Alessio Lapice. Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Wed, 22 Jun 2022 10:37:21 +0000 it-IT hourly 1 Un “Weekend” che non si dimentica: Riccardo Grandi racconta il suo film in uscita su Amazon Prime https://www.fabriqueducinema.it/cinema/nuove-uscite/weekend-riccardo-grandi/ Wed, 16 Dec 2020 08:09:34 +0000 https://www.fabriqueducinema.com/?p=14610 L’eterno scontro fra presente e passato, ambientazioni sospese e non-luoghi: sono una parte dei numerosi tasselli di Weekend, film che conta tra i produttori Roberto Cipullo di Camaleo e Giovanni Amico di Twister, che il regista Riccardo Grandi ha deciso di raccontare a Fabrique in occasione dell’uscita del film su Amazon Prime domani 17 dicembre. […]

L'articolo Un “Weekend” che non si dimentica: Riccardo Grandi racconta il suo film in uscita su Amazon Prime proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
L’eterno scontro fra presente e passato, ambientazioni sospese e non-luoghi: sono una parte dei numerosi tasselli di Weekend, film che conta tra i produttori Roberto Cipullo di Camaleo e Giovanni Amico di Twister, che il regista Riccardo Grandi ha deciso di raccontare a Fabrique in occasione dell’uscita del film su Amazon Prime domani 17 dicembre. I protagonisti sono alcune delle giovani leve che si sono fatte più notare nel cinema italiano degli ultimi anni: Alessio Lapice, Filippo Scicchitano, Jacopo Olmo Antinori, Lorenzo Zurzolo, Eugenio Franceschini.

Ci racconti il progetto creativo che sta dietro il film?

Weekend nasce due anni fa, figlio di lunghe chiacchierate fra colleghi destinate, come spesso succede, a rimanere chiuse in un cassetto finché non si trova l’occasione giusta. E in seguito, a causa della pandemia, il lavoro è stato necessariamente sospeso e abbiamo potuto ricominciare solamente durante il periodo estivo. Dato che si tratta di un film ambientato sotto la neve, abbiamo dovuto ricreare gran parte del set in studio e lavorare molto in post-produzione, questo grazie alla Frame by Frame nella persona di Davide Luchetti. In generale posso dire che è stata una bella prova di coesione del gruppo di lavoro essere in grado di riprendere le fila di un lungometraggio dopo molto tempo di sospensione. Per quanto mi riguarda, prima di Weekend la mia esperienza era legata alla miniserie Passeggeri notturni, tratta dai racconti di Gianrico Carofiglio. Per questo motivo ho sentito l’esigenza di portare sullo schermo qualcosa che provenisse più “da me”. Devo dire che amo lavorare in gruppo e non mi ritrovo affatto nella figura del regista autarchico. Adoro lavorare con grandi autori – l’esperienza con Carofiglio è stata bellissima – e in special modo cerco di creare dei veri e propri gruppi di scrittura perché penso che sia il modo migliore per far nascere un film.

Weekend potrebbe definirsi un lungometraggio cross-genered, ma con un approccio visivo legato molto al classico. Come ti sei mosso in questa direzione?

I rimandi al passato ci sono inevitabilmente, in particolare ad autori cui sono molto legato, come Hitchcock e Polanski – Nodo alla gola e Cul de Sac – maestri nel girare in ambientazioni circoscritte. Inoltre, l’esperimento che abbiamo tentato è stato quello di creare un “nowhere”. Il cinema italiano è spesso un cinema fortemente caratterizzato da una determinata provenienza, in questo caso abbiamo cercato di creare un non-luogo, cercando di essere meno local. Come ha sempre sostenuto Stephen King: «I miei romanzi sono tutti ambientati a Castle Rock» e alla domanda su dove sia questo posto, lui risponde: «Sulla mia scrivania, vicino alla mia macchina da scrivere». Ho anche portato avanti una ricerca visiva molto approfondita con il direttore della fotografia Timoty Aliprandi per ricreare le atmosfere vitali per il film.

Qual è stato l’approccio degli attori nel creare questa sospensione?

Gli attori sono arrivati sul set dopo un lungo periodo di prove, in cui sono stati chiamati a vivere davvero l’ambiente del film ricreato dal production designer Biagio Fersini. Quindi in qualche modo sono riusciti a toccare con mano la sensazione di reclusione in cui è avvolto Weekend. Alla base di tutto c’è stata la loro disponibilità verso il testo e verso i personaggi.

weekend-Lapice-Scicchitano
“Weekend”, Alessio Lapice e Filippo Scicchitano

Protagonista in Weekend è la continua lotta tra passato e presente. Cosa scaturisce da questa contrapposizione?

Uno dei grandi temi del film è effettivamente questo: il passato che torna ripetutamente e con forza, riproponendo gli errori incancellabili dei protagonisti. Questa lotta fa perno sul concetto di giustizia, un tema che mi è stato sempre molto a cuore. La giustizia ha mille sfaccettature e credo che sia anche alla base dell’essenza stessa del cinema. Lo spettatore va al cinema per emozionarsi ma anche perché, in qualche modo, vuole ricevere giustizia: che sia una commedia o una storia d’amore o qualsiasi altro genere, quando inizia a vedere un film lo spettatore vuole che succeda ciò che è giusto che succeda.

