Adriana Marchand Archivi - Fabrique Du Cinéma https://www.fabriqueducinema.it La Rivista Del Nuovo Cinema Italiano Fri, 17 Mar 2023 10:51:48 +0000 it-IT hourly 1 Maundy: il sapore amaro dell’infanzia perduta https://www.fabriqueducinema.it/magazine/futures/maundy-il-sapore-amaro-dellinfanzia-perduta/ https://www.fabriqueducinema.it/magazine/futures/maundy-il-sapore-amaro-dellinfanzia-perduta/#respond Mon, 13 Mar 2023 09:13:36 +0000 https://www.fabriqueducinema.it/?p=18267 All’ultima edizione dei Fabrique du Cinéma Awards è la giovane regista canadese Adriana Marchand ad aggiudicarsi il premio per il Miglior cortometraggio internazionale con Maundy, debutto cinematografico della Marchand come sceneggiatrice, regista, produttrice e montatrice. Ambientato in un’atmosfera estiva, il cortometraggio racconta la storia di un ragazzo che osserva lo scorrere della vita attraverso la finestra […]

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All’ultima edizione dei Fabrique du Cinéma Awards è la giovane regista canadese Adriana Marchand ad aggiudicarsi il premio per il Miglior cortometraggio internazionale con Maundy, debutto cinematografico della Marchand come sceneggiatrice, regista, produttrice e montatrice. Ambientato in un’atmosfera estiva, il cortometraggio racconta la storia di un ragazzo che osserva lo scorrere della vita attraverso la finestra della lavanderia a gettoni di famiglia. Un giorno alcuni bambini irruenti interromperanno il suo immobilismo, costringendolo ad affrontare i ricordi del passato.

La nostra intervista ad Adriana Marchand ci svela la storia della realizzazione del suo cortometraggio e il suo profondo desiderio di creare un’arte che metta in luce i talenti delle persone che la circondano.

Vincitrice all’ultima edizione dei Fabrique du Cinéma Awards, congratulazioni nuovamente! Sei rimasta sorpresa?

Non mi aspettavo di vincere quella sera, è stato pazzesco. Ho pensato che fosse una bella opportunità per andare in Italia perché è quello che ho sempre voluto, ed è stato fantastico!

Puoi descriverci il tuo percorso per diventare regista?

Ho iniziato con il teatro, perché ritenevo che la strada per entrare in questo mondo fosse la recitazione: come donna, quando si è giovani sembra che l’unica strada percorribile sia diventare un’attrice. Ho studiato recitazione per molto tempo, ma sono sempre tornata al cinema. Ero una cinefila fin da piccola, ricordo che organizzavo dei pigiama party e sceglievo film come La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock. Sono sempre stata molto interessata al design, alla scenografia, alla scultura e alla creazione di spazi. Quando ho capito che potevano interagire con il suono, la scrittura, il dialogo e il movimento, tutto ha avuto senso.

MaundyMaundy è il tuo primo cortometraggio. Sei anche sceneggiatrice, da dove nasce l’idea?

Da una commedia che ho scritto alla scuola di teatro. Avevo in mente una persona che lavorava in una lavanderia a gettoni e che scopriva particolari riguardanti la vita dei suoi clienti attraverso i vestiti che portavano in lavanderia. I protagonisti, Jessie Irving (Mini Maundy) e Rryla McIntosh (Claire), sono i miei migliori amici. Eravamo seduti in salotto e stavamo parlando di idee e opere teatrali. Jessie ha detto che la mia commedia gli sembrava incredibile e qualcosa è scattato.

Parlaci della tua visione registica…

Abbiamo girato a Vancouver, ma c’era un’atmosfera americana. In passato ho sempre lavorato nel campo della moda e dei costumi e gran parte della mia regia deriva anche dal production design, così mi sono assicurata che ci fosse un filo conduttore tra gli abiti, lo spazio e i colori. Molto dipende anche dall’empatia. Ho fatto questo film non per me stessa, ma perché sentivo che molti di noi avevano così tanto da dire e da mostrare come artisti, ma non avevamo mai avuto l’opportunità di farlo nei ruoli assegnati qui a Vancouver. Desideravo dare risalto alle persone di talento che mi circondavano.

La nostalgia dell’infanzia è la linea tematica del suo film. I colori e i sapori richiamano un mondo in cui tutti ci riconosciamo. Ci sono anche ricordi personali?

Certo. Il ragazzo che interpreta Roy, Bradley Mah, mi assomigliava quando ero bambina. Inoltre, sono una persona che ama il cibo, e forse questa diventerà la mia caratteristica come regista: si vede sempre qualcuno che mangia. Abbiamo fatto il tutto esaurito alla prima qui a Vancouver e mi sono assicurata che tutti gli spettatori avessero delle patatine all’aceto e sale. C’è una scena in cui Maundy si siede fuori dalla lavanderia e apre il suo pacchetto di patatine e tutti hanno aperto il loro nello stesso momento. Quest’uomo è molto depresso e mi sono chiesta: “Qual è il cibo più doloroso?”. La Diet Coke, il sale e l’aceto rappresentano il dolore per me, e guardando il film puoi sentirne il sapore.

Quali registi sta seguendo adesso?

Sto guardando molti film di Kelly Reichardt. Di recente ho anche apprezzato My Own Private Idaho di Gus Van Sant. Anche Guy Maddin mi ispira. Per questo film in particolare ho guardato Punch-Drunk Love di Paul Thomas Anderson, Synecdoche, New York di Charlie Kaufman, Gummo di Harmony Korine e molte interpretazioni di Philip Seymour Hoffman.

 

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