Andrea Arcangeli Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Mon, 11 Sep 2023 13:09:23 +0000 it-IT hourly 1 Come pecore in mezzo ai lupi: anche in Italia l’action è donna https://www.fabriqueducinema.it/magazine/opera-prima/come-pecore-in-mezzo-ai-lupi-anche-in-italia-laction-e-donna/ Fri, 28 Jul 2023 10:11:10 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=18631 Finalmente un’italiana con il bel vizio del cinema action: nel suo esordio Come pecore in mezzo ai lupi (in sala in questi giorni) Lyda Patitucci ha fatto studiare il serbo a Isabella Ragonese, poliziotta infiltrata in una pericolosa banda di slavi per sventare un grosso colpo. Caso tragico, come partner in crime si ritroverà il […]

L'articolo Come pecore in mezzo ai lupi: anche in Italia l’action è donna proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
Finalmente un’italiana con il bel vizio del cinema action: nel suo esordio Come pecore in mezzo ai lupi (in sala in questi giorni) Lyda Patitucci ha fatto studiare il serbo a Isabella Ragonese, poliziotta infiltrata in una pericolosa banda di slavi per sventare un grosso colpo.

Caso tragico, come partner in crime si ritroverà il fratello squattrinato, e solo fingere di non conoscersi potrà salvarli. Lui è Andrea Arcangeli, che per la regista ferrarese è dimagrito dopo Romulus come un piccolo Christian Bale. E tra loro una talentuosa attrice bambina. Mentre Tommaso Ragno impersona il loro padre sfuggente e fanatico religioso.

«Non tutto nella vita va esplicitato e formalizzato» per Lyda, poiché i suoi personaggi si presentano asciugati in un passato stilizzato. Il suo obiettivo è farci precipitare nel «senso del pericolo, della minaccia costante. Nessuno è mai al sicuro». Vera, il personaggio di Ragonese, fugge dalle relazioni, dal fratello in primis e usa la chiusura per rompere i rapporti. «Vera risulta sempre nascosta e compressa. Cerco di usare elementi esterni a lei per raccontarla. Suoni, riflessi della sua personalità in altri personaggi specchio». Così ha girato un crime oscuro, pieno di proiettili, pugni, inseguimenti e doppiogiochisti.

In Veloce come il vento, Smetto quando voglio – Masterclass, Il primo re, Il campione eri la seconda unità alla regia. Come cambia il lavoro quando diventi tu la regista?

Tra seconda unità e la mia regia c’è un cuscinetto di transizione di due serie tv che ho diretto, Curon e Vostro Onore. Ma la seconda unità è molto tecnica poiché ti allinea alla visione dei registi. Girando in contemporanea con stunt, effetti e scene complesse. La differenza vera è che si lavora meno con gli attori. Assorbe una quantità di tempo e risorse davvero enorme nella preparazione, sul set e in postproduzione. Con Matteo Rovere in Veloce come il vento ho eseguito tutta la parte delle corse in auto: mentre Matteo girava tutto il resto io giravo le ricostruite nel circuito. Nel Primo re invece ho pianificato e orchestrato le battaglie. Matteo seguiva Remo e io il resto. Poi in Smetto quando voglio abbiamo lavorato molto sull’assalto al treno, sugli inseguimenti e gli incidenti. Lì ho fatto un lavoro molto preciso di pre-visualizzazione: mentre Sydney Sibilia sviluppava la commedia con gli attori, io gestivo gli stunt. Nel Campione c’era invece tutto un altro lavoro: il regista Leonardo De Agostini aveva fatto tutta la programmazione delle scene di calcio, mentre io ho seguito allenamenti e partite. Nel mio lavoro mi sono ritrovata a gestire piloti e stuntman, quindi per me tecnicamente non c’è differenza nel coreografare una battaglia o una partita di calcio. Unisco sul set le competenze sul cinema con quelle sulla materia, perché la seconda unità dev’essere malleabile in funzione al lavoro del regista. Sia su film che su serie, le buone collaborazioni tra registi sono molto virtuose e vantaggiose. In Curon ad esempio ho diretto gli ultimi tre episodi e Fabio Mollo i primi quattro. Lui è molto più intimista e lavora sulla recitazione e gli attori, io giravo tanto in acqua e in montagna.

Come pecore in mezzo ai lupi
Andrea Arcangeli e Carolina Michelangeli.

L’intreccio di action e drammaturgia per te è una delle cose più importanti.

