Fabrique inaugura una rubrica di commento agli ascolti delle serie TV condotta da Chicco Agnese, grande esperto di televisione e comunicazione di massa.
Dopo il successo di Rocco Schiavone, la fiction poliziesca tratta dai romanzi di Antonio Manzini e trasmessa su RAI2, un’altra serie investigativa “letteraria”, I bastardi di Pizzofalcone, si affaccia sugli schermi della TV pubblica (RAI1) con un boom di ascolti: oltre 7 milioni di telespettatori, 28% di share nella quarta puntata.
Tratta dai best seller di Maurizio De Giovanni e diretta da Carlo Carlei, la fiction racconta di un gruppo di poliziotti scomodi, che a dispetto della loro cattiva reputazione riscattano l’immagine del commissariato napoletano di Pizzofalcone, destinato alla chiusura per via dei pessimi trascorsi. Ad animare la nuova squadra troviamo l’abile ispettore Giuseppe Loiacono (Alessandro Gassman), trasferito da Agrigento in questa sede napoletana senza prospettive, dopo essere stato accusato (ingiustamente) di aver passato informazioni alla mafia.
L’accostamento di questa serie a quella di Rocco Schiavone non riguarda solo l’origine letteraria di entrambe le fiction poliziesche, che garantisce, comunque, un’efficacia narrativa già collaudata editorialmente, ma si riferisce anche al profilo, certamente non convenzionale, dei due protagonisti. Entrambi gli investigatori, Schiavone e Loiacono, pur caratterialmente molto distanti fra loro, portano il peso di un passato da chiarire o riscattare, sono esuli in contesti poco familiari e vivono una dimensione di solitudine affettivamente complicata e malinconica. Entrambi hanno un forte senso della giustizia (che nel caso di Rocco Schiavone non sempre coincide con il concetto di legalità) e un notevole talento investigativo che li accompagna nella ricerca del colpevole e non di un colpevole, e quindi sono istintivamente insofferenti alle pressioni e alle dinamiche dei poteri, alle logiche degli apparati e dei loro intrecci, alle pastoie burocratiche, insomma sono entrambi “scomodi”, seppure con modalità di comportamento molto diverse: saccente, sarcastico, cinico e strafottente Schiavone, modesto, rispettoso e schivo Loiacono.
Dunque sulla scena di queste serie televisive si muovono, anziché degli eroi senza macchia, degli antieroi, che forse conquistano l’affetto e il consenso del pubblico proprio grazie al fatto di presentarsi con tutto il proprio contraddittorio risvolto umano. Come osserva Aldo Grasso, «l’idea di lavorare su una storia orizzontale centrata su una sfera più privata del protagonista è una delle grandi lezioni della serialità americana».
Ma anche da un punto di vista sociologico questo tipo di antieroe, “umano, troppo umano”, che esprime uno spirito libero e determinato, appare più empatico e vicino alle aspettative di un sociale sempre più diffidente e deluso dalle istituzioni.
Va infine osservato che questo approccio narrativo non convenzionale consente l’introduzione, in entrambe le serie, di elementi fortemente trasgressivi, come gli spinelli che accompagnano le giornate di Rocco Schiavone e la storia d’amore della poliziotta Alex De Nardo (interpretata da Simona Tabasco) che svela la sua omosessualità nei Bastardi.
Come in tutte le sperimentazioni di prodotti innovativi, anche in questo caso il successo della nuova serie è stato supportato da un’accurata programmazione.
Si è impiegato uno schema classico ma particolarmente efficace, partenza lunedì 9 gennaio, subito dopo il rientro dalle vacanze natalizie, periodo in cui i palinsesti – le strenne – e i consumi televisivi sono fortemente modificati e condizionati dalla massiccia presenza del pubblico infantile. Il lunedì è anche il giorno della settimana con il più ampio bacino di pubblico e quindi il raddoppio ravvicinato della seconda puntata previsto per il giorno seguente, martedì 10 gennaio, ha inteso consentire una più rapida ed efficace fidelizzazione del pubblico. L’anticipazione della partenza, rispetto all’inizio del cosiddetto “periodo di garanzia” (febbraio- marzo) ha avuto lo scopo di consolidare il prodotto in un periodo in cui, nonostante una grande presenza di pubblico, la contro programmazione risultava ancora debole e affidata a prodotti natalizi.
In questo scenario I bastardi di Pizzofalcone debuttano il 9 gennaio contro il film Andiamo a quel paese su Canale5. Risultato: oltre 6,9 milioni di telespettatori e il 25,5% di share per RAI1 contro i 4,3 milioni e il 16% di Canale5. La seconda puntata, il 10 gennaio, consolida l’ascolto con 6,8 milioni e il 25,5 % di share, mentre Canale5 con il film Buongiorno papà cala a 2,8 milioni e all’11,4% di share. La terza puntata, lunedì 16 gennaio, si scontra con una programmazione tardivamente natalizia di Canale5 (film Piccolo principe), che consente a RAI1 di confermare un ascolto superiore ai 6 milioni e intorno al 25% di share.
L’assenza di un’efficace contro programmazione fa registrare, come abbiamo visto, il record di ascolti della quarta puntata di lunedì 23 gennaio, in cui I bastardi di Pizzofalcone toccano i 7 milioni e il 28%, a fronte di un Canale5 sotto il 10%.
Dunque una strategia vincente, che ha consentito a RAI1di consolidare un titolo nuovo e sperimentale prima dello scontro diretto con L’isola dei famosi, prodotto di punta di Canale5, il cui debutto è previsto per lunedì 30 gennaio. Una strategia che però richiede la disponibilità di un magazzino di fiction particolarmente ricco e competitivo, che la messa in campo, in anticipo di stagione, di titoli storicamente di grande successo come Che dio ci aiuti e A un passo dal cielo lascia presumere.
* Sociologo e giornalista, è stato dirigente della RAI dove ha ricoperto importanti incarichi nella sperimentazione, nel marketing di prodotto e nell’area palinsesti e strategie editoriali. È stato autore e redattore in numerosi programmi televisivi tra cui Mixer di Giovanni Minoli, Un po’ artista un po’ no, Eureka e Numeri zero e supervisore della soap Un posto al sole.