Adriano Giotti Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Tue, 28 Sep 2021 08:56:43 +0000 it-IT hourly 1 Festa di fine estate con Fabrique du Cinéma il 26 settembre https://www.fabriqueducinema.it/focus/festa-di-fine-estate/ Mon, 20 Sep 2021 10:10:43 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=16067 Fabrique saluta l’estate con i fuochi d’artificio! Saranno con noi all’Appio Estate i registi Adriano Giotti, Amir Ra e Paolo Mannarino che presenteranno al pubblico i loro nuovi cortometraggi, Alessandro Capitani insieme ad Alessandro Haber parlerà del suo ultimo film, I nostri fantasmi, appena passato al Festival di Venezia, Edoardo Purgatori, giovane attore in grande […]

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Fabrique saluta l’estate con i fuochi d’artificio! Saranno con noi all’Appio Estate i registi Adriano Giotti, Amir Ra e Paolo Mannarino che presenteranno al pubblico i loro nuovi cortometraggi, Alessandro Capitani insieme ad Alessandro Haber parlerà del suo ultimo film, I nostri fantasmi, appena passato al Festival di Venezia, Edoardo Purgatori, giovane attore in grande ascesa reciterà un monologo.

Ma il clou della serata, in perfetto stile Fabrique d’antan, due concerti strepitosi: Sergio Andrei e Briga.

Presentazione del cortometraggio

Camerieri di Adriano Giotti

Proiezione del cortometraggio

Io sono Fatou di Amir Ra

Presentazione del cortometraggio

Omeostasi di Paolo Mannarino

Presentazione del film

I nostri fantasmi di Alessandro Capitani, incontro con il regista e il protagonista Alessandro Haber

Performance di Edoardo Purgatori

Live show

Sergio Andrei

BRIGA 

Presentazione di “Fabrique du Cinéma” n. 33

Giulio Pranno, fra poco nelle sale in La scuola cattolica di Stefano Mordini, apre le danze del nuovo numero di “Fabrique du Cinéma”, fotografato da Roberta Krasnig. Seguono, in ordine sparso: il teatro spregiudicato di Martina Badiluzzi; il fumetto della giovanissima Sonno; Saverio Cappiello regista del futuro; la giuria dei Fabrique du Cinéma Awards – 7a edizione con interviste esclusive al Presidente Alessandro Gassmann, alla madrina Maya Sansa e al giurato Andrea Purgatori. E ancora: Elena Capparelli, direttrice di RaiPlay, racconta come la piattaforma digitale della tv di Stato si è guadagnata un posto nel cuore anche dei più giovani; Emanuela Postacchini, Daniela Scattolini, Riccardo Mandolini e Veronica Lucchesi, giovani e lanciatissimi attori, si raccontano all’obiettivo di Martina Mammola.

Tutti gli aggiornamenti dell’evento li trovate sulla pagina FB

Ingresso gratuito, prenotazione obbligatoria

Food: natural bar, take away, pizzeria e trattoria by Appio Estate.

Per prenotazionihttps://www.facebook.com/appioestate.official/

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“Sex Cowboys” https://www.fabriqueducinema.it/magazine/opera-prima/sex-cowboys/ https://www.fabriqueducinema.it/magazine/opera-prima/sex-cowboys/#respond Thu, 19 Jan 2017 09:24:14 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=3990 Ha vinto l’ultima edizione del RIFF con una storia d’amore e sesso che poco lascia all’immaginazione. Così il 32enne Adriano Giotti racconta la sua opera prima: «Come nel punk con due accordi si riusciva a raggiungere una grande libertà d’espressione, in Sex Cowboys abbiamo cercato di sfruttare al massimo l’essenzialità dei mezzi a disposizione». Adriano avrebbe voluto […]

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Ha vinto l’ultima edizione del RIFF con una storia d’amore e sesso che poco lascia all’immaginazione. Così il 32enne Adriano Giotti racconta la sua opera prima: «Come nel punk con due accordi si riusciva a raggiungere una grande libertà d’espressione, in Sex Cowboys abbiamo cercato di sfruttare al massimo l’essenzialità dei mezzi a disposizione».

Adriano avrebbe voluto scrivere romanzi. L’incontro con Alessandro Baricco alla Scuola Holden però ha inaspettatamente modificato i suoi piani. Lo scrittore aveva infatti da poco realizzato il suo film Lezione ventuno e propose agli studenti un corso pratico di regia. Da lì in avanti la vita di Adriano è cambiata. Ora vive tra Madrid e Roma e dopo una gran quantità di videoclip e corti, ha appena realizzato il suo lungometraggio d’esordio Sex Cowboys, trionfatore al RIFF: un piccolissimo film indipendente (coprodotto con la Inthelfilm di Marco Simon Puccioni) incentrato su una coppia che per sbarcare il lunario riprende i propri rapporti per venderli sul web e dove il sesso viene messo in scena in maniera molto esplicita.