Sono i film che mi piace vedere. Mi piace che succedano le cose, che la gente si muova, lotti. Amo mettere in condizioni estreme i miei personaggi per tirarne fuori aspetti interessanti. Sono storie che non mi appartengono, perciò m’incuriosiscono di più.

Come pecore ci sussurra che l’emotività di una donna forse è un difetto nel mondo dei maschi.

Questa è la chiave di Vera, la protagonista. Il suo punto di vista. Ma nella realtà l’emotività non è mai un difetto. Al contrario, il più aperto alle emozioni è Bruno, il fratello. E in questo è lui a dare la lezione più positiva, che nell’incontro con l’altro ci può essere una speranza.

Sei stata definita una Kathryn Bigelow italiana, ma quali sono le registe e i registi che segui di più?

È molto difficile rispondere perché la quantità di registi che amo è infinita. Sulla parte femminile oltre la Bigelow, che è stata l’unico modello per generazioni di donne che volevano fare questo lavoro e non ci sono riuscite, c’è Jane Campion, ma quando ero piccola impazzivo per il fatto che Pet Sematary – Cimitero vivente, fosse diretto da una donna. Quello della regia è un percorso molto particolare, difficile e poco incasellabile dove tutto ti dice “fai qualcos’altro”, quindi se ti distrai un attimo, anche per vivere semplicemente, smetti di seguirlo questo mestiere. Secondo me è così che molte donne non sono diventate registe. Purtroppo siamo in un mondo maschio-centrico. Per fortuna che ultimamente son venute fuori anche registe ascrivibili a modi di fare cinema più estremi, come Julia Ducournau, che è molto vicina a Cronenberg.

Nel tuo cast hai una piccola attrice, Carolina Michelangeli. Il suo personaggio, senza spoilerare, affronta dei traumi emotivi fortissimi. Come avete lavorato con lei?

Abbiamo fatto un cast molto lungo partendo da un bacino di centinaia di persone. Carolina aveva esperienza sul set per un film di Laura Bispuri, ma Andrea Arcangeli, che doveva fare suo padre, è stato molto disponibile affiancandomi nei provini per verificare l’intesa tra bambina e adulto. Pensa che sul set aveva 8 anni e mezzo, come Marta. Carolina ha perfetta consapevolezza della finzione cinematografica, è stata molto rigorosa nel calarsi giocando col suo ruolo anche perché è abituata alla disciplina dalla ginnastica artistica. Ha un tratto caratteriale simile al suo personaggio, ma al contrario di Marta la sua famiglia la segue senza mai forzarla. Cosa importantissima per i bambini attori. È piccina e in parte fragile, ma è anche molto tosta. Nei suoi piani d’ascolto, ad esempio, ha la capacità di far capire allo spettatore la scena come solo i bravi interpreti sanno fare.

L’ARTICOLO COMPLETO SARÀ DISPONIBILE SOLO PER GLI ABBONATI SUL PROSSIMO NUMERO DI FABRIQUE, CLICCA QUI PER ABBONARTI

 

 

L'articolo Come pecore in mezzo ai lupi: anche in Italia l’action è donna proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
La grande festa d’estate di Fabrique il 23 giugno! https://www.fabriqueducinema.it/cinema/news/la-grande-festa-destate-di-fabrique-il-23-giugno/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/news/la-grande-festa-destate-di-fabrique-il-23-giugno/#respond Wed, 31 May 2023 16:14:59 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=18488 Il 23 giugno non prendete impegni: Fabrique torna sulle rive del Tevere, con una serata spettacolare sotto le stelle, e con un super ospite, Giorgio Poi! La location più cool di questa estate romana, Testaccio Estate, apre le porte all’imperdibile party della rivista del nuovo cinema italiano, con un ricco programma di ospiti che si […]

L'articolo La grande festa d’estate di Fabrique il 23 giugno! proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>

Il 23 giugno non prendete impegni: Fabrique torna sulle rive del Tevere, con una serata spettacolare sotto le stelle, e con un super ospite, Giorgio Poi!

La location più cool di questa estate romana, Testaccio Estate, apre le porte all’imperdibile party della rivista del nuovo cinema italiano, con un ricco programma di ospiti che si arricchirà di giorno in giorno.

Presenterà la serata l’attrice Laura Adriani (protagonista di “Falla girare” di Giampaolo Morelli, della serie Rai Uno “Resta con me” e ora su Sky con “A casa tutti bene – La serie” per la regia di Gabriele Muccino).

Dalle 18

– LIVE di band emergenti: Alaska, Calibri, Cesare Blanc, Erre Punto, Leone Romani, Redh.

