Alessandro D'Ambrosi Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Fri, 18 Jun 2021 19:28:03 +0000 it-IT hourly 1 RomaFF13, i volti del cinema italiano fotografati in esclusiva da Fabrique! https://www.fabriqueducinema.it/focus/romaff13-i-volti-del-cinema-italiano-fotografati-in-esclusiva-da-fabrique/ https://www.fabriqueducinema.it/focus/romaff13-i-volti-del-cinema-italiano-fotografati-in-esclusiva-da-fabrique/#respond Fri, 02 Nov 2018 08:35:19 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=11728 La Festa del Cinema di Roma ha da sempre dedicato grande spazio al cinema nazionale, invitando ogni anno numerosi attori e registi italiani. Anche questa tredicesima edizione non è stata da meno, tanto che Fabrique du Cinéma non poteva mancare. Scopri Gabriele Muccino, Claudia Gerini, Alessio Boni e tutti gli altri protagonisti di RomaFF13 nel nostro […]

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La Festa del Cinema di Roma ha da sempre dedicato grande spazio al cinema nazionale, invitando ogni anno numerosi attori e registi italiani. Anche questa tredicesima edizione non è stata da meno, tanto che Fabrique du Cinéma non poteva mancare. Scopri Gabriele Muccino, Claudia Gerini, Alessio Boni e tutti gli altri protagonisti di RomaFF13 nel nostro esclusivo servizio fotografico!

Ph. Riccardo Riande
Ph. assistant Alessandra Sforza

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“Buffet” https://www.fabriqueducinema.it/magazine/visual-effects/buffet/ https://www.fabriqueducinema.it/magazine/visual-effects/buffet/#respond Tue, 22 Nov 2016 15:43:15 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=3806 Che l’avvento del digitale abbia schiuso nuove prospettive nel mondo delle produzioni adiovisive non è una novità. Ma che ormai si faccia uso degli effetti digitali non solo nelle grandi produzioni, ci fornisce la misura del grado di diffusione che la tecnologia VFX ha ormai raggiunto. Nel cortometraggio Buffet di Alessandro D’Ambrosi e Santa De […]

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Che l’avvento del digitale abbia schiuso nuove prospettive nel mondo delle produzioni adiovisive non è una novità. Ma che ormai si faccia uso degli effetti digitali non solo nelle grandi produzioni, ci fornisce la misura del grado di diffusione che la tecnologia VFX ha ormai raggiunto.

Nel cortometraggio Buffet di Alessandro D’Ambrosi e Santa De Santis ci si potrebbe legittimamente chiedere che cosa abbia spinto i registi ad affidarsi agli effetti digitali piuttosto che a un bravo scenografo per realizzare una composizione di piatti sporchi e avanzi di cibo, disposti in maniera apparentemente caotica, su di un tavolo alla fine di un ricevimento. In questo caso la funzione del digitale non è stata quella di soppiantare la tradizione, ma di fornire un ulteriore strumento nelle mani di chi realizza un prodotto, che sia di natura commerciale o artistica; per quanto riguarda Buffet, la soluzione digitale si è resa necessaria perché l’allestimento della scena avrebbe richiesto troppo tempo, dovendo soddisfare alcuni requisiti fondamentali per i due registi.

Siamo all’ultima scena-chiave del corto, il dolly è pronto, si prova la ripresa un paio di volte, sul tavolo devono essere “apparecchiati” i piatti sporchi e gli avanzi, alcuni finiti direttamente sulla tovaglia sgualcita e macchiata; a un primo sguardo la scena deve apparire disordinata, ma né i resti dell’abbuffata né le macchie sulla tovaglia possono essere disposti in maniera casuale, perché la forma descritta da questo piccolo ammasso di resti e macchie deve essere la replica, quanto più fedele possibile, di una mappa. Neanche l’effetto cromatico può essere affidato al caso.

Un lavoro del genere si prospettava fin troppo impegnativo per essere realizzato direttamente sul set, considerando che il tutto andava girato come ultima ripresa dell’ultimo giorno di lavorazione. Perciò, grazie all’ausilio della tecnologia, la sfida è passata dal fare in fretta un lavoro complicato al ricreare digitalmente, come spesso accade, una scenografia convincente sia sul piano artistico che su quello materico.

Il confronto con Alessandro e Santa, che avevo conosciuto in veste di attori ­in occasione della la­vorazione di Geekerz,­ una webserie sugli ­zombie, è stato costante. Ogni fase­ dello sviluppo è sta­ta approvata da loro ­che avevano un’idea estremamente chiara di­ quello che doveva es­sere rappresentato nell’ultima scena: u­n ammasso di avanzi con una forma e dominanti cromatiche ben definite.

