Innovazione, intrattenimento e passione sono le parole chiave della serialità world wide. Ne sono esempi The Cide ed Esami: due format narrativi insoliti raccontati dai loro produttori e autori.
«The Cide ci è sembrato subito un prodotto assolutamente nuovo» esordiscono Francesco Bruschettini e Francesco Cimpanelli di Kahuna Film. La serie, tratta da una graphic novel del 2007 ideata dal collettivo romano Videns Pictures, è diretta da Lorenzo Corvino e interpretata da un cast di giovani promesse. Accanto ai protagonisti Marco Rossetti e Margherita Laterza, non mancano guest star come Andrea Sartoretti, noto ai più come il Bufalo di Romanzo criminale – La serie. The Cide è un thriller caleidoscopico e misterioso, fatto di atmosfere torbide alla Sin City e di vicende complesse e avvincenti.
«Il nostro procedimento è stato inverso a quello tradizionalmente alla base di una webserie. Noi abbiamo preso il target di quest’ultima e della graphic novel e lavorato per trasferire nel broadcast questi canoni. Ma The Cide è un prodotto atipico anche perché non nasce da un discorso autoriale. Al contrario, ogni aspetto è stato curato e organizzato sempre a partire da un confronto creativo tra il regista e la produzione. I due autori della graphic novel hanno curato la sceneggiatura e tutti i membri del collettivo Videns hanno partecipato attivamente alla realizzazione della prima puntata. In Italia non è facile trovare mercato per progetti innovativi, ma abbiamo voluto crederci e pensare in grande, ottenendo un risultato di forte impatto dal punto di vista figurativo e qualitativo. È un prodotto tutto italiano ma di respiro internazionale, e siamo sicuri che il pubblico apprezzerà. Dobbiamo ringraziare i nostri partner tecnici, D-Vision Italia e Frame by Frame, e l’eccezionale cast tecnico. In particolare, il direttore della fotografia Emanuele Zarlenga».
È il 2013 quando Bruschettini e Cimpanelli decidono di fondare una società di produzione. La folgorazione arriva mangiando un hamburger a Piazza di Spagna e, non a caso, il nome Kahuna Film è un omaggio alla finta catena di fast food inventata da Quentin Tarantino: Big Kahuna Burger. Sin dagli esordi, il loro scopo è intrattenere con prodotti di qualità e rinnovare costantemente il linguaggio audiovisivo: «Nel 2015 abbiamo prodotto tre corti, due dei quali (Il fascino di chiamarsi Giulia e Monde Ayahuasca) sono stati presentati al Festival di Cannes. Stiamo preparando il terreno per il nostro lungometraggio d’esordio: una dark comedy sul mondo del calcio, nostra grandissima passione, che vedrà l’attore Marco Giuliani per la prima volta nei panni di regista. Per quanto riguarda il web, noi, come tanti, stiamo cercando di capire se uno sviluppo di questo mercato sia possibile. Non è semplice creare progetti altamente qualitativi perché difficilmente c’è un ritorno economico immediato. Noi ci proveremo con Unisex, l’irriverente webserie, diretta da Francesca Marino e scritta da Tommaso Renzoni, fatta di esilaranti “pillole” sul sesso. Ci stiamo puntando moltissimo, siamo convinti che un prodotto che vale possa trovare la propria strada anche nel panorama italiano».
Chi nella webserie ha trovato con successo la propria dimensione è Edoardo Ferrario che con Esami (di cui è produttore, autore e interprete), ha dato vita a un vero e proprio fenomeno virale, ora alla seconda stagione. Ogni episodio, ambientato in una diversa facoltà universitaria, ha raccontato le tragicomiche peripezie di studenti alle prese con professori improbabili e situazioni grottesche nelle quali, paradossalmente, pochi di noi hanno fatto fatica a identificarsi. «Tutto è nato proprio da chiacchierate e aneddoti sugli esami che scambiavo all’università con i miei amici… a ciascuno capitava sempre qualcosa di surreale».
Edoardo, pur essendo molto giovane, vanta interessanti esperienze nel mondo dello spettacolo, tra cui la partecipazione a Un due tre stella, programma di Sabina Guzzanti andato in onda su La7, e a La prova dell’otto, condotto su MTV da Caterina Guzzanti. «Mi cimentavo anche in spettacoli comici dal vivo, ma l’idea di un prodotto tutto mio mi affascinava moltissimo e internet poteva offrirmi la libertà di contenuti che cercavo. Ho capito che dall’esperienza universitaria avrei potuto tirar fuori qualcosa di divertente. Così, basandomi su trascorsi miei (ho frequentato Giurisprudenza) e di amici, ho raccontato gli aspetti più assurdi di tutte (o quasi) le facoltà. Un esame, in effetti, somiglia a uno sketch sia nelle tempistiche che per il finale imprevedibile. Il mio obiettivo era una comicità basata sull’osservazione e sulla satira di personaggi».
La regia di Esami è di Matteo Keffer e Maurizio Montesi, amici di vecchia data di Ferrario. «Abbiamo affrontato molte sfide: organizzare tutto da soli, gestire una troupe, lavorare gratis senza la certezza di un riconoscimento in futuro. Ma il bello di Esami è proprio il suo esser nata dall’entusiasmo di un gruppo di giovani che, spinti dal divertimento, hanno creduto nel progetto. Abbiamo capito di aver fatto centro quando le visualizzazioni del primo episodio, caricato online nel 2014, sono schizzate alle stelle in pochissimo tempo. Gli studenti si rispecchiavano nelle vicende dei personaggi e lo condividevano a loro volta».
Esami ha vinto il premio come Miglior serie italiana al Roma Web Fest e Miglior opera web al Taormina Film Festival. «Sono riuscito a dar vita a una serie scritta di mio pugno, a qualcosa che avrei voluto vedere online. Da studente passavo ore su Youtube e mancava qualcosa che parlasse dell’università con ironia. Creare prodotti per il web sicuramente non è facile, ma la rete è una vetrina importantissima per contenuti originali. Le webserie sono lavori prevalentemente autoprodotti, ma possono offrire nuove opportunità. Il grande successo di Esami mi ha dato visibilità e aperto strade inaspettate».
Cosa dovremo aspettarci, dunque, dalla seconda stagione? «Non seguirà il meccanismo delle facoltà ma approfondirà le storie dei personaggi della prima serie. Seguiremo le loro sorti due anni dopo. Dopo essermi laureato, avevo paura di non trovare più spunti freschi e divertenti. Credo, invece, di avere ancora molto da dire».