– MOSTRE fotografiche e performance di Martek e Pido, Vanessa Lucrezia Francia, Mattia Eusepi, Giovanni Lo Castro, Jacopo Paglione, Bvka, Patrizio Gentile, Silvio Giammarco, Alexandra Kern.

– PREMIAZIONE Contest Microsalon 2022, evento basato sulla presentazione delle ultime tecnologie del cinema.

– TAVOLA ROTONDA SU INTELLIGENZA ARTIFICIALE E CINEMA
Come saranno i film pensati dall’AI? È vero che nei prossimi anni potremmo trovarci a vivere all’interno dei sogni di un’intelligenza aliena, come teme lo storico-star Yuval Noah Harari? Fabrique non lo chiede a ChatGPT ma a chi il cinema lo fa adesso e si sta già confrontando con quella che per alcuni è un’apocalisse, per altri solo un nuovo strumento a disposizione dei creatori. Registi, produttori, sceneggiatori e DOP saranno i protagonisti della tavola rotonda sul palco di Fabrique il 23 giugno per raccontarci quello che sta per succedere (o sta già succedendo) sui set e nelle writers room.
Con LUCA VECCHI attore e regista (The Pills), ALFREDO BETRO’ direttore della fotografia (“L’Arminuta”, “L’estate più calda”), TOMMASO RENZONI sceneggiatore (“Margini”, “La marcia su Roma”, “Sono Lillo”), ALESSANDRO CELLI regista (“Mondocane”, “DI4RI”), GIACOMO SPACONI visual artist (Le Coliche), ANDREA RICCIOTTI montatore e regista (“Pesci piccoli”), DARIO MALANDRINO avvocato. Moderano: Elena Mazzocchi direttrice editoriale di Fabrique du Cinéma e il regista e attore Mauro Lamanna.

– PRESENTAZIONE dei film “DENTI DA SQUALO” di Davide Gentile, “L’ESTATE PIU’ CALDA” di Matteo Pilati e della serie “VIVERE NON E’ UN GIOCO DA RAGAZZI” con registi e cast

DENTI DA SQUALO È la storia di Walter e della più incredibile estate della sua vita. La scuola è finita e Walter, 13 anni, ha appena perso suo padre. Nel suo vagare apparentemente senza meta per il litorale romano, è un luogo affascinante e misterioso a catturare la sua attenzione: una villa abbandonata con una gigantesca, torbida, piscina. Ma la villa non è incustodita e inizierà per lui un viaggio indimenticabile. Con Claudio Santamaria, Edoardo Pesce, Virginia Raffaele, Tiziano Menichelli, Stefano Rosci

L’ESTATE PIU’ CALDA Nella cornice sensuale di un’estate in un paesino della Sicilia meridionale, il rapporto tra Lucia e Valentina, amiche per la pelle, viene messo in crisi dall’arrivo di Nicola.
Con Gianmarco Saurino, Nicole Damiani, Alice Angelica, Stefania Sandrelli, con la partecipazione di Nino Frassica e i cammei di Michela Giraud e Giuseppe Giofrè.

VIVERE NON E’ UN GIOCO DA RAGAZZI Lele, 18 anni, è innamorato di Serena, bellissima, intelligente e perfetta reginetta della scuola. Per fare colpo su di lei viene risucchiato nel mondo delle discoteche e della droga e ne uscirà a caro prezzo. Fuga, responsabilità, segreti sono i termini-chiave di una storia di formazione che dai giovani si allarga agli adulti: si può davvero fuggire da sé stessi? O per diventare grandi, a qualunque età, è necessario accettare la verità delle proprie azioni e delle proprie emozioni?

– LIVE SHOW con un super ospite a sorpresa

– DJ set con STEFAN LARSEN e D LEWIS
STEFAN LARSEN: Pianista, compositore, produttore e cantante italodanese. Il suo stile esalta le contaminazioni tra il jazz, la classica e l’elettronica.
Luigi “D LEWIS” di Filippo: Si è affermato come una figura molto rispettata nella scena della musica elettronica, è stato il “tam tam” del Diabolika House Party, il party che dal 2003 al 2009 ha riscritto le regole del clubbing e della scena electro house in Italia. Ha condiviso la consolle con alcuni dei migliori DJ, tra cui Deadmau5, Boys Noize, Joris Voorn, Trentemoller, Crookers, Bloody Beetrots, Benny Benassi, 2 Many Djs, Eric Morillo, Roger Sancez, Tiesto e Fedde Le Grand. Non è un dj che passa inosservato, la passione per la musica, la cultura e la preparazione tecnica rendono i suoi set sempre unici e eclettici.
Nella serata del 23 giugno a Fabrique D Lewis e Stefan Larsen uniranno i propri mondi sonori per dare vita a un sound originale e ricco di contaminazioni.