Il primo, fondamentale passaggio, è stato quello della presenza sul set, perché la supervisione rappresenta in tutto e per tutto la prima fase della realizzazione di un effetto visivo digitale, ben prima di accendere il computer. In occasione della riprese abbiamo avuto la possibilità di documentar­e con le foto l’illum­inazione realizzata d­a Ciprì e a fotografa­re il materiale di sc­ena da ricostruire in­ 3D.

Tecnicamente il lavoro si è svolto secondo varie tappe. Insieme a Gianluca Lo Guasto­ ci siamo preoccupati­ di costruire una mappa ­dell’illuminazione pe­r ricreare la scena 3D, di fotografare i pi­atti di avanzi e le­ stoviglie per avere ­delle texture e, molt­o importante, abbiamo­ usato una “griglia” ­(un pannello con un d­isegno a scacchiera) ­per registrare la def­ormazione della lente­ usata nell’inquadrat­ura finale. In fase di postprodu­zione ho stabilizzato­ l’inquadratura, ho r­ealizzato il track de­lla camera per ottene­re il movimento della­ stessa in una scena 3D, ho realizzato i m­odelli 3D, li ho illu­minati e texturizzati­, li ho renderizzati ­e, infine ho realizza­to il compositing.
Nella realtà ogni le­nte genera una distor­sione nell’immagine c­he inquadra, mentre l­a camera 3D nasce pri­va di distorsione, pe­rciò per generare del­le immagini dal 3D ch­e si comportino in ma­niera coerente con il­ video originale, pri­ma di realizzare il t­rack della camera, oc­corre rimuovere la de­formazione del video.­ Alla fine di tutto i­l processo l’ultimo s­tep consiste nel riap­plicare la distorsion­e eliminata all’inizi­o al compositing fina­le di video e 3D: l’e­ffetto è quasi imperc­ettibile, ma contribui­sce a rendere realist­ico l’effetto finale.

Infine, oltre alla scena di chiusura, fra gli altri interventi che ci sono stati richiesti c’è stata l’aggi­unta dei fumi per le pietanze che dovevano­ sembrare calde, e il potenziamento dell’esplosione di una torta.

Guarda le immagini dei VFX e del backstage a pag. 64 di Fabrique du Cinéma n° 15

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Alessandro D’Ambrosi https://www.fabriqueducinema.it/magazine/futures/alessandro-dambrosi/ https://www.fabriqueducinema.it/magazine/futures/alessandro-dambrosi/#respond Wed, 03 Jun 2015 10:04:20 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=1558 Nonostante la giovane età, Alessandro D’Ambrosi si divide ormai da un decennio tra televisione, cinema, teatro, serie web e pubblicità. Nella nostra chiacchierata, ci svela la sua ricetta per provare ad andare avanti nel mondo dello spettacolo: unirsi in gruppo e condividere i propri progetti. Noto al grande pubblico televisivo per essere dal 2009 il […]

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Nonostante la giovane età, Alessandro D’Ambrosi si divide ormai da un decennio tra televisione, cinema, teatro, serie web e pubblicità. Nella nostra chiacchierata, ci svela la sua ricetta per provare ad andare avanti nel mondo dello spettacolo: unirsi in gruppo e condividere i propri progetti.

Noto al grande pubblico televisivo per essere dal 2009 il volto del dottor Davide Orsini di Un medico in famiglia, il ventottenne romano Alessandro D’Ambrosi ha iniziato a lavorare molto presto, appena finito il liceo, con la conduzione per tre stagioni consecutive del programma per bambini di RaiSat Ragazzi “Giga”. Dopo aver frequentato diversi seminari e workshop intensivi di recitazione, laboratori teatrali di scrittura e analisi del testo, negli anni ha lavorato come attore, sceneggiatore, regista, autore. Persino come insegnante di un corso di filmmaking per i liceali dell’Istituto Massimo di Roma. Nel 2007 ha fondato insieme a Santa De Santis l’associazione “Ali di Sale”, attraverso la quale produce alcuni dei suoi numerosi progetti. Ed è in questo contesto che è nato Nostos (2012), dramma onirico ambientato nella seconda guerra mondiale all’indomani dell’8 settembre. Interpretato da Corrado Fortuna, il cortometraggio è stato scritto, diretto, prodotto da Alessandro e Santa, che abbiamo incontrato nella loro casa di Trastevere, dove vivono e lavorano in compagnia di un mite e pigro gatto grigio. 

Come nasce l’idea di Nostos?

