giorno in giorno.

Presenterà la serata l’attrice Laura Adriani (protagonista di “Falla girare” di Giampaolo Morelli, della serie Rai Uno “Resta con me” e ora su Sky con “A casa tutti bene – La serie” per la regia di Gabriele Muccino).

Dalle 18

– LIVE di band emergenti: Alaska, Calibri, Cesare Blanc, Erre Punto, Leone Romani, Redh.

– MOSTRE fotografiche e performance di Martek e Pido, Vanessa Lucrezia Francia, Mattia Eusepi, Giovanni Lo Castro, Jacopo Paglione, Bvka, Patrizio Gentile, Silvio Giammarco, Alexandra Kern.

– PREMIAZIONE Contest Microsalon 2022, evento basato sulla presentazione delle ultime tecnologie del cinema.

– TAVOLA ROTONDA SU INTELLIGENZA ARTIFICIALE E CINEMA
Come saranno i film pensati dall’AI? È vero che nei prossimi anni potremmo trovarci a vivere all’interno dei sogni di un’intelligenza aliena, come teme lo storico-star Yuval Noah Harari? Fabrique non lo chiede a ChatGPT ma a chi il cinema lo fa adesso e si sta già confrontando con quella che per alcuni è un’apocalisse, per altri solo un nuovo strumento a disposizione dei creatori. Registi, produttori, sceneggiatori e DOP saranno i protagonisti della tavola rotonda sul palco di Fabrique il 23 giugno per raccontarci quello che sta per succedere (o sta già succedendo) sui set e nelle writers room.
Con LUCA VECCHI attore e regista (The Pills), ALFREDO BETRO’ direttore della fotografia (“L’Arminuta”, “L’estate più calda”), TOMMASO RENZONI sceneggiatore (“Margini”, “La marcia su Roma”, “Sono Lillo”), ALESSANDRO CELLI regista (“Mondocane”, “DI4RI”), GIACOMO SPACONI visual artist (Le Coliche), ANDREA RICCIOTTI montatore e regista (“Pesci piccoli”), DARIO MALANDRINO avvocato. Moderano: Elena Mazzocchi direttrice editoriale di Fabrique du Cinéma e il regista e attore Mauro Lamanna.

– PRESENTAZIONE dei film “DENTI DA SQUALO” di Davide Gentile, “L’ESTATE PIU’ CALDA” di Matteo Pilati e della serie “VIVERE NON E’ UN GIOCO DA RAGAZZI” con registi e cast

DENTI DA SQUALO È la storia di Walter e della più incredibile estate della sua vita. La scuola è finita e Walter, 13 anni, ha appena perso suo padre. Nel suo vagare apparentemente senza meta per il litorale romano, è un luogo affascinante e misterioso a catturare la sua attenzione: una villa abbandonata con una gigantesca, torbida, piscina. Ma la villa non è incustodita e inizierà per lui un viaggio indimenticabile. Con Claudio Santamaria, Edoardo Pesce, Virginia Raffaele, Tiziano Menichelli, Stefano Rosci

L’ESTATE PIU’ CALDA Nella cornice sensuale di un’estate in un paesino della Sicilia meridionale, il rapporto tra Lucia e Valentina, amiche per la pelle, viene messo in crisi dall’arrivo di Nicola.
Con Gianmarco Saurino, Nicole Damiani, Alice Angelica, Stefania Sandrelli, con la partecipazione di Nino Frassica e i cammei di Michela Giraud e Giuseppe Giofrè.

VIVERE NON E’ UN GIOCO DA RAGAZZI Lele, 18 anni, è innamorato di Serena, bellissima, intelligente e perfetta reginetta della scuola. Per fare colpo su di lei viene risucchiato nel mondo delle discoteche e della droga e ne uscirà a caro prezzo. Fuga, responsabilità, segreti sono i termini-chiave di una storia di formazione che dai giovani si allarga agli adulti: si può davvero fuggire da sé stessi? O per diventare grandi, a qualunque età, è necessario accettare la verità delle proprie azioni e delle proprie emozioni?