– Guest DJ ANDREA ARCANGELI e EDD BATEMAN
ANDREA ARCANGELI Lavora nel cinema da dieci anni e contemporaneamente esplora diverse forme d’espressione che lo portano a fare mostre in gallerie e a suonare in alcuni dei più importanti locali della capitale. Da alcuni anni viaggia tra Asia, Europa e Sudamerica, in cerca di forme e modelli di vita differenti.
EDD BATEMAN È produttore di musica elettronica e dj. Artista poliedrico, nei suoi set spazia dall’ambient alla lo-fi house, dalla idm alla techno underground berlinese più incalzante, cercando di far vivere all’ascoltatore un unico immersivo viaggio sonoro.
Insieme faranno un’esplosiva chiusura di serata sul palco di Testaccio Estate!

———

Dalle 18

Città dell’Altra Economia, largo Dino Frisullo – 3, 00153 Roma
INGRESSO LIBERO
 
 
Mediapartner:
Radio Kaos
– Radio Kaos Italy è una web radio indipendente nata nel 2009 con lo scopo di individuare e diffondere le realtà artistiche, culturali, musicali e dell’underground italiano e internazionale. Per questo ha scelto di collocare i propri studi letteralmente “in vetrina” e in un quartiere in rapida ascesa come quello del Tiburtino, cuore della zona studentesca romana. Miglior webradio d’Italia al MEI di Faenza, vincitrice del MArte Awards come miglior webradio e ospite al World Radio Day 2021 è stata fondata da Antonio Drastiko Ricci e i direttori artistici sono Valerio Del Pelo, Rocco Foggia e Daniele Fasanella.
 

 

Seguiteci sui social per gli aggiornamenti… e preparatevi, fabriquers!

 

 

L'articolo La grande festa d’estate di Fabrique il 23 giugno! proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
https://www.fabriqueducinema.it/cinema/news/la-grande-festa-destate-di-fabrique-il-23-giugno/feed/ 0
La donna per me, amore e paradossi temporali https://www.fabriqueducinema.it/cinema/nuove-uscite/la-donna-per-me-amore-e-paradossi-temporali/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/nuove-uscite/la-donna-per-me-amore-e-paradossi-temporali/#respond Thu, 26 May 2022 07:53:38 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=17236 Dopo 15 anni dalla sua opera prima, Marco Martani, già sceneggiatore di tante commedie di successo (Ex, La mafia uccide solo d’estate, Se Dio vuole e molte altre) torna con La donna per me, una romcom dal gusto anglosassone poco usuale alle nostre latitudini, ora su Sky e Now. Andrea (Andrea Arcangeli) è un trentenne […]

L'articolo La donna per me, amore e paradossi temporali proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
Dopo 15 anni dalla sua opera prima, Marco Martani, già sceneggiatore di tante commedie di successo (Ex, La mafia uccide solo d’estate, Se Dio vuole e molte altre) torna con La donna per me, una romcom dal gusto anglosassone poco usuale alle nostre latitudini, ora su Sky e Now.

Andrea (Andrea Arcangeli) è un trentenne alla vigilia del matrimonio con Laura (Alessandra Mastronardi), conosciuta al primo anno di università e con cui da allora ha costruito la sua vita. Tormentato dai dubbi, Andrea si ritrova bloccato in un loop temporale, costretto a rivivere lo stesso giorno. Ogni mattina, però, si risveglia in una vita diversa, in un sé stesso diverso, in universi paralleli in cui Laura non è mai stata la sua compagna. Scoprendo le mille declinazioni che avrebbe potuto prendere la sua esistenza, si renderà conto di quanto avesse dato per scontata la sua vita. Nel cast anche Stefano Fresi, Eduardo Scarpetta e Francesco Gabbani.

Il tuo film rientra pienamente nel genere delle commedie romantiche, ma ne hai rovesciato la struttura narrativa classica. Come hai dialogato con la tradizione?

