La guerra degli ascolti nella televisione italiana

ascolti
Grande fratello batte Montalbano”.
 “Il reality show supera nello share Montalbano”.
Vittoria storica per il Grande fratello 15 su Il commissario Montalbano. Il reality show condotto da Barbara d’Urso ha superato nello share la fiction di Raiuno”.

Sono questi alcuni titoli di vari quotidiani online a commento dei risultati degli ascolti della serata di lunedì 30 aprile. Apparentemente si tratta di un importante successo di Canale 5 e del suo reality, alla quindicesima edizione. Se però andiamo a guardare le cifre assolute vediamo che Il commissario Montalbano, con la replica dell’episodio Il giro di boa, è stato seguito da oltre 6 milioni di telespettatori, mentre il Grande fratello ha raccolto davanti al video solo 4.766 mila telespettatori. Come si spiega allora che tante testate giornalistiche inneggiano alla vittoria del Grande fratello: forse per la forza di una notizia così “sorprendente”?

Quello che colpisce in questa notizia è in realtà la conferma di un uso errato dei dati auditel da parte dei media che, profittando della scarsa competenza del pubblico, non tengono conto nelle analisi degli ascolti delle più elementari regole statistico-matematiche. È noto infatti che il confronto fra i risultati di due programmi può essere fatto soltanto per il periodo di sovrapposizione oraria, cioè nell’intervallo di tempo in cui i due programmi sono andati in onda contemporaneamente.

Nel nostro caso Il commissario Montalbano è andato in onda dalle 21.29 alle 23.17, mentre il Grande fratello è iniziato alle 21.36 e si è prolungato fino a tarda notte, all’1.25. Questa maggiore durata gli ha consentito di performare uno share pari al 27,2% (superiore al 25,2% di Montalbano) e se fosse proseguito fino al mattino probabilmente avrebbe superato anche il 30%. In realtà analizzando le curve di ascolto si può vedere che, nel periodo di sovrapposizione tra i due programmi, Montalbano ha nettamente surclassato il Grande fratello sia nei valori assoluti sia nello share, e che solo dopo la conclusione del primo, il secondo ha conquistato il dominio degli ascolti della serata. Ci troviamo dunque davanti ad una vittoria de Il commissario Montalbano, che vale di più se si considera che stiamo parlando di una replica; ciò nonostante va sottolineato che il Grande fratello ha migliorato nettamente la sua performance rispetto alle puntate precedenti.

Al di là di questo caso particolare, importante è notare il permanere dell’abitudine dei media di mal interpretare i dati auditel, consentendo spesso a entrambi i contendenti di dichiararsi vincitori della serata e creando confusione nei lettori. A monte di questo fenomeno c’è una vecchia consuetudine, che risale ai tempi della tv generalista, quando la concorrenza serrata fra le sole reti ammiraglie, imponeva di “fare notizia” decretando ogni mattina la classifica dei concorrenti, con Raiuno e Canale 5 a contendersi il primo posto. In quell’epoca, le poche reti esistenti avevano obiettivi di ascolto dichiarati e, all’interno di quei valori, i vari generi televisivi (fiction, intrattenimento, informazione, divulgazione) avevano parametri di riferimento precisi. Le medie di ascolto del periodo erano ottenute sulla base di valori costanti nel tempo e tutto ciò offriva un quadro di riferimento che consentiva di valutare univocamente, in un’ottica comparativa e sul piano quantitativo, le performance dei vari programmi.

Oggi, nell’era digitale, con un’offerta frammentata in decine di canali tv che ha notevolmente ridotto il peso delle reti generaliste, i media ripropongono lo stesso approccio, proponendo ogni giorno e in modo grossolano il vincitore della serata, trascurando le dinamiche di un’offerta complessiva molto variegata e variabile. Ciò induce significative fluttuazioni sia degli ascolti delle reti ammiraglie, sia delle reti generaliste nel loro complesso: nel corso della stessa settimana gli ascolti della prima serata di una rete leader possono variare da valori superiori al 25% ad ascolti inferiori al 15%. È probabile che proprio la complessità dell’attuale offerta televisiva favorisca un approccio giornalistico riduttivo che ancora si accontenta di proclamare un vincitore. In tal caso dobbiamo perlomeno augurarci un uso metodologicamente corretto dei dati.