A proposito di futuro, invece: quali saranno i tuoi prossimi progetti?

Al momento ho un progetto che è in fase di scrittura, un thriller ambientato a New York, città che amo molto. Ammetto che il mio sogno è proprio quello di poterlo realizzare lì. L’augurio per il futuro rimane quello di continuare a creare dei gruppi di scrittura e di lavoro, per far sì che il ruolo del regista seguiti a essere quello del coach di una bella squadra capace di coordinare il talento degli altri.

 

L'articolo Un “Weekend” che non si dimentica: Riccardo Grandi racconta il suo film in uscita su Amazon Prime proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
Il primo re, piccolo kolossal e grande film https://www.fabriqueducinema.it/cinema/nuove-uscite/il-primo-re-piccolo-kolossal-e-grande-film/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/nuove-uscite/il-primo-re-piccolo-kolossal-e-grande-film/#respond Fri, 25 Jan 2019 09:39:39 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=12493 A luci spente, ci fa chinare subito il capo su una roccia porosa Matteo Rovere, permettendoci di ascoltare giusto la litania di Alessio Lapice, Romolo, che con mani sporche e cariche di fede prega la “triplice Dea”. Le dita sfiorano quella pietra tabernacolo supplicando un futuro, una sicurezza che per il momento soltanto il fratello […]

L'articolo Il primo re, piccolo kolossal e grande film proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
A luci spente, ci fa chinare subito il capo su una roccia porosa Matteo Rovere, permettendoci di ascoltare giusto la litania di Alessio Lapice, Romolo, che con mani sporche e cariche di fede prega la “triplice Dea”. Le dita sfiorano quella pietra tabernacolo supplicando un futuro, una sicurezza che per il momento soltanto il fratello Remo, Alessandro Borghi, può impegnarsi a procacciare insieme a lui. Gli occhi blu dell’ex Stefano Cucchi costituiscono l’unica pennellata di colore brillante in un mondo plumbeo, boschivo e inospitale. Siamo nel periodo che culminerà con il cruciale 753 a.C., anno della fondazione di Roma. Siamo davanti al nuovo film prodotto da Groenlandia di Rovere e Sydney Sibilia con RAI Cinema, Il primo re. Siamo dentro un’avventura leggendaria di rara potenza cinematografica che cattura i sensi dello spettatore trascinandoci in un mondo antico totalmente italiano mai portato sul grande schermo con tale sensorialità e fedeltà al passato.

Nelle sale con più di 300 copie dal 31 gennaio, l’ultima fatica del regista di Veloce come il vento maneggia la leggenda di Romolo e Remo stringendone i tiranti storiografici grazie a una ricostruzione archeologica e antropologica basata sulle usanze religiose, le capanne di fango e paglia e le armi in ferro che determinavano la vita e la morte delle tribù protolatine. A questo si unisce il latino arcaico, unica lingua parlata nel film, che adeguatamente sottotitolata ci scaraventa in un mondo sconosciuto e impervio, seppur nell’Italia centrale, nei dintorni della capitale che quasi 2800 anni fa non esisteva. Al suo posto foreste impenetrabili, cave di roccia, paludi, radure e soprattutto il Tevere. Fiume ricurvo e ostile con le sue correnti che segna spesso le scenografie come una meridiana, o la lancetta di una bussola amara e contorta per questi uomini preistorici che vivono allo stato barbarico. Come location sono stati scelti dintorni della capitale come il Parco Regionale dei Monti Simbruini, il Parco dei Monti Lucretili, la Riserva dell’Aniene, quelle di Decima Malafede e del Circeo con il lago dei Monaci e la selva di Circe, e infine la riserva di Tor Caldara ad Anzio.

il primo rePer ottenere l’idioma latino arcaico un gruppo di semiologi dell’Università La Sapienza di Roma ha messo insieme le vestigia di una lingua in parte perduta completandone le basi mancanti con antichi ceppi indoeuropei. Ne viene fuori un’atmosfera orale molto vicina agli Apocalypto e The Passion di Mel Gibson. Rovere insudicia i suoi attori. Li abbrutisce ma li lega indissolubilmente in una fratellanza fortissima resa ancora più reale da questa lingua inedita. Romolo e Remo si completano, sono indispensabili l’uno all’altro, si identificano come uno solo. Ma sarà la storia a separarli, come noto. Non dev’esserlo il come, visto che Rovere, firmando la sceneggiatura insieme a Filippo Gravino e Francesca Manieri, tesse una narrazione che intreccia sapientemente storia, legenda e drammatizzazione cinematografica senza però concedersi licenze spettacolarizzanti. Anzi, spiazza l’essenzialità di questo film pur venendo attraversato da una moltitudine di elementi e letture possibili.

