Alessio Cremonini Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Sun, 12 Feb 2023 18:11:44 +0000 it-IT hourly 1 Profeti: Dio, da che parte stai? https://www.fabriqueducinema.it/cinema/nuove-uscite/profeti-dio-da-che-parte-stai/ https://www.fabriqueducinema.it/cinema/nuove-uscite/profeti-dio-da-che-parte-stai/#respond Fri, 27 Jan 2023 08:51:32 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=18153 Ci vuole un po’ prima che Profeti si assesti. Nei primi minuti del nuovo film di Alessio Cremonini, in sala dal 26 gennaio, vediamo la giornalista italiana Sara (Jasmine Trinca) aggirarsi nella Siria (che in realtà è la Puglia) devastata dalla guerra e annerita dall’Isis. Ascoltiamo un’intervista a una combattente curda, entriamo in una chiesa […]

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Ci vuole un po’ prima che Profeti si assesti. Nei primi minuti del nuovo film di Alessio Cremonini, in sala dal 26 gennaio, vediamo la giornalista italiana Sara (Jasmine Trinca) aggirarsi nella Siria (che in realtà è la Puglia) devastata dalla guerra e annerita dall’Isis. Ascoltiamo un’intervista a una combattente curda, entriamo in una chiesa cristiana distrutta e bruciata, ma intuiamo che non è di questo che il film vuole parlarci. Poi, di notte, Sara, il suo operatore e il suo interprete vengono rapiti. Sara attraversa giorni di prigionia e interrogatori, assiste a torture e sente grida disperate, ma non è ancora questo. Viene portata in un campo dell’Isis, entra in una casa dentro la quale ci sono tre donne. Manca poco, ma non è ancora questo. Due delle tre donne partono, e Sara si ritrova sola con Nur (Isabella Nefar). Ecco che Profeti inizia davvero. 

Tutto il film, da questo momento, è ambientato in una casa in cui Sara è costretta a vivere con Nur – donna con donna – dove è trattata da ospite e non da prigioniera: i pasti sono preparati da Nur e non le viene richiesto di fare nulla. C’è un solo letto matrimoniale, e allora Sara e Nur dormono insieme. Sara non ha un dio e Nur – che ha trascorso tutta la sua vita a Londra in una famiglia laica – sì, lo ha scelto da quando ha incontrato suo marito, un mujahidin. Nur prega in arabo ma parla a Sara in inglese. Sara ha molte domande, Nur conosce solo le risposte del Profeta, le altre le tiene per sé. Si arriva al paradosso: Profeti diventa un film tutto di scrittura, ma proprio la sceneggiatura è il suo più grande difetto, perché è pedissequa, dovrebbe man mano svelarci l’una e l’altra, ma non arriva mai a dirci più di quanto già non sappiamo da subito della giornalista occidentale e della moglie di un combattente dell’Isis. Certo, in mezzo ci sono degli spunti ottimi, come la domanda che pone Nur: che strumenti può mai avere una giornalista italiana – e per estensione tutto l’occidente – che conosce a malapena l’arabo per giudicare una guerra che alcuni arabi considerano santa? 

Un altro paradosso è che, nonostante la sceneggiatura, Trinca e Nefar hanno davvero una grande forza, sono il “motore immobile” chiuso in quattro mura dal quale si propaga l’intensità che Cremonini ricerca. Il rapporto tra le due è dunque la vera sostanza di cui è fatto Profeti, ma è come se un vuoto facesse da spartiacque. Il confronto quotidiano e imposto deve portare alla contaminazione e alla resa da parte di una delle due donne. La resa c’è, e l’istante in cui avviene è il più bello di tutto il film, un momento di pura regia dove al ribaltamento di un’idea corrisponde il ribaltamento dell’inquadratura, con un’immagine capace di raccontare uno stato d’animo, proprio come dovrebbe essere nel cinema. Ma è in questo processo di avvicinamento al ribaltamento – vero o finto che sia – che manca qualcosa. In questo film pieno di bombe che esplodono fuori si attende una deflagrazione interna, che non arriva mai.

Ultime note: Profeti è il caso più unico che raro di un film italiano che, per la maggior parte, non verrà visto in versione originale. È girato principalmente in inglese, e sarebbe importante vederlo così, perché il dialogo tra un’italiana e un’araba che comunicano attraverso una terza lingua è la rappresentazione riuscitissima di una comunicazione che anche quando funziona non è mai completa. Il montaggio di Marco Spoletini, infine, è efficace e crea contrasti potenti, concedergli ancora più spazio avrebbe probabilmente aiutato il film.

