Rosario Rinaldo – presidente di Cross Productions – ci svela dinamiche e complessità della serie Il cacciatore 2 con protagonista Francesco Montanari, tratto dal romanzo autobiografico Cacciatore di mafiosi del pm Alfonso Sabella, da stadera su Rai2.
Qual è stato l’iter creativo e produttivo per Il cacciatore 2?
Creativamente parlando gli spettatori vedranno la continuazione degli eventi narrati da Sabella nel suo romanzo. Si racconteranno quindi fatti e circostanze realmente accaduti – la maggior parte di quello che viene raccontato si basa sui verbali reali della vicenda. C’è da dire che non siamo mai stati interessati a mettere in scena il solito binomio buoni/cattivi: la nostra volontà è quella di riflettere sull’essere umano, sulla persona. Dal punto di vista produttivo, la modalità con cui cerchiamo di organizzare i nostri prodotti sta nel coinvolgere il prima possibile tutti gli attori e i registi già in fase di sviluppo e di scrittura. Questo fa in modo che i registi non arrivino sul set, dopo la lettura di un copione, “fissati” solamente sulla loro visione, ma fa in modo che si inseriscano in una visione globale e approfondita della storia. In questo senso si privilegia un aspetto quasi psicologico al lavoro perché si arriva a farlo proprio, a respirarlo davvero.
Qual è stato l’impatto di una serie del genere sulla televisione generalista italiana?
Occorre dire che non è stata un’operazione semplice in quanto la Cross Productions ha dovuto investire il 40% del costo dell’operazione e questo deve essere un richiamo forte alla necessità di aiuti e sovvenzioni. Ma Il cacciatore è un prodotto riuscito, distribuito in più di 100 paesi, che riesce a stabilire uno share tra l’8 e il 9% a serata a cui va aggiunta la sua distribuzione su Amazon e Raiplay.
In che relazione si pone la serie rispetto a vostri precedenti lavori? Mi riferisco a Rocco Schiavone o Sirene ad esempio.
La nostra ricerca cerca di investire vari generi ma si pone come finalità l’approfondimento del personaggio come fulcro di complessità. Il cacciatore 2 vuole narrare il lato privato e più nascosto dei suoi personaggi. Per quanto riguarda Rocco Schiavone abbiamo puntato specialmente sulle qualità peculiari del protagonista, ma anche in quel caso ci siamo divertiti a raccontarne l’umanità. Con Sirene la dimensione era totalmente diversa: abbiamo deciso di metterci alla prova in un territorio che in Italia non è così affrontato, quello della meraviglia e dello stupore – che poi è da sempre il mio pensiero fisso.
Come definiresti questo “stupore”?
Per stupore intendo quella situazione in cui il fantastico riesce a diventare plausibile. È una formula su cui stiamo cercando di migliorarci di giorno in giorno.
Quanto un interprete del calibro di Montanari ha fatto sì che Il cacciatore diventasse una serie così seguita e apprezzata?
Il talento di Francesco è stato reso esplicito con la sua vittoria al Canneseries come miglior attore. Francesco è un grandissimo professionista, con un approccio al lavoro serio e sempre al servizio del suo personaggio. Il suo percorso di preparazione rispecchia perfettamente quel livello di umanità di cui parlavo prima.