Fabrique ha incontrato Adriano, accompagnato anche dai due protagonisti Francesco Maccarinelli e Nataly Beck’s.

Cos’è che ti ha davvero fatto capire che il tuo ambito era quello dell’audiovisivo e non della narrativa? Come mai hai iniziato con i videoclip?

Perché il cinema a differenza della scrittura è un atto collettivo e per questo motivo mi stimola molto di più. Avendo suonato in un gruppo musicale per diversi anni, iniziare con i videoclip mi sembrava la cosa più naturale. Ne ho girati più di ottanta, spesso per gruppi indipendenti a basso budget, ma anche un paio per i Mallory Knox e gli Hermitage Green che sono stati prodotti dalla Sony. Ho scelto fin dall’inizio, nei clip e poi nei corti, di gestire in prima persona piccoli set, piuttosto che fare l’assistente in grandi set inseguendo i sogni degli altri, anche se avevo pochi mezzi. Ho fatto la stessa cosa con Sex Cowboys, dove siamo riusciti a fare cinema in quattro persone più tre attori.

A proposito di Sex Cowboys, com’è nata l’idea del film e come hai scelto i due protagonisti?

Le cose che scrivo nascono sempre da un’emozione, da esperienze personali o che sento molto vicine. Mi definisco un cercatore di storie, un esploratore, più che uno che si mette a tavolino e scrive. Sapevo che Francesco e Nataly erano i due attori perfetti, sia a livello fisico che di metodo di lavoro, per incarnare i protagonisti. Tanto è vero che Sex Cowboys è iniziato a nascere dentro di me mentre guardavo la relazione che si era instaurata tra loro sul set del videoclip degli Hermitage Green, che abbiamo fatto insieme. Lavoro sempre con attori di metodo che diventano i personaggi. Questo è fondamentale per arrivare a quella verità e a quella fisicità che cerco sempre nelle mie storie.

Francesco: Il fatto che noi tre ci conoscessimo bene e avessimo già lavorato insieme ci ha portato ad avere una grande libertà di comunicazione. Credo di parlare anche a nome di Nataly dicendo che, artisticamente parlando, ci siamo sentiti costantemente protetti da Adriano. Per un film così spinto in cui la fisicità viene messa parecchio a nudo, questa è una cosa straordinaria che ti fa lavorare in maniera serena.

Nataly: Per me recitare è una cosa istintiva e ho vissuto tutto in maniera molto naturale. Dal mio punto di vista fare scene di sesso, anche esplicite, è come girarne una in cui stai bevendo o mangiando. Non mi sono né scandalizzata né preoccupata, era tutto molto fluido e se sul set ero vestita o svestita non faceva alcuna differenza. Abbiamo lavorato molto prima di girare per entrare nei personaggi e questo mi ha davvero aiutato.

Tornando a te, Adriano, il tuo film per diversi aspetti ricorda il cinema di Cassavetes.

Nel progetto di Sex Cowboys che mandavo in giro in cerca di finanziamenti c’era proprio il riferimento esplicito a Cassavetes, di cui sono un grande estimatore. Nel mio film c’è lo stesso spirito: è sostanzialmente autoprodotto, visto che pur di realizzarlo ho investito i miei risparmi personali, e fa leva su attori con cui è stato possibile lavorare molto sul piano dell’improvvisazione. Nelle prove lavoro tanto sull’improvvisazione per tirare fuori ancora più verità di quella che posso aver scritto, perché è chiaro che nelle cose che scrivi c’è una verità intellettuale, mentre negli attori c’è una verità istintiva ed emozionale che è sempre bene cercare di sfruttare appieno.

In Sex Cowboys colpisce molto la costante vicinanza della macchina da presa ai corpi degli attori. Ti sei ispirato allo stile di qualche altro regista in particolare?

Il mio cinema in effetti è molto incentrato sullo stare addosso ai personaggi. La mia è una “visione con”, nel senso che empatizzo con i personaggi e cerco in tutti i modi di far vivere allo spettatore le cose molto da vicino. Da questo punto di vista i miei registi di riferimento sono i Dardenne. Quello che però sento di aver fatto in più in questo film è la combinazione delle riprese con la GoPro tenuta a mano dagli attori con quelle con la Red, che nelle scene di sesso dà un effetto di verità molto forte. Ovviamente per ragioni di censura non ho potuto spingere troppo. Il mio obiettivo in ogni caso non era scandalizzare ma raccontare una storia che fosse reale, anche sul piano della fisicità.

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