Siamo partiti dalla voglia di raccontare una storia d’amore che ribaltasse il cliché, la classica storia dove i due protagonisti si incontrano. È stata finora poco raccontata, soprattutto nella declinazione della commedia sentimentale, la vicenda di due persone che stanno insieme da tanto e che si devono in qualche modo re-innamorare. Questa chiave narrativa era per me molto interessante, soprattutto in relazione al periodo storico in cui ho scritto il film con Eleonora Ceci, ovvero durante il lockdown, in cui tutti eravamo chiusi in casa e “costretti” a riscoprire la quotidianità. Il ruolo della mia sceneggiatrice è stato fondamentale, in particolare per avere uno scambio su alcune dinamiche di coppia che, altrimenti, avrebbero avuto uno sguardo unicamente maschile.

la donna per meHai intrecciato l’elemento romantico con l’espediente del loop temporale e quindi con il fantasy. Come ti sei confrontato con questa scelta narrativa e quali sono stati i tuoi riferimenti?

Il riferimento filmico più vicino, anche se molto diverso, è Questione di tempo (About time) di Richard Curtis. Non volevamo fare un film fantasy ma usare l’elemento fantasy per raccontare al meglio la storia d’amore: ma c’è anche qualcosa di più ampio. Il problema di Andrea va aldilà della storia d’amore, non è mai soddisfatto di ciò che ha e pensa ci sia sempre qualcos’altro. In questa legge del contrappasso che lo fa allontanare ad ogni universo sempre di più dalla sua Laura, si rende conto che quello che aveva prima lo faceva sentire bene, ma se ne accorge troppo tardi. Ognuno di noi vorrebbe poter tornare indietro per poter cambiare qualcosa nella sua vita e per questo si crea un meccanismo empatico con Andrea. È un viaggio introspettivo, il viaggio che ognuno di noi vorrebbe fare.

Proprio per queste sue peculiarità il film è in qualche modo una novità per il panorama italiano.

Ho voluto allontanarmi da un certo tipo di commedia italiana, diciamo standard, di cui sono in parte responsabile, ne ho fatta tanta. Intendevo raccontare una storia molto realistica nonostante il paradosso temporale, che chiaramente è una forzatura. Perciò ho cercato di rendere tutto credibile e non forzare mai la mano sulla comicità o sulla farsa. La produzione, Lucky Red, ha accettato subito le mie scelte, compresa quella di avere un protagonista inedito, nonostante in molti continuassero a dirmi che era preferibile un attore più famoso, anche un po’ più vecchio ma più famoso. Su questo invece sono stato irremovibile, perché la mia è la storia di un trentenne a una svolta della sua vita: avrebbe avuto un altro effetto se fosse stato interpretato da un quarantenne o un cinquantenne, sarebbe stato necessario cambiare la sceneggiatura e le motivazioni del protagonista. E perché avrei dovuto farlo? Semplicemente perché in locandina un attore più famoso porta più gente al cinema? Oggi non sono per niente sicuro che sia così. Inoltre, c’è una generazione di attori penalizzati da altri interpreti che sono ormai quarantenni ma che fanno ancora i trentenni. In Inghilterra e in America per questo tipo di storie si scelgono spesso volti nuovi, proprio per reinvestire nello star-system. In Italia, invece, prendere come protagonista un attore non conosciuto è quasi un atto di blasfemia. Il mercato ce lo sta dicendo già da anni che questa cosa non funziona più e io voglio essere uno dei primi “combattenti”. Quando faccio i provini e vedo un attore bravo, che sa emozionarmi, non mi importa se è famoso o no, voglio lavorare con lui.

la donna per meGiocando con il tema delle realtà alternative, non hai dovuto costruire un solo mondo, ma ben cinque, dove gli attori si sono trovati a dover interpretare versioni differenti dei loro personaggi. Come ti sei rapportato con gli attori?

È stato un lavoro sulle sfumature. Alessandra Mastronardi, molto coinvolta nel progetto, è stata bravissima. Il personaggio di Laura in ogni universo doveva tirar fuori un elemento, una sfumatura, che facesse ricordare ad Andrea di chi si era innamorato all’inizio: la parte un po’ più disinvolta, anche sessualmente più disinibita, oppure quella più pasionaria o tenera e romantica. Arcangeli, invece, si trovava nella condizione della consapevolezza: una bella sfida, è stato un lavoro di sottotesti notevole e lui è stato davvero in gamba, rimanendo sempre credibile.

Sono passati diversi anni da Cemento armato, il tuo primo film da regista. Cosa ti ha fatto venire voglia di ritornare alla regia?

