Le Mani Rosse sono quelle di Luna, una ragazzina con un padre violento in grado di emettere appunto una misteriosa tintura rossa dai palmi, che utilizza per creare splendidi murales. Un giorno conosce Ernesto, che ha dodici anni, è intelligente, iper-protetto e solo. L’incontro tra i due segna la nascita di un’amicizia, ma quando la ragazzina scompare Ernesto deve tirare fuori tutto il suo coraggio per salvarle la vita. Ernesto e Luna scoprono così che l’apertura verso il mondo e la creatività sono la chiave per crescere e superare le proprie paure.
Nato dalla fantasia di Francesco Filippi, pluri-premiato regista con diversi cortometraggi all’attivo e autore per Giunti del libro Fatti un film! Manuale per giovani video-maker, Mani rosse è un film di animazione di 30′ in stop-motion e disegni animati dedicato agli adolescenti, che affronta tematiche delicate, come la violenza o l’abbandono, con garbo e consapevolezza pedagogica. Il progetto è anche al centro di una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Ulule allo scopo di ultimare e promuovere il film. Abbiamo raggiunto telefonicamente l’autore per saperne di più.
[questionIcon]Ci parli di questo progetto?
[answerIcon]Mani rosse è un progetto molto sudato e ci lavoriamo da molti anni, più o meno da quando ho terminato il mio film precedente (Gamba trista, 2010). Poi il film si è strutturato con l’incontro con Michele Fasano (Sattva Films), che è diventato il produttore effettivo e con lui sono arrivati i finanziamenti come il bando europeo Media Development EACEA – per il quale ci siamo classificati terzi nella graduatoria internazionale – e a seguire sono arrivati dapprima RAI Fiction e poi le Regioni.
[questionIcon]Perché un film sperimentale per gli adolescenti?
[answerIcon]Tipicamente ci si rivolge agli adolescenti soprattutto con prodotti di fiction, intanto perché l’animazione è storicamente associata all’infanzia, e naturalmente gli adolescenti e i preadolescenti hanno bisogno e desiderio di smarcarsi dalla definizione di bambini e pensare se stessi come già più grandi; questo processo può passare anche per l’abbandono dell’animazione, cui magari si torna da adulti. Oltre a ciò, per timore di allarmare una generazione di genitori sempre più ansiosi, i prodotti di animazione per bambini sono stati via via depauperati di contenuti, edulcorando le storie e censurando tematiche quali la morte, l’abbandono, l’adozione, la gestione dei conflitti, le difficoltà, le religioni. Addirittura i colori scuri sono banditi: la palette cromatica dei canali per ragazzi è emblematica in tal senso. Sorvolare certi temi crea un vuoto di risposte, che a sua volta aumenta la difficoltà dei giovani ad affrontare determinate tematiche. Mani rosse prova invece a colmare questa lacuna, o per lo meno a dare risposte a bisogni che io, che vengo da una formazione pedagogica, ho cercato di individuare. Non ho pretese risolutive, intendo solo intraprendere un percorso in questa direzione.
[questionIcon]Il tuo film è frutto di un percorso di studi.
[answerIcon]Ho fatto diverse ricerche in tal senso: nel 2000 ho fatto uno studio assieme a Maria Grazia Di Tullio (Dottore di ricerca in Psicologia dell’Educazione e della Comunicazione e Docente presso l’Università LUMSA di Roma, ndr.) che poi è sfociato in un libro, Vite animate. I manga come esperienza di vita edito da King Comics nel 2002, sull’impatto che hanno avuto i fumetti e i cartoni animati giapponesi sulla mia generazione, quelli nati negli anni ’70. Quello che è venuto fuori è che le storie si producono e si raccontano perché aiutino a dare un senso, un valore, un orientamento alla nostra esistenza. Danno nome e corpo a quello che accade nella nostra mente, e ci aiutano a capire come va il mondo. Fumetti e cartoni sono andati a colmare un vuoto di valori, relazioni e contenuti dei ragazzi dell’epoca.
[questionIcon]Che poi in Italia su questi prodotti, soprattutto in passato, c’è stata una pesante azione di censura…
Sì, e questo ci riporta al nostro discorso iniziale: da noi l’animazione giapponese è arrivata più che in qualsiasi altro paese, solo che a partire dai ’90 l’azione censoria si è fatta più stringente. In questo senso ci ha quindi stupito positivamente il fatto che la RAI abbia creduto al progetto Mani rosse, che in parte va contro questa tendenza che la stessa televisione di stato ha cavalcato negli anni, e questo è un segnale altamente positivo.
