Apparat Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Wed, 12 Oct 2022 15:19:12 +0000 it-IT hourly 1 RBSN: la musica si fa per amore, non per soldi o fama https://www.fabriqueducinema.it/magazine/musica/rbsn-la-musica-si-fa-per-amore-non-per-soldi-o-fama/ https://www.fabriqueducinema.it/magazine/musica/rbsn-la-musica-si-fa-per-amore-non-per-soldi-o-fama/#respond Sun, 09 Oct 2022 13:41:08 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=17789 Classe ’96, Alessandro Rebesani aka RBSN è un giovane e talentuoso compositore, produttore e musicista italiano. La sua strada si è intrecciata con quella di Fabrique nel luglio di questo anno, in occasione dell’evento estivo della rivista, dove Alessandro ha accompagnato la serata con le sue canzoni che fondono psichedelia, jazz, folk ed elettronica. Le […]

L'articolo RBSN: la musica si fa per amore, non per soldi o fama proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
Classe ’96, Alessandro Rebesani aka RBSN è un giovane e talentuoso compositore, produttore e musicista italiano. La sua strada si è intrecciata con quella di Fabrique nel luglio di questo anno, in occasione dell’evento estivo della rivista, dove Alessandro ha accompagnato la serata con le sue canzoni che fondono psichedelia, jazz, folk ed elettronica. Le sue esperienze accademiche iniziano a Roma con lo studio della chitarra, continuano nel 2015 al Berklee College of Music di Boston e poi nel 2018 al College of Music di Leeds. Dopo anni di esperienze internazionali accanto a importanti nomi europei, RBSN approda a Ropeadope, etichetta statunitense per cui ha pubblicato a maggio il nuovo singolo, Stranger Days, tratto dall’album omonimo da poco disponibile sulle piattaforme.

Quando hai capito che volevi fare della musica il tuo lavoro?

Il momento di svolta per il passaggio da musica-passione a musica-lavoro è stato il supporto dello studio di Trastevere Pyramid e del produttore Luca Gaudenzi. Con lui ho realizzato un EP che ha fatto sì che cominciassi a lavorare con il mio nome, i miei brani, il mio entourage. Da quel momento si sono aggiunte tutte le altre persone con cui ora collaboro. Se poi ti dovessi dire cosa mi ha fatto realmente capire di voler fare musica “da grande”, allora ti dico guardare School of Rock a 9 anni. Mi sono detto: “Sì, voglio fare questo!”.

Studi prima a Roma, poi negli USA e infine in UK. Che differenza hai notato tra le diverse concezioni di musica di questi tre paesi?

C’è sicuramente un modo diverso di vivere la musica. In USA e UK la musica è a ogni angolo, ed è anche un po’ più libera da scopi commerciali e modaioli. Chi fa musica lì non lo fa per farsi un nome o per guadagnare, ma per creare un ambiente sano e godibile da tutti. Quando penso all’Inghilterra, penso agli eventi di South London, dove ti scannerizzano il passaporto, ti tolgono il telefono e stai lì a ballare e ad ascoltare generi diversi per ore. In Italia invece gli eventi di ogni tipo, dai concerti alle degustazioni di vini, sono ancora troppo volti al networking e al chit-chatting. Non si guarda mai l’oggetto che in teoria è protagonista dell’occasione, ma si è sempre alla ricerca di qualcuno di nuovo da conoscere. E la fruizione di contenuti artistici di qualsiasi forma è ancora un po’ elitaria, mentre in altri paesi si abbassano i prezzi per far sì che tutti riescano ad accedervi.

RBSNLa musica è parte essenziale del cinema: hai mai lavorato all’interno di un progetto audiovisivo?

Sì, mi è capitato più volte e in varie forme. Qualche tempo fa mi è successo di lavorare, sia come attore che come musicista, al cortometraggio Trittico, diretto da Flaminia Mereu e Filiberto Signorello, con Federico Majorana e Francesco Centorame. Lì ho capito che la musica all’interno di un film è un elemento centrale per stimolare l’emozione del pubblico. Sono cambiati i tempi degli Henry Mancini o Ennio Morricone che scrivevano pezzi incredibili che funzionavano benissimo anche da soli. Oggi c’è un sound design che amplifica la dialettica del film e non è un extra-layer, ma più un within.  

C’è un film che secondo te non potrebbe esistere senza la colonna sonora?

Un esempio di brano che aumenta la suggestione già presente nella scena è The Wolves dei Bon Iver in Come un tuono. Il brano non è stato scritto per il film, ma c’è un’ottima comunicazione tra il pezzo e la scena, che la rende ancora più suggestiva. Se invece devo pensare a film in cui il soundtrack è qualcosa di totalmente intessuto alle immagini, mi vengono in mente due lungometraggi molto diversi, ma che usano la colonna sonora in modo simile. Il primo è Dune di Denis Villeneuve, dove Hans Zimmer con la sua tecnologia avanzatissima ha creato frequenze molto basse, di 45htz, che fanno vibrare fisicamente. Il secondo è Capri-Revolution di Mario Martone, dove le musiche di Apparat quasi non si distinguono dai rumori naturali delle scene. Grazie all’uso di sintetizzatori e macchine super moderne, il compositore riesce a dare un’impronta melodica a suoni assolutamente naturali, come il fruscio delle foglie o i rumori prodotti dagli uomini. 