– LIVE SHOW con un super ospite a sorpresa

– DJ set con STEFAN LARSEN e D LEWIS
STEFAN LARSEN: Pianista, compositore, produttore e cantante italodanese. Il suo stile esalta le contaminazioni tra il jazz, la classica e l’elettronica.
Luigi “D LEWIS” di Filippo: Si è affermato come una figura molto rispettata nella scena della musica elettronica, è stato il “tam tam” del Diabolika House Party, il party che dal 2003 al 2009 ha riscritto le regole del clubbing e della scena electro house in Italia. Ha condiviso la consolle con alcuni dei migliori DJ, tra cui Deadmau5, Boys Noize, Joris Voorn, Trentemoller, Crookers, Bloody Beetrots, Benny Benassi, 2 Many Djs, Eric Morillo, Roger Sancez, Tiesto e Fedde Le Grand. Non è un dj che passa inosservato, la passione per la musica, la cultura e la preparazione tecnica rendono i suoi set sempre unici e eclettici.
Nella serata del 23 giugno a Fabrique D Lewis e Stefan Larsen uniranno i propri mondi sonori per dare vita a un sound originale e ricco di contaminazioni.

– Guest DJ ANDREA ARCANGELI e EDD BATEMAN
ANDREA ARCANGELI Lavora nel cinema da dieci anni e contemporaneamente esplora diverse forme d’espressione che lo portano a fare mostre in gallerie e a suonare in alcuni dei più importanti locali della capitale. Da alcuni anni viaggia tra Asia, Europa e Sudamerica, in cerca di forme e modelli di vita differenti.
EDD BATEMAN È produttore di musica elettronica e dj. Artista poliedrico, nei suoi set spazia dall’ambient alla lo-fi house, dalla idm alla techno underground berlinese più incalzante, cercando di far vivere all’ascoltatore un unico immersivo viaggio sonoro.
Insieme faranno un’esplosiva chiusura di serata sul palco di Testaccio Estate!

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Dalle 18

Città dell’Altra Economia, largo Dino Frisullo – 3, 00153 Roma
INGRESSO LIBERO
 
 
Mediapartner:
Radio Kaos
– Radio Kaos Italy è una web radio indipendente nata nel 2009 con lo scopo di individuare e diffondere le realtà artistiche, culturali, musicali e dell’underground italiano e internazionale. Per questo ha scelto di collocare i propri studi letteralmente “in vetrina” e in un quartiere in rapida ascesa come quello del Tiburtino, cuore della zona studentesca romana. Miglior webradio d’Italia al MEI di Faenza, vincitrice del MArte Awards come miglior webradio e ospite al World Radio Day 2021 è stata fondata da Antonio Drastiko Ricci e i direttori artistici sono Valerio Del Pelo, Rocco Foggia e Daniele Fasanella.
 

 

Seguiteci sui social per gli aggiornamenti… e preparatevi, fabriquers!

 

 

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Eki: il magazine tra arte e luce https://www.fabriqueducinema.it/cinema/people/eki-il-magazine-tra-arte-e-luce/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/people/eki-il-magazine-tra-arte-e-luce/#respond Tue, 11 Apr 2023 09:21:34 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=18272 Il connubio tra arte e luce può sembrare ovvio, ma su Eki riesce ad apparire inedito. Eki è un magazine cartaceo che vede la “luce” nel 2020 grazie all’idea di Camilla Cattabriga, Claudia Sicuranza, Maria Chiara Morolli e Arianna Pucci. Prendendo il nome da un’antica divinità del Sole, Eki ha lo scopo di creare uno […]

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Il connubio tra arte e luce può sembrare ovvio, ma su Eki riesce ad apparire inedito. Eki è un magazine cartaceo che vede la “luce” nel 2020 grazie all’idea di Camilla Cattabriga, Claudia Sicuranza, Maria Chiara Morolli e Arianna Pucci. Prendendo il nome da un’antica divinità del Sole, Eki ha lo scopo di creare uno spazio dove artisti di tutto il mondo possano confrontarsi sui molteplici modi di lavorare con la luce. Anche se le fondatrici vengono dal mondo del cinema, il magazine non è una rivista cinematografica né fotografica, ma è aperta a qualsiasi forma d’arte che tratti la luce.