Mi sono divertito molto in quel film, anche se non era una prima regia vera e propria. Avevo girato con Fausto Brizzi Notte prima degli esami e lavorato fianco a fianco con lui nei suoi primi lavori. Con Cemento armato mi sono messo in gioco cambiando completamente genere: amo lavorare sugli aspetti tecnici – le riprese, la fotografia, la musica – e il noir dà più libertà della commedia. Poi con altri soci abbiamo fondato Wildside e mi sono preso la responsabilità di gestire i progetti, scrivere e leggere proposte e non avevo più tempo per fare il regista. Ora che la società cammina benissimo con le sue gambe ho ripreso a dirigere. Dopo La donna per me girerò un altro film a settembre, anche se la scrittura resta sempre il mio primo grande amore. Mi piace l’idea di dare un valore aggiunto alla scrittura con la regia: molti registi ci riescono, altri meno, io non lo so, ma mi impegno nel trovare una quadra. Inoltre sono molto pignolo, per la scrittura ci metto tanto. La sceneggiatura di La donna per me ha richiesto una ventina di stesure, ci è voluto quasi un anno e mezzo. Il risultato sembra semplice, ma far tornare tutto è stato complesso. La semplicità è sempre frutto di un grande lavoro.

L'articolo La donna per me, amore e paradossi temporali proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
https://www.fabriqueducinema.it/cinema/nuove-uscite/la-donna-per-me-amore-e-paradossi-temporali/feed/ 0
Il Divin Codino: regia raffinata, ma la sceneggiatura non segna il gol https://www.fabriqueducinema.it/cinema/nuove-uscite/il-divin-codino-regia-raffinata-ma-la-sceneggiatura-non-segna-il-gol/ Sat, 29 May 2021 13:23:31 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=15590 Non bisogna essere dei patiti del calcio per ricordare il nome di Roberto Baggio, uno dei miglior attaccanti a livello mondiale. A parlar di lui, anche la canzone dei Pinguini Tattici Nucleari (Scrivile scemo), che proprio tra le prime strofe recita: “Ci vuole coraggio nel ’94 a essere Baggio”. Ed è da qui che parte […]

L'articolo Il Divin Codino: regia raffinata, ma la sceneggiatura non segna il gol proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
Non bisogna essere dei patiti del calcio per ricordare il nome di Roberto Baggio, uno dei miglior attaccanti a livello mondiale. A parlar di lui, anche la canzone dei Pinguini Tattici Nucleari (Scrivile scemo), che proprio tra le prime strofe recita: “Ci vuole coraggio nel ’94 a essere Baggio”. Ed è da qui che parte Il Divin Codino (prodotto da Fabula Pictures e disponibile su Netflix dal 26 maggio), dal quel 1994 e dal portato di essere Roberto Baggio esattamente in quel fatidico anno in cui, a causa di un rigore (di Baggio stesso), l’Italia perse i mondiali per un soffio contro il Brasile.

Con una struttura a cornice, che parte dalla famosa partita contro il Brasile, la mano di Letizia Lamartire decide fin da subito di relegare le prime inquadrature a una prospettiva raso terra. A queste alterna i pensieri dell’infanzia del “Divin Codino” in un momento specifico: quando nell’officina del padre s’immaginava già come uno dei più importanti calciatori. L’intento tanto della regia della Lamartire, quanto della sceneggiatura di Ludovica Rampoldi e di Stefano Sardo (coautori anche de Il ragazzo invisibile), è quindi subito lampante. Non si vuole raccontare della leggenda, ma dell’umanità di questo immenso giocatore.

Si va, allora, in rewind e, tra immagini in hd e immagini che riprendono abilmente i formati televisivi e telecronistici dell’epoca, s’inizia non tanto una biografia che possa racchiudere la carriera dell’attaccante, ma un vero e proprio racconto di formazione, che parte dalla necessità di accettare di non essere sempre i migliori per poter essere riconosciuti. Didascalicamente, si procede dentro le pieghe del rapporto che Baggio ha con il proprio padre, dal quale si sente trascurato perché non ancora abbastanza maturo da capirne i ragionamenti e gli insegnamenti. Il Divin Codino decide di non fermarsi, perciò, sulle tappe della carriera del calciatore, ma su quelle del rapporto padre-figlio e uomo-maturità.

Nel delineare questo percorso, il film viene diviso in due grandi blocchi: prima del “fallimento” del 1994 e dopo quel giorno. Se, in questa costruzione, la regia sperimenta e riesce ben ad agganciare lo spettatore prima a una visione quasi cronistica/osservazionale e poi a un punto di vista più intimo, sono tuttavia le basi a mancare affinché si venga totalmente catturati dal racconto. La sceneggiatura, infatti, non gioca di stile come fa, invece, l’occhio della Lamartire (e come faceva in campo Roberto Baggio, proprio per questo soprannominato “Raffaello”), ma di forza. L’umanità del messaggio si perde, così, tra le pieghe di una verbosità fin troppo esplicativa, che produce un immenso calderone di concetti ridondanti e paradossalmente superficiali.