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Venezia 75: Sulla mia pelle dalla Mostra del Cinema a Netflix https://www.fabriqueducinema.it/festival/venezia-75-sulla-mia-pelle-dal-festival-del-cinema-a-netflix/ Wed, 29 Aug 2018 12:02:26 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=11183 Quando Stefano Cucchi era al CEIS per disintossicarsi i suoi compagni lo chiamavano Pisellino. Perché era piccolo di statura ma col carattere roccioso e la battuta sempre pronta. Boxe nelle mani e impicci nella vita, geometra col viziaccio delle sostanze, aveva provato a uscirne fuori più d’una volta. Per lui si fa piccolo e smagrito […]

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Quando Stefano Cucchi era al CEIS per disintossicarsi i suoi compagni lo chiamavano Pisellino. Perché era piccolo di statura ma col carattere roccioso e la battuta sempre pronta. Boxe nelle mani e impicci nella vita, geometra col viziaccio delle sostanze, aveva provato a uscirne fuori più d’una volta. Per lui si fa piccolo e smagrito Alessandro Borghi (qui la nostra intervista), attore-meraviglia emerso con Non essere cattivo che stavolta trasforma anche la voce, plasmandola sull’ultima telefonata di Stefano. Una registrazione affaticata e inquieta da una di quelle notti dove iniziò la sua fine.

È stato scelto come film d’apertura Sulla mia pelle (qui il trailer ufficiale), in Concorso per la sezione Orizzonti. Quest’anno la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia comincia con un film dolente e impegnato nel mostrare agli occhi del mondo lo scandaloso caso di un ragazzo arrestato per spaccio, pesantemente picchiato senza motivo dalle forze dell’ordine, infine malcurato e malnutrito in ospedale fino alla dipartita. L’ultima settimana raccontata dal film di Alessio Cremonini respira forte come il suo protagonista e ha soffiato sull’internazionale Venezia un vento gelido di malasanità e malagiustizia italiane. Strutturato rispettando seccamente la cronologia dei fatti, si arma di una didascalicità necessaria e severa di luoghi e orari per disegnare la picchiata di un ragazzo capitato nel posto sbagliato al momento sbagliato.

 

sulla mia pelleBorghi ricostruisce la figura di Cucchi con l’innocenza colpevole negli occhi di un uomo che pur sbagliando viene punito ben oltre le sue colpe. L’attore accompagna la cronaca cinematografica prodotta da Lucky Red con rigore e fedeltà stupefacenti. Il respiro che viene meno e i dolori fisici sempre più insopportabili si vedono nel loro crescendo in ogni singolo fotogramma. Max Tortora e Jasmine Trinca interpretano padre e sorella della vittima. Ogni ruolo viene ripreso con appassionata attenzione alla realtà. Anche ogni numero della tragedia.

Dramma civile dei nostri giorni, poteva essere traslato in cinema come un legal thriller sull’infinita lotta di Ilaria Cucchi in tribunale, invece mantiene il pudore di una storia essenziale per farci conoscere il ragazzo, la vittima e la sua famiglia tenuta allo scuro di tutto. Il fatto è divenuto simbolo suo malgrado, e questo film, con tutta la sua scrittura penetrante e la sua regia piena di idee sobrie ed efficacissime sarà senz’altro uno dei titoli più applauditi della Mostra. Ci sono momenti toccanti come certi interrogativi sulla fiducia nella legge del padre Giovanni, o di riflessioni e consigli offerti a Stefano da un compagno di cella albanese.

Sicuramente Borghi riceverà molti premi e riconoscimenti anche per questo nuovo lavoro, ancor più coscienzioso e impegnativo di quello per Caligari. Dal 12 settembre Sulla mia pelle sarà sotto gli occhi del mondo perché non uscirà soltanto nei cinema italiani, ma anche sui milioni di dispositivi abbonati a Netflix. Resta curioso come proprio la distribuzione del Presidente dei Distributori Anica, la Lucky Red di Andrea Occhipinti, non abbia concesso alla sala neanche un paio di settimane esclusive prima di far lanciare il film in scala globale su tutti gli schermi possibili, compresi i cinema. Competizione alla pari?

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