Perché nel 2020, quando avete iniziato, avete subito deciso di uscire con una rivista cartacea?

Per raccogliere tutte le informazioni per le nostre interviste serve tantissimo tempo, per questo la rivista esce ogni sei mesi. Ci sarebbe dispiaciuto che tanto lavoro finisse per ricevere solo la fruizione rapida e spesso poco attenta di Internet. Pensiamo che unicamente con il cartaceo che va letto, riletto e conservato il lavoro venga rispettato. Inoltre ogni sei mesi scegliamo un tema, sempre in riferimento alla luce, e ci divertiamo a riportarlo nel concreto del magazine, a partire dalla copertina che ha una carta apposita rispetto al concept. Per il numero sulla luce solare, per esempio, abbiamo scelto un’immagine della corona solare stampata su una particolare carta brillante. Un elemento importante è quello della rilegatura: abbiamo scelto un tipo di rilegatura (gloo) che consente di aprire il magazine in maniera completa a 180°. Avere quindi un oggetto cartaceo ci permette di giocare con tutti questi elementi che con una rivista online non sarebbe possibile.

Siete tutte molto giovani. Dove vi siete conosciute e come è nato questo comune amore?

Noi tre creative director  (Claudia Sicuranza, Camilla Cattabriga, Eleonora Contessi) ci siamo conosciute al Centro Sperimentale, Arianna Pera, la nostra production coordinator si è aggiunta dopo ed è stata la nostra fortuna.

Quante copie di Eki siete arrivate a stampare?

Stampiamo ora 400 copie, non poche. Il primo numero era di 200, il secondo già di 300. La vendita della 00, copia pilota, fu una grande sorpresa poiché è andata sold-out in pochissimi giorni e abbiamo dovuto provvedere a una ristampa.

L’idea di lasciare al lettore la possibilità di acquistare la rivista sia con abbonamento che singolarmente nasce sin da subito?

L’idea dell’abbonamento è nato in parallelo con l’uscita della 02, numero dedicato alla luce solare. Sin dal numero zero siamo partite con la vendita online e con pochi punti vendita che già si stanno estendendo in zone anche di provincia e periferia. L’obiettivo è raggiungere anche posti fuori dall’Italia. I numeri infatti sono disponibili anche in lingua inglese grazie a tante traduttrici che fanno un lavoro fantastico.

La vostra distribuzione quindi punta anche al mercato estero?

Le premesse ci sono tutte. È una finestra importante anche per gli artisti coinvolti. Una volta scelto il tema, iniziamo con un vero e proprio brainstorming per individuare gli artisti che esprimono nelle loro opere quel tema. È una delle parti più intense che anche umanamente ci regala tantissimo.

Eki

Come impostate il lavoro rispetto alle scelte estetiche e grafiche?

Scegliamo tutte insieme. Ne discutiamo tanto. Avere tre teste permette alla rivista di essere più ricca, fortunatamente siamo molto in sintonia e sono sempre scambi da cui impariamo molto. Poi c’è il nostro grafico Beniamino Ziccardi che quando non siamo convinte del tutto o indecise viene in soccorso con il suo sguardo da esperto. Per quanto riguarda la scelta delle immagini va in base anche a chi segue l’intervista e l’artista per quell’articolo. A volte è difficile scegliere tra tutte le immagini che si vorrebbero usare.. Questo tipo di lavoro parte già dal principio, prima dell’intervista con l’artista. È sempre un lavoro che funziona all’unisono dall’inizio fino alla fine e che mette in gioco la fiducia che ognuna ripone nell’altra.

Come fate con il copyright?

Ci stiamo muovendo per capire qual è il metodo migliore per utilizzare le immagini. In un primo momento ci facevamo bastare le mail di conferma da parte degli autori, che ha comunque valore legale. Ora proviamo a contrattualizzare, quando possibile. Il lavoro dietro è sempre tanto, anche perché gli artisti vengono da tutto il mondo.

Quali sono i temi dell’ultimo numero?