Con la pandemia abbiamo attraversato un momento in cui l’arte si è dovuta fermare. Come hai trascorso questo periodo di chiusura?

All’inizio del 2020 ero un ragazzo che veniva da un anno molto prolifico, da tanti successi e dal primo tour europeo. Mi sono rifugiato nello studio e nella scrittura, ho metabolizzato le esperienze vissute. Ho inoltre rimodulato la band, inserendo quello che ora è uno dei pilastri del progetto RBSN, il batterista Federico Romeo. Ti posso dire che la pandemia mi ha dato modo di capire come crescere e sicuramente mi ha aiutato a farlo! Perché firmare con una super distribuzione statunitense da Roma, fare un disco a Trastevere che viene masterizzato a Berlino e mandato a New York è un giro molto figo…

E ora che si può ricominciare, quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Il nuovo disco è appena uscito su tutti i dispositivi digitali e sarà su Bandcamp, se uno vorrà ordinarsi un vinile. Su Roma ci sarà un delivery a mano fatto dal sottoscritto!

Mi fai il nome di una persona per te importante sotto il profilo artistico?

Ci sono molte figure che mi hanno guidato. Però, se dovessi sceglierne una, ti direi l’artista statunitense Nick Hakim: il suo è un suono nuovissimo per un mondo super post-moderno. Hakim mi piace anche perché è simile a noi, è uno che mentre componeva il suo primo album, Green Twins (2017, ATO Records), faceva le consegne a domicilio.

L'articolo RBSN: la musica si fa per amore, non per soldi o fama proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
https://www.fabriqueducinema.it/magazine/musica/rbsn-la-musica-si-fa-per-amore-non-per-soldi-o-fama/feed/ 0
Organizzare concerti: un lavoro da supereroe https://www.fabriqueducinema.it/magazine/musica/organizzare-concerti-un-lavoro-da-supereroe/ https://www.fabriqueducinema.it/magazine/musica/organizzare-concerti-un-lavoro-da-supereroe/#respond Wed, 13 Apr 2016 07:40:50 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=2980 Vi siete mai chiesti quale realtà esista dietro il concerto di un grande artista? Abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con chi gestisce questa realtà e ci permettere di vivere le emozioni che solo la musica dal vivo è in grado di regalare: Pietro Fuccio, vero esperto di music business, fondatore e direttore […]

L'articolo Organizzare concerti: un lavoro da supereroe proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
Vi siete mai chiesti quale realtà esista dietro il concerto di un grande artista? Abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con chi gestisce questa realtà e ci permettere di vivere le emozioni che solo la musica dal vivo è in grado di regalare: Pietro Fuccio, vero esperto di music business, fondatore e direttore di DNA concerti, una delle più importanti agenzie di concerti in Italia.

 DNA concerti: quando e come ha inizio?

Diciotto anni fa. Finito di studiare non sapevo cosa fare nella vita, suonicchiavo e conoscevo gente del giro della musica. Poi è saltato fuori che c’erano delle persone che volevano portare a Roma degli artisti che mi piacevano in concerto, li ho contattati ed eccoci qui. Certo non pensavo che ne avrei fatto un lavoro…

Che tipo di musica segui?

Tendenzialmente quella mi piace.

Ho notato un filo conduttore nel tuo roster di artisti: St.Vincent, Bat for Lashes, Björk, PJ Harvey ecc.

Tutte donne! Beh, penso che avere una linea artistica aiuti, soprattutto se sei un piccolo promoter. Se hai un target ed è un tuo punto di forza, è bene che sia coerente. Ma sul fatto di fare le cose che ti piacciono, penso sia davvero un errore mortale perché di base non sei mai lucido nel prendere decisioni: c’è sempre una parte di te condizionata dalla passione, e la cosa peggiore è che spesso i concerti non li vedi quasi mai, perché hai troppe cose da fare. Quindi paradossalmente preferirei fare concerti di roba che funziona ma mi fa orrore!

Come chiudi i contratti con gli artisti che ti interessano?

Strapagandoli.

Un metodo infallibile… Almeno li riprendi poi questi soldi?

Diciamo che attualmente, come si sa, il grande problema nell’industria musicale è che non si vendono più dischi. Per campare agli artisti sono rimasti principalmente le pubblicità e i concerti. Il valore dell’artista dal vivo quindi è aumentato molto, ma la gente, non comprando più i dischi, non va più ai concerti. Tuttavia ai musicisti questo mutamento epocale non interessa, e per potersi permettere lo stile di vita che avevano prima chiedono il doppio dei soldi per suonare dal vivo.

