Luna Park inebria lo spettatore fin da subito. Lo avvolge in un mondo, tra giostre, fiabe e realtà, che ricorda il cinema di un tempo, con un piede, però, nel futuro. Composta da sei episodi, già nel primo notiamo la forza sprigionata da questa magica ambiguità, che si mostra fin da subito dalla scelta della musica: dalle note swing di Pencil Full of Lead di Paolo Nutini, fino al rock contemporaneo di un brano come Dog Days Are Over di Florence + The Machine. E l’incantesimo della nuova serie italiana Netflix non si ferma qui, ma procediamo svelando una carta alla volta.
Luna Park è la nuova serie italiana originale, ambientata nella Roma degli Anni ’60, in uscita il 30 settembre su Netflix. Ideata da Isabella Aguilar e diretta da Leonardo D’Agostini e Anna Negri.
L’intreccio tra generazione passata e nuovi giovani
Sullo sfondo della Roma de La dolce vita, Isabella Aguilar, showrunner e sceneggiatrice della serie, colloca Nora e Rosa, una giovane giostraia e una ragazza della Roma bene, che andranno a far intrecciare le rispettive famiglie. Si apre così una trama che mischia da misteri e intrighi alla ricostruzione chiara e limpida di un’epoca sfarzosa e piena di luci, capace, con l’interiorità dei propri personaggi, di unire diverse generazioni. Nell’immaginario vintage accentuato dai costumi, dalla fotografia, dai dialoghi calzanti e ritmati quanto una partita di tennis, le protagoniste ricalcano un vissuto facilmente riconoscibile dai nuovi giovani.
Nuovi giovani che, grazie a Luna Park, vengono immersi in uno spettacolo nuovo nel clima culturale seriale e/o cinematografico italiano. Prendendo in prestito il ritmo spumeggiante di una miniserie come Hollywood di Ryan Murphy, il tutto è mixato a un contesto genuinamente italiano, che vede rimescolare anche nuove generazioni attoriali, come Lia Grieco nei panni di Rosa, ad altre già consolidate ma in ruoli non meno importanti, come Paolo Calabresi che interpreta Tullio Gabrielli.
La nuova serialità di Luna Park
Il gioco è sempre lo stesso, per ogni reparto tecnico: un’abile tessitura tra innovazione e il casalingo. La recitazione esce dagli stereotipi attoriali delle piattaforme multimediali ma allo stesso tempo, però, ricalca lo stampo teatrale tipico del clima italiano. Il gusto fresco di trame dal respiro più internazionale, s’interfaccia con il ricordo dei film che un tempo rendevano il nostro panorama cinematografico invidiabile in tutto il mondo. La maestria della serie sta proprio nella sua capacità di intessere queste due anime, con semplicità, senza svelarne l’artificio. La stessa regia, di Leonardo d’Agostini e Anna Negri, tra particolari piani sequenza e tagli più classici, evidenzia la fluidità dell’intera operazione, schioccando come in un numero di magia, in cui, attratti dal sorriso splendente dell’assistente, non ci rendiamo conto di alcun trucco.
Con Luna Park la serialità italiana fa segno in un mondo del tutto nuovo. Un mondo che ti fa sentire mancanza di un futuro, fremendo sul divano in attesa di nuovi prodotti del genere. Impazientendo come i giovani degli anni Sessanta di fronte alle prime magie del mondo circense. Fremendo come Nora e Rosa, nel tentativo di incamminarsi dentro un percorso che va oltre ogni possibile immaginazione, ma che riporta con sé quel fragrante e caldo odore di casa. Il profumo, appunto, di un passato che apre le porte a un luccicante futuro.