Eki issue 03, acquistabile online e nei punti vendita selezionati, tratta la luce nel digitale. Ci siamo poste tante domande: una su tutte, come con l’avvento di nuove tecnologie l’uso della luce sia cambiato. Partendo da questi interrogativi abbiamo scoperto mondi che non ci aspettavamo. Tra tutti i numeri è forse quello che ha richiesto la ricerca più ampia. Abbiamo intervistato, per esempio, un direttore della fotografia di videogiochi che per noi ha rappresentato un mondo totalmente nuovo.

Come è composta la vostra redazione? Avete collaboratori con esperienze e studi diversi dai vostri?

Siamo partite in cinque ragazze. Poi si sono aggiunte le traduttrici (Giulia Libardi, Giulia Sorbo, Greta Rattini, Marta I. Giotti e Nina Moog), una text editor (Maddalena Sciarra), una text supervisor (Maria Francesca Catelli), un grafico (Beniamino Ziccardi), e Arianna.  Siamo molto contente perché nel tempo è nato un bel rapporto e un bel dialogo. Per ogni intervista poi che decidiamo di fare dove noi non ci sentiamo competenti chiediamo ad altri collaboratori più preparati sul tema di confrontarsi con l’artista.

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Edoardo Tresoldi: Elogio della trasparenza https://www.fabriqueducinema.it/magazine/arts/edoardo-tresoldi-elogio-della-trasparenza/ https://www.fabriqueducinema.it/magazine/arts/edoardo-tresoldi-elogio-della-trasparenza/#respond Wed, 07 Sep 2016 09:17:25 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=3526 Una grande basilica in rete metallica, trasparente e all’apparenza molto leggera, s’innalza sullo scavo archeologico di un’antica chiesa paleocristiana a Siponto, ai piedi del Gargano, in Puglia. A vederla da lontano sembra quasi sparire nell’atmosfera luminosa del golfo di Manfredonia. Ma di sera, complice un preciso gioco di luci, l’opera riprende consistenza mostrando a pieno […]

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Una grande basilica in rete metallica, trasparente e all’apparenza molto leggera, s’innalza sullo scavo archeologico di un’antica chiesa paleocristiana a Siponto, ai piedi del Gargano, in Puglia. A vederla da lontano sembra quasi sparire nell’atmosfera luminosa del golfo di Manfredonia. Ma di sera, complice un preciso gioco di luci, l’opera riprende consistenza mostrando a pieno il suo fascino.

A realizzarla l’artista lombardo Edoardo Tresoldi, classe 1987, scenografo e scultore a capo di una squadra di lavoro la cui età media si aggira intorno ai 25 anni. Abbiamo incontrato Tresoldi all’Ex Dogana di Roma, dove ha partecipato con un’opera site specific alla collettiva Il Paradiso inclinato, curata da Luca Tomìo.

Quanto conta la tua esperienza di scenografo per il cinema nel tuo lavoro scultoreo?

Ho iniziato come pittore collaborando con scenografi come Massimo Santomarco, Daniele Frabetti, Paki Meduri. Nel cinema lo scenografo rimane sempre un po’ defilato, con la frustrazione e il desiderio di riuscire a raccontare la storia principalmente attraverso gli spazi. Da lì viene l’idea di agire sullo spazio, provando a portare avanti un discorso sia narrativo che emotivo legato principalmente al luogo in cui avviene la scena. Nel cinema poi c’è una forte importanza del punto di vista dello spettatore, ed è la stessa importanza che mi sono portato dietro nel momento in cui ho cominciato a lavorare con la scultura e con l’architettura. Per me tutte le arti sono fatte per l’uomo, ed è giusto che partano da quel metro e 65 che coincide convenzionalmente con il punto di vista dell’osservatore.

Parlando di materiali, come arrivi all’impiego della rete metallica?

Inizialmente, in scenografia usavo la rete metallica come struttura che veniva poi ricoperta. Quando ho cominciato il mio percorso personale ero affascinato dalla trasparenza: ti permette di lavorare su grandi elementi che però subentrano in maniera silenziosa, lasciando molto spazio al contesto. Il mio lavoro non cerca infatti di inserire un’opera d’arte all’interno di uno spazio, ma prova a cambiare o aumentare la lettura di quello spazio attraverso il mio intervento, senza snaturarlo.