[questionIcon]In Mani rosse tu affronti due tipi diversi di solitudini, uno legato all’abbandono e uno alla paura, alla violenza.
[answerIcon]Sono due aspetti della realtà di oggi: la violenza fisica subita da Luna è fortunatamente più rara, ma assolutamente reale. La sua storia prende spunto da un episodio realmente accaduto ad un adolescente che conoscevo, il quale mi raccontò che la fidanzatina dell’epoca si presentò in piena notte a casa sua col volto coperto di lividi perché suo padre l’aveva picchiata.
Il problema di Ernesto è invece molto più diffuso, e riguarda quei ragazzi che soffrono di abbandono e di solitudine perché magari i genitori – iperprotettivi –pur lavorando fuori casa tutto il giorno, non permettono al figlio di uscire per paura che accada loro qualcosa. E questo rende gli adolescenti di oggi più spaesati, spaventati e fragili rispetto a una generazione fa.
[questionIcon]Gli adulti che rappresenti non ci fanno bella figura: sia la zia di Ernesto che il papà di Luna sembrano alla fine degli adulti non cresciuti…
[answerIcon]Esattamente. Furio, il papà di Luna, non è capace di affrontare le emozioni, e perciò ricorre alla violenza. Non è un caso che Pierpaolo Rovero (designer dei pupazzi) abbia avuto l’idea di dare a questo personaggio un volto tondeggiante, che ricordi quello di un bebè, conferendogli a livello subliminale l’immagine di un bambino, un immaturo. Se Furio però è un personaggio totalmente negativo perché attraverso la violenza afferma la sua volontà di potenza, zia Grace è invece un personaggio non cattivo, ma semplicemente ansioso e concentrato sul suo lavoro e su di sé, incapace di ascoltare i bisogni di suo nipote. Un personaggio cui però verrà data la possibilità di riabilitarsi, di recuperare.
[questionIcon]Cosa ti aspetti da questo progetto?
[answerIcon]Con questo piccolo film ci auguriamo di dare ai ragazzi un’esperienza: per me la fruizione televisiva è un’esperienza di vita, e in questo senso la mia speranza è che i ragazzi possano viaggiare per 30 minuti con Ernesto e Luna e capiscano come loro due utilizzino l’immaginazione per diventare adulti, e non per restare bambini.
[questionIcon]Quindi l’immaginazione è uno strumento di crescita?
[answerIcon]Questa è una delle caratteristiche più interessanti del film: per 2/3 Mani rosse è in stop-motion, mentre 1/3 del film è composto da sequenze oniriche in 2D, che esplorano l’inconscio dei protagonisti. È come se il mondo dei graffiti e dell’immaginazione attorno a cui i protagonisti si incontrano, fosse uno strumento per capire il senso di ciò che succede loro, la loro identità, e per provare ad esplorare il loro futuro: la fantasia diventa quindi uno strumento per diventare adulti piuttosto che un rifugio dove restare bambini.
[questionIcon]Per Mani rosse è stata aperta una campagna di crowdfunding: cosa volete finanziare?
[answerIcon]Al film manca ancora circa il 20% del budget per essere completato: purtroppo i costi di animazione sono tra il 4 e il 10% più alti di quelli dei film di fiction, poiché l’accuratezza e l’eleganza di un prodotto richiedono ad esempio l’utilizzo di più pose per secondo: un buon prodotto di animazione può costare sui 30/50.000 euro al minuto.
Una parte del ricavato verrà utilizzato per il doppiaggio in inglese e la sottotitolazione per le più diffuse lingue internazionali; la restante parte servirà per la color correction e la creazione del master in alta definizione, e infine verranno coperti i costi per la progettazione e stampa di DVD e Blu-Ray e di tutto il materiale promozionale per la distribuzione ai festival. Tra l’altro nel 2018 presenteremo il film a Lucca Comics&Games.
[questionIcon]Dove potremo vedere Mani rosse?
[answerIcon]Lo vedremo per ora ai festival (ad esempio al prossimo Future Film Festival di Bologna) e poi stiamo pensando anche a creare un evento ad hoc che coinvolga Telefono Azzurro (che co-produce il film e fornisce un enorme supporto scientifico e pedagogico al progetto) e RAI 3 in occasione della Giornata Internazionale dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (20 novembre), ma la cosa è ancora da definire.