In selezione al Miami Web Fest, finalista al Los Angeles Web Fest e vincitore del premio Migliore Sceneggiatura/Costumi ma, soprattutto, del premio come Migliore Web Serie Italiana al Roma Web Fest 2016, Il Camerlengo è la webserie dissacrante e satirica diretta da Marco Castaldi, disponibile su Goofie, piattaforma gratuita e indipendente che raccoglie contenuti originali e prodotta da un’inedita squadra di produttori: Primo Reggiani, Matteo Branciamore e Nicolas Vaporidis, a cui abbiamo chiesto di più di questa sua nuova avventura.
«Mi piace il web – spiega Nicolas – perché è una piattaforma favorevole alla sperimentazione. Oltre ad abbattere i costi del 90% è anche, sicuramente, il futuro dell’entertainment, che non vuol dire la morte di cinema, TV o teatro ma affiancarli; cambia il timing e cambia il modo di raccontare i contenuti ma è lo stesso mondo. Il web non è più una piattaforma amatoriale, è un mezzo indipendente che, e lo abbiamo visto, può essere anche remunerativo. Ma manca ancora un canale distributivo serio, e di certo non ci si può affidare solo a YouTube, perché è completamente indisciplinato e la gente è pigra nel cercare i contenuti da sé, quindi finisce per vedere solo quello che emerge. Quello che stiamo cercando di fare noi con Goofie è creare una piattaforma con una linea editoriale forte e continuativa che raccolga nel tempo un pubblico fidelizzato. Vogliamo produrre contenuti liberi ed esteticamente validi, perciò stiamo insistendo perché le scuole di cinema formino sceneggiatori per il web, che ha una forma di racconto tutta sua. È anche questo il risvolto eccitante del web, stiamo creando un linguaggio nuovo».
Come mai Il Camerlengo?
In rete funziona la commedia, gli altri generi hanno regole molto più difficili da adattare al formato web. Non si racconta Narcos in 5 minuti, l’utente non ha il tempo di affezionarsi né di entrare dentro la storia. Ecco perché sul web hanno successo i The Jackal, Willwoosh, i The Pills, perché la commedia ha una linea verticale breve. Anche le barzellette per far ridere devono essere brevi. Il Camerlengo racconta il Giubileo di Papa Francesco in un modo irriverente; il senso della commedia è anche quello: fare domande intelligenti, non convincere né offrire risposte e sono felice che non abbiamo ricevuto nessuna critica dal pubblico.
Recentemente anche The Young Pope ci ha proposto una figura ecclesiastica piuttosto sfrontata.
Non mi permetterei mai di paragonarci, Sorrentino ha fatto lavoro egregio, noi abbiamo solo giocato. Certo… siamo arrivati un anno prima (sogghigna). Siamo abituati a vedere il Vaticano solo in prima serata su RAI Uno in versione “ufficiale”, noi abbiamo provato a cambiare linguaggio e a raccontare cosa succede dietro al potere, sempre giocando tramite il linguaggio della commedia e senza prenderci troppo sul serio. Perché la verità è che siamo sempre noi i primi ad autocensurarci, credo che se lo fai in modo corretto e con un certo stile puoi raccontare anche cose scomode.
C’è una seconda stagione in vista?
Sì, stiamo pensando di far diventare il nostro Camerlengo Papa! Sono in attesa di scoprire cosa partoriranno quei due geniacci malefici degli sceneggiatori.