All’Università Bicocca di Milano hai realizzato Chained, un lavoro di pittura e scultura a quattro mani con l’artista Borondo. Da dove nasce il progetto?

Io e Borondo siamo molto amici, quasi fratelli, e condividiamo riflessioni riguardo all’arte in generale e all’intervento pubblico. Da tempo volevamo collaborare. I nostri due mondi sono molto simili a livello di immaginario, anche se poi alla fine si sviluppano su due discipline diverse: io lavoro sulle tre dimensioni e con un materiale che dà un senso di inconsistenza, di effimero; lui con le due dimensioni della pittura e un sapore molto legato alla terra, sanguigno, ricco di spiritualità. L’opera dunque cerca di raccontare un po’ noi stessi.

Riguardo alla basilica di Siponto, hai affermato che di solito lavori sullo spazio, mentre lì hai avuto la possibilità di lavorare sulla linea del tempo. Come ti poni rispetto all’antico?

Io sono molto affascinato dall’architettura classica, però allo stesso tempo ho una forte consapevolezza della contemporaneità, perché sono cosciente del fatto che il pubblico, lo spettatore, è contemporaneo. A Siponto ho dovuto confrontarmi con una pianta preesistente e relazionarmi con quelle metriche, entrando direttamente in connessione con gli architetti che nel tempo hanno operato su quello spazio. Il mio desiderio era ridare al pubblico che entra nello scavo la percezione degli originari spazi della chiesa, più che la sua forma esatta: è stata quindi una connessione voluta e ricercata con l’antico. I miei lavori sono site specific, quindi più tempo ho a disposizione per crearli, più posso approfondire la relazione che ho con quel posto e la sua identità.

Nel lavoro per l’Ex Dogana c’è infatti un rapporto con l’architettura classica e il Rinascimento romano, per esempio con il Tempietto di San Pietro in Montorio…

In questo caso non ho voluto citare direttamente Bramante. Di fatto io non ho mai fatto citazioni, non mi interessa fare un’arte che sia comprensibile solo attraverso una preparazione culturale. Però nel momento in cui mi sono dovuto confrontare con Roma, mi interessava creare un parallelismo tra il Tempietto di Bramante e una dimensione ultracontemporanea, industriale, come quella dell’Ex Dogana.

Nelle tue opere l’apparente immaterialità della rete si collega alla parallela immaterialità dei temi trattati, come quando ti occupi di riflessione, pensieri, ricordi…

Certo. È come se io fossi uno scultore che lavora con la “non-materia”, come io chiamo la rete. Siccome quello che mi interessa è il dialogo tra l’essere umano e il contesto, è importante che la materia che uso non abbia una fisicità forte, come nel caso della pietra. Con la trasparenza della rete posso arrivare a fare un discorso metafisico, mentale, partendo comunque da qualcosa di piacevolmente visivo.

Tornando a Siponto, come hai reagito all’improvvisa attenzione mediatica e di pubblico ricevuta dopo l’inaugurazione dell’opera?

Il completamento dell’opera è avvenuto quasi in contemporanea con il referendum sulle trivelle, e in un paese come l’Italia, dove c’è tanta ricchezza culturale che viene non solo dal passato, un investimento come quello di Siponto – e il movimento economico che ne è seguito – ha dato la dimostrazione che si può smuovere l’economia senza fare degli interventi dannosi a livello ambientale.

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Il pianeta illustrato di Flavia Sorrentino, dove si incontrano letteratura e sogno https://www.fabriqueducinema.it/magazine/arts/il-pianeta-illustrato-di-flavia-sorrentino-dove-si-incontrano-letteratura-e-sogno/ https://www.fabriqueducinema.it/magazine/arts/il-pianeta-illustrato-di-flavia-sorrentino-dove-si-incontrano-letteratura-e-sogno/#respond Wed, 20 Jul 2016 14:48:58 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=3379 «Succede, come dice il saggio, che quando il discepolo è pronto il maestro compare» racconta Flavia Sorrentino, talentuosa disegnatrice trentatreenne romana che ha recentemente illustrato copertine di romanzi di formazione per Mondadori. La casa editrice l’aveva notata sul web dopo che lei aveva pubblicato alcune illustrazioni di libri letti da ragazzina: Jane Eyre e Orgoglio […]