Insomma, Il Divin Codino è un film incapace di cogliere l’assist. È, infatti, un prodotto che presenta un attento gioco di raffinatezza della regia e anche della recitazione (in primis di quella di Andrea Arcangeli, proprio nel ruolo di Baggio, di cui coglie ogni sfumatura e tensione), che però non riesce a superare i difetti di contenuto e di penna. La Fabula Pictures si ritrova, allora, come Roberto Baggio in quel famoso ’94: in un campionato con diversi goal decisivi, ma incapace di mettere in porta il rigore decisivo.

L'articolo Il Divin Codino: regia raffinata, ma la sceneggiatura non segna il gol proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
Romulus – la serie, il mito continua https://www.fabriqueducinema.it/serie/romulus-la-serie-il-mito-continua/ Fri, 30 Oct 2020 09:18:54 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=14477 Uno degli eventi più attesi dell’ultima edizione della Festa del Cinema di Roma è stato la proiezione dei primi due episodi di Romulus, la serie scritta, diretta e prodotta da Matteo Rovere che dal 6 novembre andrà in onda su Sky Atlantic nella doppia versione in lingua originale (protolatino) e doppiata in italiano. Come Il […]

L'articolo Romulus – la serie, il mito continua proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
Uno degli eventi più attesi dell’ultima edizione della Festa del Cinema di Roma è stato la proiezione dei primi due episodi di Romulus, la serie scritta, diretta e prodotta da Matteo Rovere che dal 6 novembre andrà in onda su Sky Atlantic nella doppia versione in lingua originale (protolatino) e doppiata in italiano.

Come Il primo re, il film dello scorso anno diretto sempre da Rovere, anche Romulus è stato girato nella lingua ipoteticamente parlata dagli abitanti del Latium Vetus nel corso dell’VIII secolo a.C.: un accorgimento che aiuta lo spettatore a entrare in una società completamente diversa dalla Roma imperiale che in parecchi casi il cinema ci ha dato occasione di rivivere. Altra caratteristica che accomuna i due progetti è la scelta di girare in luoghi impervi e in situazioni difficili per gli attori che hanno dovuto affrontare un’esperienza decisamente spiazzante sia a livello fisico che psicologico. Così come hanno fatto, ad esempio, Alessandro Borghi e Alessio Lapice, rispettivamente Romolo e Remo nel Primo re, anche Andrea Arcangeli e Giovanni Buselli, che nella serie interpretano Yenos ed Enitos, i nipoti di Amulio (Sergio Romano), altro personaggio carismatico assente nel film, oppure i giovani Luperci, protagonisti importanti della serie, si sono allenati per affrontare sanguinosi combattimenti.

Se nel lungometraggio a essere al centro era la mitologica vicenda dei due fratelli costretta a risolversi in poco più di due ore, in Romulus c’è più spazio per un’indagine più approfondita dei singoli personaggi con i loro caratteri, i loro desideri e i loro sentimenti che Rovere, insieme a Filippo Gravino e Guido Iuculano, cercano di rendere universali. L’amore della vestale Lilia, interpretata da Marianna Fontana, è quello di una donna che va incontro alla morte quando vede che ha perso il proprio amore, diventando una sorta di arcaica Giulietta. La bramosia di potere di Amulio, resa ancora più viva dalla moglie Gala (Ivana Lotito), è il sentimento che muove tutta la serie, stravolgendo le vite dei due ragazzi e anche quelle degli altri giovani Luperci, tra cui il giovane Wiros (Francesco di Napoli), mandati a compiere il loro rito di iniziazione.

La nuova idea di Matteo Rovere, sostenuta da Groenlandia e Cattleya, promette molto bene. È capace di mantenere la sacralità del mito, con le figure di Numitore, Amulio e Rea Silvia (Vanessa Scalera) e gli antichi riti dei popoli italici, modernizzando al contempo un periodo oscuro, poco conosciuto e dominato dalla triade sangue-divinità-natura, grazie anche all’innesto di dinamiche psicologiche più attuali. Un prodotto originale che, come un ponte, unisce passato e presente.