il primo reSi mescolano sacro e profano quando il fuoco tenuto acceso dalla vestale, Tania Garribba, viene protetto come prezioso talismano, auspicio di sopravvivenza ancor prima che d’abbondanza. Si toccano i temi della fede e della profanazione, il confine tra regno e dittatura, la ribellione e la guerra per la sopravvivenza, la conquista e la fuga. Il personaggio di Remo esplode con il suo carisma sugli schiavi, suoi primi alleati e sudditi guerrieri, ma il fratello Romolo ha dalla sua parte un potere più spirituale, profondo, che agisce sui cuori anche senza la necessità della spada. In questo Primo re, forse più vicino ai nostri tempi di quanto non sembri, si parla già di una Roma e di un’Italia prosaiche, da una parte rappresentate da Remo, offuscate dal potere del possesso, guerresche e per estensione filosofica imperiali, monarchiche e di coercizione ottenuta con la forza e la paura, quindi protofasciste. Dall’altra invece le prime tracce della nostra civiltà, intorno alla figura di Romolo, risultano pre-cardinalizie, religiose, legate al cerimoniale e alla coesione sociale per la fede intorno alle vergini detentrici del fuoco sacro della dea Vesta. Si nutrono di libertà e fierezza e collaboratività tra villaggi.

La produzione ha compiuto un miracolo nel mettere su un piccolo kolossal interamente italiano, inedito nel suo narrare, gonfio di effetti speciali sempre credibili e mai invasivi, scene di combattimento corpo a corpo esemplari e finalmente credibilissime, di cui il cinema italiano spesso risulta carente. Se la regia di Veloce come il vento trovava la sua dirompenza del montaggio convulso e straordinariamente dinamico intorno all’automobile in corsa, nel Primo re tutto ruota intorno a corpi quasi nudi, sporchi nella loro essenza e raccontati un po’ come il DiCaprio in The Revenant di Iñárritu. Non più macchine ma uomini, non più asfalto nero ma natura inconoscibile, la nuova dimensione selvaggiamente bucolica di Rovere non risparmia al pubblico scene spietate, però mai asservite a una vuota spettacolarità d’intrattenimento. Tutti gli attori, dai protagonisti sino a ogni singola comparsa, forgiati ognuno nella propria parte, risultano in stato di grazia. In due ore tonde il film sgomenta come pochi italiani hanno fatto negli ultimi anni.

il primo rePredire il futuro come fa lei non ci compete, ma da una prima visione s’intuiscono chiaramente le potenzialità di un lavoro che potrebbe andare molto lontano. Ma il qui e ora di questo piccolo grande passo per il cinema italiano adesso si trova nelle mani della 01 Distribution. Oltre all’attenzione del pubblico nostrano, fondamentale primo passo per l’esportazione, sarà la giusta comunicazione di un film europeo che guarda alla pari alcuni colossi hollywoodiani che lo precedono a far entrare il film nei giusti circuiti internazionali di sala per farlo apprezzare da un pubblico trasversale di cinephile, appassionati di storia e spettatori di action.

L'articolo Il primo re, piccolo kolossal e grande film proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
https://www.fabriqueducinema.it/cinema/nuove-uscite/il-primo-re-piccolo-kolossal-e-grande-film/feed/ 0
Scatti d’autore: Roberta Krasnig per Fabrique https://www.fabriqueducinema.it/focus/scatti-dautore-roberta-krasnig-fabrique/ https://www.fabriqueducinema.it/focus/scatti-dautore-roberta-krasnig-fabrique/#respond Mon, 02 Oct 2017 12:17:02 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=9419 Durante lo scorso Festival di Venezia Fabrique ha aperto una Casa dove si sono incontrati autori, attori, filmmakers per parlare di cinema, cultura e moda. La fotografa Roberta Krasnig (Vogue, F magazine, Vanity Fair) era lì e ha coinvolto in un gioco di stile gli attori e attrici italiani, quelli già celebri e quelli in ascesa, complice […]

L'articolo Scatti d’autore: Roberta Krasnig per Fabrique proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
Durante lo scorso Festival di Venezia Fabrique ha aperto una Casa dove si sono incontrati autori, attori, filmmakers per parlare di cinema, cultura e moda.

La fotografa Roberta Krasnig (Vogue, F magazine, Vanity Fair) era lì e ha coinvolto in un gioco di stile gli attori e attrici italiani, quelli già celebri e quelli in ascesa, complice la stylist Stefania Sciortino e Manila Grace, che ha supportato il progetto, dando vita a un portfolio unico.

Nella Fotogallery trovate tutte le immagini delle celebrities che si sono divertite davanti all’obiettivo di Roberta Krasnig, da Alessandro Borghi a Greta Scarano, da Anna Foglietta ad Alessio Lapice, tutti i protagonisti del cinema italiano di oggi e di domani.

L'articolo Scatti d’autore: Roberta Krasnig per Fabrique proviene da Fabrique Du Cinéma.

]]>
https://www.fabriqueducinema.it/focus/scatti-dautore-roberta-krasnig-fabrique/feed/ 0