“Su Marte non c’è il mare” è la prima serie web pubblicata sul sito de La Stampa; la puntata numero 1 è stata messa in rete mercoledì 27 Aprile, seguiranno altre tre episodi nei mercoledì successivi.
Scritta e diretta da Lucio Laugelli, la miniserie si compone di quattro puntate di 15′ circa ciascuna; prodotta da Giacomo Franzoso e da Giacomo Lamborizio, grazie al contributo della Fondazione Cral, racconta la vita di provincia, ma allo stesso tempo una vicenda misteriosa che stravolge l’esistenza dei suoi protagonisti.
Marco è un trentenne deluso dagli studi universitari e scontento della vita che conduce, costretto a svolgere un lavoro che non lo appaga e che gli permette a stento di arrivare a fine mese. Un amico agente immobiliare gli propone di affittare la casa del nonno defunto a una persona “particolare” che paga bene, ma non è disposto a sottoscrivere un regolare contratto ed è intenzionato a occuparla solo il venerdì notte. Marco, bisognoso di denaro, accetta, ma diventa sempre più sospettoso per lo strano comportamento dell’affittuario e, per di più, comincia a sentirsi seguito e pedinato quando si muove in giro per la città.
C’è da apprezzare questo tentativo – ben riuscito – tutto italiano e giovane di realizzare una serie noir per il web. Sia il cast che la troupe hanno un’età media inferiore ai trent’anni, le riprese sono state effettuate nell’autunno del 2015 ad Alessandria ed Asti. Fabrique ha raggiunto al telefono il regista Lucio Laugelli.
Da dove nasce l’idea?
Il progetto è nato nell’estate del 2014 quando ho scritto il soggetto; da lì sono passati un po’ di mesi per la sceneggiatura che è passata per più stesure. Il periodo successivo è stato contrassegnato da quella tappa fondamentale che ha a che vedere con l’audiovisivo indipendente: la ricerca dei fondi. Ho partecipato a bandi, mi sono guardato intorno; alla fine, grazie alla Fondazione Cral di Alessandria sono riuscito a far partire il set, ben consapevole che quello che è un set industriale e la distribuzione erano una chimera con una cifra del genere: ho girato con 7500€. Abbiamo fatto cinquantaquattro scene in dieci giorni, la pre-produzione è durata circa tre mesi; il montaggio è iniziato a fine novembre ed è andato avanti fino alla fine di marzo. Con i soldi che avevo a disposizione avevo pensato di puntare a un prodotto il più possibile crossmediale, che potesse essere buono sia per i Festival con la formula del lungometraggio sia per il web potendolo spezzare in più parti.
Come hai scelto il cast?
Tramite siti appositi di casting online avevo fatto una ricerca; erano arrivate numerose candidature. Ho scelto di incontrare persone geograficamente vicine a me e ho privilegiato, quindi, attrici e attori del Piemonte. Ho fatto delle preselezioni online in cui ho richiesto di visionare dei video o altri lavori che avevano fatto per capire chi avevo davanti; poi ho incontrato in studio, per circa un mese, gli attori per far leggere loro alcune pagine della sceneggiatura.
Hai avuto dei modelli cinematografici che ti hanno ispirato, qualche film in particolare?
Per quel che riguarda l’argomento di avere in una casa che è tua, ma dove ora non vivi, qualcun altro e per l’ambientazione in generale, mentre scrivevo pensavo a L’inquilino del terzo piano di Roman Polanski. Non ha riferimenti con la mia storia, se uno guarda le due sinossi non c’entrano nulla, però è un film che mi piace tanto e che mi è servito molto proprio durante la fase di scrittura.
Il contatto con La Stampa come è arrivato?
Dopo la fine della post-produzione mi sono guardato intorno. Mi sono detto che avrei voluto avere un quotidiano per portare la nostra storia a un numero più alto di spettatori possibili. Il trailer è stato diffuso da MyMovies; ho telefonato a La Stampa di Alessandria, al giornalista Brunello Vescovi che ha lanciato il primo articolo e ha contattato i colleghi di Torino; alla sede nazionale si sono presi un po’ di tempo per pensarci, perché di solito non fanno webserie, noi siamo la prima per loro. Ci verrà in supporto MoviePlayer che curerà la parte social dei video su Facebook. Mercoledì uscirà la seconda puntata e, contemporaneamente, verrà pubblicata la prima puntata sui social.
Una curiosità: il titolo così singolare come è venuto fuori?
Ero in macchina; stavo ascoltando la radio e qualcuno parlava di Marte, era il periodo in cui si parlava dell’acqua sul pianeta. Non avevo un titolo, ero completamente spiazzato; a un certo punto ho avuto questa idea banale e, allo stesso tempo, folle che su Marte non puoi metterti a fare un aperitivo sul mare: un quadro surreale. Il titolo incuriosisce lo spettatore ma, in realtà, è soltanto il film che sta girando la coprotagonista; c’è, durante tutta la serie, un rimando a questa produzione, in stile metacinematografico.