L'articolo Romulus – la serie, il mito continua proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
Dei: adolescenza e crescita secondo Cosimo Terlizzi https://www.fabriqueducinema.it/cinema/recensioni/dei-adolescenza-e-crescita-secondo-cosimo-terlizzi/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/recensioni/dei-adolescenza-e-crescita-secondo-cosimo-terlizzi/#respond Mon, 02 Jul 2018 13:00:41 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=10829 Il cinema italiano sta negli ultimi anni riscoprendo i racconti di formazione: pellicole come Scialla (Stai sereno) di Francesco Bruni, Un bacio di Ivan Cotroneo o Piuma di Roan Johnson hanno infatti intrecciato le classiche logiche del bildungsroman con nuovi modelli di intendere l’adolescenza, lontani da ciò a cui ci avevano abituato le produzioni commerciali […]

L'articolo Dei: adolescenza e crescita secondo Cosimo Terlizzi proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
Il cinema italiano sta negli ultimi anni riscoprendo i racconti di formazione: pellicole come Scialla (Stai sereno) di Francesco Bruni, Un bacio di Ivan Cotroneo o Piuma di Roan Johnson hanno infatti intrecciato le classiche logiche del bildungsroman con nuovi modelli di intendere l’adolescenza, lontani da ciò a cui ci avevano abituato le produzioni commerciali dei primi anni Duemila. Ultimo in ordine di tempo, Dei (qui il trailer ufficiale) è una nuova ed interessante declinazione del micro-cosmo giovanile, indagato questa volta alla luce di una velata nostalgia che ricorda l’ultimo lavoro di Abdellatif Kechiche.

Martino (Luigi Catani) è un diciassettenne innamorato dello studio e della filosofia. Costretto a vivere nella povertà della campagna pugliese, tenta ogni giorno di fuggire dalla monotonia della vita contadina, infiltrandosi con l’amica Valentina (Angela Curri) alle lezioni di storia dell’arte dell’Università di Bari. Durante il corso, conosce l’affascinante ed enigmatica Laura (Martina Catalfamo), una studentessa che divide un appartamento in centro con un gruppo di ragazzi, tra cui il musicista Ettore (Andrea Arcangeli). Questi nuovi ed inaspettati amici stravolgono completamente la vita di Martino, convincendolo anche a ripensare il rapporto con il burbero padre (Fausto Morciano).

dei

Opera prima dell’artista e documentarista Cosimo Terlizzi, Dei intreccia fin dalle prime sequenze un interessante impianto narrativo con una dialettica di espedienti esteticamente ricercati. La storia, pur riprendendo logiche da coming of age movie ormai particolarmente diffuse, si svincola da qualsiasi stereotipo, restituendo con credibilità la crescita emotiva e umana del protagonista, nonché la ricontrattazione dell’instabilità connaturata alla gerarchia famigliare. Anche la metafora dell’albero di ulivo, che con cadenza regolare ritorna in sequenze dal sapore onirico, si intreccia coerentemente con la dimensione realista, offrendosi come perfetto contrappunto visivo.

Analogamente, la sceneggiatura venata di sotto-testi filosofici permette di intrecciare la concretezza di una storia estremamente veritiera con una dimensione-altra, lontana tuttavia dalle svolte sovrannaturali di lungometraggi come il recente Lazzaro Felice di Alice Rohrwacher. Da un punto di vista formale, la formazione pregressa del cineasta favorisce un utilizzo accorto di inquadrature dove l’equilibrio vige da padrone. Come in piccoli tableaux vivants, i personaggi assumo infatti pose dall’eco pittorico, interagendo con gli ambienti ma soprattutto con le luci. Sono proprio queste ultime che, alternando effetti bruciati ad altri quasi stroboscopici, permettono di caratterizzare in modo peculiare alcuni passaggi, tra cui i bellissimi primi piani del protagonista.

dei

Un conclusivo appunto deve essere infine mosso relativamente al cast. Luigi Catani, classe 2000, si dimostra nonostante la tenera età un perfetto protagonista, abile a giocare sui non detti e di trasmettere la profondità del suo personaggio ricorrendo spesso solo alle espressioni del volto. Ugualmente, il più navigato Andrea Arcangeli incarna un archetipico fratello maggiore, sensibile e duro contemporaneamente, capace di accompagnare il giovane amico nei cambiamenti della vita: l’interprete, già ottimo in The Startup di Alessandro d’Altri, si conferma pertanto uno dei più brillanti giovani divi del panorama contemporaneo. Degne di nota, anche le controparti femminili, come la convincente Angela Curri e l’incisiva Martina Catalfamo.

L'articolo Dei: adolescenza e crescita secondo Cosimo Terlizzi proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
https://www.fabriqueducinema.it/cinema/recensioni/dei-adolescenza-e-crescita-secondo-cosimo-terlizzi/feed/ 0