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«Succede, come dice il saggio, che quando il discepolo è pronto il maestro compare» racconta Flavia Sorrentino, talentuosa disegnatrice trentatreenne romana che ha recentemente illustrato copertine di romanzi di formazione per Mondadori. La casa editrice l’aveva notata sul web dopo che lei aveva pubblicato alcune illustrazioni di libri letti da ragazzina: Jane Eyre e Orgoglio e pregiudizio.

Lei è un esempio di come il web, se usato con intelligenza da parte dei creativi, possa diventare un volano di comunicazione efficace per promuovere il proprio lavoro. Il suo portfolio contiene molti dei suoi lavori, basta dargli un’occhiata per atterrare su un pianeta dove si incontrano armonicamente letteratura e disegni. Sul suo blog invece si trovano riflessioni e schizzi.

Cime_tempestose COP_OscarJ_romeo-e-giulietta Copertina Jane_Orgoglio_pregiudizio

Flavia ha scritto e illustrato anche un romanzo tutto suo, La bella quasi addormentata. La vera storia della bella addormentata nel bosco.

«Dopo il liceo classico per un fortuito caso sono venuta a sapere dell’esistenza dell’Accademia di illustrazione e comunicazione visiva. Da lì mi sono resa conto che molte cose della mia vita parlavano d’illustrazione solo che presa da altro non ci avevo mai fatto caso».

Perché lavori più con l’estero (Francia) che con l’Italia?

Ho iniziato con la Francia e poi con altri paesi al di fuori dell’Italia, perché a oggi grazie a internet è possibile guardare oltre al proprio mercato editoriale. La Francia mi ha dato una possibilità e io l’ho colta crescendo come professionista. Poi il tempo è maturato per collaborazioni editoriali anche in Italia.

buzzati flaviasorrentinosettimawebreciclo

Cosa manca al nostro Paese per valorizzare i talenti?

In termini creativi a questo Paese non manca nulla, questo è molto chiaro, non è solo una mia impressione. Tantissime persone hanno uno spiccato talento creativo, quello che manca è vederne il potenziale, anche come forma economica. Rispetto ad anni fa il termine “illustratore” oggi è molto più valorizzato e se ne parla molto attraverso la creazione di eventi. Il grande lavoro di divulgazioni di gruppi di persone che svolgono questo mestiere è importante. Quello che personalmente spero è che insieme allo sviluppo conoscitivo, si sviluppi anche una sana critica personale che permetta di capire cosa è fuffa e cosa no. Noi esseri umani siamo abitudinari e lo è soprattutto il nostro occhio.

Qual è il tuo universo visivo di riferimento?

Il primo amore è stato Toulouse Lautrec, conosciuto negli anni del liceo insieme a Caspar David Friedrich, da lì ho approfondito la conoscenza dell’arte visiva dalla grafica con creativi come Saul Bass, Steinweiss per arrivare al moderno Chip Kid passando dalla fotografia che amo principalmente in bianco in nero come quella di Brassai per i forti chiari scuri, e i tagli di luci che si ritrovano anche nei film prima della creazione del technicolor.

Amo molto il cinema del passato soprattutto quello americano degli anni ’50 per il tipo di utilizzo della fotografia e la cura delle palette di colori: credo che i dettagli siano una forma di amore artistica, se non finiscono per essere troppo logici e matematici.

rana esther williams  henryVIII72

Cosa sogni per te?

Essenzialmente sogno di poter fare quello che amo, ossia raccontare per capire, senza aggrapparmi a una forma di comunicazione visiva. A oggi ho la possibilità che questo avvenga attraverso l’illustrazione, ma chissà nel futuro.

Cosa c’è di te bambina in questi sogni e nel tuo lavoro?

C’è sicuramente la sua voglia di comunicare quello che vede e sente e goderne il processo, attenta a non essere invadente. Ci vuole cura per entrare nella vita degli altri.

di @cristianaraffa

 

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