Non bastano i papà

Dopo l’esordio non certo incoraggiante della serie Il bello delle donne, Canale5 ha proposto, sempre di venerdì (17 febbraio scorso), la nuova serie in 10 puntate Amore pensaci tu, prodotta da Publispei (Un medico in famiglia, I Cesaroni, Tutti pazzi per amore, È arrivata la felicità) e diretta da Francesco Pavolini. La serie, ispirata a un format australiano di grande successo House Husbands, racconta le vicissitudini di quattro padri a tempo pieno, che si muovono all’interno di famiglie composte in modo molto diverso fra loro, nelle quali i ruoli tradizionali si sono invertititi ed è il papà a svolgere il ruolo di casalingo e a occuparsi a tempo pieno dei figli e della loro crescita.

Dunque un tema di grande attualità, potenzialmente ricco di spunti per una “dramedy” in versione nazionale, che insieme a un cast di livello (tra cui Emilio Solfrizzi, Martina Stella e Fabio Troiano), aveva creato grandi attese.


Nonostante queste premesse, i risultati di ascolto sono stati decisamente deludenti: una media di soli 2,8 milioni di telespettatori e uno share del 12,20% hanno indotto alcuni critici a ipotizzare che la collocazione del venerdì non sia stata una scelta azzeccata per la fiction di Canale5, anche per la presenza del nuovo programma di intrattenimento di RAI1 Standing Ovation, condotto da Antonella Clerici.

In realtà, analizzando i target, il tema della collocazione di palinsesto appare secondario: la fiction, se da un lato è stata seguita in gran parte da un pubblico femminile (14,6%) giovane, con una netta prevalenza nelle fasce di età comprese dai 15 ai 54 anni (che variano dal 19 al 22%), dall’altra ha registrato una vistosa assenza di pubblico maschile (9%) e una forte regionalizzazione. La sua penetrazione nelle regioni del nord (8-9%) e del centro-nord (7%) è, infatti, molto debole, a fronte di una maggior concentrazione in quelle del centro-sud (17%) e del sud (18%). Dunque la fiction di Canale5 va a pescare il suo pubblico proprio in quell’area geografica che storicamente premia la RAI e dove inevitabilmente lo scarto a favore di RAI1 diventa più significativo (Standing ovation in quelle aree registra share che vanno dal 20% fino al 26%, contro il 18% di Amore pensaci tu).

Tale squilibrio della fiction in termini di target è determinato da una debolezza di linguaggio e struttura narrativa, e più in generale dall’assenza di una strategia editoriale attenta all’evoluzione e alla frammentazione del pubblico indotte dai nuovi scenari dell’offerta digitale.

Quanto alla collocazione del venerdì, è evidente che al momento non ci sono molte alternative possibili. Dal momento che RAI1 presidia quattro giorni della settimana (domenica, lunedì, martedì, giovedì) con prodotti di fiction consolidati (è in arrivo anche Montalbano) e miniserie di forte impatto (Studiouno, I fantasmi di Portopalo), Canale5 per evitare un pericoloso scontro diretto non può che tentare di crearsi uno spazio il mercoledì e il venerdì, come di fatto sta avvenendo, per ora senza successo, con le due fiction attualmente in onda. Sono queste, peraltro, le serate nelle quali è entrata in scena anche la nuova serie di RAI2 La porta rossa, che potrebbe ulteriormente appesantire le prospettive della fiction di Canale5.

Se è vero che in queste ultime stagioni è cresciuta la distanza fra RAI e Mediaset, questa situazione, potrebbe, in realtà, rappresentare per entrambi i gruppi un’opportunità per uscire, almeno in parte e per motivi opposti, dalla logica degli ascolti e dello scontro diretto quotidiano, e per riappropriarsi di un ruolo di volano e di modernizzazione dell’industria audiovisiva, attraverso un maggiore impegno e apertura verso l’innovazione e soprattutto verso la formazione, intesa come valorizzazione delle nuove generazioni di sceneggiatori, registi, tecnici ecc., che stentano a farsi strada in un sistema la cui staticità spesso è frutto anche della sfida ossessiva degli ascolti.

La RAI potrebbe farlo, e in parte lo sta facendo, in virtù di questa crescente superiorità che le consente maggiori margini di rischio, Mediaset potrebbe farlo nell’ottica opposta, quella di individuare nuovi percorsi narrativi e una linea editoriale più originale e moderna.