Io e Santa ci siamo ritrovati nei luoghi in cui poi avremmo girato il corto, Sant’Angelo a Fasanella, i Monti Alburni e il Parco Nazionale del Cilento, grazie all’invito di un piccolo festival organizzato da un nostro amico. Lì sono emerse le storie di uomini di quelle terre che, dopo l’armistizio, avevano iniziato un lungo viaggio lungo l’Italia per tornare a casa. Quei luoghi e alcune di queste esperienze raccontateci, uniti alla volontà di privilegiare un’ambientazione naturalistica, ci hanno spinti a sviluppare la storia di Nostos, il cui soggetto è stato scritto di getto, in un’ora e mezza, su un foglietto di carta. Volevamo affrontare i temi del viaggio e del dolore che ogni guerra comporta, lavorando oltre i limiti imposti da una rappresentazione realistica.

Sul piano formale mi ha molto colpito l’uso che fate nel corto delle dissolvenze e dei simboli, proprio per sottolinearne la forte dimensione onirica.

Ci piaceva l’idea, nel legare una scena all’altra, di ricorrere alla dissolvenza per esprimere quella rarefazione dei confini che è tipica dei sogni. E anche il simbolo, inteso come rimando e figura di mediazione, è stato senz’altro un elemento fondamentale nel nostro processo di scrittura.

Aggiunge Santa: «In effetti abbiamo lavorato molto sui simboli e sulle dissolvenze con incroci di piani e situazioni. In una delle prime scene il protagonista, subito dopo l’atto catartico del bagno nella vasca e quello purificatore del taglio della barba, spara alla porta convinto che un nemico stia per entrare. Quello che sta facendo, in realtà, è rimandare il proprio risveglio che non vuole ancora affrontare. E alla scena successiva dell’incontro con la donna, ci si arriva attraverso un passaggio in dissolvenza dalla luce che entra dal buco nella porta, causato dallo sparo, all’immagine del sole che illumina l’ambiente naturale. Trovo che i simboli siano importantissimi nel cinema, in quanto permettono di lavorare su più livelli di interpretazione e arrivano alla pancia del pubblico anche se non si riesce a decifrarli immediatamente».

Dopo il successo di Nostos, proiettato in oltre 150 festival di cortometraggi di tutto il mondo e vincitore di molti premi, quali sono i prossimi progetti?

I progetti in cantiere sono molti. Abbiamo vinto un bando dell’IMAIE con il corto Buffet, una parodia grottesca sull’Italia di oggi che dirigeremo con Santa. Faranno parte del cast ben venticinque attori, tra cui Vittorio Viviani e Augusto Zucchi. C’è inoltre un altro progetto che seguiremo come registi, ideato da Francesco Maria Cordella, che racconta la vera storia del rapporto tra Mussolini e Nenni quando entrambi si trovarono in esilio a Ponza. Stiamo scrivendo anche un lungometraggio, una commedia surreale su un precario e cinque fantasmi del Verano il cui titolo provvisorio è R.I.P. Poi c’è un altro film al quale siamo molto affezionati, sul mondo degli ipovedenti e dei non vedenti, che dovrebbe intitolarsi Fin dove arriva lo sguardo. È la storia di tre universitari che convivono e che, per evitare uno sfratto, fanno in modo che uno di loro si finga cieco. Si tratta di una commedia degli equivoci sulla precarietà prima di tutto affettiva, oltre che abitativa ed economica, sulla difficoltà di trovare il proprio posto nel mondo e sulla necessità di cercarselo.

Per i giovani oggi lavorare nel mondo del cinema è senz’altro complicato. Qual è il modo migliore per tentare di ovviare alle molte difficoltà che si incontrano se si vuole realizzare le proprie idee?

La creatività e il talento si sprigionano soprattutto in atmosfere in cui ci si sente liberi, capiti e protetti. In Italia mancano strutture che proteggano e stimolino questi contesti; ciò può scoraggiare e induce molti professionisti che meriterebbero tutta la fortuna del mondo a mollare, dopo anni di delusioni e frustrazioni. Io e Santa per realizzare Nostos ci siamo dovuti occupare, oltre che della scrittura e della regia, anche della ricerca di finanziamenti e della produzione. Da soli non ce l’avremmo mai fatta, ci siamo riusciti solo sostenendoci a vicenda. Per ovviare alla mancanza di adeguate strutture di sostegno, sia statali che private, diventa essenziale incentivare la formazione di gruppi di lavoro composti da persone di cui ci si fida e che si stima, con cui respirare una comunità di intenti e condividere i propri progetti per promuoverli e realizzarli tutti insieme, scambiandosi anche di ruolo di progetto in progetto.

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