Diventa anche un circolo vizioso, perché aumentando il  prezzo dei biglietti si perde pubblico.

Certo, è un momento difficile, spesso alzi il prezzo dei biglietti e perdi soldi. Lavorare con gli artisti internazionali presenta poi un altro problema: un’artista come Björk, ad esempio, non ha bisogno certo di fare un concerto in Italia, ha tutto il mondo che le fa delle offerte, se non viene in Italia è per colpa del promoter italiano.

Quindi è per questo che in Italia tanti artisti internazionali non vengono a far live?

Certo, perché sul mercato italiano non valgono quello che chiedono.

Gli artisti un posto dove li strapagano lo trovano sempre, ad esempio i festival che fanno all’estero, dove ricevono qualsiasi cifra chiedono.

In Italia non c’è nulla di analogo?

Assolutamente no.

Come mai, secondo te?

Perché non siamo buoni a organizzare concerti.

Esclusi i presenti!

Assolutamente compresi i presenti!

Forse perché non è semplice per un solo promoter organizzare eventi di quella portata?

Sicuramente questo è uno dei motivi, in Italia le organizzazioni di concerti sono fatte da persone molto poco professionali, con un grosso ego e poca voglia di collaborare. Ci piace tenere basso il livello medio così tutti abbiamo il nostro orticello, nessuno ha veramente voglia di fare di più.

Non rischia più nessuno, infatti non c’è ricambio.

Ci sono i talent.

Ecco, parliamo dei talent.

Ma anche no.

Fìdati, è un tasto dolente anche per me!

Io non ho nulla contro i talent. Il problema sono le major che hanno già pronto il contratto discografico prestampato per l’ipotetico vincitore ancora prima di conoscerlo. L’assurdità sta nell’automatismo per cui passi una selezione perché un Fedez o un Mika di turno ti sceglie e dopo il programma hai già un tour e contratto. È già tutto prestabilito e così si droga il mercato e si impedisce l’accesso a musicisti che vengono da altri canali. Poi c’è gente che riesce ad emergere lo stesso, vedi I Cani, ad esempio. Ma per la discografia tradizionale si tratta di stranezze, perché nascono da soli, non passano per la TV e non fanno le solite tappe.

Cambiamo argomento: cinema.

Oh, parliamo di qualcosa che mi piace di più!

Perché non ci lavori.

Esatto, mi dicevo sempre “non fare mai per lavoro una cosa che ti piace davvero, perché finisce che te la rovini!” Infatti io ormai ascolto solo jazz, perché dato che i jazzisti sono tutti morti, non ci ho mai lavorato e non c’è possibilità che ci lavori.

Che tipo di film ti piace vedere?

Negli ultimi anni tutti film dei supereroi. Sono convinto che siano le cose migliori che ti capita di vedere al cinema a livello commerciale, quasi tutti i film della Marvel sono una bomba!

Film del 2015?

Whiplash. L’ho adorato! Ho litigato con tutti i musicisti che conosco perché dicevano che non era realistico, ne è nata una polemica relativa alla natura del jazz.

Altro che i supereroi…

Di film così non se ne fanno però tanti. Anche in America sono finiti i tempi in cui vedevi 4-5 film indipendenti l’anno di gente che fino allora non aveva mai fatto nulla.

Che ne pensi dell’Oscar a Morricone per The hateful eight?

Il telefonatissimo Morricone! Sarei curioso di sapere se ha scritto almeno una nota della colonna sonora: ha detto tra le righe in tutti i modi possibili che non avendo neanche letto la sceneggiatura e non avendo avuto tempo di comporre gli ha dato gli scarti di cose composte per La cosa di Carpenter.

Chi apprezzi in Italia fra i compositori di musica per film?

Nessuno! I primi due elementi che mi fanno passare la voglia di andare oltre i primi 5 minuti di un film italiano sono la musica e la fotografia. C’è il filone Teardo e quelli che lo copiano, che fanno le cose un po’ alla tedesca di musica elettronica, e poi c’è il filone di pianoforte e archi tipico italiano. Poi senti musiche come quelle di Desplat che per ogni pellicola fa cose sempre diverse, tutti altri strumenti, tutta altra cultura, noi ci limitiamo al pianoforte, lui usa tutto! Un genio!

DNA nel suo bacino artisti ha anche Apparat, che ha curato la colonna sonora de Il giovane favoloso.

Ecco, Apparat ad esempio usa il suo tipo di suono e per il film su Leopardi si è adattato al genere. Credo sia un diverso approccio di ricerca, mentre gli altri partono col pilota automatico creando sempre le stesse cose, non c’è cura.

Passiamo alle rivelazioni sugli artisti: chi ti è piaciuto molto umanamente?

Ehm…

L'articolo Organizzare concerti: un lavoro da supereroe proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
https://www.fabriqueducinema.it/magazine/musica/organizzare-concerti-un-lavoro-da-supereroe/feed/ 0